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TikTok banna per sempre l’influencer dei consigli tossici: un messaggio pericoloso finalmente fermato

Colazioni liquide, vestiti da bambini e una filosofia distorta che celebra la magrezza a ogni costo: TikTok decide di bannare definitivamente una delle sue utenti più controverse per tutelare i giovani e prevenire messaggi pericolosi. Un segnale forte contro chi promuove standard irraggiungibili e disordini alimentari.

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    La recente decisione di TikTok di bannare per sempre un’influencer di soli 22 anni, nota per i suoi discutibili consigli alimentari e di stile, è una misura che arriva come una necessaria salvaguardia per i milioni di giovani utenti della piattaforma. La ragazza, la cui identità è stata ampiamente diffusa sui social, promuoveva abitudini che, sotto una patina di glamour e fitness, nascondevano messaggi profondamente nocivi.

    Consigli tossici e pericolosi: dalla colazione liquida ai vestiti per bambina

    L’influencer, che aveva accumulato un grande seguito, si era costruita un’immagine fondata sull’ossessione per la magrezza. Le sue “diete” e i suoi allenamenti venivano proposti come segreti per raggiungere il corpo perfetto, ma dietro le sue parole si celavano regole estreme e prive di qualsiasi fondamento scientifico.

    Uno dei suoi consigli più controversi riguarda le cosiddette “colazioni liquide”, composte da frullati proteici e bevande elettrolitiche, presentate come il segreto delle “ragazze magre”. Questa promozione di una dieta restrittiva e poco equilibrata si combina con una serie di raccomandazioni assurde, come quella di comprare abiti nella sezione bambini per risparmiare, approfittando delle taglie ridotte e dei prezzi più bassi rispetto a quelli delle linee per adulti.

    Il suo messaggio più pericoloso e dannoso, però, è racchiuso in una frase che è diventata il motto del suo profilo: “In un mondo in cui puoi essere qualsiasi cosa, sii magra.” Un’affermazione che riduce l’identità e il valore di una persona alla sua apparenza fisica, normalizzando comportamenti ossessivi e mettendo a rischio il benessere mentale e fisico delle sue giovani follower.

    Una comunità divisa tra fan e critici

    I suoi contenuti hanno suscitato reazioni contrastanti: mentre molti utenti l’accusavano di diffondere messaggi dannosi, una parte consistente dei suoi follower, spesso giovanissimi, la osannava come modello da seguire. I commenti sotto i suoi post variavano da critiche feroci a messaggi di emulazione, con frasi allarmanti come “Sarò come te tra un mese” e “Voglio pesare quanto lei”. È evidente come le sue parole abbiano un forte impatto sulle nuove generazioni, che rischiano di interiorizzare standard di magrezza pericolosi e irrealistici.

    Le giustificazioni e il ritorno sulla piattaforma

    Nonostante fosse già stata bannata una volta da TikTok, l’influencer era riuscita a tornare con un nuovo account, riprendendo le sue attività come se nulla fosse successo. Negava di avere disturbi alimentari, affermando di comprendere il disagio corporeo perché affetta da un disturbo d’ansia generalizzato fin dall’infanzia. Ma queste dichiarazioni, lungi dall’essere una giustificazione, sottolineano quanto sia dannoso il suo esempio per le sue coetanee e per le giovani che la seguono.

    La decisione di TikTok: un segnale necessario

    TikTok ha deciso di intervenire con fermezza, bannando definitivamente il profilo e rimuovendo i contenuti della ragazza. La piattaforma ha dichiarato di voler proteggere i suoi utenti, soprattutto i più giovani, da messaggi che possono contribuire allo sviluppo di disturbi alimentari e ad una percezione distorta del corpo. Questo è un passo importante, in un’epoca in cui i social media hanno un’influenza profonda sulle abitudini e sull’immagine di sé di milioni di adolescenti e giovani adulti.

    TikTok ha dimostrato di voler prendere sul serio il problema dei contenuti tossici e di non voler offrire visibilità a chi, in nome della popolarità, mette a rischio la salute mentale e fisica dei suoi follower.

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      Rita De Crescenzo nei guai per il video contro il ristorante di Castel di Sangro: «Ho speso 1000 euro e ho mangiato male»

      La multa di 258 euro non ferma Rita De Crescenzo: il prossimo 2 ottobre si terrà l’udienza a Sulmona. L’imprenditore Alessandro Coscia, titolare del locale, si è sentito diffamato dal video diventato virale.

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        Un conto da mille euro e una recensione al veleno. È questo il punto di partenza della nuova bufera social che ha travolto Rita De Crescenzo, la tiktoker napoletana seguita da centinaia di migliaia di follower. Il giudice Alessandra De Marco del Tribunale di Sulmona le ha inflitto una multa di 258 euro per diffamazione, dopo che la donna aveva pubblicato un video in cui criticava duramente un ristorante di Castel di Sangro, lamentando di aver mangiato male a fronte di una spesa salatissima.

        La destinataria del provvedimento, però, non ci sta e ha deciso di opporsi al decreto di condanna. «In tribunale dimostrerò che la mia era solo una critica legittima», ha dichiarato. Il procedimento entrerà nel vivo il prossimo 2 ottobre, con l’udienza predibattimentale fissata a Sulmona.

        Il bersaglio del video era Alessandro Coscia, imprenditore 45enne e titolare del ristorante finito nel mirino. Secondo l’accusa, le parole di Rita avrebbero travalicato i limiti della critica, danneggiando l’immagine e la reputazione del locale. In pochi giorni, infatti, il filmato aveva fatto il giro del web, generando una pioggia di commenti e dividendo l’opinione pubblica tra chi difendeva la tiktoker e chi invece le rimproverava toni eccessivi.

        La multa non ha però fermato la battagliera influencer, che da tempo cavalca l’onda dei social alternando dirette quotidiane, sketch e sfoghi personali. In questo caso, ha promesso battaglia legale: «Non mi faccio zittire, non ho insultato nessuno, ho solo raccontato la mia esperienza».

        Il caso, intanto, ha acceso i riflettori su un terreno sempre più delicato: quello delle recensioni online e del confine tra diritto di critica e diffamazione. Se da un lato la libertà di espressione è un principio fondamentale, dall’altro resta il rischio che un giudizio negativo espresso a milioni di follower possa trasformarsi in una condanna anticipata, ben più pesante di una sanzione pecuniaria.

        Ora toccherà al tribunale stabilire se quella frase – «Ho speso 1000 euro e ho mangiato male» – sia stata un’opinione lecita o un attacco gratuito.

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          Niente cellulari a scuola? Non per i prof: esplode il caso dei “TeachTokers”, i docenti-influencer che filmano le lezioni per i social

          C’è chi li accusa di trasformare gli alunni in “oggetti di scena” e chi invece li considera pionieri di un nuovo modo di insegnare. “Non è show, è ludodidattica”, spiega la professoressa Rosita Barbella. Ma l’avvocata Castagnola avverte: “In Italia filmare e diffondere immagini di studenti non è legittimo”.

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            Benvenuti nelle aule 2.0, dove si impara e si “posta”. Smartphone in mano, musica in sottofondo e bambini che sorridono davanti all’obiettivo: è il nuovo mondo dei TeachTokers, i docenti-influencer che filmano lezioni, verifiche e momenti di classe per condividerli su TikTok o Instagram.

            Un fenomeno che divide. Da una parte chi applaude questi insegnanti per la loro capacità di rendere virale la scuola e avvicinare i ragazzi al sapere; dall’altra chi denuncia una deriva pericolosa che trasforma l’aula in un set e gli alunni in comparse inconsapevoli.

            Tra i volti più seguiti c’è la professoressa Rosita Barbella, docente di spagnolo in una scuola media della Campania. Nei suoi video, balla con gli studenti o spiega i verbi con giochi e canzoni. «Siamo autorizzati dai dirigenti e dai genitori – chiarisce –. Alcuni video vengono girati nel pomeriggio durante progetti sull’educazione digitale. Il mio non è spettacolo, è ludodidattica. Divulgo un metodo che può aiutare altri docenti».

            Sulla stessa linea Gabriele Camelo, maestro in una scuola primaria di Palermo, ex autore televisivo e oggi star dei social. I suoi video mostrano quaderni pieni di cuori, sorrisi e frasi motivazionali come “Fiero di te” o “Stai crescendo splendida”. «Uso i social per far fiorire il seme che c’è in ogni bambino», spiega. «Raccontare le emozioni è terapeutico. I miei alunni imparano a essere protagonisti, non oggetti».

            Ma il web si infiamma. “Serve un intervento del ministro Valditara”, scrivono molti colleghi, chiedendo regole chiare e una social media policy per le scuole. “I social svuotano l’autenticità educativa”, sostengono i critici. “Questi insegnanti costruiscono un personal brand, non un percorso formativo”.

            A prendere posizione è anche Cristina Gallo, professoressa seguitissima online come “La prof Spettinata”. Pur difendendo l’uso educativo dei social, invita alla cautela: «È un attimo e l’algoritmo condiziona anche i buoni propositi. Serve deontologia, decoro e rispetto dell’istituzione che rappresentiamo».

            Decisa, invece, la posizione di Iside Castagnola, avvocata esperta in tutela dei minori: «Trasformare bambini e ragazzi in strumenti di produzione di contenuti per aumentare i follower è inaccettabile. Anche con l’autorizzazione dei genitori, filmare gli alunni e diffondere i video sui social non è legittimo. È lecito solo in casi eccezionali».

            E così, mentre agli studenti viene chiesto di tenere i cellulari spenti, i loro insegnanti diventano protagonisti online. Tra chi parla di “scuola del futuro” e chi di “spettacolo dell’educazione”, resta aperta una domanda: dove finisce la lezione, e dove comincia lo show?

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              Il Rapture che non rapisce: su TikTok in migliaia attendevano Gesù il 23 settembre, ma non è arrivato!

              Addii in diretta, gatti con caschi d’alluminio e fedeli pronti a regalare i propri beni: il “rapimento dei credenti” promesso dai TikToker è passato senza ascensioni, ma con molti furbetti che hanno approfittato delle generose svendite apocalittiche.

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                «È il mio ultimo video. Ci vediamo tra le nuvole, fratelli e sorelle». Con queste parole una donna in lacrime ha salutato TikTok convinta che il 23 e il 24 settembre 2025 sarebbero stati i giorni del “Rapture”: l’ascensione in cielo dei veri credenti, lasciando sulla Terra gli infedeli. A diffondere la data era stato il pastore sudafricano Joshua Mhlakela, ma a trasformarla in un fenomeno globale ci ha pensato il web.

                Con l’hashtag #rapture sono fioccati centinaia di migliaia di video. Alcuni registravano veri addii premortem, altri piangevano pensando agli ultimi momenti con i figli. Una ragazza spiegava con serietà: «Se ti svegli nel tuo letto vuol dire che sei stato lasciato indietro. Non sei stato un bravo cristiano».

                Accanto a chi ci credeva davvero, il solito circo digitale. Un milione di like per la clip di una giovane che infila un casco di alluminio al suo gatto “per prepararlo al viaggio”. Altri hanno trasformato la profezia in occasione di shopping low cost: convinti di ascendere, diversi fedeli hanno lasciato mobili, abiti e oggetti davanti alla porta. E c’è chi si è filmato mentre raccoglieva lampade e specchi abbandonati, ringraziando sottovoce per il “dono celeste”.

                La dottrina del Rapture non è nuova. Affonda le sue radici nell’Ottocento, nelle visioni mistiche di Margaret MacDonald e negli scritti del predicatore John Nelson Darby, poi diffusi nei pulpiti evangelici e nella saga Left Behind. Ma mai prima d’ora era stata trasformata in trend social globale, con countdown apocalittici e scenette da reality.

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