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Santo Stefano: oltre il panettone, cinque idee per trascorrere un 26 dicembre indimenticabile!
Hai avanzi di panettone e la famiglia ancora in casa? Niente panico! Scopri come trasformare il 26 dicembre in una giornata indimenticabile, tra tradizioni, relax e un pizzico di follia.

Santo Stefano, il giorno dopo Natale, è un po’ come il lunedì di Ferragosto: un’estensione delle festività che ci lascia sempre un po’ perplessi. Ma perché sprecare questa giornata tra divano e avanzi del cenone? Ecco cinque idee originali per trasformare il 26 dicembre in un giorno da ricordare. Per davvero!
Santo Stefano… in movimento!
Hai presente quella sensazione di pesantezza post-cenone? È il momento di smaltire! Invece di crogiolarti sul divano, indossa le scarpe da ginnastica e vai a fare una bella passeggiata. O, se sei più avventuroso, organizza una gita fuori porta: un giro in bicicletta, un’escursione in montagna o una semplice passeggiata in un parco. L’aria fresca ti farà un mondo di bene e ti darà la carica per il resto della giornata.
Relax in modalità “on”
Se invece preferisci un approccio più rilassato, il 26 dicembre è il giorno perfetto per dedicarti al tuo benessere. Prepara un bagno caldo con le tue essenze preferite, accendi delle candele, metti della musica soft e rilassati. Oppure, se preferisci, immergiti in un buon libro o in una serie TV che hai sempre voluto vedere. Naturalmente sprofondato nel caro buon e a volte anche vecchio divano.
Volontariato: un gesto che fa bene al cuore
Vuoi dare un senso più profondo al tuo 26 dicembre? Perché non dedicare qualche ora al volontariato? Ci sono tantissime associazioni che hanno bisogno di una mano e che saranno felici di accoglierti. Sembra lapalissiano ma aiutare gli altri ti farà sentire bene e ti darà una nuova prospettiva sulle cose.
Pianifica il tuo futuro (con un pizzico di follia!)
Il 26 dicembre è anche il momento perfetto per sognare un po’. Prendi carta e penna e inizia a pianificare il tuo futuro. Quali sono i tuoi obiettivi per il nuovo anno? Dove vorresti viaggiare? Cosa vorresti imparare di nuovo? Non aver paura di osare e di sognare in grande!
E soprattutto festeggia come se non ci fosse un domani… o almeno fino a Capodanno!
Perché non prolungare i festeggiamenti? Organizza una cena con gli amici, prepara dei cocktail originali o semplicemente balla in salotto. L’importante è divertirsi e creare dei ricordi indimenticabili.
Ma quando nasce il culto di Santo Stefano
Il culto dedicato a Santo Stefano, il primo martire cristiano, si diffuse rapidamente dopo la sua morte. La sua fama crebbe ulteriormente nel 415 quando, secondo la tradizione, il suo corpo fu ritrovato a Gerusalemme. La Chiesa oggi celebra Santo Stefano in due date: il 3 agosto, giorno in cui si ricorda la scoperta del suo corpo, e il 26 dicembre, in concomitanza con le festività natalizie.
Il 26 dicembre: un legame con la nascita di Cristo
La scelta del 26 dicembre per celebrare Santo Stefano ha un significato profondo. La Chiesa primitiva desiderava celebrare i compagni di Gesù nei giorni vicini alla sua nascita. Essendo stato il primo martire, Stefano fu naturalmente associato a questa ricorrenza. Inoltre, si credeva che le sue reliquie fossero state portate in processione proprio il 26 dicembre del 415. Insieme a Stefano, anche altri santi legati a Gesù, come Giovanni Evangelista, i Santi Innocenti e, in passato, Pietro e Paolo, venivano celebrati nei giorni successivi al Natale, sottolineando così l’importanza della comunità cristiana che si formò attorno a Cristo.
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Questa sera grigliata in giardino… Sì ma il barbecue ce l’hai?
Organizzare una grigliata tra amici è un’ottima idea per passare del tempo insieme all’aperto e gustare del buon cibo. Ecco una guida su cosa occorre per farlo nel migliore dei modi.

In estate chi ha un giardino è fortunato perché può ospitare amici per una classica serata barbecue. E non c’è bisogno di essere per forza dei mangiatori di carne o pesce. Ci sono le verdure, i formaggi e soprattutto ci deve essere tanta pazienza. Ci sono diversi tipi di barbecue disponibili sul mercato, ciascuno con le proprie caratteristiche, vantaggi e svantaggi. Di seguito una panoramica dei principali tipi di barbecue, le marche più conosciute, i costi e gli accessori utili per organizzare una serata a cui non mancherà proprio nulla.
Ma quanti tipi di Barbecue ci sono in vendita?
Quello a carbone utilizza carbonella per la combustione. E’ il tipo classico e tradizionale e garantisce un sapore affumicato unico al cibo. Tra le marche più note Weber, Napoleon, LotusGrill. I costi variano da 50 a 500 euro, a seconda delle dimensioni e delle caratteristiche.
Indispensabili sono l’accendino elettrico o camino per carbonella, le griglie di ricambio, le pinze per il cibo e quelle per mescolare la carbonella e infine la spazzola per la pulizia finale.
Quello a gas è alimentato a propano o butano. Facilissimo da accendere è possibile regolare e controllare la temperatura. Weber, Campingaz, Broil King sono tra le marche più note. In questo caso i costi variano tra 150 e 1000 euro, a seconda del numero di bruciatori e delle funzionalità.
Vi servirà sicuramente un tubo di collegamento per bombola, la piastra in ghisa, il termometro integrato, e una copertura protettiva.
Quello elettrico, lo dice la parola stessa, è alimentato a corrente elettrica. E’ ideale per balconi o ambienti dove non è permesso l’uso di fiamme libere. Le marche più gettonate sono Tefal, De’Longhi, Weber con costi che variano da 50 a 400 euro. Anche per il modello elettrico vi servirà una piastra antiaderente, un vassoio raccogli grasso, le pinze e la spatola.
Nel modello a pellet per la combustione viene utilizzato pellet di legno compresso. Combina i vantaggi del barbecue a legna con la facilità di utilizzo. Traeger, Pit Boss, Camp Chef sono tre marche disponibili sul mercato. I costi in questo caso sono un po’ alti. Si va, infatti, dai 300 fono a superare anche i 2000 euro. Vi servirà una busta di pellet di diversi tipi di legno, una copertura, un termometro Wi-Fi, e un kit di pulizia.
Il modello portatile è molto compatto e facile da trasportare. Perfetto per picnic, in campeggi e in piccoli spazi come sul balcone di casa. Tra le marche più utilizzate Weber, Campingaz, Coleman. Costano dai 30 ai 200 euro massimo. Tra gli accessori avrete bisogno di una custodia per il trasporto, una griglia pieghevole e un accendino portatile.
Accessori utili ma non indispensabili
Se volete fare i sofisticati potete procurarci una serie di accessori che vi aiuteranno a cucinare meglio e a curare la cottura e la pulizia. Griglie e piastre di ricambio servono per avere sempre superfici di cottura pulite e pronte all’uso. Pinze e forchettoni vi potrebbero servire per girare carne e verdure senza bruciarsi. Ma vanno bene quelle che abbiamo già in casa.
Una spazzola per pulizia in effetti è utile per mantenere pulite le griglie dopo ogni utilizzo.
Termometro per carne? Certo è utile per controllare la temperatura interna del cibo e assicurarsi che sia ben cotto. Ma tutto sommato con tutti i barbecue che abbiamo fatto basta l’occhio e il profumo oltre che lo sfriccichio per capire se una costata è cotta oppure no.
Volete proprio strafare…?
Potete procurarci anche una ciminiere per la carbonella che vi servirò per accendere rapidamente e in modo uniforme la carbonella. Potete acquistare anche una coperture protettive per riparare il barbecue dalle intemperie quando non lo usate. poi ci sono i vassoi e i piatti da servizio per trasportare e servire il cibo in modo pratico. I guanti resistenti al calore per maneggiare la griglia e gli accessori caldi in sicurezza. Non dimenticatevi i marinatori ovvero quei contenitori dove insaporire la carne prima della cottura, e infine teglie e cartocci che sono sempre utili per cuocere verdure, patate e altri contorni. Gli accessori possono aggiungere un costo extra, che varia a seconda della qualità e della quantità di quelli acquistati, solitamente da 20 a 200 euro in totale.
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Freesbee, racchettoni e pistole ad acqua: i giochi da spiaggia che non passano mai di moda
Dalle sfide a racchettoni sotto il sole ai duelli con le pistole a pompa, fino ai lanci infiniti del freesbee: in spiaggia si torna bambini. E il divertimento, almeno quello, è ancora gratis.

Ci sono cose che il tempo non riesce a cancellare. Il rumore del mare, l’odore della crema solare e quei giochi da spiaggia che resistono a tutto: alla sabbia rovente, alle mode del momento, persino al passare degli anni. Ogni estate sembra quella buona per dire addio ai racchettoni, eppure bastano due palme e un angolo libero per far scattare la sfida. Con o senza linea di fondo campo.
Il freesbee? Un classico. Lo porti in valigia anche se sai già che lo perderai dopo tre giorni. Finirà tra le onde o dietro l’ombrellone della signora bionda che legge il giallo di turno, ma intanto tu lo rilanci, provi a fare il gesto da campione e speri che il vento non ti tradisca. Perché se c’è una legge non scritta delle spiagge italiane è che il freesbee va dove vuole lui, e spesso colpisce la persona sbagliata.
Poi ci sono loro, le pistole ad acqua. Un tempo erano di plastica trasparente e facevano il getto più triste dell’universo. Ora sembrano armi da guerra, con caricatori a pressione, serbatoi da mezzo litro e mira a lunga distanza. Appena parte la prima siringata, è guerra aperta. Bambini contro adulti, genitori che si fingono neutrali e poi inzuppano tutti. Perché diciamolo: nessuno resiste a una bella pistola ad acqua in pieno sole.
E i racchettoni? Non sono mai stati sport, ma puro rito estivo. C’è il tipo competitivo, che conta i palleggi e si vanta se arriva a cento. C’è il distratto, che colpisce i polpacci più che la palla. E c’è l’intellettuale da spiaggia, che gioca con l’aria da chi ha appena letto Kundera. A unirli tutti, il suono sordo del legno e quella palla che vola mentre il sole scotta e il tempo rallenta.
In un’epoca di realtà aumentata e intelligenze artificiali, sulla spiaggia vincono ancora i giochi più semplici. Nessuna app, nessuna ricarica, solo sabbia tra le dita e voglia di ridere. Ecco perché, alla fine, sotto l’ombrellone o tra un tuffo e l’altro, torniamo sempre lì: a far volare un freesbee storto, a palleggiare come Nadal sotto il sole, o a riempire la pistola ad acqua nel secchiello. Perché crescere è obbligatorio, ma in spiaggia si può anche far finta di niente.
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La crisi del nudismo sulle spiagge: la cultura del senza costume è fuori moda
Dal dopoguerra soprattutto in Germania è una tradizione antichissima, quasi una religione di Stato. Ma quest’anno l’associazione organizza la festa “senza costumi” è stata costretta ad annullare le celebrazioni per il 75esimo anniversario

Il nudismo, o naturismo, una pratica che ha radici storiche fin dal 1903 con la nascita del primo resort ad Amburgo, sta vivendo un periodo di crisi. Diffusosi ampiamente negli anni Sessanta, il nudismo oggi è in declino, preoccupando sia gli appassionati del movimento che gli investitori del settore.
Un declino inarrestabile
Il Wall Street Journal analizza il fenomeno, evidenziando due aspetti principali: l’invecchiamento della clientela e la conseguente difficoltà di attrarre i giovani. Molti giovani, infatti, non desiderano passare le vacanze in luoghi frequentati da persone dell’età dei loro genitori. John Whitehead, 22 anni, racconta la sua esperienza: “Mi sentivo a mio agio nudo fino a quando non ho visto un uomo dell’età di mio padre con cui avevo avuto rapporti di lavoro”.
La sfida del ricambio generazionale
Nicky Hoffman, a capo della Naturist Society, sottolinea: “L’intero modello di vita sparirà se non riusciamo a stimolare la partecipazione dei più giovani. Il problema è che la maggior parte di queste strutture non sono attrezzate per i giovani. Si sono trasformate in case di riposo”.
Per coinvolgere i giovani, le associazioni hanno provato varie strategie: strip poker al contrario, tornei di pallavolo, maratone nudiste e festival musicali come Nude-a-palooza e Nudestock. Tuttavia, molti giovani continuano a preferire luoghi pubblici dove praticare il nudismo, piuttosto che club privati con regole ferree come piscine che chiudono al tramonto e piercing proibiti.
Esperienze e tentativi di rinascita
Robbie White, 27 anni, ha partecipato al festival invernale 2009 del resort Sunsport Gardens, notando la scarsa presenza di giovani. Indignato, ha fondato il gruppo Florida Young Naturists, organizzando il primo Spring Break Bash, che ha attirato 55 partecipanti nel primo anno e 140 nel successivo. La festa è stata organizzata in una zona separata del Sunsport Gardens per far sentire i giovani più a loro agio.
La situazione in Europa
In Italia, il nudismo non ha mai avuto grande diffusione, con il numero più basso di spiagge naturiste in Europa. Anche in Germania, patria del naturismo, la crisi è evidente. Dopo la guerra, il nudismo era quasi una religione di Stato nella Germania comunista, ma oggi il declino è palpabile.
Il declino in Germania
I tedeschi hanno codificato il loro amore per il nudismo con l’associazione Deutscher Verband für Freikörperkultur (DFK) 75 anni fa. Tuttavia, le scarse iscrizioni hanno portato alla cancellazione delle celebrazioni per l’anniversario. I membri del DFK sono diminuiti da 65.000 a 34.000 negli ultimi 25 anni, con la maggior parte degli iscritti over-60. René Hartwig, un sessantatreenne dedito alle spiagge FKK del Mare del Nord, riassume il dramma: “Essere nudi non va più di moda. C’è paura del sole, dei droni, degli smartphone. E le associazioni sono devastate”
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