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Cinema

L’abate napoletano De Gregorio tuona contro il film Parthenope

L’abate della Cappella del Tesoro di san Gennaro, Monsignor Vincenzo De Gregorio, assai critico nei confronti dell’ultimo lavoro firmato da Paolo Sorrentino: «L’amplesso in Parthenope? I preti non badino al film e soprattutto non ne parlino»

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    Monsignor Vincenzo De Gregorio ricorpe l’ambito ruolo sdi abate della Cappella del Tesoro di san Gennaro. E’ proprio lui, da anni, il responsabile della custoria di uno dei misteri più affascinanti della fede napoletana. In grado di smuovere ogni anno venticinque milioni di devoti nel mondo, rappresentando un preciso motivo di interesse anche per la stampa estera. parliamo naturalmente della liquefazione del sangue del Patrono, un mistero che compare anche nel nuovo film di Paolo Sorrentino.

    La locandina del film

    Certe cose all’ombra del Vesuvio sono off limits

    A Napoli è vietato trattare in maniera alternativa e poco decorosa certi personaggi: tra questi c’è sicuramente Totò, indiscusso emblema locale. Poi Diego Armando Maradona, Massimo Troisi, Pino Daniele e – soprattutto – San Gennaro. La citazione che lo riguarda, inserita da Sorrentino, non è stata presa nel migliore dei modi dal prelato, visto che si tratta di una scena considerata “scandalosa”. La bellissima protagonista, Celesta Dalla Porta, vestita unicamente del Tesoro del Santo e il vescovo Tesorone (Peppe Lanzetta), dopo aver avuto un rapporto sessuale, assistono al fenomeno della liquefazione del sangue.

    La scena della quale si dibatte

    Il parere dell’abate

    «Le scene che riguardano il miracolo mi sono state inviate. Siamo chiari: per me il problema non è il film, il guaio è quando noi preti ci mettiamo a fare i fanatici, ad alimentare fanatismi e feticismi. Meglio che non ci badino, perché come conseguenza dall’altra parte tutto si ingigantisce. Il fatto è che ne parliamo troppo secondo me e quindi facciamo esattamente il gioco degli altri, regalando pubblicità al film. Per me andava lasciato dove stava. E poi, ovviamente, la comunicazione amplifica tutto. Insomma se non ci fossero state tutte queste polemiche, ne staremmo parlando tanto?».

    Un approccio sbagliato

    Il sacerdote procede nella sua disamina, condotta comunque non con mero spirito censoreo ma con un approccio molto mirato: «A me sembra, per dirla in napoletano, che abbiamo messo ‘a pazziella‘n man’‘e criature’. Un fenomeno complesso come quello del prodigio di San Gennaro va studiato, documentato. Invece mi pare che come al solito si colga solo l’aspetto più superficiale, eppure dietro quella liquefazione c’è molto altro, nessuno è venuto qui a chiedere informazioni. Quando vogliono spiegazioni sul prodigio, io dico a tutti: noi sappiamo che è sangue, però poi fornisco delle ragioni; per questo abbiamo dei motivi di credibilità e soprattutto di coerenza storica.

    Secondo l’abate, per quanto riguarda san Gennaro e la Chiesa, c’è molta superficialità. Gli argomenti connessi vengono trattati in maniera superficiale, anche molto folcloristica. Niente di più, niente di meno: «Sorrentino non aveva intenzione di fare un documentario, nè un’analisi approfondita, sociologica, storica di Napoli. Ma semplicemente di analizzarne l’aspetto onirico, perché in fondo è tutto lì».

    Quella del regista è una visione onirica

    Il religioso non ha visto il film per intero, concordando comunque sulla caratteristica di mera finzione scenica che aleggia nel lavoro di Sorrentino. «Lo si deve prendere secondo me per quello che è. Per questo non andava commentato». Va detto che la scena “incriminata” non è stata girata all’interno del Duomo di Napoli ma nella chiesa dei Girolamini.

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      Cinema

      John Goodman, addio a 90 chili e a quel riflesso che non voleva più vedere

      Dal rifiuto dello specchio alla rinascita: l’attore statunitense si mostra con una nuova silhouette dopo un percorso iniziato nel 2007. Niente scorciatoie, solo costanza, sport e dieta mediterranea. E un messaggio potente sul rapporto tra corpo e identità.

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        L’attore statunitense, indimenticato interprete di Fred Flintstones nella celebre pellicola prodotta da Spielberg nel 1994, ha lasciato tutti senza parole alla première del nuovo film dei Puffi a Los Angeles. Occhi puntati su di lui, o meglio sul suo nuovo corpo: in abito blu e con una figura molto più asciutta, John Goodman ha sfoggiato una forma smagliante. E la sorpresa è stata generale.

        Non è la prima volta che l’attore, oggi 73enne, mostra i risultati del percorso iniziato nel 2007, ma a ogni apparizione pubblica il cambiamento appare sempre più radicale. Non si tratta di una “dieta per un ruolo”, ma di una trasformazione profonda, cercata e voluta con determinazione. Il punto di rottura, raccontava tempo fa a People, è arrivato quando non riusciva più a guardarsi allo specchio. Con i suoi 180 chili e una relazione complessa con il cibo, Goodman aveva imboccato una strada pericolosa fatta di abbuffate e disordine.

        Il primo passo? Dire addio all’alcol. Il secondo, reinventarsi: sport regolare, attenzione alle porzioni, e una dieta ispirata al modello mediterraneo, seguita con l’aiuto di un nutrizionista. Risultato? Oltre 90 chili in meno, ma soprattutto un nuovo equilibrio. Un approccio semplice ma rigoroso che, nel tempo, ha dato i suoi frutti e gli ha permesso di mantenere la forma conquistata.

        Oggi, Goodman è un uomo diverso. Non solo fisicamente, ma anche nel modo in cui si espone: più sereno, più centrato. E se nei suoi ruoli iconici – da Il grande Lebowski ad Arizona Junior – la sua stazza era parte del personaggio, ora è la sua trasformazione a parlare. E a ispirare.

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          Cinema

          Bruce Willis, condizioni sempre più gravi: l’attore è prigioniero del silenzio e dell’immobilità

          La star di “Die Hard” combatte contro una forma rara e aggressiva di demenza
          Le condizioni dell’attore americano, oggi 69enne, si aggravano: non riesce più a parlare né a muoversi. La famiglia resta unita nel dolore, ma non perde la speranza

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            Un’icona del cinema d’azione che ora affronta una delle sue battaglie più difficili, fuori dal set. Le condizioni di Bruce Willis, che da qualche settimana è ospite di una casa di cura specializzata, continuano a peggiorare a causa della demenza frontotemporale, diagnosticata ufficialmente nel 2023 ma preceduta da sintomi di afasia già nel 2022. Secondo fonti vicine alla famiglia, oggi l’attore non sarebbe più in grado di parlare, leggere o muoversi autonomamente.

            Classe 1955, Willis è stato un volto amatissimo prima in TV, grazie al ruolo ironico e brillante in Moonlighting (in Italia Moonlighting – Agenzia Blue Moon), poi sul grande schermo con l’indimenticabile John McClane nella saga Die Hard. Un successo planetario consolidato da film cult come Pulp Fiction, Il sesto senso, La morte ti fa bella, L’esercito delle 12 scimmie e tanti altri. Nel 2006 ha ricevuto la stella sulla Walk of Fame di Hollywood, consacrandolo tra le leggende del cinema.

            La notizia della sua malattia ha colpito profondamente i fan e l’intera comunità hollywoodiana. La famiglia allargata di Willis, composta dalla moglie Emma Heming, dall’ex compagna Demi Moore e dai cinque figli, ha mostrato in questi mesi un fronte unito, scegliendo di comunicare con trasparenza ma anche con discrezione. A ottobre 2023 e ad aprile 2024 avevano condiviso note rassicuranti parlando di una “condizione stabile” e della “forza della famiglia” nel sostenerlo.

            Tuttavia, le recenti indiscrezioni raccontano un quadro clinico più complesso. La demenza frontotemporale – spesso indicata anche come malattia di Pick – è una patologia neurodegenerativa che colpisce precocemente, tra i 50 e i 65 anni, causando un deterioramento delle funzioni cognitive, in particolare linguaggio, personalità e movimento. Non esiste una cura risolutiva: si tratta di un processo progressivo che compromette profondamente l’autonomia e la comunicazione.

            Nonostante il dolore, la famiglia continua a mantenere viva la dignità e l’eredità artistica dell’attore. Emma Heming, in particolare, ha spesso sottolineato quanto la consapevolezza e l’amore dei propri cari siano strumenti essenziali per affrontare una malattia così devastante. I fan di tutto il mondo si stringono nel ricordo dei suoi ruoli leggendari, sperando che il tempo possa almeno garantire a Bruce serenità e affetto in questa fase della vita.

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              Cinema

              Caterina Murino, la Bond Girl diventa mamma a 48 anni: «Siamo pazzi di gioia per Demetrio Tancredi»

              L’attrice sarda, indimenticata protagonista di Casino Royale, ha dato alla luce il suo primo figlio con il compagno Édouard Rigaud.

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                Un sorriso che vale più di mille parole, una culla e un nome che sembra già scritto nella poesia: Demetrio Tancredi. È così che Caterina Murino, 48 anni da compiere a settembre, ha annunciato sui social la nascita del suo primogenito. L’attrice sarda, icona internazionale grazie al ruolo da Bond Girl accanto a Daniel Craig in Casino Royale, ha condiviso con i fan la gioia più intima: diventare madre per la prima volta insieme al compagno, l’imprenditore francese Édouard Rigaud.

                «Siamo pazzi di gioia», ha scritto, allegando uno scatto tenerissimo che ritrae la manina del piccolo stretta alla sua. Parole semplici, che hanno subito scatenato un’ondata di affetto da parte di amici, colleghi e follower. Ma, come spesso accade, non sono mancate anche le voci critiche, concentrate sull’età dell’attrice. Alcuni hanno sottolineato i “rischi” di una maternità tardiva, ma lei aveva già chiarito tempo fa il suo pensiero: «Non c’è un momento giusto per diventare madre. È un percorso personale, e ognuno lo affronta quando lo sente possibile».

                La sua risposta, elegante e ferma, sembra essere proprio la nascita di Demetrio Tancredi: una scelta d’amore che supera qualsiasi tabù. Del resto, Murino ha costruito la sua carriera rompendo schemi e affrontando con naturalezza la sfida di imporsi nel cinema internazionale partendo da Cagliari, passando per Parigi e Londra. Ora, con la stessa determinazione, vive la sua nuova dimensione familiare.

                La notizia ha colpito anche il mondo dello spettacolo: molti colleghi hanno inviato messaggi di auguri, sottolineando come l’arrivo del bambino sia un segnale di speranza e libertà di scelta per tante donne. Un tema, quello della maternità oltre i quaranta, sempre più attuale e discusso, ma che Murino ha trasformato in un messaggio positivo.

                Nel frattempo, la vita lavorativa dell’attrice non si ferma: tra set internazionali e impegni in Francia e in Italia, Caterina Murino continuerà a dividersi tra cinema e televisione. Ma da oggi il ruolo più importante resta uno: quello di mamma.

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