Società
Italiani, il carrello della spesa è fuori controllo: stipendi fermi, prezzi su e pressione fiscale record
Secondo Assoutenti il burro è salito del 19,7%, il caffè del 24,8% e le uova del 7,2%: rincari che bruciano ogni busta della spesa. Intanto la pressione fiscale raggiunge il 42,6%, mentre gli stipendi restano al palo: l’Italia è l’unico Paese Ocse con salari reali in caduta.

Un anno fa Giorgia Meloni parlava di un tetto del 40% alla pressione fiscale, da inserire addirittura in Costituzione. Oggi il dato ufficiale racconta tutt’altro: 42,6%. È la stangata silenziosa che pesa sulle tasche degli italiani, mentre il carrello della spesa corre senza freni. Non si tratta più di percezioni, ma di numeri certificati da Assoutenti e confermati dall’ISTAT.
Il burro è schizzato a +19,7% in dodici mesi. Le uova segnano un +7,2%, la frutta fresca segue la stessa curva. Il caffè, rito nazionale, è ormai un lusso: +24,8%. Ogni scontrino diventa un colpo al portafoglio, soprattutto perché i salari restano inchiodati.
Ed è qui il nodo. Non basta guardare quanto cresce il costo della vita: bisogna misurarlo con stipendi che non si muovono. Secondo l’Ocse, l’Italia è l’unico Paese avanzato dove i salari reali sono crollati. Inflazione che erode potere d’acquisto, buste paga ferme: la miscela perfetta per schiacciare il ceto medio e mettere in ginocchio chi già fatica ad arrivare a fine mese.
L’ISTAT certifica a luglio un +0,5% dei prezzi alla produzione dell’industria rispetto a giugno, +1,6% su base annua. Sul mercato interno l’incremento è ancora più netto: +0,6% mensile e +2,4% annuo. I settori più colpiti sono quelli che incidono sulla quotidianità: alimentari e bevande a +4% sui mercati esteri, trasporti a +4,4%, farmaceutici a +2,6%.
Unico spiraglio i prodotti petroliferi raffinati, con cali superiori al 7%. Anche luce e gas rallentano la corsa, passando da +12,9% di giugno a +7,9% di luglio. Ma parliamo pur sempre di costi in salita. Nelle costruzioni la situazione resta stabile: +1% annuo per gli edifici, invariati strade e ferrovie.
«I rincari colpiscono soprattutto i settori che incidono quotidianamente sul bilancio delle famiglie», denuncia Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici. «Se da un lato rallenta la crescita dei costi energetici, dall’altro alimentari e trasporti continuano a correre. Serve l’intervento del Governo per calmierare i prezzi e sostenere i consumatori più fragili».
Un appello che si ripete da mesi senza risposte concrete. Mentre a Roma si discute di riforme fiscali e promesse di tetti, nei supermercati italiani la realtà è una sola: lo scontrino cresce, gli stipendi no. Il Paese è stretto in una morsa che rischia di trascinarlo in una spirale di stagnazione: prezzi che salgono, salari che arretrano, tasse che mordono. E milioni di italiani che si ritrovano soli, a combattere ogni giorno con un carrello che ormai vale come un mutuo.
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In primo piano
Intrigante classifica: è Venezia la città italiana dove si tradisce di più
Ashley Madison ci offre uno sguardo intrigante sulle città italiane più intraprendenti. Questa classifica, benché divertente, sottolinea l’evoluzione delle dinamiche relazionali e la crescente apertura mentale, dimostrando che la ricerca di connessioni è in costante mutamento, indipendentemente dalle dimensioni della città.

Quando si tratta di relazioni extraconiugali e avventure clandestine, Ashley Madison svela i dati più intriganti. La recente classifica delle città italiane con il maggiore picco di intraprendenza sessuale è affascinante e sorprendente. Scopriamo insieme quali centri urbani si riscaldano di più nelle fredde stagioni, secondo la piattaforma leader internazionale per chi è alla ricerca di relazioni non-monogame.
Il cambiamento sociale e le relazioni extraconiugali
La società sta vivendo cambiamenti dinamici, e con essi, anche le dinamiche delle relazioni. La tradizionale classifica annuale di Ashley Madison rivela che le relazioni extraconiugali non seguono più rigidamente le barriere geografiche, aprendo la strada a un nuovo approccio più aperto e digitale.
Le Top 3 del Veneto: Venezia, Vicenza e Verona
Il Veneto si guadagna il titolo di regione più “allegra” dell’inverno 2024, occupando completamente il podio con Venezia, Vicenza e Verona. La Serenissima, celebre meta turistica, scala addirittura di 15 posizioni rispetto all’anno precedente, confermandosi il centro più intraprendente.
Le città in ascesa nel Nord Italia
Il Nord Italia mantiene la sua presa sulla libertà riguardo alle relazioni extraconiugali. Bergamo, Padova e Monza sono capoluoghi di provincia che hanno guadagnato notevolmente nelle ultime classifiche, dimostrando un’intraprendenza in costante crescita.
Trieste: la gelida bora non ferma l’intraprendenza
Trieste, che per lungo tempo ha dominato il ranking di Ashley Madison, scivola al quarto posto. Anche se la gelida Bora può aver raffreddato gli animi, i triestini dimostrano di non cedere facilmente alla monotonia invernale.
La tendenza nei piccoli centri urbani
C’è un cambio di prospettiva nei piccoli centri urbani, che sembrano abbracciare forme di relazione più aperte come la non-monogamia. L’anonimato limitato potrebbe spingere le persone a cercare discretamente nuovi partner su piattaforme online, evidenziando un’apertura mentale che va al di là degli stereotipi.
Sex & LaCity
Per esplorare ulteriormente il fascino delle relazioni extraconiugali in Italia e approfondire l’analisi delle dinamiche sociali, visita il nostro blog dedicato. Simona Griggio ti porterà alla ricerca delle piccole e grandi trasgressioni italiane. Troverai articoli che esplorano le tendenze, offrono consigli e analizzano il lato intrigante delle relazioni moderne.
Società
Un bar dove piangere e sfogarsi: in Giappone spopolano i Crying Café

Un locale che fa piangere. No, non si tratta di una recensione negativa che stronca un servizio pessimo, ma di un luogo in cui si può dar sfogo al proprio malessere senza disturbare nessuno, né dare spiegazioni o sentirsi in colpa. Come un caffè dove versare nella tazzina non un cappuccino, ma le proprie lacrime. Legittimando il proprio bisogno, e diritto, di poter essere fragili.
Sarà per questo motivo che, come riporta il Gambero Rosso, in Giappone si stanno diffondendo i Crying Café, risposta agli alti livelli di stress a cui la popolazione è sottoposta. In una società che esige compostezza e autocontrollo, ma che registra un aumento costante dei casi di depressione e isolamento sociale, il pianto diventa quasi una terapia. La repressione delle emozioni, quando non trova valvole di sfogo, finisce per implodere. Così, dopo gli Internet Café, il Paese ha deciso di dare spazio anche alle lacrime, con locali che rispondono a un bisogno collettivo in maniera diretta.
Molti Crying Café sono pensati soprattutto per le donne, da sempre più sotto pressione tra lavoro, famiglia e aspettative sociali. L’obiettivo è creare un luogo protetto dove non ci sia imbarazzo né giudizio. A Tokyo, cuore pulsante di queste sperimentazioni, sono nati i primi locali. Fra tutti, il Bar Mori Ouchi, che dal 2020 accoglie solo chi è triste e vuole sfogarsi. All’ingresso un cartello avverte: «Negative people only». Un manifesto controcorrente che sembra capovolgere l’imperativo del pensiero positivo a tutti i costi.
Qui non si alzano i calici per brindare, ma si lasciano scorrere le lacrime accompagnate da un cocktail. L’unico obbligo è consumare un drink, tutto il resto è libertà di piangere, di starsene in silenzio o di confidarsi. Per mangiare, ciascuno può portare qualcosa da casa, un dettaglio che contribuisce a rendere questi spazi più intimi e meno legati alle logiche del consumo.
La cultura del pianto collettivo in Giappone non è una novità. È legata al rui katsu, “attività del pianto”, che da anni prevede sessioni organizzate persino negli uffici. Si piange insieme per alleggerirsi, come se le emozioni, condivise, diventassero meno pesanti da sopportare. I Crying Café hanno semplicemente trasformato questa pratica in un rituale urbano, più accessibile e più pop.
Non solo bar: a Tokyo anche l’hotel Mitsui Garden Yotsuya offre stanze del pianto, pensate per le donne. Sessanta euro a notte per lasciarsi andare fra tutti i comfort: fazzoletti, comode poltrone, luci soffuse e una selezione di film rigorosamente strappalacrime. L’idea è la stessa: piangere non è più un tabù, ma un momento di cura personale.
Il fascino di questi luoghi non sfugge agli osservatori occidentali. Viene spontaneo il paragone con “La ballata del caffè triste” di Carson McCullers, romanzo che racconta di un locale popolato da anime ferite che trovano rifugio proprio tra quelle mura. O con le note leggere e malinconiche di Max Gazzè, quando canta «mi bevo un caffè» per tenere insieme i pezzi della vita. Nei Crying Café giapponesi queste suggestioni si materializzano: il caffè diventa un pretesto, le lacrime la sostanza.
L’idea sembra semplice, ma intercetta una domanda reale: la possibilità di mostrarsi fragili. In un Paese in cui le parole “honne” e “tatemae” distinguono tra ciò che si sente davvero e ciò che si mostra in pubblico, trovare un posto dove non indossare maschere è una piccola rivoluzione. Un gesto di sincerità emotiva che, paradossalmente, può far uscire da quei locali più leggeri di quando si è entrati.
Chissà se un modello simile potrebbe attecchire anche in Italia. Da noi il bar è il regno della socialità rumorosa, del sorriso e della battuta. Ma forse, tra cappuccini e spritz, uno spazio in cui poter piangere senza vergogna non sarebbe poi così fuori luogo. Perché, come insegnano i Crying Café di Tokyo, le lacrime possono diventare una bevanda consolatoria, un rito condiviso, una tazza da cui ripartire.
Società
Heidi e Leni Klum: corsetti Intimissimi a Venezia tra glamour madre-figlia… e body-shaming sui social
Sul red carpet della Mostra del Cinema 2025, la modella e showgirl tedesco-americana ha sfoggiato un audace corsetto cipria firmato Intimissimi, affiancata dalla figlia Leni in nero. Un duetto elegante, ma travolto da commenti volgari sul suo corpo.

Sul celebre tappeto rosso della Mostra del Cinema di Venezia 2025, Heidi Klum è stata protagonista di un’entrata che non è passata inosservata. Vestita in un corsetto rosa cipria firmato Intimissimi, con una gonna asimmetrica in raso, ha incarnato il glamour sensuale del brand. Accanto a lei, la figlia Leni Klum – ventunenne e sempre più affermata nel mondo della moda – indossava un modello simile in nero, in perfetta sintonia madre-figlia.
Un’immagine pensata per celebrare la complicità familiare e la sintonia di stile, sullo sfondo della kermesse inaugurale del film La Grazia. Ma mentre i flash immortalavano il momento, sui social si è scatenata un’ondata di commenti ostili. Alcuni utenti hanno criticato l’abito considerandolo poco lusinghiero, con frasi come “è ingrassata”, “sembra incinta” o “body-shaming mascherato da opinione di moda”.
Fortunatamente la reazione dei fan non si è fatta attendere. In difesa di Heidi è intervenuta una consistente base di sostenitori, che hanno sottolineato come abbia un corpo “normale”, meriti rispetto e rappresenti un esempio di eleganza senza conformismo.
La scelta dell’abito corsetto, oltre che stilistica, era parte di un teen campaign madre-figlia per Intimissimi, già oggetto di polemiche in passato per la sua natura provocatoria. Leni non si è lasciata facilmente coinvolgere nella negatività, dichiarando di ignorare le critiche e di concentrarsi sulle reazioni positive.
Questa vicenda rappresenta un nuovo capitolo di uno scontro sociale molto attuale: da un lato, la libertà di espressione e autonomia estetica di donne adulte nel mostrare orgogliosamente il loro corpo; dall’altro, l’impietosa cultura online che tende a ridurre ogni scelta a un pretesto per giudicare e offendere.
In un’intervista recente, Heidi Klum ha affrontato la questione dell’immagine corporea con serenità, spiegando che la sua apertura è parte della sua educazione europea e del desiderio di crescere figli che non associno il corpo alla vergogna.
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