Connect with us

Tech

Telecamere amiche o spie in salotto? Il lato oscuro della videosorveglianza domestica

Sempre più diffuse per proteggere casa e giardino, molte telecamere connesse a Internet possono trasformarsi in occhi indiscreti puntati sulla nostra vita.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Le telecamere che installiamo per sentirci più sicuri – videosorveglianza – sono spesso le stesse che ci espongono a rischi invisibili ma reali. Basta una configurazione sbagliata, una password lasciata di default o un dispositivo economico privo di adeguate misure di sicurezza, e chiunque là fuori nel mondo può accedere alle immagini della nostra quotidianità. E non serve nemmeno essere hacker esperti. Esistono motori di ricerca come Shodan che indicizzano dispositivi connessi alla rete, comprese le telecamere domestiche. Basta copiare un indirizzo IP in un lettore video e si aprono finestre su cucine, salotti, cortili, uffici, persino stanze da letto.

    Ci spiano anche nella stanza da letto

    In Italia si stima che oltre 70mila dispositivi siano esposti a questo tipo di vulnerabilità. Il problema è che spesso non ce ne accorgiamo, perché non riceviamo segnali evidenti e nessuno ci avvisa. Le immagini possono essere registrate, condivise, vendute, e diventare materiale per ricatti o violazioni della privacy. Alcuni casi giudiziari hanno già portato a condanne, ma il fenomeno resta sommerso. Per proteggersi è fondamentale cambiare le credenziali di accesso, aggiornare regolarmente il software del dispositivo, disattivare l’accesso remoto se non necessario e scegliere prodotti con standard di sicurezza elevati. La consapevolezza è il primo passo per evitare che la nostra telecamera diventi l’occhio di qualcun altro.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Tech

      Tecnologia sotto l’ombrellone: i gadget tech dell’estate che (forse) non sapevi di volere

      Dalla borraccia smart al mini proiettore da spiaggia, i nuovi accessori tech rendono l’estate più comoda, più social e decisamente più cool. Anche sotto il sole.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        Chi l’ha detto che in vacanza bisogna “staccare”? O meglio, perché non farlo con stile, sfruttando tutta quella tecnologia che può trasformare una banale giornata al mare in un’esperienza da influencer internazionale (o da sopravvissuto del deserto, a seconda del mood)? Quest’estate la parola d’ordine è tech-relax: non si rinuncia al relax, ma neppure al Wi-Fi, alle app e ai gadget smart che ti fanno risparmiare fatica, tempo e – udite udite – sudore.

        Il ventilatore da spiaggia esiste davvero
        Lo metti nello zaino, lo attacchi al power bank e ti regala una brezza da Costa Smeralda anche se sei a Fregene: parliamo del mini ventilatore portatile, ormai must-have di ogni borsa mare che si rispetti. Alcuni modelli sono dotati di nebulizzatore, per un effetto hammam tascabile che sfida anche la sabbia più rovente.

        Occhio alla borraccia… che ti giudica
        Bere acqua è importante, certo. Ma ricordarsene, tra un tuffo e un mojito, è tutta un’altra faccenda. Ecco che entra in scena la borraccia smart, che vibra o si illumina quando hai bevuto troppo poco. Alcune si sincronizzano con lo smartwatch, altre ti inviano una notifica sullo smartphone. Perché l’idratazione, ormai, è anche una questione di notifiche.

        Selfie di fuoco, ma senza surriscaldare il telefono
        Sole a picco, temperatura tropicale, e il telefono che ti avvisa: “Sto morendo, lasciami all’ombra”. Soluzione? Le custodie termoisolanti, l’equivalente tech del bagnino per il tuo smartphone. Proteggono dai raggi solari, evitano il surriscaldamento e, dettaglio non trascurabile, sono anche Instagram-friendly. Il colore fluo è quasi d’obbligo.

        Streaming sotto le stelle? Yes, we can
        Altro che cinema all’aperto. L’ultima tendenza da spiaggia (o da terrazza panoramica) è il mini proiettore tascabile: grande quanto una lattina, potente come una TV. Si collega via Bluetooth al telefono e proietta film, concerti o video TikTok sulla parete della casa al mare. In alternativa, va bene anche un telo bianco steso tra due ombrelloni.

        La rivoluzione del telo mare 3.0
        È impermeabile, antisabbia, pieghevole, carica il telefono (sì, davvero), suona musica e – giuro – qualcuno sostiene anche che massaggi la schiena. I teli mare tech sono la nuova frontiera del dolce far niente hi-tech: un po’ stuoia zen, un po’ navicella spaziale.

        E se invece vuoi disintossicarti? C’è anche la tech detox
        Per chi cerca l’estate analogica, quella dei racchettoni e dei giri in pedalò, la tecnologia offre… l’anti-tecnologia. Ci sono app (paradossale, lo so) che bloccano notifiche e social per ore stabilite, braccialetti che vibrano quando superi il limite giornaliero di schermo, e persino localizzatori che ti aiutano a trovare il cellulare per poi spegnerlo consapevolmente.

        In sintesi? L’estate 2025 è il perfetto equilibrio tra piacere e praticità, gadget e libertà, Wi-Fi e mojito. L’importante è ricordarsi una cosa: la tecnologia deve servire a migliorare la vacanza, non a sostituirla. Quindi sì al drone per riprendere l’aperitivo, ma poi posa il telefono. E goditi la luce vera del tramonto. Anche se non puoi metterla in story.

          Continua a leggere

          Tech

          Il «gemello digitale» del Titanic svela nuovi dettagli sul relitto grazie alla riproduzione 3D

          Un viaggio nella storia del transatlantico tra tragedia umana e scoperta tecnologica: il gemello digitale svela dettagli inediti e preserva il relitto per le generazioni future.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

            La sala caldaie, la storia di 35 ingegneri eroi, le cabine di prima classe e gli oggetti personali sparsi attorno allo scafo. Il Titanic rivive in una veste inedita grazie al nuovo documentario prodotto da National Geographic e Atlantic Productions. Nella parte posteriore della sezione di prua, dove il Titanic si è spezzato in due, si trovano gli immensi locali delle caldaie, ancora concave, segno che erano in funzione mentre si immergevano nell’oceano Atlantico. Questo dettaglio avvalora le testimonianze di alcuni sopravvissuti, secondo cui le luci sul ponte rimasero accese fino agli ultimi istanti del naufragio, avvenuto tra il 14 e il 15 aprile 1912.

            Una resurrezione digitale grazie a 16 terabyte di dati

            Nel 2022 ha preso vita un progetto ambizioso per far «risorgere» il Titanic: una resurrezione digitale che ha raccolto 16 terabyte di dati attraverso 715mila immagini e riprese in 4K, realizzate da due robot subacquei chiamati Romeo e Juliet. Con un’analisi durata due anni, storici, ingegneri ed esperti forensi hanno realizzato la più grande scannerizzazione 3D mai effettuata di un oggetto sott’acqua. Questo lavoro ha permesso di ricostruire in dettaglio il relitto, situato a 3.800 metri di profondità al largo di Terranova.

            Grazie al «gemello digitale», sono emersi nuovi dettagli sulla vicenda

            Il documentario «Titanic: The Digital Resurrection», in anteprima l’11 aprile, presenta questi nuovi elementi. La sala caldaie, visibile nella frattura dello scafo, e le cabine di prima classe, dove passeggeri ricchi come J.J. Astor e Benjamin Guggenheim cercarono riparo. La sala caldaie è il luogo in cui 35 ingegneri eroi persero la vita, rimanendo operativi per oltre due ore dopo l’impatto per garantire elettricità e trasmissione dei segnali di soccorso. Una valvola del vapore, ancora aperta, testimonia il loro sacrificio.

            Quella del Titanic resta soprattutto una tragedia umana

            Delle 2.224 persone a bordo, circa 1.500 morirono, e furono recuperati meno di 350 corpi. Gli oggetti personali recuperati attorno al relitto – orologi, monete, pettini, scarpe – raccontano le vite di chi viaggiava su quella nave e sono stati digitalizzati. Tuttavia, il Titanic continua a deteriorarsi: parti iconiche come la ringhiera di prua sono già crollate. Grazie alla riproduzione 3D, il Titanic del 2022 resterà immortale, garantendo a questa storia un posto nella memoria collettiva per le future generazioni, ancora affascinate da una vicenda di oltre 113 anni fa.

              Continua a leggere

              Tech

              Altro che tormentone da spiaggia: quest’estate il pezzo lo scrive l’intelligenza artificiale (e magari anche tu)

              Dalle app che generano beat virali in pochi secondi ai software che ti fanno cantare come se fossi Elodie o Blanco, l’era dei tormentoni estivi creati dall’intelligenza artificiale è ufficialmente cominciata. E no, non servono studi, tastiere o microfoni costosi: bastano uno smartphone e un po’ di fantasia.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                Dimenticatevi produttori discografici, studi da mezzo milione di euro e autori in cerca dell’inciso perfetto: il tormentone dell’estate 2025 potresti scriverlo tu, nel tragitto casa-lavoro, mentre aspetti l’autobus o tra una birra e l’altra al lido. Con chi? Con l’intelligenza artificiale, naturalmente. L’IA generativa sta rivoluzionando anche la musica pop, e il fenomeno non si limita più ai deepfake vocali su TikTok. È una questione seria, anzi serissima: oggi le piattaforme più usate per creare canzoni con l’IA sono già milioni. E la cosa impressiona non è solo la quantità, ma la qualità.

                Vuoi un beat reggaeton con contaminazioni trap e testo bilingue italiano-spagnolo? Puoi farlo. Cerchi una base house con voce femminile vagamente sensuale? Fatto. Ti serve un pezzo demenziale per l’addio al celibato con testo in rima su misura? Facile. E c’è chi si è già fatto da solo l’inno del proprio matrimonio. Il tormentone dell’estate? Si scrive in un pomeriggio — con tre app gratuite, un microfono da smartphone e tanta voglia di divertirsi. O di diventare virali.

                Le app da provare per creare il tuo tormentone

                1. Suno.ai
                È tra le più usate in assoluto: digiti un prompt tipo “canzone dance in stile anni ’90 con voce maschile” e in pochi secondi ti restituisce due tracce complete, strofa-ritornello inclusi. Puoi scegliere lo stile vocale, il mood, l’arrangiamento. E il bello è che puoi riscriverla all’infinito finché non trovi la hit perfetta.

                2. Udio
                La nuova star del momento. Interfaccia semplice, altissima qualità audio, una libreria vocale ampissima e la possibilità di generare pezzi in inglese, italiano, spagnolo. Bastano pochi input testuali e voilà, il tuo tormentone urban-pop è pronto per Spotify. I più smanettoni usano Udio anche per remixare canzoni famose in versioni “alternative”.

                3. Boomy
                Pensata per chi non sa nulla di musica. Ti guida passo dopo passo: scegli il genere, il ritmo, il tipo di voce e ti propone subito una base. Puoi cantare tu sopra, oppure lasciare che la voce venga generata artificialmente. E puoi caricare il brano su piattaforme come Apple Music e YouTube direttamente dall’app.

                4. Soundraw.io
                Qui siamo su un livello più tecnico: serve per costruire colonne sonore personalizzate, ma se vuoi fare un tormentone cinematografico stile Summer Sadness o Bailando con le lacrime, è perfetta. Ottima per chi vuole un suono più maturo.

                5. Splash
                Amatissima dai creator su TikTok, è l’app “giocattolo” che fa hit da ballare in 30 secondi netti. Perfetta per meme, balletti, reel. Non ci farai Sanremo, ma qualche migliaio di like sì.

                E se la cantassimo noi?

                Il bello dell’IA musicale è che puoi anche metterci la voce. O meglio: una voce. Che non deve essere tua. Puoi far cantare il tuo pezzo a un clone vocale di un artista famoso (non sempre legalissimo) oppure usare generatori vocali neutrali con diverse opzioni di genere, accento e intensità. E c’è chi sta già creando duetti con se stesso, oppure si fa fare i cori. Una specie di band personale sempre disponibile, che non litiga mai.

                Il problema del copyright

                Naturalmente non è tutto rose e fiori: se usi la voce di un cantante vero o prendi ispirazione da una canzone esistente, potresti ricevere una bella diffida. Per questo molte app hanno creato le cosiddette “voci proprietarie”, cioè generi vocali originali che non imitano nessuno. Ma la zona grigia esiste, eccome, e i tribunali del futuro avranno parecchio lavoro.

                E se diventasse davvero un successo?

                C’è già chi lo ha fatto. Alcuni brani generati con IA sono entrati nelle classifiche Spotify. Altri sono diventati virali su TikTok e Instagram, con milioni di visualizzazioni. Certo, non è detto che basti un click per fare una hit. Ma se un tempo servivano i Blue Jeans, il falsetto, il tormento d’amore e lo scoglio su cui gridare “sei nell’anima”, oggi basta un prompt e una buona idea. E magari, chissà, un ritornello tipo: “Dimmi che mi ami o ti cancello il WiFi”.

                E allora vai: questa estate, invece di ballare il solito tormentone altrui, fanne uno tuo. Anche brutto, anche surreale. Ma tuo. Con l’IA che accompagna. E la voce che ti pare. Anche quella di tua zia. Tanto poi ci pensa l’autotune.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù