Società
Medici e infermieri in fuga verso Arabia, Emirati e Qatar a 20mila euro al mese
Sono 1.252 negli ultimi cinque mesi le persone espatriate verso i paesi del Golfo

Una vera e propria fuga in massa. Negli ultimi cinque mesi, ben 1252 tra medici (810), infermieri (389) e tecnici (53) hanno lasciato la sanità di Roma e del Lazio. La regione della capitale, per la prima volta, si aggiudica il triste primato per la fuga dei camici bianchi, rappresentando oltre tre quarti del totale nazionale degli espatri (3306).
La carenza di specialisti è critica, e oltre il 90% di questi professionisti si dirige verso i Paesi del Golfo (Arabia Saudita, Emirati e Qatar), attratti da salari che arrivano fino a 20 mila euro per i medici e 6 mila per infermieri e tecnici. Roma è in testa con il 72% delle emigrazioni. “La Capitale”, spiega Foad Aodi, presidente dell’Amsi (Associazione medici stranieri in Italia), «diventa la prima città in Italia per emorragia di camici bianchi».
Questi numeri spingono il Lazio dalla quarta alla prima posizione nella classifica italiana, superando Lombardia, Veneto e Piemonte.
Sanità pubblica in crisi: il 77% degli espatriati abbandona il settore pubblico
La stragrande maggioranza degli operatori espatriati — il 77 per cento — ha abbandonato la sanità pubblica, inclusi ambulatori specialistici e atenei. «Solo il 23 per cento degli operatori sanitari emigrati — aggiunge Aodi — lavorava nei centri privati». In altre parole, il Servizio sanitario pubblico perde appeal e pezzi in modo vorticoso.
Scappano soprattutto i giovani. «I medici lasciano l’Italia — spiega Aodi — per le remunerazioni considerate basse e i carichi gravosi di lavoro, ma anche per la preoccupazione di essere coinvolti in procedimenti giudiziari: la cosiddetta medicina difensiva non basta più».
Emergenza sanitaria: le aree più colpite dalla fuga dei professionisti
Le aree maggiormente interessate dalla fuga dei camici bianchi sono quelle dell’emergenza, dai Pronti soccorsi alle Terapie intensive e Rianimazioni. Gli anestesisti, i rianimatori e i radiologi sono tra le specializzazioni più carenti e che emigrano maggiormente, seguiti da neurochirurghi, ortopedici, ginecologi e neonatologi.
«Occorrerebbe ben altra attenzione politica da parte della Regione sulla sanità pubblica», ammonisce Aodi, «per tentare di bloccare la fuga di medici e infermieri, che penalizza soprattutto i cittadini che non possono permettersi di curarsi mettendo mano al portafogli».
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Società
Cane in spiaggia, cosa stabilisce la legge. Ecco le regole da rispettare
Prima di andare in spiaggia con il proprio cane, è importante informarsi sulle regole locali e comportarsi in modo responsabile, per godere di una giornata al mare senza preoccupazioni.

Portare il cane in spiaggia può sembrare semplice, ma in realtà è necessario conoscere una serie di regole per evitare sanzioni e godersi il tempo al mare con il proprio amico a quattro zampe. In Italia, non esiste una legge nazionale che disciplini l’accesso dei cani in spiaggia, quindi le normative variano da regione a regione e da comune a comune. Già ma come orientarsi? Vediamo.
Le principali regole da rispettare per il cane in spiaggia
Quando si porta il cane in spiaggia, è fondamentale rispettare alcune regole di base. Il cane deve essere tenuto al guinzaglio (lungo massimo 1,5 metri) e bisogna avere con sé una museruola da usare in caso di necessità. Naturalmente è obbligatorio raccogliere le deiezioni del cane e smaltirle correttamente. È possibile accedere alla spiaggia libera transitando lungo la battigia e in una fascia di 5 metri verso l’interno, ma questa area può essere usata solo per l’accesso e non per passeggiare ripetutamente nel corso della giornata.
Stabilimenti balneari e comuni
I gestori degli stabilimenti balneari possono vietare l’accesso ai cani, ma devono comunicare tale divieto al comune. Tuttavia, secondo diverse sentenze dei TAR, i comuni non possono vietare in modo assoluto l’accesso dei cani alle spiagge, poiché queste ordinanze sono state considerate irrazionali e sproporzionate. I comuni devono quindi individuare tratti di spiaggia dove gli animali possono accedere liberamente e includere queste indicazioni nel piano spiagge.
Cosa fare in assenza di spiagge dedicate
Se il comune non ha predisposto tratti di spiaggia dedicati agli animali, il cane può accedere liberamente alle spiagge libere, sempre rispettando gli obblighi di legge. La scelta migliore rimane comunque quella di cercare stabilimenti dog-friendly, che, seppur non numerosi, garantiscono un ambiente più adatto per i cani.
Società
Altro che Bahamas: ecco dove vivono i pensionati italiani per spendere meno
Dalla Spagna alla Tunisia, passando per Albania e Romania: la nuova mappa della pensione felice parla chiaro, tra clima mite e tasse leggere.

Sempre più pensionati italiani scelgono di lasciare il Belpaese per godersi la pensione all’estero. E la geografia di questa “fuga dorata” sta cambiando rapidamente. In cima alla classifica resta salda la Spagna, che nel 2023 ha accolto oltre 500 nuovi pensionati italiani grazie a un mix irresistibile di clima mite, affinità culturale, vicinanza geografica. E soprattutto un regime fiscale favorevole che prevede detrazioni fino a 7.000 euro per gli over 75.
Partiamo tutti per Hammamet
Ma la vera sorpresa è la Tunisia, in particolare Hammamet, che si sta trasformando in un vero paradiso per i pensionati pubblici italiani. Qui l’80% della pensione è esente da tasse e il restante è tassato con aliquote molto più leggere rispetto all’Italia. Non a caso, nel 2023 l’INPS ha erogato in Tunisia pensioni per un totale di 87 milioni di euro, con un assegno medio mensile che supera i 3.500 euro.
In forte crescita anche Romania e Albania, due mete che offrono un costo della vita molto basso e regimi fiscali vantaggiosi. In Romania l’aliquota è flat al 10% e in Albania addirittura le pensioni estere sono totalmente esenti da imposte. Il Portogallo, un tempo meta prediletta, ha perso terreno dopo l’abolizione del regime fiscale agevolato nel 2024 e oggi attira molti meno pensionati rispetto al passato. Altri Paesi come Grecia, Cipro, Malta e Slovacchia restano marginali, con numeri molto contenuti. In definitiva, la nuova mappa della pensione italiana all’estero premia chi sa coniugare qualità della vita e convenienza economica. E se un tempo il sogno era la Costa del Sol, oggi sempre più pensionati guardano con interesse alle sponde del Mediterraneo sud-orientale, dove il sole splende e il portafoglio respira.
Società
Mal d’Aosta: è la città più cara d’Italia secondo il Codacons
Secondo un’analisi del Codacons, Aosta ha i costi più elevati per beni e servizi, mentre Napoli risulta la più economica. La spesa alimentare conviene farla a Catanzaro.

Nel 2024, Aosta si conferma come la città con il costo della vita più alto in Italia. Secondo l’analisi del Codacons, il totale per l’acquisto di beni e servizi ad Aosta raggiunge quasi 573 euro. Questo include spese come 176 euro per un’otturazione dal dentista, 17,7 euro per il lavaggio auto e 38,5 euro per la toilette del cane. Milano e Bolzano seguono a ruota, con costi rispettivamente di 565,3 euro e 564,6 euro.
Napoli e Palermo: le città dove vivere costa meno
Al contrario, Napoli emerge come la città più economica, con una spesa totale di 363 euro per gli stessi beni e servizi, seguita da Palermo con 392,7 euro. La differenza tra Aosta e Napoli è sorprendente: vivere ad Aosta costa il 57,8% in più rispetto a Napoli. Questo divario nei costi sottolinea quanto possa variare il costo della vita all’interno dello stesso paese.
Spesa alimentare: Bolzano vs Catanzaro
La situazione cambia se si considera solo la spesa alimentare. Bolzano è la città più cara con uno scontrino di oltre 208 euro per 28 prodotti di largo consumo, seguita da Trieste (206 euro) e Milano (203,6 euro). Al contrario, la spesa alimentare più economica si trova a Catanzaro, dove gli stessi prodotti costano 156,5 euro. Questo significa che fare la spesa a Bolzano costa quasi il 33% in più rispetto a Catanzaro.
Prezzi sorprendenti nei singoli prodotti
L’analisi del Codacons rivela anche sorprese nei prezzi dei singoli prodotti. Ad esempio, il prezzo medio più alto per una confezione di pasta si trova a Pescara (2,45 euro al kg), mentre il più basso è a Palermo (1,38 euro/kg). Per quanto riguarda la carne bovina, Bologna è la città più cara con un prezzo medio di 23,79 euro al kg, mentre a Catanzaro costa circa 16 euro al kg. Questi dati dimostrano quanto i prezzi possano variare notevolmente da una città all’altra.
Le implicazioni del rapporto Codacons
Il rapporto del Codacons mette in luce le grandi disparità nel costo della vita tra le diverse città italiane. Queste differenze possono avere un impatto significativo sul budget familiare e sulle decisioni di spesa. Ad esempio, famiglie che vivono in città con un costo della vita elevato come Aosta potrebbero dover fare sacrifici maggiori rispetto a quelle che vivono in città più economiche come Napoli. Inoltre, il rapporto sottolinea l’importanza di considerare non solo il costo complessivo della vita, ma anche le spese specifiche come la spesa alimentare, che possono variare notevolmente da una città all’altra.
L’indagine del Codacons fornisce una panoramica dettagliata delle differenze nei costi della vita in Italia, evidenziando come queste possano influenzare le scelte di consumo delle famiglie. Mentre Aosta si conferma la città più cara, Napoli e Catanzaro offrono alternative più economiche per chi cerca di contenere le spese. Questo rapporto è un utile strumento per comprendere meglio le dinamiche economiche del paese e per prendere decisioni più informate sulla gestione del budget familiare.
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