Lifestyle
I dieci accessori indispensabili da mettere sempre in valigia quando si parte
Prepararsi al meglio per un viaggio significa avere a disposizione gli accessori giusti. Con questi dieci elementi essenziali, è possibile affrontare ogni viaggio con serenità, godendoci ogni momento senza preoccupazioni.

Il tempo delle vacanze è quasi al termine anche se alcuni hanno scelto proprio questo mese di settembre per godere di un periodo di ferie. Magari partire per luoghi lontani, altri Continenti. Altri invece, terminate le ferie, ricominciano proprio ora a viaggiare per business. Per evitare lo stress e assicurarsi di avere tutto il necessario, prima di partire è meglio compilare una lista degli accessori essenziali da portare sempre con noi. Ne abbiamo selezionati una decina sperando di non aver dimenticato nulla… a casa.
Adattatore da viaggio universale
E’ la prima cosa che ci viene in mente appena pensiamo al nostro viaggio. Un accessorio indispensabile di cui non riusciamo a farne a meno. Un adattatore universale serve sempre. Per caricare dispositivi elettronici come telefono, orologio, fotocamera e auricolari in qualsiasi parte del mondo. L’adattatore Amoner offre prese di corrente AC da 1440W con 2 porte USB da 10W, compatibile con numerosi paesi tra cui Europa, Regno Unito, Stati Uniti e Australia. È compatto, leggero e facile da trasportare.
Bilancia per valigie
Per evitare spiacevoli sorprese al check-in degli aeroporti ricordiamoci una bilancia digitale portatile per valigie. Facile da usare e precisa, questa bilancia permette di misurare il peso delle valigie con diverse unità di misura. Lo schermo LCD retroilluminato rende la lettura semplice e chiara.
Custodia per cavi e accessori elettronici
Serve per mantenete in ordine i cavi, gli alimentatori e gli auricolari con una custodia semplice. Ce ne sono di tutti i tipi con ampie aperture e diverse categorie di organizzazione. Anche con la custodia impermeabile in tessuto Oxford. Sembra un accessorio superfluo ma è una soluzione pratica per evitare grovigli.
Set di organizer per valigie
In valigia, una volta aperta, sembra sempre che non ci stia nulla. O quasi. E invece possiamo organizzare lo spazio disponibile con un set di organizer da 8 pezzi. Realizzati in tessuto impermeabile e poliestere resistente, gli organizer aiutano a dividere e organizzare i vestiti, mantenendo tutto in ordine e separato, incluso l’abbigliamento sporco.
Kit da viaggio per liquidi e creme
Quel fastidioso limite dei 100 ml urta molti. Possiamo arrangiarci, sempre restando nelle regole, con un set da 11 pezzi per organizzare saponi, creme e lozioni. Il set include flaconi spray e bottiglie a pompa, tutti sotto i 100 ml, ideali per viaggiare in aereo. A prova di perdite garantisce praticità e risparmio di spazio. L’unica perdita è quella del tempo che ci vuole per riempire i flaconi prima di partire.
Sacchetti arrotolabili
Per risparmiare spazio in valigia esistono confezioni da 12 sacchetti arrotolabili. Realizzati in robusti strati di pellicola, i sacchetti acquistabili nei supermercati proteggono i vestiti da umidità, sporcizia, muffa e cattivi odori. Sono riutilizzabili e facili da usare.
Supporto per telefono cellulare
Il supporto è perfetto per lunghi viaggi. Sono dotati di staffa multifunzione possono essere fissati su varie superfici, scrivania, letto o sedile dell’aereo. Che sia indispensabile non lo sappiamo, certo è che se serve garantisce comodità ed evita torcicolli.
Mini coperta da spiaggia
Se decidiamo di stenderci da qualche parte magari sulla riva del mare o in un parco cittadino potrebbe servirci una mini coperta da spiaggia. Facile da riporre e trasportare, è perfetta per qualsiasi attività all’aperto come prendere il sole o fare picnic. Sono lavabili in lavatrice e sono realizzate con tessuti che asciugano rapidamente.
Mini ombrello
Vabbè questo è un must. Un mini ombrello tascabile super piatto serve sempre, anche se non partiamo. da tenere in auto fisso o inserire in valigia. Ce ne sono alcuni veramente leggeri che non superano il peso di un etto. Perfetti per affrontare qualsiasi condizione meteorologica. Occupano pochissimo spazio, e sono facili da trasportare garantendo un riparo immediato.
Cuscino da viaggio in memory foam
Nei lunghi tragitti in aereo fa la differenza. Un cuscino da viaggio in memory foam offre un comfort impagabile. Il tessuto con cui sono realizzati è respirante e hanno una imbottitura ad alta densità. E’ capace di alleviare l’affaticamento del collo e delle spalle. Di solito il rivestimento è sfoderabile e lavabile in lavatrice. Può includere anche una mascherina per gli occhi.
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Società
Dilaga il fenomeno dei licenziamenti ad personam fatti via mail o via Quit-Tok
Dilaga il fenomeno dei licenziamenti ad personam fatti va mail o via Quit Tok
I licenziamenti sono sempre difficili da superare. Non vanno giù facilmente. Sembrano dei soprusi. Delle ingiustizie. Soprattutto per la Generazione Z.

I licenziamenti sono sempre difficili da superare. Non vanno giù facilmente. Sembrano dei soprusi. Delle ingiustizie. Soprattutto per la Generazione Z.
La nuova moda per i ragazzi che vengono licenziati è di prendersi una rivincita attraverso i social. Ovvero pubblicare il momento in cui vengono cacciati per dimostrare il loro disappunto verso l’azienda. E soprattutto mettere in guardia i proprie coetanei sui modi utilizzati dalla stessa per darti il ben servizio. Ma i capi del personale si stanno facendo furbi. Ovvero hanno iniziato a licenziare via mail. La reputazione è salva.
Mi licenzi? Lo racconto sui social
Per i ragazzi della Generazione Z il licenziamento va visto non più come un evento di cui vergognarsi. Tutt’altro. Può diventare una bandiera. Un episodio importante da condividere a volte anche su uno dei social più diffusi come Tik Tok. Secondo una inchiesta effettuata dal quotidiano britannico Financial Times si tratterebbe di un vero e proprio fenomeno: Quit-Tok. Filmati, pubblicati con titoli come “lascia il mio lavoro con me” oppure con l’hashtag #layoffseason, fanno parte di questa tendenza che punta a condividere pubblicamente quella che in altri tempi sarebbe stata una comunicazione privata.
Rendere pubbliche alcune fasi della propria vita lavorativa
Le dimissioni pubbliche sono diventate un successo virale. Fa audience, crea follower. Inoltre molti giovani manifestano la loro insoddisfazione rispetto al proprio incarico e alcune incongruenze dell’organizzazione o dei settori a cui sono stati assegnati. Secondo l’indagine del FT tra i video postati nell’ultimo giorno di lavoro quelle che usano di più questo tipo di comunicazione sono le ragazze. Con le lacrime agli occhi si riprendono dopo aver appena letto una mail in cui il capo informa che si è stati licenziati oppure che ci si sta dimettendo dal proprio ruolo.
Ma i manager si stanno facendo furbi
I lavoratori che realizzano le clip si filmano durante le videochiamate e i manager dall’altra parte non sanno di essere registrati. Molti sono all’interno del luogo di lavoro. Una clip di nove secondi, riportato nell’inchiesta del FT, mostra un ristorante McDonald’s vuoto, presumibilmente dopo che tutti i dipendenti sono stati licenziati in massa. Naturalmente il rischio che i dipendenti possano essere contestati per riprese nascoste esiste. Ma la maggior parte degli utenti di TikTok non sembra preoccuparsene. Non teme azioni legali della propria azienda. Ribattono che è utile mostrare risposte personali, spesso emotive, per mostrare la loro “autenticità” e magari esorcizzare ansia e stress. E i primi effetti di questa nuova moda si stanno già facendo sentire soprattutto nelle aziende tecnologiche.
E le Risorse Umane vanno al contrattacco
Sia i responsabili delle risorse umane che i dirigenti aziendali, ma anche avvocati specializzati in diritto del lavoro e le società di ricollocamento non amano diventare il bersaglio di un TikTok virale. Per questo si stanno organizzando per evitare le brutte figure e cadere in tranelli che possono mettere in dubbio la propria reputazione. Per questo utilizzano sempre più spesso la mail o gli sms. Sarà corretto?
Cosa dicono gli avvocati di Quit-Tok
Secondo lo studio legale Toffoletto De Luca Tamajo la pratica di licenziare il dipendente utilizzando un sms, un social o via mail è legittimo. Per il licenziamento notificato via mail la Corte di Cassazione ha spiegato che il requisito della comunicazione per iscritto del licenziamento deve ritenersi assolto “con qualunque modalità che comporti la trasmissione al destinatario del documento scritto nella sua materialità”. Quindi anche mediante invio di una e-mail.
Nel caso dell’uso di WhatsApp il Tribunale di Catania ha stabilito che il messaggio WhatsApp è un documento informatico imputato con certezza al datore di lavoro e dal quale “discende l’inequivoca volontà di licenziare comunicata efficacemente al dipendente.” Nel caso di un sms la Corte d’Appello di Firenze ha ritenuto lo strumento formalmente legittimo per la notifica del licenziamento. Naturalmente in tutti i casi il dipendente può impugnare il licenziamento e fare ricorso nelle sedi competenti.
Shopping
Mattel gioca con l’Intelligenza Artificiale: design firmato OpenAI per le nuove Barbie
La Mattel scommette sull’IA per rilanciare le vendite e cavalcare l’onda dell’innovazione. Una scelta strategica, ma anche necessaria, in un mercato in crisi. E tra dazi, costi crescenti e consumatori più cauti, anche le Barbie dovranno reinventarsi.

La Barbie avrà un cervello artificiale. O almeno, lo avranno i designer che la progetteranno. Mattel ha infatti annunciato una partnership con OpenAI, la società fondata da Sam Altman e madre dell’intelligenza artificiale più chiacchierata del momento. L’obiettivo è chiaro: reinventare il modo in cui si immaginano e si creano i giochi. E, possibilmente, riconquistare il mercato.
È una mossa che sa di rilancio. Dopo un periodo complicato, con vendite in calo e costi in salita, Mattel tenta la carta dell’innovazione. Lo farà usando gli strumenti di OpenAI per generare concept creativi, nuove idee per linee di prodotto, personaggi, packaging e interi universi narrativi.
“Ogni nostro prodotto è progettato per ispirare e intrattenere”, ha dichiarato Josh Silverman, responsabile dei grandi marchi Mattel. “L’intelligenza artificiale ci aiuterà ad ampliare questa missione, portando i nostri brand in territori ancora inesplorati”. Gli fa eco Brad Lightcap, COO di OpenAI: “Siamo felici di collaborare con un’azienda che rappresenta da sempre il gioco e la fantasia”.
Ma dietro il linguaggio entusiasta ci sono anche motivi ben più concreti. Il settore dei giocattoli sta attraversando un momento difficile. La domanda globale è debole, i consumatori tagliano sulle spese superflue e la concorrenza, soprattutto online, è feroce. E ora si aggiunge un nuovo fronte: la guerra dei dazi innescata da Donald Trump, che minaccia di colpire le importazioni cinesi con rincari fino al 25%. Considerando che gran parte della produzione Mattel avviene proprio in Asia, anche le Barbie – come gli altri giocattoli del gruppo – rischiano un ritocco verso l’alto nei prezzi.
Per questo l’alleanza con OpenAI non è solo una trovata da ufficio marketing, ma una strategia mirata. Ridurre i tempi di progettazione, generare in automatico varianti e scenari, produrre su richiesta senza sprechi. E chissà, magari anche creare nuove icone pop che parlino il linguaggio delle nuove generazioni.
Curiosità
Tu lo sai che cos’è la plant blindness? Un fenomeno sottovalutato
La plant blindness è un fenomeno sottovalutato ma significativo. Riconoscerlo e affrontarlo è essenziale per garantire la conservazione della biodiversità, la salute degli ecosistemi e il benessere delle generazioni future.

La plant blindness, o “cecità botanica”, è un termine coniato dai botanici James Wandersee ed Elisabeth Schussler nel 1998. Si riferisce all‘incapacità delle persone di vedere o riconoscere le piante nel loro ambiente quotidiano. Questo fenomeno non è legato a problemi di vista, ma piuttosto a una mancanza di consapevolezza e apprezzamento delle piante e del verde che ci circonda. Le persone affette da plant blindness tendono a ignorare le piante, considerando il mondo naturale principalmente attraverso l’interazione con gli animali e altri esseri umani.
Come si manifesta?
La plant blindness si manifesta in vari modi, tra cui: la mancanza di riconoscimento. Molte persone non sono in grado di identificare le piante comuni nella loro area, distinguendo a malapena tra diversi tipi di alberi, fiori o erbe. La sottovalutazione del ruolo delle piante. La gente tende a non comprendere l’importanza ecologica delle piante, ignorando il loro ruolo cruciale nella produzione di ossigeno, nel ciclo del carbonio e come habitat per numerose specie animali. La mancanza di educazione. Nei programmi scolastici, la botanica riceve spesso meno attenzione rispetto alla zoologia, portando a una generale mancanza di conoscenza delle piante tra i giovani. I media e le pubblicazioni scientifiche tendono a concentrarsi più sugli animali che sulle piante, alimentando questa tendenza a ignorare il mondo vegetale.
Quali sono gli effetti negativi della plant blindness
La plant blindness può avere una serie di conseguenze negative, sia per l’ambiente che per la società. L’incapacità di riconoscere e apprezzare le piante può portare a una diminuzione degli sforzi verso la conservazione delle stesse. Senza una consapevolezza diffusa dell’importanza delle piante, le politiche ambientali e le iniziative di conservazione potrebbero trascurare la protezione degli habitat vegetali. Esiste poi un problema legato al declino della salute degli ecosistemi. Le piante sono fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi. Ignorarle può compromettere la salute degli ecosistemi stessi, influenzando negativamente il ciclo dei nutrienti, la qualità dell’aria e dell’acqua e la stabilità del suolo.
Si perdono le conoscenze tradizionali
In molte culture, la conoscenza delle piante è profondamente radicata nelle pratiche tradizionali di medicina, cucina e artigianato. La plant blindness può portare alla perdita di queste preziose conoscenze, che rischiano di scomparire con il passare delle generazioni. Inoltre la mancanza di interesse per la botanica può ridurre il numero di studenti e ricercatori che si dedicano a questa disciplina. Questo può rallentare i progressi scientifici in settori come l’agricoltura sostenibile, la biotecnologia vegetale e la conservazione delle specie vegetali.
Come contrastare la plant blindness
Per contrastare la plant blindness, è necessario un cambiamento culturale ed educativo partendo proprio dalla scuola. Sarebbe utile poter integrare la botanica nei programmi scolastici fin dalle prime fasi dell’istruzione, promuovendo attività pratiche che coinvolgano direttamente gli studenti con le piante. Inoltre, ma questo già avviene, sarebbe utile promuovere documentari, articoli e programmi televisivi che mettano in risalto l’importanza delle piante e la loro bellezza. Oppure organizzare eventi di comunità come passeggiate botaniche, workshop di giardinaggio e mostre di piante per stimolare l’interesse e la consapevolezza delle persone verso il mondo vegetale.
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