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Lifestyle

Scopri i quattro segni zodiacali che illuminano la scena e incantano chi li incontra!

Che siano l’energia magnetica del Leone, la comunicativa dei Gemelli, l’audacia dell’Ariete o l’avventura del Sagittario, questi quattro segni sono destinati a lasciare un segno indelebile ovunque vadano!

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    Benvenuti nel meraviglioso mondo dello zodiaco, dove alcuni segni brillano più degli altri, catturando l’attenzione e lasciando un’impronta indelebile ovunque vadano! Sei pronto per un viaggio affascinante alla scoperta dei segni che incarnano l’essenza stessa della presenza magnetica e del carisma? Preparati a esplorare i segreti e le peculiarità di Leone, Gemelli, Ariete e Sagittario, quattro protagonisti astrologici noti per il loro amore di essere al centro dell’attenzione! Accendi la tua curiosità e lasciati affascinare dalle stelle mentre ti immergi nell’affascinante universo zodiacale, pronto a svelare gli enigmi di questi segni che non passano mai inosservati!

    Leone (23 luglio – 22 agosto): Se c’è un segno che domina la scena, è sicuramente il Leone! Governati dal Sole, irradiano un’energia magnetica e un carisma irresistibile, facendo sì che tutti si girino a guardarli. Con il loro fascino naturale, amano essere i protagonisti ovunque vadano, che sia una festa o una riunione di lavoro!

    Gemelli (21 maggio – 20 giugno): Parlare, comunicare, coinvolgere – questo è il forte dei Gemelli! Governati da Mercurio, possiedono una capacità unica di connettersi con tutti e di trasformare ogni occasione in un momento di intrattenimento. La loro mente curiosa e irrequieta li rende il centro delle conversazioni!

    Ariete (21 marzo – 19 aprile): Quando si tratta di azione e audacia, gli Ariete non hanno rivali! Governati da Marte, sono maestri nell’arte di farsi notare, con un’energia contagiosa che li rende irresistibili. Non temono sfide e non si tirano mai indietro di fronte all’opportunità di essere al centro dell’attenzione!

    Sagittario (22 novembre – 21 dicembre): Alla ricerca di avventure e sempre pronti a esplorare il mondo, i Sagittario non passano mai inosservati! Governati da Giove, il pianeta dell’espansione, la loro personalità ottimista e avventurosa li rende il fulcro di qualsiasi gruppo. Con la loro sincerità disarmante, conquistano il cuore di tutti!

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      Società

      Spray colorato contro i borseggiatori: difesa creativa o rischio legale?

      Dalle strade di Londra ai vaporetti di Venezia cresce la tentazione di usare spray colorati per “marcare” i ladri e renderli riconoscibili. Ma la legge italiana cosa prevede davvero?

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      Spray colorato contro i borseggiatori

        L’idea sembra uscita da un film d’azione, ma in alcune città europee è ormai realtà: usare uno spray colorato per segnare i borseggiatori e facilitarne l’identificazione. Una pratica nata nel Regno Unito e che, complice l’aumento dei furti nei luoghi turistici, sta attirando attenzione anche in Italia, soprattutto a Venezia, dove i borseggi sono diventati un fenomeno quotidiano e aggressivo.

        Dalla Gran Bretagna al dibattito italiano

        A Londra è da anni diffuso il “farb gel”, uno spray colorante pensato esclusivamente per uso difensivo. Non irrita, non ustiona, non provoca dolore: lascia solo una macchia indelebile per giorni su pelle e vestiti, rendendo immediatamente identificabile chi ha appena commesso un furto. Le forze dell’ordine britanniche lo riconoscono come un dispositivo legale di autodifesa, alternativo agli spray urticanti, che nel Regno Unito sono vietati ai privati.

        In Italia, lo scenario è molto diverso. A Venezia, in particolare, non sono i cittadini a usare spray colorati, bensì alcune bande di borseggiatori che impiegano spray urticanti – spesso peperoncino – come arma offensiva per confondere turisti e famiglie prima della fuga. Una pratica pericolosa e illegale che ha contribuito a far crescere l’esasperazione dei residenti.

        Parallelamente, si è iniziato a discutere – sui social e in alcuni contesti locali – dell’idea di adottare spray colorati come deterrente. Ci sono perfino testimonianze di pendolari che avrebbero spruzzato vernice sulle presunte borseggiatrici sui mezzi pubblici. Ma cosa accade sul piano normativo se si usa uno spray colorato contro un ladro, e questo decide di denunciare?

        Cosa dice davvero la legge?

        In Italia, la normativa di riferimento è quella sulla legittima difesa (art. 52 del Codice Penale).
        In sintesi: si può reagire a un’aggressione solo se la risposta è proporzionata al pericolo.

        Uno spray colorato – purché non urticante e non lesivo – rientra in una zona grigia: non è vietato, ma il suo utilizzo contro una persona non è automaticamente giustificato. Se il borseggiatore, anche colto in flagrante, decidesse di sporgere denuncia per lesioni, violenza privata o danneggiamento, la persona che ha usato lo spray dovrebbe dimostrare che:

        • era in corso un’aggressione o un furto;
        • non c’erano alternative meno impattanti;
        • la reazione è stata immediata e proporzionata.

        Se queste condizioni non ci sono, l’uso dello spray può essere considerato un eccesso di difesa.

        Il rischio dell’errore: quando l’innocente viene segnato

        Gli esperti di sicurezza sottolineano un ulteriore pericolo: lo scambio di persona.
        Spruzzare una vernice indelebile a qualcuno sulla base di un sospetto errato può portare a:

        • denunce per diffamazione,
        • richieste di risarcimento,
        • accuse per violenza privata.

        Un confine molto sottile che mostra i limiti delle “soluzioni fai da te”.

        Tra necessità e frustrazione: cittadini in prima linea

        Il problema di fondo resta la percezione, soprattutto nelle città turistiche come Venezia, di una crescente impunità dei borseggiatori e di un’impossibilità concreta di fermare i furti. I pendolari, esasperati, cercano metodi per difendersi o per segnalare i ladri. Tuttavia, senza un quadro normativo chiaro, questa creatività rischia di trasformarsi in un boomerang.

        Le forze dell’ordine, da parte loro, ricordano che il modo più efficace e sicuro per intervenire resta chiamare immediatamente gli agenti, documentare l’accaduto e non affrontare direttamente il borseggiatore.

        Innovazione o azzardo?

        Lo spray colorato potrebbe diventare uno strumento utile anche in Italia?
        Forse sì, ma solo se:

        • chiaramente regolamentato,
        • non offensivo,
        • riconosciuto dalle forze dell’ordine,
        • accompagnato da campagne informative.

        Senza norme precise, ogni uso resta potenzialmente rischioso.

        L’idea di “marcare” i borseggiatori può sembrare una soluzione rapida e creativa a un problema reale, ma scivola spesso sul piano della legalità e della sicurezza. Finché non esisterà un quadro normativo chiaro, lo spray colorato rimarrà più vicino alla cronaca e alla polemica che a una vera strategia di prevenzione urbana. In una battaglia contro i furti che, invece, richiederebbe strumenti ufficiali, formazione e interventi mirati, non improvvisazioni.

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          Cucina

          Strudel di mele: storia, tradizione e la ricetta autentica del grande classico dell’Alto Adige

          Dalle antiche influenze dell’Impero Ottomano fino alle tavole dell’Europa alpina: lo strudel è un viaggio nel tempo che profuma di mele, cannella e cultura gastronomica.

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          Strudel di mele

            Lo strudel di mele è uno dei dolci più rappresentativi dell’Alto Adige e, più in generale, dell’area mitteleuropea. La sua fama va ben oltre le montagne italiane: Austria, Germania, Ungheria e molti Paesi dell’Est lo considerano parte integrante del loro patrimonio culinario. Ma lo strudel non è nato tra i meleti dell’Adige: la sua origine affonda in un passato sorprendente, fatto di contaminazioni e scambi culturali.

            Dalle corti ottomane alle Alpi: un dolce in viaggio

            Lo strudel, nella sua forma attuale, deriva da un dolce molto più antico: il baklava, specialità unica della tradizione mediorientale e balcanica. Fu durante l’espansione dell’Impero Ottomano — tra il XVI e XVII secolo — che ricette simili al baklava raggiunsero l’Europa centrale. Gli austriaci le reinterpretarono sostituendo gli ingredienti più ricchi (come miele e frutta secca) con materie prime locali, in particolare le mele, abbondanti nella regione alpina.

            Il primo documento scritto che cita lo “strudel” risale al 1696 e si trova negli archivi della Biblioteca di Vienna. Da lì, il dolce si diffuse rapidamente nelle cucine borghesi e poi in quelle popolari, diventando un simbolo della tradizione contadina dell’Alto Adige, dove l’incontro tra culture germaniche e italiane ha plasmato un’identità unica anche nel cibo.

            La ricetta tradizionale dello Strudel di mele

            Di strudel esistono oggi tantissime varianti: con pasta tirata, pasta sfoglia, uvetta ammollata nel rum, pangrattato tostato nel burro o frutta secca. La ricetta che segue si ispira alla versione classica altoatesina, quella che meglio conserva l’autenticità storica pur essendo alla portata di ogni cucina domestica.

            Ingredienti (per 6–8 porzioni)

            Per la pasta tirata:

            • 250 g di farina 00
            • 1 uovo
            • 30 g di olio di semi
            • 1 pizzico di sale
            • 100 ml circa di acqua tiepida

            Per il ripieno:

            • 1 kg di mele (preferibilmente Renetta o Golden)
            • 80 g di zucchero
            • 60 g di uvetta
            • 40 g di pinoli (opzionali ma tradizionali)
            • 1 cucchiaino di cannella
            • Succo di mezzo limone
            • 40 g di pangrattato
            • 40 g di burro

            Per la finitura:

            • Burro fuso q.b.
            • Zucchero a velo q.b.

            Procedimento

            1. Preparate la pasta tirata

            Impastate farina, uovo, olio e sale, aggiungendo l’acqua poco alla volta fino a ottenere un composto elastico. Lavoratelo almeno 10 minuti: la caratteristica dello strudel è proprio la sua pasta sottilissima. Formate una palla, copritela e lasciate riposare 30 minuti.

            2. Preparate il ripieno

            Sbucciate le mele, tagliatele a fettine sottili e mescolatele con zucchero, cannella, uvetta ammollata e strizzata, pinoli e succo di limone. Fate fondere il burro in padella e tostate il pangrattato fino a doratura: servirà ad assorbire l’umidità del ripieno, come vuole la tradizione.

            3. Stendete la pasta

            Stendete la pasta prima con il mattarello, poi con le mani, su un canovaccio infarinato. Deve diventare quasi trasparente, tanto da poter leggere un giornale attraverso: è il segno della corretta elasticità.

            4. Assemblate e arrotolate

            Distribuite il pangrattato tostato sulla pasta, lasciando un bordo libero, poi aggiungete il ripieno di mele. Aiutandovi con il canovaccio, arrotolate delicatamente lo strudel. Sigillate bene le estremità.

            5. Cottura

            Adagiate il rotolo su una teglia con carta da forno, spennellate con burro fuso e cuocete in forno a 180°C per 40–45 minuti, finché sarà dorato.

            6. Servizio

            Lasciate intiepidire e spolverate con zucchero a velo. È perfetto servito con crema alla vaniglia o gelato fiordilatte.

            Un dolce che racconta una storia

            Lo strudel di mele è molto più di una ricetta: è il simbolo dell’incontro tra culture, della capacità del cibo di migrare, trasformarsi e radicarsi altrove. Oggi rappresenta una delle specialità più amate dell’Alto Adige, dove ogni famiglia conserva la propria versione tramandata da generazioni.

            Prepararlo in casa significa riportare nella propria cucina un pezzo di storia europea, fatta di profumi antichi e gesti pazienti — gli stessi che, secoli fa, hanno dato vita a uno dei dolci più iconici e rassicuranti della tradizione alpina. Buon viaggio… e buon strudel.

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              Animali

              Quando il cane diventa adulto: segnali, tempi e consigli per affrontare l’adolescenza canina

              Capire quando termina davvero l’adolescenza del cane aiuta a gestire meglio questa fase cruciale e a costruire un rapporto sereno e duraturo con il proprio compagno a quattro zampe.

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              Quando il cane diventa adulto

                L’adolescenza canina è un periodo complesso, una sorta di “terra di mezzo” in cui il cucciolo non è più tale, ma non è ancora un adulto stabile ed equilibrato. Come accade negli esseri umani, anche nei cani questa fase è scandita da cambiamenti fisici, ormonali e comportamentali che influenzano profondamente il loro modo di reagire al mondo. Riconoscere i segnali della crescita e capire quando il cane ha raggiunto la maturità può aiutare a prevenire incomprensioni e a impostare un’educazione più efficace.

                Il corpo che cambia: i segnali fisici della maturità

                Uno dei primi indicatori dell’ingresso nell’età adulta è il completamento della crescita corporea. Le tempistiche variano sensibilmente in base alla taglia: le razze piccole tendono a raggiungere la maturità fisica già intorno ai 10-12 mesi, mentre quelle medie e grandi possono impiegare dai 18 ai 24 mesi, con alcune razze giganti che maturano anche più tardi.

                Quando l’aumento di peso e altezza si stabilizza, significa che il cane ha completato la fase di sviluppo più intenso.

                Un altro segnale evidente è la dentatura definitiva. I denti da latte lasciano progressivamente il posto a quelli permanenti già intorno ai 5-7 mesi, ma la struttura mascellare continua a completarsi nel corso dell’adolescenza. Una bocca completa e stabile indica che il cane ha superato una tappa essenziale della crescita.

                Dal caos alla calma: i comportamenti che segnano la fine dell’adolescenza

                Molti proprietari conoscono bene il carattere “ribelle” dei cani adolescenti: improvvisi picchi di energia, disobbedienza selettiva, difficoltà di concentrazione. Questo accade perché il cervello è ancora in formazione, soprattutto le aree legate al controllo degli impulsi.

                Quando il cane si avvicina alla maturità, questi comportamenti iniziano a ridursi. Il cane appare più sereno, reattivo ai comandi e capace di mantenere l’attenzione durante l’addestramento. Anche episodi legati allo stress — come marcature eccessive o eliminazioni in casa — diventano più rari.

                Non si tratta solo di “buona educazione”, ma di un vero cambiamento neurobiologico che permette al cane di gestire meglio emozioni e stimoli esterni.

                Come accompagnare il cane attraverso l’adolescenza

                Affrontare questa fase richiede un mix di pazienza, costanza e strategie mirate. Gli esperti concordano su alcuni punti chiave:

                • Routine di addestramento coerente: anche quando sembra che il cane ignori i comandi, la continuità aiuta a consolidare le buone abitudini.
                • Stimoli mentali adeguati: giochi di problem solving, attività olfattive, esercizi cognitivi migliorano autocontrollo e concentrazione.
                • Movimento quotidiano: le uscite regolari e l’attività fisica aiutano a sfogare l’energia in eccesso, prevenendo comportamenti distruttivi.
                • Socializzazione controllata: interazioni positive con altri cani e ambienti nuovi contribuiscono a sviluppare sicurezza e stabilità emotiva.

                Un percorso individuale

                Non esiste un’età universale in cui il cane diventa adulto: ogni animale segue il proprio ritmo, influenzato da genetica, ambiente, esperienze e relazione con il proprietario. Alcuni cani raggiungono la stabilità già prima dei 12 mesi, altri impiegano due anni o più.

                Ciò che conta davvero è osservare il cane, riconoscere i segnali del cambiamento e accompagnarlo con rispetto e consapevolezza. Con un supporto adeguato, anche il cucciolo più irruento può trasformarsi in un adulto equilibrato, collaborativo e felice — il compagno di vita che tutti desideriamo.

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