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Cinema

Alla prossima Mostra di Venezia… il sesso ci travolgerà

Praticamente bandito per anni, alla Mostra di Venezia – che si inaugura il prossimo 28 agosto – tanti film con argomento principale il sesso, analizzato da diverse sfaccettature e punti di vista.

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    L’erotismo, genere cinematografico che da tempo sembrava bandito dagli schermi per un imperante perbenismo, ritorna in modo preponderante. E’ quello che sostiene Alberto Barbera, il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, presentando la 81ª edizione, in programma al Lido dal 28 agosto al 7 settembre. Un’edizione sontuosa, ricca di titoli dall’intenso brivido erotico, con registi prestigiosi e gli immancabili divi sul tappeto rosso. Nessun’arte come quella cinematografica è in grado di trasformarsi in amplificatore dei temi e degli umori della contemporaneità”. E quindi, oltre alla sessualità, i film in concorso parleranno anche di guerra, sia di oggi che del passato.

    Joker parte 2

    Nessuna anticipazione su Joker: folie à deux di Todd Philipps, con Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Anche se siamo sicuri che il rapporto fra i due trasuderà morbosità, visti i personaggi. Un film che, vale la pena ricordarlo, nel suo primo episodio, ebbe molta fortuna al Lido: Leone d’oro 2019, ebbe poi nel 2020 undici nomination agli Academy Awards e Phoenix si aggiudicò l’Oscar 2020 come migliore attore protagonista.

    Una coppia che farà sicuramente furore…

    Nicole Kidman manager sessualmente insoddisfatta

    In gara pure Babygirl, della regista olandese Halina Reijn, uno dei titoli caratterizzati da una rinnovata ventata di erotismo. Il personaggio preincipale è interpretato da Nicole Kidman, manager affermata ma sessualmente insoddisfatta, che inizia una relazione sadomaso con il suo giovane assistente.

    Nicole Kidman durante le riprese di Babygirl

    L’epoca d’oro del porno italico con Pietro Castellitto

    In Diva futura di Giulia Louise Steigerwalt veniamo sbalzati negli anni Ottanta, in un mondo di pornodive come Moana Pozzi e Cicciolina e del loro agente Riccardo Schicchi (interpretato da Pietro Castellitto). Schicchi è colui che ha portato il porno in Italia, un personaggio controverso che meritava comunque un film che finalmente vede la luce.

    Pietro Castellitto nei panni di Riccardo Schicchi

    Daniel Craig nella parte di un omosessuale

    In Queer di Luca Guadagnino, girato quasi interamente a Cinecittà e basato sul romanzo di Williams S. Burroughs, ambientato a Città del Messico nel 1950, vengono esplorate fantasie erotiche omosessuali. Con – udite, udite –  Daniel Craig in un ruolo per lui totalmente inedito. Quasi un azzardo per un ex James Bond sciupafemmine e maschilista, “la prova della vita” per Craig, come viene definita da più parti.

    Un inedito Dniel Craig

    In apertura di mostra lo spiritello porcello parte seconda

    Apre la rassegna, fuori concorso, Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton, che riporta alla ribalta il personaggio del suo film del 1988 (ai tempi il sottotitolo italiano era Spiritello porcello), con sul tappeto rosso Monica Bellucci, compagna del regista, oltre a Michael Keaton e Winona Ryder. Film di chiusura della rassegna sarà L’orto americano di Pupi Avati, un racconto gotico – con rimandi al secondo dopoguerra ma anche con elementi soprannaturali. Fuori concorso anche Wolfs di Jon Watts che porterà al Lido i due super divi Brad Pitt e George Clooney. Una pellicola tutta azione e adrenalina. Il Leone d’oro verrà assegnato dalla giuria presieduta da Isabelle Huppert.

    C’è spazio anche per alcune riflessioni sulla piaga della guerra

    Tanto sesso quindi… ma non poteva mancare, di questi tempi, uno sguardo critico sulle guerre. In Why war? il regista Amos Gitai ripropone lo scambio epistolare tra Einstein e Freud che si interrogano sulle conseguenze del secondo conflitto mondiale. Russian at war di Anastasia Trofimova è invece un racconto in prima persona della vita dei soldati russi al confine con l’Ucraina, mentre Ohia Zhurla offre la prospettiva dal fronte opposto, mostrando l’ultimo anno in Ucraina, con Song of Slow Burning Earth.

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      Cinema

      A Giorgia proposero un film erotico: Tinto Brass voleva lei per “La guardiana del faro”

      Sembra una scena uscita da una puntata di “Ai confini della realtà”, invece è un episodio vero: Giorgia, una delle voci più raffinate della musica italiana, racconta di essere stata contattata da Tinto Brass per interpretare un film erotico intitolato “La guardiana del faro”. Una proposta inattesa, mai diventata realtà ma rimasta come una curiosa parentesi nel suo passato artistico.

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        Ci sono retroscena che, quando emergono, fanno sobbalzare anche i fan più preparati. E quello raccontato da Giorgia appartiene decisamente alla categoria “imprevedibili”. La cantante, simbolo di eleganza vocale e riservatezza, ha rivelato che anni fa le fu proposta una parte in un film erotico. Non un film qualunque: un progetto firmato da Tinto Brass, il regista che ha costruito un’intera carriera tra trasgressione, cult di genere e icone sensuali.

        Il titolo provvisorio, “La guardiana del faro”, fa già sorridere per la distanza siderale dal mondo musicale e artistico di Giorgia. Un contrasto così netto che la stessa cantante, raccontandolo, ha ammesso di aver pensato di trovarsi dentro una dimensione parallela. Brass, del resto, non è nuovo a scelte inaspettate: nella sua lunga carriera ha sempre cercato volti magnetici e personalità forti, anche dove nessuno si sarebbe aspettato di trovarle.

        La proposta arrivò in un momento in cui Giorgia era già affermata, ma ancora lontana dall’aura “intoccabile” che ha acquisito negli ultimi anni. Eppure, nonostante il fascino curioso della situazione, la cantante non prese mai seriamente in considerazione l’idea: l’universo brassiano, con la sua estetica provocatoria e il suo immaginario senza filtri, era troppo distante dalla sua sensibilità artistica. Così l’episodio rimase una parentesi divertita, da raccontare solo molti anni dopo.

        A distanza di tempo, però, quella proposta rivela anche un altro aspetto: la cifra di Giorgia come artista, sempre coerente con sé stessa e con un’immagine costruita sulla voce e sull’intensità, mai sullo scandalo. Non ha mai inseguito scorciatoie, né cavalcato provocazioni che avrebbero potuto garantirle visibilità immediata. Ha preferito, allora come oggi, la via della musica.

        Difficile immaginare cosa sarebbe stato “La guardiana del faro” con Giorgia protagonista, e forse è proprio questa distanza a rendere l’aneddoto irresistibile. Una sorta di sliding doors improbabile che la cantante ha attraversato con un sorriso e una scrollata di spalle. E che oggi diventa uno di quei retroscena pop perfetti da tirare fuori quando si vuole ricordare che anche le carriere più lineari, ogni tanto, sfiorano territori inattesi.

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          Cinema

          Sydney Sweeney in corsa per diventare la nuova Bond Girl: “Forse sì, forse no… dipende tutto dalla sceneggiatura”

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            Sydney Sweeney potrebbe diventare la prossima Bond Girl. Le voci, che da giorni rimbalzano sui media americani e britannici, la danno in pole position per il nuovo capitolo della saga di James Bond, il primo sotto il pieno controllo di Amazon Studios dopo l’acquisizione di MGM per 6,1 miliardi di dollari.

            L’attrice di Euphoria e The White Lotus, 28 anni, è considerata una delle interpreti più richieste del momento e il suo nome circola con insistenza tra i candidati del cast. Secondo Variety, lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon, vedrebbe con entusiasmo la Sweeney nel ruolo.

            Un indizio, forse, arriva anche dalla vita reale: la scorsa estate l’attrice era tra gli ospiti del matrimonio di Bezos con Lauren Sanchez a Venezia. Ma non solo. I tre collaborano anche per la distribuzione della linea di lingerie firmata Sweeney, dettaglio che alimenta i sospetti di un legame professionale sempre più stretto.

            Intervistata da Variety, Sydney ha giocato sul filo della diplomazia. «Non so (pausa di sette secondi)… non posso (altra lunga pausa). Ad essere onesta, non sono a conoscenza delle voci. Ma sono sempre stata una grande fan del franchise e sono curiosa di vedere cosa faranno», ha detto sorridendo. Poi ha aggiunto: «Dipende tutto dalla sceneggiatura. In realtà, mi piacerebbe di più interpretare 007 che la Bond Girl».

            Il prossimo film dell’agente segreto, il ventiseiesimo della saga, sarà diretto da Denis Villeneuve con la sceneggiatura firmata da Steven Knight, autore di Peaky Blinders.

            Negli ultimi mesi la Sweeney è stata al centro di diverse controversie: la pubblicità di American Eagle di cui è protagonista è stata accusata di “promuovere l’eugenetica”, accusa amplificata dal fatto che l’attrice, rarità a Hollywood, è registrata come elettrice repubblicana.

            Tra scandali, ruoli da sogno e strategie di marketing, Sydney Sweeney continua a essere il volto perfetto di una Hollywood che mescola glamour, provocazione e potere. E se davvero diventerà la nuova musa di 007, lo farà a modo suo — con la stessa sicurezza con cui, in ogni intervista, lascia che sia il silenzio a dire tutto.

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              Cinema

              Demi Moore e quel set “ingombrante”: «Ero incinta di otto mesi e Tom Cruise era in imbarazzo». Il retroscena su Codice d’onore

              Durante un Q&A al New Yorker Festival con la scrittrice Jia Tolentino, Demi Moore racconta la sfida di conciliare maternità e set negli anni ’90. Sul set del cult con Tom Cruise, l’attrice era all’ottavo mese di gravidanza: «La bambina scalciava, ma ero serena. Era Hollywood a non esserlo». E lancia una riflessione: «Mi chiedevano di scegliere tra lavoro e figli, oggi so che non dovevo».

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              Demi Moore

                Ci sono interpretazioni che restano scolpite nella memoria collettiva, e poi ci sono i retroscena che raccontano molto più di una scena iconica. Demi Moore è tornata a parlare di Codice d’onore, film del 1992 che la vide lavorare accanto a Tom Cruise e Jack Nicholson, svelando un dettaglio inaspettato: durante le prove era incinta di otto mesi.

                Un particolare che, a suo dire, avrebbe messo in forte imbarazzo proprio Cruise. «Credo che Tom stesse morendo dall’imbarazzo», ha rivelato durante una conversazione pubblica al New Yorker Festival moderata dalla giornalista Jia Tolentino. «Io stavo bene, anche se la bambina si muoveva un po’, ma mi sono resa conto che lui era un po’ a disagio».

                Non una critica, quanto piuttosto la fotografia di un’epoca in cui Hollywood faticava a immaginare una donna incinta su un set — e ancor più come protagonista in un film di grande produzione. «È una delle tante cose che non avevano alcun senso», ha spiegato Moore. «Mi sono chiesta perché non potessi avere entrambe le cose: essere madre e continuare a lavorare».

                Una domanda che all’epoca suonava quasi sovversiva. Moore ricorda quel periodo come un continuo equilibrio su un filo sottilissimo: il corpo che cambiava, la pressione post parto, le aspettative estetiche e professionali impossibili. «Ripensandoci oggi mi dico: “A cosa diavolo stavo pensando?”», sorride. «Non so cosa stessi cercando di dimostrare, ma devo ammettere che allora non avevo tutto il sostegno che ho ora».

                Eppure, quell’esperienza è diventata parte della sua forza narrativa. Oggi, la protagonista di The Substance è simbolo di resilienza e libertà nel raccontare il corpo femminile senza filtri. La maternità non come limite, ma come potenza. «La verità è che mi hanno fatta sentire come se dovessi scegliere», ha detto. «E invece nessuna donna dovrebbe essere costretta a decidere tra carriera e figli».

                La riflessione di Moore arriva in un momento in cui Hollywood — almeno a parole — celebra sempre più la complessità femminile. Ma ascoltandola si capisce una cosa: se oggi attrici e lavoratrici possono reclamare il diritto di essere madri senza perdere il proprio posto, è anche grazie a chi, con un pancione di otto mesi, ha deciso che la scena non si abbandona.

                Nemmeno quando qualcuno, sul set, arrossisce e gira lo sguardo altrove.

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