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Cinema

Hollywood, paradiso immacolato del cinema, in realtà è una “babilonia” del sesso

Il paradiso delle star viene rivisto e corretto alle luce delle storie “infami” a base di scandali, cronaca nera e squallidi retroscenache riguardano la colonia cinematografica di Hollywood sin dagli esordi della settima arte.

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    Chi non ricorda Paul Newman, uno dei “belli” per eccellenza del grande schermo di una volta, con quel viso d’angelo e quella voce in grado di far svenire qualsiasi donna. Ebbene… quell’immagine si arricchisce della testimonianza di un suo collega, il bravissimo Rod Steiger, che una volta ebbe a dire: «Paul potrebbe girare con la patta dei pantaloni slacciata, così almeno è sempre pronto per l’uso». Rincarando la dose: «Paul scopa praticamente tutto quello che si muove». Il divo, scomparso nel 2008 a 83 per un tumore ai polmoni, fu per tutti gli anni 50 e oltre uno dei più rinomati sciupafemmine dello showbiz. Uno straordinario appetito sessuale che, pare, spaziava senza troppi pregiudizi anche nell’universo maschile.

    Fino ad oggi Newman non era stato sotto la lente del gossip

    Svariati gossip erano apparsi sulla stampa underground, che negli anni 60 alludeva alle tendenze gay o bisessuali di attori come Richard Chamberlain, Rock Hudson, Farley Granger, Tab Hunter, Burt Lancaster, Marlon Brando, James Dean e Montgomery Clift. Le lingue biforcute della Mecca del cinema sono state invece sempre incredibilmente discrete sui comportamenti del meraviglioso Newman.

    In una nuova bio il suo amore con Steve McQueen

    La nuova biografia (la seconda pubblicata in pochi mesi, dopo la più pudica Paul Newman: A Life di Shawn Levy) scritta da Darwin Porter, The Man Behind the Baby Blues, non si fa invece nessun scrupolo a demolire la reputazione etero dell’attore. Due matrimoni, sei figli… ma con gusti… variegati e trasversali. Nel libro l’autore demolisce il mito della virilità a Hollywood. Ne esce malconcia non solo la reputazione etero di Newman ma di molte altre vittime del suo fascino. Come Steve McQueen con il quale, racconta Porter, Newman intrecciò una schermaglia amorosa che durò fino alla sua morte nel 1980, fatta di rivalità, cameratismo e sesso sfrenato.

    Figlio di una prostituta, abusato dai clienti di mamma

    L’autore, guarda caso, sta attualmente lavorando a una nuova biografia, King of Cool. Tales of a Lurid life, che scandaglia i segreti di McQueen, figlio di prostituta abusato dai clienti di sua madre, towel boy in un bordello della Repubblica Dominicana, giovane prostituto nella Times Square del dopoguerra ed escort di lusso per facoltosi newyorkesi, ben prima di diventare lo spietato sciupafemmine hollywoodiano.

    Il consiglio esplicito di Marlon Brando

    McQueen, peraltro, non rappresentà né la prima né l’ultima passione di Paul. Newman aveva avuto esperienze gay sotto le armi, successivamente a New York conobbe Marlon Brando, che era già una star di Broadway. La commedia Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams faceva il tutto esaurito all’Ethel Barrymore nel 1947. «La prima volta che l’ho visto in scena», confidò Paul a Geraldine Page, «sono rimasto stregato». Con la t-shirt bianca arrotolata sui bicipiti e i jeans attillati, Marlon era già un sex symbol e perfetta icona gay. Paul lo aspettò fuori dal teatro, gli chiese un autografo. «Sono anch’io un attore, ma non riesco a esprimere il mio sex appeal», gli confessò. «Per riuscirci devi recitare col cazzo e le palle», borbottò Brando con rude franchezza.

    Nessuno è innocente

    Si tratta dell’ennesima biografia post-mortem che fa scempio della privacy di una star assoluta e universalmente amata. Come già accaduto per le intimità di stelle come Judy Garland, Marlene Dietrich, Bette Davis, Frank Sinatra e Robert Mitchum. Persino sulla coppia Spencer Tracy-Katharine Hepburn, sodalizio perfetto agli occhi dei fan, in realtà bisessuali impenitenti.

    Nuove indiscrezioni piccanti pure sulla divina Marilyn

    Anche sulla chiacchieratissima Marilyn Monroe, della quale si pensava fosse stato scritto tutto e di più… nelle seicento pagine di Secret Life of Marilyn Monroe, veniamo messi a conoscenza di particolari sconosciuti sulla sua infanzia, sulla pazzia di sua madre (che lei fece credere morta) e sulle sue spericolate love story con i Kennedy.

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      Cinema

      Sydney Sweeney in corsa per diventare la nuova Bond Girl: “Forse sì, forse no… dipende tutto dalla sceneggiatura”

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        Sydney Sweeney potrebbe diventare la prossima Bond Girl. Le voci, che da giorni rimbalzano sui media americani e britannici, la danno in pole position per il nuovo capitolo della saga di James Bond, il primo sotto il pieno controllo di Amazon Studios dopo l’acquisizione di MGM per 6,1 miliardi di dollari.

        L’attrice di Euphoria e The White Lotus, 28 anni, è considerata una delle interpreti più richieste del momento e il suo nome circola con insistenza tra i candidati del cast. Secondo Variety, lo stesso Jeff Bezos, fondatore di Amazon, vedrebbe con entusiasmo la Sweeney nel ruolo.

        Un indizio, forse, arriva anche dalla vita reale: la scorsa estate l’attrice era tra gli ospiti del matrimonio di Bezos con Lauren Sanchez a Venezia. Ma non solo. I tre collaborano anche per la distribuzione della linea di lingerie firmata Sweeney, dettaglio che alimenta i sospetti di un legame professionale sempre più stretto.

        Intervistata da Variety, Sydney ha giocato sul filo della diplomazia. «Non so (pausa di sette secondi)… non posso (altra lunga pausa). Ad essere onesta, non sono a conoscenza delle voci. Ma sono sempre stata una grande fan del franchise e sono curiosa di vedere cosa faranno», ha detto sorridendo. Poi ha aggiunto: «Dipende tutto dalla sceneggiatura. In realtà, mi piacerebbe di più interpretare 007 che la Bond Girl».

        Il prossimo film dell’agente segreto, il ventiseiesimo della saga, sarà diretto da Denis Villeneuve con la sceneggiatura firmata da Steven Knight, autore di Peaky Blinders.

        Negli ultimi mesi la Sweeney è stata al centro di diverse controversie: la pubblicità di American Eagle di cui è protagonista è stata accusata di “promuovere l’eugenetica”, accusa amplificata dal fatto che l’attrice, rarità a Hollywood, è registrata come elettrice repubblicana.

        Tra scandali, ruoli da sogno e strategie di marketing, Sydney Sweeney continua a essere il volto perfetto di una Hollywood che mescola glamour, provocazione e potere. E se davvero diventerà la nuova musa di 007, lo farà a modo suo — con la stessa sicurezza con cui, in ogni intervista, lascia che sia il silenzio a dire tutto.

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          Cinema

          George Clooney, l’ultima vera star di Hollywood che non smette di credere nell’America

          Attore, regista e produttore, George Clooney resta uno dei volti più completi del cinema americano. Tra impegno politico, ironia e fascino intramontabile, racconta la sua visione del futuro degli Stati Uniti.

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          George Clooney

            George Clooney è, con ogni probabilità, una delle ultime vere star di Hollywood. Capace di muoversi con disinvoltura tra recitazione, regia e produzione, l’attore nato a Lexington, Kentucky, nel 1961 incarna l’idea stessa di versatilità. Dal dottor Ross di E.R. – Medici in prima linea ai ruoli più intensi di Syriana o Michael Clayton, Clooney ha saputo alternare blockbuster e cinema d’autore senza mai perdere fascino o credibilità.

            Fuori dal set, il suo impegno politico lo ha reso una figura di riferimento per il mondo progressista americano. Da sempre vicino al Partito Democratico, ha sostenuto le campagne di Barack Obama, Hillary Clinton e Joe Biden, oltre a impegnarsi attivamente in cause umanitarie come la difesa dei diritti umani in Sudan e la promozione della libertà di stampa.

            Poche settimane fa, l’attore è stato protagonista di uno degli incontri più seguiti della serie Actors on Actors di Variety, insieme alla collega Patti LuPone. Durante la conversazione, i due hanno discusso del futuro della democrazia americana, del ruolo dell’arte e del senso di responsabilità pubblica degli artisti.

            Clooney, pur non nascondendo le sue preoccupazioni, ha offerto una prospettiva ottimista: “Abbiamo vissuto tempi molto più difficili di questi. Nel 1968 ogni città americana era in fiamme, avevamo perso Martin Luther King e Bobby Kennedy. Eppure, nonostante tutto, siamo andati avanti.”

            L’attore ha sottolineato come oggi la sfida principale sia la moltiplicazione incontrollata delle fonti d’informazione: “Il problema non è solo cosa accade, ma come le persone scelgono di informarsi. Viviamo immersi nel rumore, e distinguere la verità dalle menzogne è diventato più difficile che mai.”

            Un messaggio velato anche a Donald Trump e ai populismi che, secondo Clooney, “sono destinati a svanire come sempre accade ai demagoghi.”

            Parallelamente, Clooney torna al cinema con Jay Kelly, nuova commedia drammatica diretta da Noah Baumbach, in uscita nelle sale americane il 19 novembre 2025 e su Netflix dal 5 dicembre. Nel cast anche Laura Dern, Adam Sandler, Billy Crudup, Riley Keough e Isla Fisher.

            A 64 anni, George Clooney continua a incarnare un’idea di Hollywood ormai rara: quella dell’attore che non si limita a interpretare, ma che usa la propria voce per riflettere sul mondo. E, forse, per cambiarlo un po’.

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              Cinema

              Massimo Boldi compie 80 anni e si confessa tra nostalgia, cinepanettoni, paure e nuovi sogni: «Da bambino facevo ridere tutti»

              Dal successo dei cinepanettoni all’omaggio a Paolo Villaggio, dal timore per gli 80 anni al desiderio di tornare sul set con facce nuove: Boldi ripercorre una vita «di risate, umiltà e ringraziamenti».

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                Ottant’anni e un premio alla carriera. Massimo Boldi li ha celebrati a Monte-Carlo, ospite di Ezio Greggio, convinto che la sua forza sia sempre stata «la scorrettezza nella commedia». «La patente te la dà il pubblico», dice, «solo se ti sceglie puoi dire e fare quel che vuoi». E confessa che a farlo più ridere, oggi, «sono le liti dei politici», perché in tv «non c’è più leggerezza: o cambi canale, o vai su Cine 34».

                L’inizio, i lavori, le paure
                Boldi ripensa all’origine di tutto: «A scuola facevo già divertire i compagni». Ma prima del cinema c’è stata la vita vera: «Facevo il fattorino, l’autista del conte Vistarino, il venditore della Motta. Tutti lavori umili». Oggi, arriva la paura del tempo: «Cerco di far finta che non passi, ma 80 sono tanti. Mi preoccupa un po’, spero vada avanti così». E poi il ruolo simbolo: «Max Cipollino è il bambino che è in me».

                I maestri, l’amicizia, le mancanze
                Il pensiero corre ai compagni di viaggio. «Mi manca Carlo Vanzina», ammette. Su Paolo Villaggio: «Con me rideva sempre». Su Christian De Sica: «Ci sentiamo. Ha deciso di fare l’attore serio e drammatico». E sul successo dei cinepanettoni non ha dubbi: «La gente si è sempre riconosciuta, si vedeva sullo schermo e si piaceva così».

                Il futuro che immagina
                Boldi ha ancora un sogno: «Vorrei ripartire da zero con un film pieno di giovani e facce nuove, da un libro famoso dei primi del ’900». E scherza sulla sua “scorrettezza”: «Se un vaffa fa ridere, lo dico. Quando ce vo’ ce vo’». Poi una rivelazione intima: «La sera, prima di dormire, mi faccio il segno della croce».

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