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Lifestyle

Vuoi partire? Mettici la faccia…

All’Aeroporto di Milano Linate e Roma Fiumicino ci si imbarca con il servizio Faceboarding. Chi vuole può chiedere di utilizzare il proprio viso come documento di identità e carta d’imbarco fino al proprio sedile in aereo.

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    Se siete in procinto di partire dall’aeroporto di Milano Linate e Roma Fiumicino e volete utilizzare il servizio d’imbarco Faceboarding lavatevi bene la faccia prima di uscire da casa. E perché? Perché rischiate di non imbarcarvi. Nell’aeroporto milanese infatti è in servizio la nuova tecnologia Faceboarding che consente ai passeggeri di utilizzare il proprio volto come documento di identità e carta d’imbarco. Ecco come funziona.

    Come funzionano le procedura di registrazione

    Dopo aver effettuato il check-in (al bancone o via app/sito web) è necessario recarsi ai chioschi appositi vicino ai banconi dell’accettazione numero 8. A quel punto potrete scansionare la vostra carta d’imbarco e il passaporto o la carta d’identità elettronica. Quindi dovete guardare nella fotocamera del chiosco che rileverà i punti della vostra faccia. Per effettuare l’imbarco attraverso questo nuovo sistema si può decidere per quanto tempo volete che i vostri dati siano utilizzati: 24 ore (per il volo del giorno) o un anno (per più viaggi).

    Come avviene il passaggio ai varchi di sicurezza

    Al primo varco ci si posiziona davanti ai tornelli dedicati al Faceboarding. La fotocamera scansiona il volto e apre il varco in circa tre secondi. Il controllo di sicurezza del bagaglio a mano resta quello di sempre, ma non sarà necessario estrarre liquidi, computer portatili, tablet e smartphone dal bagaglio. Al gate d’imbarco, si utilizza nuovamente il volto per salire a bordo dell’aereo.

    Ma attenzione non tutte le compagnie sono pronte

    Al momento, il servizio è disponibile per i voli di Ita Airways (nazionali e internazionali) e Sas (collegamento per Copenhagen).

    E come la mettiamo con la privacy e la sicurezza dei dati?

    Il sistema di riconoscimento facciale utilizza tre differenti database, ciascuno dei quali memorizza solo una parte dei dati (carta d’imbarco, documento di identità e punti del volto) per il tempo previsto.

    Vantaggi a volontà

    Il primo vantaggio del nuovo sistema d’imbarco adottato a Linate riguarda velocità. La registrazione, infatti, dura mezzo minuto, il passaggio ai varchi in meno di 10 secondi ciascuno. Inoltre nn sarò più necessario esibire i documenti fisici. E questa è un gran bel vantaggio. Questo sistema, quindi, offre un’esperienza di imbarco più fluida e veloce, migliorando la comodità dei viaggiatori che scelgono di utilizzarlo.

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      Tech

      Quando l’intelligenza artificiale prende corpo: cosa significa e cosa cambia per noi

      Robot, droni e macchine “intelligenti” stanno entrando sempre di più nella vita quotidiana. L’intelligenza artificiale incarnata, o “embodied AI”, promette grandi aiuti ma porta anche nuove domande su sicurezza, privacy e responsabilità.

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      Quando l’intelligenza artificiale prende corpo: cosa significa e cosa cambia per noi

        Immaginate un robot che porta la spesa a casa, un drone che consegna i pacchi o un braccio meccanico che aiuta un chirurgo in sala operatoria. Tutto questo è reso possibile da una nuova forma di intelligenza artificiale chiamata AI incarnata (“embodied AI”), cioè un’intelligenza artificiale che non resta ferma dentro un software, ma che ha anche un corpo — un robot, una macchina, un dispositivo — con cui può interagire con noi e con l’ambiente.

        Fino a pochi anni fa sembrava qualcosa da film di fantascienza, ma oggi non lo è più. Già in molte fabbriche i robot lavorano accanto agli operai, i droni vengono usati dai pompieri per cercare persone durante gli incendi o da agricoltori per controllare i campi. In Giappone, alcuni robot assistono gli anziani, portano medicine o aiutano a muoversi in casa.

        I vantaggi: più comodità e più aiuto nelle difficoltà

        L’AI incarnata potrebbe semplificare la vita di tutti i giorni. Pensiamo a un piccolo robot domestico che ricorda di prendere le medicine, o a macchine intelligenti che aiutano nelle faccende pesanti. Nelle emergenze, un drone può raggiungere zone pericolose al posto delle persone, salvando vite. Anche nei lavori di routine, come la logistica e le consegne, queste tecnologie potrebbero rendere tutto più veloce ed efficiente.

        Le paure: sicurezza e responsabilità

        Naturalmente non ci sono solo vantaggi. C’è anche chi si chiede: “E se un robot si rompe o fa un errore, di chi è la colpa?” Oppure: “Se un drone con telecamera vola sopra casa mia, che fine fanno la mia privacy e i miei dati?” Sono dubbi reali. Per questo motivo, esperti e governi stanno discutendo nuove regole per stabilire limiti e responsabilità.

        Un altro timore riguarda il lavoro: se macchine e robot faranno sempre più attività, che fine faranno alcuni mestieri tradizionali? È un tema aperto, che richiede attenzione per non lasciare nessuno indietro.

        La necessità di nuove regole

        Gli esperti dicono che è il momento di creare leggi e controlli per usare queste tecnologie in modo giusto e sicuro. Proprio come è successo quando sono arrivate le automobili o Internet, serve imparare a convivere con queste novità, proteggendo le persone ma senza bloccare l’innovazione.

        Un futuro che ci riguarda tutti

        L’AI incarnata non è qualcosa di lontano: riguarda la vita di tutti noi. Dalla sanità ai trasporti, dall’assistenza agli anziani fino alle consegne a domicilio, queste tecnologie cambieranno il nostro modo di vivere. L’importante sarà farlo in modo consapevole, ricordando che dietro le macchine ci devono sempre essere regole chiare e valori umani.

        In altre parole: i robot e i droni possono diventare ottimi alleati, ma la responsabilità delle scelte deve rimanere nelle mani delle persone.

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          Cucina

          Autunno in tavola: la parmigiana di zucca cremosa e irresistibile

          Con la sua dolcezza naturale e la consistenza vellutata, la zucca diventa la protagonista di una versione autunnale della classica parmigiana. Una ricetta facile, gustosa e perfetta per scaldare le giornate più fredde.

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          parmigiana di zucca

            L’autunno porta con sé profumi di casa, forno acceso e piatti che scaldano il cuore. Tra le ricette più amate di questa stagione, la parmigiana di zucca conquista per la sua semplicità e la capacità di mettere tutti d’accordo a tavola. Ispirata alla tradizionale parmigiana di melanzane, questa variante è più delicata, leggera e cremosa, perfetta come secondo piatto o piatto unico da servire con una fresca insalata di contorno.

            La protagonista, naturalmente, è la zucca, ortaggio simbolo dei mesi freddi. Dolce, colorata e versatile, si presta a innumerevoli preparazioni: dai risotti alle vellutate, dalle torte salate ai contorni. Nella parmigiana, la sua polpa morbida si trasforma in una base saporita che si sposa con mozzarella filante, salsa di pomodoro e Parmigiano Reggiano.

            Una ricetta semplice e genuina

            Preparare la parmigiana di zucca è un’operazione alla portata di tutti. Servono pochi ingredienti, ma di buona qualità:

            • 1 zucca butternut o delica, dal sapore dolce e poco acquoso
            • 150 g di mozzarella, da tagliare e scolare per eliminare il siero
            • 200 ml di salsa di pomodoro
            • 50 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
            • farina bianca, olio di semi per friggere, pangrattato e timo fresco per profumare

            Si inizia lavando e affettando la zucca a fette sottili, dopo aver rimosso semi e filamenti. Le fette si infarinano leggermente e si friggono in abbondante olio caldo fino a doratura. Una volta pronte, si lasciano asciugare su carta assorbente.

            In una teglia da forno si compone la parmigiana alternando strati di salsa di pomodoro, zucca fritta, mozzarella, Parmigiano e timo, fino a terminare gli ingredienti. L’ultimo strato deve essere generoso, con formaggio e mozzarella in superficie per garantire la gratinatura perfetta.

            La cottura è a 180°C per 40 minuti, con gli ultimi 5 minuti in modalità grill per una crosticina dorata e irresistibile. Dopo la cottura, è consigliabile lasciarla riposare 10 minuti prima di servirla: in questo modo si compatta e diventa ancora più gustosa.

            Le varianti: con besciamella, al forno o a crudo

            Una delle qualità più amate di questa ricetta è la sua versatilità. Si può preparare in versione bianca, senza pomodoro, sostituendo la salsa con un velo di besciamella e un mix di formaggi come scamorza o fontina. Per chi cerca una variante più leggera, è possibile cuocere la zucca al forno o alla griglia, evitando la frittura.

            Gli amanti dei sapori decisi possono arricchire gli strati con prosciutto cotto, speck o salsiccia sbriciolata, mentre chi segue un’alimentazione vegetariana può optare per una combinazione di erbe aromatiche e formaggi a pasta filata.

            Benefici e conservazione

            Oltre a essere buonissima, la zucca è un alimento sano e leggero. Ricca di fibre, sali minerali e betacarotene, ha solo 26 calorie ogni 100 grammi. La sua dolcezza naturale permette di ridurre l’uso di condimenti, rendendo la parmigiana un piatto equilibrato anche per chi è attento alla linea.

            La parmigiana di zucca può essere conservata in frigorifero fino a tre giorni, ben coperta con pellicola o in un contenitore ermetico. Per gustarla al meglio, basta riscaldarla in forno a 150°C per 10 minuti. In alternativa, può essere congelata e consumata entro tre mesi, anche se la mozzarella perderà parte della sua filantezza originale.

            Il piatto che celebra l’autunno

            La parmigiana di zucca è la ricetta perfetta per portare in tavola i colori e i sapori dell’autunno. Cremosa, profumata e avvolgente, è un piatto che racconta la tradizione italiana con un tocco di originalità. Che sia per un pranzo domenicale o una cena tra amici, conquisterà tutti con la sua bontà semplice e genuina.

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              Curiosità

              Da Theda Bara a Halloween: così nacque la “vamp”, la donna fatale che seduce e distrugge

              Sopracciglia sottili, rossetto scuro e sguardo ipnotico: Theda Bara fu la prima “vamp” della storia. Nel film The She Devil del 1918 divenne il simbolo della donna irresistibile e pericolosa, capace di soggiogare gli uomini con il solo potere dello sguardo. Da lei nacque un termine che ancora oggi indica la femme fatale per eccellenza.

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                Quando si parla di “vamp”, oggi si pensa a una donna seducente, misteriosa e un po’ pericolosa. Ma pochi sanno che il termine non nasce dal mondo dei vampiri, bensì da quello del cinema muto. A coniarlo, per caso, furono i colleghi di Theda Bara, diva degli anni Dieci, soprannominata sul set “The Vamp”. Da quel nomignolo nacque un mito linguistico e culturale destinato a durare più di un secolo.

                Theda Bara — il cui nome d’arte era un anagramma di Arab Death, “morte araba” — fu la prima a incarnare la figura della donna fatale moderna. Nel 1918 interpretò The She Devil, un film oggi perduto ma rimasto nella memoria collettiva come manifesto di una nuova sensualità: oscura, magnetica, libera. Il suo personaggio non era un vampiro nel senso letterale, ma una creatura capace di “succhiare” l’energia degli uomini, dominarli e distruggerli con eleganza e intelligenza.

                Make-up pesante, ombretto nero, labbra color sangue, pelle chiarissima: il suo stile definì un’estetica gotica che Hollywood non avrebbe più dimenticato. Negli anni successivi, da Greta Garbo a Marlene Dietrich, fino a Elizabeth Taylor e Angelina Jolie, l’archetipo della “vamp” continuò a evolversi, trasformandosi in simbolo di autonomia e potere femminile.

                Theda Bara, all’epoca, era una star planetaria. Il pubblico la vedeva come una figura quasi sovrannaturale, una donna che sfidava i costumi e la morale vittoriana. E anche se la maggior parte dei suoi film è andata perduta, il suo mito sopravvive. Ancora oggi, ad Halloween, migliaia di ragazze americane si ispirano al suo look: capelli corvini, eyeliner drammatico e labbra scarlatte.

                Dietro quel termine così breve — “vamp” — si nasconde dunque una rivoluzione culturale: la nascita della donna che seduce senza chiedere permesso. Un’icona nata dal bianco e nero del cinema muto, ma più viva che mai, soprattutto quando la notte si tinge di nero e la seduzione diventa un incantesimo.

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