Cinema
L’hotel che ha ispirato “Shining” diventerà un museo horror
Lo Stanley Hotel di Colorado, noto per aver ispirato il famigerato Overlook Hotel di “Shining”, potrebbe presto includere un autentico museo dedicato al cinema horror e una piccola casa di produzione

Lo Stanley Hotel di Colorado, celebre per aver ispirato l’inquietante Overlook Hotel nel romanzo e nel film “Shining”, si prepara a un’entusiasmante trasformazione. Il management dell’albergo ha annunciato i piani per creare il Stanley Film Center, una nuova iniziativa che includerà un museo dedicato al cinema horror e una casa di produzione cinematografica.
Il Stanley Film Center mira a diventare un punto di riferimento per gli amanti del cinema e dell’horror, con progetti che includono la costruzione di un auditorium, rassegne cinematografiche, e strutture per la produzione e la post-produzione cinematografica. Il progetto prevede un investimento stimato di 24 milioni di dollari, di cui una parte significativa potrebbe provenire dal dipartimento del turismo locale.
Tra i membri coinvolti nella neonata compagnia ci sono nomi di spicco come Elijah Wood e Simon Pegg, il che aggiunge ulteriore interesse e attenzione al progetto. Attualmente, lo Stanley Hotel attira numerosi visitatori grazie ai tour tematici legati a “Shining”, ma il Film Center mira a trasformare l’hotel in un luogo attivo tutto l’anno, non solo in determinati periodi.
Con l’annuncio di un prossimo prequel di “Shining” intitolato “Overlook Hotel”, l’iniziativa sembra essere perfettamente cronometrata per capitalizzare sull’interesse continuo per la storia di Stephen King e Stanley Kubrick. Resta da vedere se il Stanley Hotel riuscirà a realizzare i suoi ambiziosi piani senza intoppi, ma l’entusiasmo attorno all’idea è palpabile.
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Cinema
Roma come Fantozzi: salta la “Coppa Cobram”, trenta ciclisti partono lo stesso tra nuvole finte e amare risate
Tra biciclette travestite, “bombe” mancanti e permessi fantasma, la gara più folle dell’anno si è trasformata in un pasticcio all’italiana. Ora il Municipio promette una nuova data per ottobre e l’organizzatore, accusato di dilettantismo, promette rimborsi e “un pensierino”.

È finita come in un film di Fantozzi, ma senza risate registrate. Doveva essere la prima edizione romana della Coppa Cobram, la mitica gara ciclistica aziendale nata nel film Fantozzi contro tutti. E invece si è trasformata in un piccolo disastro organizzativo.
Alle 10 del mattino, una trentina di concorrenti si sono comunque presentati davanti al Forte Antenne. Vestiti da impiegati anni ’70, con caschetti d’epoca e perfino con nuvole di cartone legate alle bici. Non sapevano che la Questura non aveva autorizzato il percorso per la concomitanza con Roma–Verona all’Olimpico. L’annullamento era stato comunicato solo poche ore prima, alle 1.16 della notte, tramite una mail che molti non hanno nemmeno letto.
Delusi ma determinati, i fantozziani moderni sono partiti lo stesso lungo via di Ponte Salario. Scivolando in discesa come nel celebre film, con tanto di caduta collettiva “alla Filini”. Una parodia diventata realtà, tra amarezza e risate forzate.
Chi aveva pagato i 45 euro d’iscrizione si è sentito preso in giro. L’organizzatore, Riccardo M., ha scritto in fretta e furia agli iscritti promettendo rimborsi e una nuova data, il 12 ottobre. Assicurando che “la prossima volta ci sarà anche un pensierino per tutti”. Ma in molti sospettano una leggerezza imperdonabile. Già nei giorni precedenti il II Municipio lo aveva avvertito che il percorso andava modificato e che era in ritardo per ottenere il via libera.
L’Uisp Roma, che aveva patrocinato l’iniziativa, si è trovata a pagare le spese di un evento mai partito: ambulanza, assicurazione, 300 pasti preparati dal catering e perfino la “trattoria al Curvone”, ricreata per l’occasione.
Ora sarà il Municipio a occuparsi della prossima edizione, escludendo l’organizzatore, segnalato alle autorità competenti. Un epilogo tragicomico degno del ragionier Ugo: tra permessi mancati, ciclisti delusi e figuracce all’italiana, la “Coppa Cobram” romana è già entrata nella leggenda — ma dalla parte sbagliata della storia.
Cinema
Richard Gere dice addio agli Stati Uniti: venduta la villa da 11 bagni per iniziare una nuova vita in Spagna!
La decisione shock del divo di Hollywood: dopo aver vissuto il sogno americano, Richard Gere si prepara a una nuova avventura in Europa, lontano dalle luci di Hollywood. Dalla California alla Spagna, la svolta definitiva nella vita del divo, venduta la sua lussuosa villa nel Connecticut.

Richard Gere lascia gli USA per amore e si trasferisce in Spagna con la famiglia. Il divo di Hollywood, Richard Gere, ha deciso di cambiare radicalmente vita. Dopo aver venduto la sua lussuosa villa nel Connecticut, l’attore si trasferirà in Spagna insieme alla moglie Alejandra Silva e ai loro due figli.
La decisione di lasciare gli Stati Uniti è stata presa dopo una lunga riflessione. In un’intervista, Gere ha rivelato che desidera trascorrere più tempo con la sua famiglia in Spagna, paese d’origine della moglie. “Alejandra è stata molto generosa nel concedermi sei anni della sua vita nel mio mondo, quindi penso sia giusto che io le dia almeno altri sei anni della mia nel suo”, ha dichiarato l’attore. La Spagna, con la sua cultura e la sua tranquillità, rappresenta per Gere il luogo ideale per costruire un nuovo futuro. Lontano dai riflettori di Hollywood, l’attore potrà dedicarsi alla sua famiglia e scoprire nuovi interessi.
Richard Gere, uno degli attori più iconici di Hollywood, ha rivelato più volte il suo amore per la Spagna, affermando di preferirla all’America come luogo dove vivere. Da anni ormai, l’attore di “Pretty Woman” ha scelto Madrid come sua base, lontano dal caos e dalla frenesia di Los Angeles, e ha spiegato più volte perché la Spagna abbia un posto speciale nel suo cuore.
“Qui la vita è più rilassata, le persone sono più genuine e l’atmosfera è incredibile. Mi piace il modo in cui la cultura spagnola riesce a coniugare la passione per la vita con una grande serenità.” L’attore, noto per il suo impegno umanitario e le sue scelte di vita lontane dal mondo delle celebrità, ha anche spiegato che la Spagna offre un ritmo più tranquillo e una qualità della vita che lo ha conquistato.
Cinema
Jennifer Lawrence accusa Israele: “A Gaza è un genocidio, sono terrorizzata e scioccata da ciò che vedo”
Jennifer Lawrence, tra le star più amate di Hollywood, ha accusato Israele di compiere un “genocidio” nella guerra contro Hamas. “È scioccante e spaventoso”, ha detto la protagonista di Hunger Games, esortando però a “restare concentrati su chi è davvero responsabile”, prendendo così le distanze dalle campagne di boicottaggio contro gli artisti israeliani.

«Sono terrorizzata. È scioccante. Quello che sta accadendo non è altro che un genocidio ed è terribile». Le parole di Jennifer Lawrence, pronunciate durante la conferenza stampa del suo nuovo film Die, hanno scosso l’ambiente hollywoodiano e riacceso il dibattito sulla guerra tra Israele e Hamas. L’attrice premio Oscar, 34 anni, ha deciso di esporsi pubblicamente dopo settimane di silenzio, unendosi a un gruppo crescente di artisti americani che denunciano la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza.
Secondo quanto riportato dal Guardian, Lawrence ha parlato con voce ferma e visibilmente provata: «Ciò che mi rattrista di più è la mancanza di rispetto nel dibattito politico americano. È terribile vedere come le bugie dei politici stiano diventando la normalità per i bambini di oggi».
Un intervento diretto e senza filtri, che la colloca accanto a star come Susan Sarandon, Mark Ruffalo e Bella Hadid, già critici verso le operazioni militari israeliane. Tuttavia, la Lawrence ha voluto chiarire di non condividere alcune iniziative radicali promosse nel mondo del cinema, come la proposta di boicottare registi e attori israeliani: «Restiamo concentrati su chi è responsabile. Dobbiamo pretendere giustizia e umanità, non alimentare altra divisione».
L’attrice, vincitrice dell’Oscar per Il lato positivo, ha raccontato di seguire con angoscia le notizie provenienti da Gaza, dove le vittime civili continuano a crescere: «È scioccante pensare che tutto questo avvenga sotto gli occhi del mondo. È come se non imparassimo mai nulla dalla storia».
La presa di posizione di Jennifer Lawrence, che da anni sostiene campagne umanitarie e associazioni per i diritti civili, ha diviso l’opinione pubblica americana. C’è chi la elogia per il coraggio e chi la accusa di semplificare un conflitto complesso. Ma una cosa è certa: le sue parole hanno rotto il silenzio dorato di Hollywood, riportando la guerra di Gaza al centro della scena.
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