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Cinema

La rabbia elegante di Matilde De Angelis: “Condividere un premio con Elodie? Una mancanza di rispetto”

Matilda De Angelis conquista il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per Fuori di Mario Martone, ma il premio ex-aequo con Elodie non le va giù. In un’intervista senza filtri, l’attrice bolognese esprime il proprio disappunto per il riconoscimento condiviso, riflette sulla banalizzazione del nudo femminile nel cinema e critica duramente la politica culturale del governo Meloni. Tra frecciate, frustrazioni e un orgoglio ferito, la De Angelis rivendica il valore del merito e dell’identità artistica.

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    Nell’ex-aequo con Elodie per il Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista si può riscontrare in lei una precisa delusione, anche se celata da una signorile eleganza. D’altronde l’atteggiamento della De Angelis può essere considerato più che giustificato: una è un’attrice (seppur giovane e inesperta), l’altra una cantante pop promossa attrice, forse più per hype che per merito.

    Occorrerebbe maggior rispetto

    La sottile rabbia della 29enne bolognese è tutta nella sua dichiarazione velenosamente elegante: “Lo trovo insensato e molto irrispettoso. Ognuno di noi è un individuo singolo. Quando togli la singolarità, togli la personalità, l’impegno, l’unicità”. Tradotto: Matilda mastica amaro e non lo nasconde dietro finte diplomazie. Altro che “sorellanza”…

    Un bel caratterino

    Del resto, De Angelis non è una che le manda a dire. Dall’esordio folgorante in Veloce come il vento (2016) alla consacrazione internazionale con The Undoing accanto a Nicole Kidman, passando per il recente Fuori in cui recita nuda sotto la regia sensibile di Martone: un talento vero, cresciuto senza scorciatoie. Eppure, quando il merito si confonde con la visibilità, lei alza il sopracciglio. E non si limita a quello.

    Nel 2025 siamo ancora a parlare di nudo femminile…

    Sul nudo, Matilda è netta: “È abbastanza assurdo che quella scena sia stata tanto discussa. È la meno intima del film. Io inizio a provare fastidio per le continue domande su questo tema: trovo superato dover giustificare la nudità femminile. Agli uomini chiedete lo stesso?”. Lucida, combattiva, stufa di un doppio standard che resiste anche nel cinema d’autore.

    Inequivocabile su Trump

    Non risparmia neppure la politica. Quando le si chiede chi non difenderebbe mai da avvocata, risponde secca: “Donald Trump”. E, con un affondo ancora più tagliente, accusa il governo Meloni di abbandonare il settore culturale al suo destino: “C’è una quantità insensata di lavoratori dello spettacolo che non lavora da otto mesi. La risposta? Andatevene affanculo. Fa paura”.

    Matilda De Angelis, attrice, cittadina, donna consapevole del proprio talento e della propria voce. Che non ha paura di usarla, anche quando brucia. Anche quando divide un premio che forse sentiva di meritare tutta per sé.

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      Cinema

      Demi Moore e quel set “ingombrante”: «Ero incinta di otto mesi e Tom Cruise era in imbarazzo». Il retroscena su Codice d’onore

      Durante un Q&A al New Yorker Festival con la scrittrice Jia Tolentino, Demi Moore racconta la sfida di conciliare maternità e set negli anni ’90. Sul set del cult con Tom Cruise, l’attrice era all’ottavo mese di gravidanza: «La bambina scalciava, ma ero serena. Era Hollywood a non esserlo». E lancia una riflessione: «Mi chiedevano di scegliere tra lavoro e figli, oggi so che non dovevo».

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      Demi Moore

        Ci sono interpretazioni che restano scolpite nella memoria collettiva, e poi ci sono i retroscena che raccontano molto più di una scena iconica. Demi Moore è tornata a parlare di Codice d’onore, film del 1992 che la vide lavorare accanto a Tom Cruise e Jack Nicholson, svelando un dettaglio inaspettato: durante le prove era incinta di otto mesi.

        Un particolare che, a suo dire, avrebbe messo in forte imbarazzo proprio Cruise. «Credo che Tom stesse morendo dall’imbarazzo», ha rivelato durante una conversazione pubblica al New Yorker Festival moderata dalla giornalista Jia Tolentino. «Io stavo bene, anche se la bambina si muoveva un po’, ma mi sono resa conto che lui era un po’ a disagio».

        Non una critica, quanto piuttosto la fotografia di un’epoca in cui Hollywood faticava a immaginare una donna incinta su un set — e ancor più come protagonista in un film di grande produzione. «È una delle tante cose che non avevano alcun senso», ha spiegato Moore. «Mi sono chiesta perché non potessi avere entrambe le cose: essere madre e continuare a lavorare».

        Una domanda che all’epoca suonava quasi sovversiva. Moore ricorda quel periodo come un continuo equilibrio su un filo sottilissimo: il corpo che cambiava, la pressione post parto, le aspettative estetiche e professionali impossibili. «Ripensandoci oggi mi dico: “A cosa diavolo stavo pensando?”», sorride. «Non so cosa stessi cercando di dimostrare, ma devo ammettere che allora non avevo tutto il sostegno che ho ora».

        Eppure, quell’esperienza è diventata parte della sua forza narrativa. Oggi, la protagonista di The Substance è simbolo di resilienza e libertà nel raccontare il corpo femminile senza filtri. La maternità non come limite, ma come potenza. «La verità è che mi hanno fatta sentire come se dovessi scegliere», ha detto. «E invece nessuna donna dovrebbe essere costretta a decidere tra carriera e figli».

        La riflessione di Moore arriva in un momento in cui Hollywood — almeno a parole — celebra sempre più la complessità femminile. Ma ascoltandola si capisce una cosa: se oggi attrici e lavoratrici possono reclamare il diritto di essere madri senza perdere il proprio posto, è anche grazie a chi, con un pancione di otto mesi, ha deciso che la scena non si abbandona.

        Nemmeno quando qualcuno, sul set, arrossisce e gira lo sguardo altrove.

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          Cinema

          Julia Roberts compie 58 anni: perché l’attrice di Pretty Woman resta la più luminosa lezione di bellezza e leggerezza di Hollywood

          Dalla Georgia a Hollywood, dal set di Pretty Woman alle sfide familiari lontano dai riflettori, Julia Roberts resta antidiva per eccellenza. Niente scandali, niente ossessione per l’età, solo naturalezza, disciplina, ironia e una bussola interiore che l’ha guidata oltre 40 anni di carriera. Le sue lezioni? La gentilezza come forza, il coraggio di dire no, l’amore come scelta quotidiana e il rispetto di sé prima di tutto.

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            Julia Roberts spegne 58 candeline e Hollywood si illumina ancora con il suo sorriso, quello che ha trasformato una cameriera di provincia in una delle attrici più amate di sempre. Nata il 28 ottobre 1967 ad Atlanta, cresciuta tra sogni, fatica e un’ostinazione gentile, ha abbandonato gli studi di giornalismo per inseguire la recitazione. Il risultato? Personaggi che ancora oggi abitano la memoria collettiva: Vivian che riscrive la sua vita in Pretty Woman, Anna Scott innamorata in punta di piedi in Notting Hill, fino alla battagliera Erin Brockovich, che le è valsa l’Oscar.

            La sua carriera non è mai stata solo red carpet scintillanti e copertine. Julia ha scelto ruoli che le somigliavano, senza farsi schiacciare da etichette o aspettative. Ha detto no quando era più facile dire sì, ricordando che le decisioni più difficili sono spesso quelle che ci custodiscono. Ha protetto la sua autostima nelle tempeste mediatiche, rimbalzando le critiche e scegliendo di restare fedele a una sola persona: sé stessa.

            Oggi vive lontana dal rumore, insieme al marito Daniel Moder — conosciuto sul set nel 2000 — e ai tre figli. Nessun clamore, nessuna guerra social. Julia ha costruito una vita silenziosa, solida, piena di affetti reali. L’amore per lei non è favola né copione, ma una promessa quotidiana, fatta di normalità e piccoli gesti.

            Anche la bellezza, nei suoi occhi, è una questione di spirito. Ha detto più volte che il fascino non nasce da un profilo perfetto, ma da una risata sincera, da un’energia che illumina più del trucco migliore. È rimasta ribelle senza bisogno di urlarlo, con i jeans e i ricci ribelli, quando Hollywood pretendeva glamour e controlli estetici.

            A chi le chiede del tempo che passa risponde con ironia: l’età è un privilegio, le rughe raccontano e la maturità libera. Nessuna rincorsa disperata alla perfezione, nessun ritocco che cancelli storia e autenticità.

            Julia Roberts oggi è un promemoria vivente: si può restare eleganti senza ostentare, forti senza arroganza, gentili senza ingenuità. Si può brillare senza rumore. E soprattutto, si può vivere — e invecchiare — con grazia, anima e un sorriso che, ancora una volta, fa innamorare il mondo.

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              Cinema

              Arriva Halloween e l’Italia accende il brivido: la classifica dei film e delle serie horror più visti sulle piattaforme streaming

              Il 31 ottobre si avvicina e lo streaming diventa il luogo dove esorcizzare la paura. JustWatch fotografa le tendenze italiane: piattaforme più “horror friendly”, titoli più cercati e sorprese in vetta tra cinema e serie TV. Da The Substance a The Last of Us, passando per cult e nuove icone del brivido.

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                L’atmosfera di Halloween contagia anche la programmazione streaming e, puntuale come una zucca luminosa sul davanzale, arriva la classifica firmata JustWatch. La piattaforma di ricerca e comparazione ha analizzato le preferenze degli utenti italiani per raccontare come e dove si consuma la paura digitale. Il dato più interessante riguarda chi punta di più sull’horror: Prime Video, Infinity+ e Paramount Plus guidano la top 10 dei servizi più “horror friendly”, con circa il 10% del catalogo dedicato al genere. Dietro di loro, Netflix e MUBI si fermano al 7%, mentre NOW TV tocca il 5% e Disney+ il 4%.

                Film: Paramount Plus regina del brivido

                La classifica dei film più visti sfoggia un mix di novità, cult e picchi di sperimentazione. Dominano The Substance (2024), The Menu (2022), Terrifier 3 (2024), Assassinio a Venezia (2023), 28 giorni dopo (2002), Subservience (2024), Talk to Me (2023), Godzilla Minus One (2023), Five Nights at Freddy’s (2023) e Bones and All (2022).
                Sul fronte piattaforme, Paramount Plus stacca tutti: arriva al 14% di catalogo horror. Subito dietro Prime Video e Infinity+ con l’11%, mentre Netflix mantiene una buona tenuta all’8%. Dall’altra parte della barricata Disney+ e Apple TV+ restano più “soft”, rispettivamente al 5% e al 2%. Curiosità: Discovery+ non ospita alcun film del genere.

                Serie TV: il dominio inatteso di MUBI

                Sul fronte seriale arriva la sorpresa: MUBI guida per offerta horror, con un 33% dedicato al genere. Seguono Netflix, Prime Video e Infinity+ al 5%, mentre tutte le altre piattaforme — compresa Paramount Plus — si attestano al 3%.
                La classifica dei titoli più visti premia The Last of Us, fresca di Emmy, che mescola orrore post-apocalittico e dramma umano, seguita da From, ambientata in una città da incubo da cui non si può fuggire. In terza posizione, immancabile, Stranger Things. A seguire: The Walking Dead, L’Attacco dei Giganti, The Vampire Diaries, The Owl House – Aspirante Strega, American Horror Story, Alice in Borderland e Sandman.

                In Italia ottobre profuma di castagne, ma sugli schermi regna la paura: zucche fuori, brividi dentro.

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