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Lifestyle

In vacanza solo con la carta d’identità

E’ possibile viaggiare solo con la carte d’identità senza usare il passaporto? Sì e non solo in Europa.

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Viaggiare solo con la carta d'identità

    Andare in vacanza senza passaporto ma solo con la carta d’identità è possibile in Paesi che a volte neppure non ci immaginiamo. Forse qualcuno non ce la fa a rinnovare per tempo, forse qualcuno il passaporto non ce l’ha proprio. Sono i molti a dover fare i conti con un numero ridotto di possibilità. Fra costi di marche da bollo, difficoltà per le prenotazioni e ritardi nelle consegne, per rinnovare o richiedere il passaporto ci vuole del tempo. Esistono comunque mete alternative che si possono raggiungere solo con la carta d’identità. Anche mete inaspettate.

    Europa senza confini

    Beh è chiaro che il primo bacino a cui rivolgersi resta l’Unione Europea. In tutti i Paesi membri si può viaggiare solo esibendo la carta d’identità. Fra le mete più ambite ci sono le isole della Spagna, inclusa Formentera, Grecia, Cipro e Malta.

    Nell’area Schengen

    Oltre ai Paesi dell’Ue, ce ne sono altri che fanno parte dell’area Schengen ma non sono membri dell’Unione, in cui viaggiare solo con la carta d’identità. Per esempio? Per esempio Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera. Bisogna però sempre essere informati su possibili ordinanze che possono revocare solo temporaneamente l’accordo. Come è successo in occasione del G7, quando il Viminale ha sospeso Schengen e ripristinato i controlli fino al 18 giugno.

    Europa dell’Est e Balcani

    Nel nostro Continente ci sono altri otto Paesi al di fuori dell’area Schengen che accettano la carta d’identità italiana come documento per trascorrere le vacanze. Come per esempio Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Kosovo, Macedonia del Nord, Moldavia, Montenegro e Serbia.

    Le spiagge del Mediterraneo

    In alcuni Paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo è richiesto solo un visto d’ingresso all’arrivo (e una fototessera), insieme alla nostra carta d’identità valida per l’espatrio. Possiamo raggiungere l’Egitto a zonzo tra le Piramidi oppure si possono raggiungere le coste del Mar Rosso. Anche la Turchia concede fino a 90 giorni di viaggio, da utilizzare per visitare le classiche mete come Istanbul, Cappadocia e le mete marittime Antalya e Alanya che si affacciano sul Mediterraneo.

    Anche mete che non ti aspetti

    Udite, udite ci sono anche mete oltreoceano situate in altri Continenti che è possibile raggiungere e visitare solo con la nostra carta d’identità. Tra climi tropicali o isole paradisiache, la nostra carta d’identità ci permette di visitare Guadalupa, Martinica, Guyana Francese, Réunion e Mayotte. E ancora le isole Canarie, Azzorre e Madeira.

    Bambini o quattrozampe…che si fa?

    Sul sito Viaggiare Sicuri della Farnesina è possibile trovare informazioni su cambiamenti dell’ultima ora e soprattutto è meglio registrarsi per essere rintracciati nel caso servisse. Esiste anche una lista dei Paesi dove ancora non accettano la carta d’identità elettronica e, pertanto, si consiglia di verificare con le ambasciate di destinazione se questo documento di viaggio è accettato. Anche i minori italiani che viaggiano devono essere muniti di documento di identità, mentre se si viaggia con un cane lui dovrà sempre e comunque avere il suo passaporto europeo rilasciato dai servizi veterinari dell’azienda sanitaria di residenza.

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      Tech

      La casa intelligente non dorme mai: la tecnologia che semplifica la vita (senza rubarci l’anima)

      La smart home non è più un lusso da visionari, ma una realtà accessibile. Parla con noi, si adatta alle abitudini, regola la luce, la musica, la temperatura. Eppure, tra comfort e controllo, resta una domanda sospesa: fino a che punto la tecnologia può anticipare i nostri desideri senza sostituirli?

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        Non serve più dire “accendi la luce”: oggi basta entrare in casa e tutto si sistema da solo. Le tapparelle si abbassano, il riscaldamento sale di due gradi, parte la playlist del venerdì. È la smart home, l’evoluzione silenziosa che ha trasformato le abitazioni in organismi intelligenti, capaci di adattarsi a noi — o forse il contrario.

        Secondo le ultime stime, oltre un italiano su tre possiede almeno un dispositivo connesso: termostati digitali, serrature smart, assistenti vocali, lampadine Wi-Fi. Oggetti che una volta sembravano futuristici e oggi sono la normalità di un’abitudine che si chiama automazione domestica.

        Il fascino è comprensibile: risparmio energetico, sicurezza, comodità. Un solo comando — o meglio, un algoritmo — decide tutto. I sistemi di illuminazione gestiscono la luce naturale durante il giorno, i frigoriferi segnalano quando manca il latte, le lavatrici dosano da sole il detersivo. È il sogno della semplicità, finalmente realizzato.

        Eppure, la tecnologia che ci semplifica la vita rischia anche di addormentarci. Gli esperti di digitale parlano di “dipendenza da comfort”: più una casa è intelligente, meno lo è chi la abita. Gli assistenti vocali imparano le nostre abitudini, ci ascoltano, prevedono. E se da un lato ci sollevano da mille microgesti, dall’altro riducono il nostro margine di scelta.

        Ma la verità, come sempre, sta nel mezzo. La nuova frontiera non è scegliere tra uomo o macchina, ma trovare equilibrio. Una casa che collabora con chi la vive, senza sostituirne l’intelligenza. Perché il bello della tecnologia non è la perfezione, ma la possibilità di usarla per ciò che è: un alleato, non un padrone.

        Così, quando torniamo la sera e la luce si accende da sola, il termostato ci accoglie alla temperatura giusta e la voce dell’assistente ci augura il bentornato, il vero lusso non è la domotica. È sentirsi ancora, finalmente, a casa.

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          Moda

          Maglioni, calore e stile: la maglieria torna protagonista dell’autunno con un’eleganza rilassata

          Dal pull norvegese al dolcevita minimal, la maglieria torna al centro del guardaroba autunnale. I filati naturali si mescolano con fibre innovative, le texture diventano protagoniste e i colori evocano la terra. È il trionfo del comfort chic: morbido, avvolgente e irresistibilmente contemporaneo.

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            C’è un momento, a fine ottobre, in cui l’aria cambia odore. L’estate si ritira e il primo istinto è quello di cercare qualcosa che scaldi. Non solo il corpo, ma anche l’anima. È il momento dei maglioni, dei cardigan lunghi, delle lane che accarezzano. E mai come quest’anno la maglieria è tornata al centro della scena della moda.

            Dimenticate i pull tristi da mezza stagione: la nuova generazione di maglioni è sofisticata, sensuale, urbana. Lo dimostrano le passerelle di Chloé, Max Mara, The Row e Prada, dove le modelle sfilano avvolte da lane pregiate e cashmere in tonalità neutre: avorio, caramello, moka, grigio fumo. La regola è una sola: il comfort diventa un’arte.

            Le linee si fanno fluide, i volumi oversize ma mai sciatte. Il dolcevita, un tempo simbolo di rigore intellettuale, torna reinterpretato in chiave femminile con tagli che lasciano scoperte spalle e clavicole. I cardigan diventano abiti, stretti in vita da cinture sottili. La lana grossa convive con il mohair vaporoso, mentre il merino più sottile sostituisce le camicie sotto i blazer.

            È la stagione del soft power: il potere morbido di chi sceglie la comodità senza rinunciare allo stile. Gli stilisti parlano di “knitwear therapy”: vestirsi di maglia come gesto di benessere, una carezza contro la frenesia. Anche i colori raccontano questa esigenza di calore: le palette della terra — ocra, ruggine, zucca, borgogna — sostituiscono i toni accesi dell’estate e invitano a un’eleganza naturale.

            Nei negozi si moltiplicano le capsule dedicate al knitwear sostenibile: lane rigenerate, cashmere riciclato, filati certificati. La moda guarda alla morbidezza, ma anche alla responsabilità.

            Perché in fondo, l’autunno è la stagione del ritorno a sé. E indossare un maglione non è solo una scelta estetica: è una dichiarazione d’intenti. Significa concedersi lentezza, protezione, intimità. Come una coperta che ci accompagna nel mondo, ricordandoci che anche la moda — quando vuole — può essere un abbraccio.

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              Lifestyle

              Il piacere di tornare a casa: profumi, luci e piccoli gesti che rendono l’autunno un lusso quotidiano

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                Ci sono stagioni che invitano all’avventura, e altre che sussurrano il contrario: “rientra, fermati, respira”. Ottobre appartiene alla seconda categoria. È il mese in cui il mondo fuori rallenta e la casa riprende il suo posto al centro della scena, come un teatro intimo fatto di luci morbide e gesti lenti.

                Il nuovo lifestyle d’autunno parla di ritorni: alla calma, alla cura, al silenzio. Dopo mesi di estroversione, è tempo di riscoprire il valore delle piccole cose: un plaid di lana, un tè fumante, una candela che profuma di vaniglia e legno di cedro.

                Gli interior designer lo chiamano “cocooning”, letteralmente “stare nel bozzolo”. È la tendenza che sta riscrivendo le regole dell’abitare contemporaneo: non più case perfette per essere fotografate, ma ambienti in cui si sta bene davvero. I colori si fanno caldi — terracotta, ocra, verde bosco — mentre le luci si ammorbidiscono, con lampade a intensità regolabile e abat-jour che accarezzano più che illuminare.

                Il comfort passa anche dai sensi. Gli esperti di aromaterapia consigliano di profumare gli ambienti con essenze naturali di ambra o sandalo, ideali per creare un’atmosfera accogliente e stimolare la serenità. E non servono grandi spese: basta un diffusore o un bruciatore d’olio per trasformare un soggiorno qualunque in un piccolo rifugio zen.

                Ma il vero lusso, oggi, è il tempo per sé. Un bagno caldo, una playlist di jazz, un libro lasciato aperto sul divano: rituali semplici che restituiscono ritmo alle giornate frenetiche. Persino la cucina cambia spirito: si riaccendono i fornelli, tornano le zuppe e i risotti, il vino rosso trova di nuovo posto sulla tavola.

                Alla fine, il lifestyle d’autunno non è questione di tendenze ma di consapevolezza. La casa non è solo il luogo dove si vive: è dove ci si ritrova. E in un’epoca di velocità e rumore, imparare a restare — con stile — è il gesto più moderno che ci sia.

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