Società
Instagram svela i like degli amici. Benvenuti nel grande reality dei segreti social
Una nuova funzione ci permette di vedere i contenuti che i nostri seguiti apprezzano. Tra sorprese, contraddizioni e qualche scivolone, scopriamo chi sono davvero… o forse avremmo preferito non saperlo.

Era tutto più semplice quando si poteva credere che la propria cerchia di amici e conoscenti avesse gusti impeccabili e fosse coerente con ciò che condivideva. Ma Instagram ha deciso di alzarci il sipario sulla realtà, quella vera, mostrando a tutti i like che lasciamo in giro. E così, quello che fino a ieri era un segreto solo per noi, oggi è diventato un racconto trasparente della nostra personalità nascosta. E così scopri che la tua migliore amica mette like su tutti i post di energumeni culturisti appena usciti dalla palestra e intanto pensi: avrà certe voglie da soddisfare? Lo stesso vale per il tuo ex che scopri solerte frequentatore di improbabili post con super tettone e un lato B made in sudamerica. E’ l’effetto digital bellezza…
La vendetta di Instagram
Ora possiamo sbirciare tra gli apprezzamenti di chi seguiamo, scoprendo che il paladino dei diritti potrebbe mettere cuoricini a post di politici che quei diritti li vorrebbero annientare. Oppure scopri che la ragazza sempre spensierata nelle foto ha una collezione di citazioni malinconiche sotto le sue dita. E del cinefilo che disprezza i blockbuster che non si perde un reel dei cinepanettoni ne vogliamo parlare… Ci sono coppie da favola che nella vita digitale postano solo tramonti romantici, ma nei loro like spuntano contenuti che suggeriscono le loro più recondite perversioni. E che dire dell’ex collega che pubblica con orgoglio le foto della sua carriera, ma riempie di cuoricini i meme sugli ambienti lavorativi tossici. Il ragazzo che critica la superficialità delle relazioni, ma non si perde neanche un contenuto «soft» delle sue influencer preferite.
E poi ci sono i timidi, quelli che non postano mai nulla, ma passano ore e ore a scrollare, lasciando like discreti su contenuti profondi, curiosi o divertenti. Insomma, tra la vita che si mostra e quella che si scopre nei dettagli, questo nuovo Instagram potrebbe far emergere verità che nessuno aveva richiesto.
Ma la domanda è: sapere tutto questo renderà i social meno spontanei?
Se gli utenti sapranno che i loro like sono di dominio pubblico, inizieranno a limitarsi, evitando di esprimere il proprio reale interesse? Niente affatto, proseguno imperterriti. Insomma, eravamo tutti pronti a farci vedere nelle stories, ma siamo davvero pronti a essere scoperti nei nostri like? Se davvero vale il motto «Dimmi cosa apprezzi e ti dirò chi sei», forse è il momento di scegliere più saggiamente dove cliccare quel cuoricino. Oppure, molto semplicemente… di tornare a guardare senza lasciare tracce.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Società
“Come sposare un milionario”: il nuovo fenomeno social che divide e fa discutere
Dalle piattaforme digitali emergono consigli e testimonianze di donne che puntano a relazioni con uomini facoltosi, rilanciando il dibattito su ruolo femminile e tradizioni. Tra aspirazioni al lusso e ritorno ai ruoli tradizionali, esperte e sociologhe analizzano un trend in crescita anche in Italia

Il titolo potrebbe far pensare al celebre film con Marilyn Monroe, ma “Come sposare un milionario” è oggi molto più di una semplice commedia romantica: è un vero e proprio fenomeno social che sta prendendo piede, soprattutto negli Stati Uniti, attraverso piattaforme come TikTok e Instagram. Donne che condividono strategie, consigli e testimonianze su come attrarre e sposare uomini ricchi, alimentando un dibattito acceso sui ruoli di genere e sul valore dell’indipendenza economica femminile.
Guru dell’amore facoltoso
Una delle figure più emblematiche di questo movimento è la californiana Karla Elía, che si presenta sul suo sito web come un’esperta di relazioni dedicata ad aiutare le donne a connettersi con il proprio scopo di attrarre partner benestanti. “Ognuna ha il potenziale per avere un nucleo familiare unito e un matrimonio in cui il denaro non è un problema”, afferma Elía, che sostiene di aver applicato con successo le sue stesse strategie nella propria vita sentimentale.
In un’intervista al Sun, Elía ha spiegato che l’uomo ideale dovrebbe avere una “mentalità da fornitore”, ossia essere disposto e capace di investire economicamente nella relazione. I suoi consigli spaziano da come presentarsi in società a come identificare e attrarre uomini con risorse finanziarie significative.
Il ritorno delle tradwives
Questo fenomeno si inserisce nel contesto più ampio della rinascita delle tradwives (abbreviazione di “traditional wives”), donne che scelgono di abbandonare la carriera per dedicarsi completamente alla gestione della casa e alla cura dei figli, sostenute finanziariamente dai propri mariti. Sui social media, profili come quello di Sahar Khorramnezhad, un’avvocatessa che ha lasciato il lavoro dopo aver incontrato il suo compagno benestante, o “Nath, la ragazza casalinga”, raccolgono migliaia di follower condividendo uno stile di vita incentrato sul supporto al partner e sulla cura della famiglia.
Queste donne sostengono che la vera felicità è arrivata nel momento in cui hanno deciso di dedicarsi esclusivamente ai loro compagni, abbracciando ruoli tradizionali che molti pensavano appartenessero al passato. Tuttavia, questa tendenza solleva domande e critiche, soprattutto quando si intreccia con discorsi legati al suprematismo bianco e alle ideologie maschiocentriche dell’estrema destra.
Un fenomeno in ascesa e le sue radici sociologiche
Per comprendere le cause di questo trend, El País ha consultato Beatriz Ranea, sociologa e docente all’Università Complutense di Madrid, nonché autrice del libro “Puttanerie: Uomini, mascolinità e prostituzione”. Secondo Ranea, questo movimento rappresenta una reazione patriarcale ai progressi femministi degli ultimi anni.
“Penso che sia una risposta articolata alle mobilitazioni femministe e al tentativo del movimento di abbattere la divisione tra pubblico e privato”, spiega Ranea. “Con l’aumento delle mobilitazioni femministe, c’è una controreazione volta a ristabilire lo status quo patriarcale, ricollocando le donne nel ruolo di moglie e casalinga perfetta”. La sociologa sottolinea come questa tendenza sia alimentata anche da forze politiche di estrema destra con agende chiaramente anti-genere e anti-femministe, contribuendo a rinforzare stereotipi e dinamiche di dipendenza economica.
L’espansione del fenomeno oltre gli USA
Questo trend non si limita agli Stati Uniti. In Spagna, il sito di incontri di lusso Seeking conta circa 480.000 utenti registrati tra i 20 e i 50 anni, molti dei quali cercano esplicitamente uno stile di vita lussuoso attraverso le proprie relazioni. Solo il 26% degli utenti dichiara di cercare il “vero amore”, mentre il 46,4% mira a uno “stile di vita lussuoso”. Anche applicazioni come My Sugar Daddy stanno guadagnando popolarità, promuovendo relazioni basate su benefici economici reciproci, come evidenziato da campagne pubblicitarie provocatorie.
E in Italia?
Nel contesto italiano, il fenomeno sembra essere ancora marginale. Flaminia Saccà, professoressa ordinaria di Sociologia dei Fenomeni Politici all’Università La Sapienza di Roma e presidente dell’Osservatorio indipendente sui media contro la violenza nel linguaggio sulle donne, esprime scetticismo sulla diffusione di questa tendenza nel nostro Paese.
“È possibile che ci troviamo di fronte a una bolla mediatica che dà l’illusione di un fenomeno diffuso, ma che in realtà è molto limitato”, afferma Saccà. “Le mie osservazioni tra le studentesse universitarie non suggeriscono affatto un’aspirazione a ruoli ancillari come accadeva negli anni Ottanta e Novanta, quando molte ragazze sognavano di diventare veline o mogli di calciatori. Si tratta ormai di un fenomeno antico”.
Secondo la professoressa, se questo trend dovesse emergere in Italia, sarebbe probabilmente amplificato a livello politico, ma al momento non sembra avere radici profonde nella società italiana, dove l’indipendenza economica e professionale delle donne continua a essere un valore condiviso e perseguito.
Società
Convivenza… vade retro! Quando vivere separati è meglio
Dalle coppie comuni a Hollywood, sempre più innamorati scelgono di vivere in case separate. Meno routine, più passione. L’amore a distanza (ma senza lasciarsi) sta diventando il segreto di molte relazioni felici.

Ci hanno insegnato che l’amore si nutre di vicinanza, di gesti quotidiani e di abitudini condivise sotto lo stesso tetto. Eppure sembra che la convivenza non sia più di moda. Sempre più coppie stanno riscrivendo le regole della relazione ideale, scegliendo di vivere separate pur restando profondamente legate. Non si tratta di una separazione affettiva, ma di una decisione consapevole per preservare la propria autonomia, abitudini, mantenendo viva la passione ed evitando il rischio della monotonia.
L’amore oltre la convivenza: quando separati è meglio
In un mondo che corre veloce e in cui il tempo personale è spesso sacrificato, alcuni innamorati hanno capito, quindi, che l’indipendenza può rafforzare il legame invece di minarlo. Gwyneth Paltrow e Brad Falchuk, ad esempio, hanno vissuto in case separate per un anno dopo il matrimonio, permettendo ai loro figli di adattarsi alla nuova realtà senza forzature. Ashley Graham e Justin Ervin, invece, hanno scelto di non passare più di due settimane lontani, trasformando ogni incontro in un momento speciale.
Un metodo per rinnovare il desiderio?
L’amore a distanza (o in due case diverse) permette di conservare un senso di mistero, di dare spazio alla crescita personale e di ritrovarsi con un desiderio rinnovato. Ogni incontro diventa un’occasione preziosa, un momento da vivere con intensità e non solo come parte della routine quotidiana.
E c’è chi lo fa per necessità
Ci sono coppie che vivono divise a causa degli impegni di lavoro o situazioni familiari. Ma ce ne sono altre che lo fanno per scelta, riconoscendo che l’amore non si misura in chilometri, ma nella qualità del tempo trascorso insieme. Forse un giorno l’idea della convivenza come unico modello relazionale perderà il suo carattere assoluto per essere sostituita da un approccio più fluido e personalizzato, in cui ogni coppia potrà trovare il proprio equilibrio. Perché l’amore, in fondo, non è una questione di metri quadri condivisi, ma di connessione autentica e desiderio reciproco.
Società
Dialetti d’Italia: quanti sono e dove si parlano di più. Ecco la mappa regione per regione
Un patrimonio linguistico vasto e diversificato rende l’Italia uno dei paesi più ricchi di varietà dialettali in Europa. Ecco la mappa delle principali lingue e dialetti sul nostro territorio.

L’Italia non è solo la culla della lingua italiana, ma anche un mosaico di dialetti e lingue locali che raccontano la storia, la cultura e le tradizioni delle diverse regioni. Nonostante l’italiano sia la lingua ufficiale, il nostro paese è un vero e proprio tesoro linguistico, con almeno 13 lingue tutelate per legge e un numero di dialetti che potrebbe superare il centinaio.
Lingue e dialetti: un’Italia multilingue
Accanto all’italiano, si parlano quotidianamente lingue come il napoletano, il veneto, il sardo, il friulano, il siciliano, il piemontese, il lombardo, l’emiliano-romagnolo e il ligure, tutte riconosciute come espressioni linguistiche fondamentali del patrimonio culturale nazionale. A queste si aggiungono le lingue delle minoranze linguistiche ufficialmente tutelate, come il tedesco nel Trentino-Alto Adige, il francese in Valle d’Aosta e lo sloveno in Friuli Venezia Giulia.
Ma non è tutto: in molte regioni italiane, i dialetti si ramificano ulteriormente. In Sicilia, ad esempio, il dialetto siciliano presenta varianti significative a seconda delle province. Lo stesso fenomeno si riscontra in Veneto, Sardegna, e perfino in regioni centrali come Abruzzo, Marche e Umbria, dove le differenze tra un paese e l’altro possono essere sostanziali.
Dove si parla di più il dialetto in Italia?
Secondo recenti analisi statistiche, le regioni dove i dialetti sono ancora largamente utilizzati sono la Campania e il Veneto. In Campania, oltre il 30% della popolazione usa il dialetto come lingua principale nella vita quotidiana, una percentuale che si avvicina ai livelli del Veneto. Tuttavia, l’uso del dialetto cala drasticamente nei grandi centri urbani e tra le nuove generazioni, con gli anziani che rimangono i principali custodi di queste parlate tradizionali.
Un patrimonio in continua evoluzione
Oltre ai dialetti italiani, l’Italia è anche arricchita dalla presenza di lingue parlate da comunità straniere, come russo, arabo, cinese, ucraino, e persino lingue meno diffuse come swahili, urdu e coreano, portate da chi ha scelto il nostro paese come nuova casa.
Questa diversità linguistica fa dell’Italia un luogo unico, dove passato e presente convivono. I dialetti, pur subendo un calo generazionale, continuano a rappresentare un valore inestimabile per chi li parla, ricordando che ogni regione ha la sua voce e la sua storia.
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