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Cinema

Orlando Bloom, 14 chili in meno tra tonno e cetrioli: la trasformazione estrema per il film “The Cut”

A 48 anni Orlando Bloom ha perso oltre 14 chili in tre mesi seguendo una dieta a base di tonno e cetrioli, con l’aggiunta di un drastico taglio dei liquidi. “A volte pensavo di morire”, ha raccontato. Il tutto per entrare nei panni di un ex campione di boxe nel nuovo film The Cut.

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    Non è la prima volta che un attore si trasforma per un ruolo, ma Orlando Bloom ha scelto una strada tanto radicale quanto rischiosa. Per interpretare un pugile in The Cut, in uscita a settembre, l’attore britannico si è sottoposto a tre mesi di sacrifici che lo hanno segnato fisicamente e mentalmente. Risultato: 14 chili in meno e un corpo asciugato al limite della sopportazione.

    In un’intervista a People, Bloom ha raccontato i dettagli di questa metamorfosi, sottolineando che tutto è stato seguito da un nutrizionista, Philip Goglia, con controlli settimanali e analisi del sangue. La dieta era monotona e rigidissima: tonno e cetrioli come base quotidiana, uniti a un forte calo nell’assunzione di acqua. Una scelta estrema che ha ridotto il suo corpo al minimo indispensabile e che ha inciso anche sul sonno e sull’equilibrio mentale.

    “L’ansia e la paranoia dovute alla mancanza di riposo erano molto reali. A volte pensavo letteralmente di morire”, ha confessato Bloom. Una dichiarazione che ha fatto discutere, soprattutto perché arriva da un attore seguito da professionisti, non da un improvvisato.

    Il set è stato la prova finale. Negli ultimi giorni di riprese, Bloom ha raccontato di pensare ossessivamente al cibo: “Sognavo quello che avrei potuto mangiare una volta finito tutto”. Nonostante la sofferenza, ha ammesso anche di essersi sentito “entusiasta” di fronte a una sfida così totalizzante.

    La trasformazione non è stata solo estetica: per Bloom è stato un modo di entrare fino in fondo nella psicologia di un uomo al limite, un ex campione che cerca una redenzione. Ma l’attore non ha dubbi nel lanciare un avvertimento: “Non è sicuramente qualcosa da provare a casa”.

    La sua testimonianza mostra quanto cinema e realtà possano intrecciarsi fino a confondersi. Ma il confine tra dedizione e autodistruzione, nel caso di Bloom, è stato davvero sottile.

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      Cinema

      Willem Dafoe, la star che ha scelto la quiete: vive in una fattoria di alpaca vicino Orvieto con la moglie Giada Colagrande

      Dopo 40 anni di vita a Manhattan, Willem Dafoe ha scelto l’Italia come casa. Tra Roma e la campagna umbra, l’attore vive con la regista Giada Colagrande in una fattoria vicino Orvieto, lontano dai riflettori di Hollywood e immerso nella natura.

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        Dalla frenesia di Hollywood al silenzio delle colline umbre. Willem Dafoe, una delle icone più intense e riconoscibili del cinema mondiale, ha scelto l’Italia come sua seconda patria. Da anni l’attore americano, protagonista di film come The Lighthouse, Spider-Man e Povere Creature, vive tra Roma e una fattoria immersa nella campagna vicino Orvieto, dove alleva alpaca insieme alla moglie, la regista italiana Giada Colagrande.

        Una scelta di vita sorprendente per chi lo ricorda tra i grattacieli di New York, città dove ha vissuto per quarant’anni. «In Italia ho trovato un ritmo diverso, più umano», ha raccontato in un’intervista. Ed è difficile dargli torto: la sua casa di campagna è un rifugio discreto, circondato da colline, ulivi e orti, popolato da una piccola comunità di alpaca che l’attore cura personalmente. Animali curiosi e docili, che sono diventati la sua passione e il simbolo di una vita riconciliata con la natura.

        La fattoria sorge a pochi chilometri da Orvieto, non lontano dal Lago Trasimeno, in un territorio di rara bellezza dove il tempo sembra scorrere più lentamente. Qui Dafoe coltiva verdure, studia italiano e si dedica alla scrittura e alla lettura. Chi lo conosce parla di un uomo riservato, profondamente legato alla gente del posto e capace di mescolare la semplicità contadina con la curiosità cosmopolita. «Non si atteggia da star – raccontano i vicini – saluta tutti e va al mercato come chiunque altro».

        Il legame con l’Italia nasce da un incontro folgorante. Era il 2003 quando Dafoe, in occasione di un evento artistico a Roma, conobbe Giada Colagrande, regista e artista visiva. Tra i due scattò immediatamente un’intesa speciale, alimentata da passioni comuni per l’arte, la spiritualità e la libertà creativa. Due anni dopo si sposarono con una cerimonia riservata e da allora formano una delle coppie più affiatate del mondo del cinema.

        Giada Colagrande, autrice di film d’autore e progetti sperimentali, ha contribuito a radicare Dafoe nella cultura italiana. Insieme hanno realizzato diversi lavori, tra cui Before It Had a Name e Padre, dove la complicità personale si fonde con quella artistica. «Giada mi ha insegnato un modo diverso di vivere il tempo», ha detto l’attore, «più vicino al presente e meno ossessionato dal risultato».

        A Orvieto, Dafoe e Colagrande hanno costruito una routine semplice e serena: giornate tra la natura, pranzi con amici artisti, momenti di lavoro e lunghe passeggiate tra gli ulivi. «La vita qui è fatta di gesti piccoli ma autentici – ha raccontato –. Amo la sensazione di appartenenza, la gentilezza delle persone, la bellezza silenziosa di questi luoghi».

        E a differenza di molte star che vivono in Italia solo per vacanza, Dafoe ha scelto di restarci davvero. Tanto da ottenere la cittadinanza italiana, segno di un legame profondo con il Paese che lo ha accolto. «Non mi sento un ospite – ha spiegato – ma parte di questa comunità».

        Tra un film e l’altro, l’attore torna sempre alla sua fattoria: un luogo che considera la sua vera casa. È qui che si rigenera, lontano dai set e dai tappeti rossi, trovando ispirazione nella terra e negli animali. Non è raro che ospiti colleghi o amici artisti, incuriositi da quella vita bucolica fatta di silenzi e semplicità.

        La scelta di Dafoe racconta qualcosa di più ampio: la ricerca di un equilibrio che molte star inseguono ma pochi trovano. Non un ritiro, ma un ritorno alle origini, a un’esistenza più essenziale. Nei colli che circondano Orvieto, tra vigne e campi, l’attore ha scoperto un’altra forma di successo: la pace.

        E mentre Hollywood continua a chiamarlo – di recente ha recitato in Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos e in Inside di Vasilis Katsoupis – Dafoe risponde dal suo buen retiro umbro, con un sorriso e un accento sempre più italiano. «Mi piace sporcare le mani di terra – ha detto una volta –. È un modo per restare vivo, e per ricordarmi che la vita vera non ha bisogno di applausi».

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          Cinema

          Dwayne “The Rock” Johnson cambia pelle: la trasformazione per “Lizard Music” di Benny Safdie

          Nel film “Lizard Music”, tratto dal romanzo di Daniel Pinkwater, The Rock vestirà i panni di un mago settantacinquenne — e, per la parte, ha dovuto perdere molti chili.

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          Dwayne Johnson

            Dwayne Johnson, conosciuto in tutto il mondo come The Rock, è pronto a stupire ancora. Dopo aver conquistato la scena con la sua impressionante trasformazione fisica per il dramma sportivo The Smashing Machine, dove ha interpretato il leggendario lottatore di MMA Mark Kerr, l’attore americano cambia completamente registro per il suo prossimo progetto.

            Il nuovo film, Lizard Music, segna infatti la seconda collaborazione tra Johnson e il regista Benny Safdie, dopo il debutto de The Smashing Machine presentato in anteprima a Los Angeles.
            Durante il red carpet, il duo ha confermato di essere già al lavoro sull’adattamento del romanzo omonimo di Daniel Pinkwater, un cult della letteratura fantastica pubblicato nel 1976 e amatissimo negli Stati Uniti per la sua vena surreale.

            Da campione di wrestling a vecchio mago

            Nel film, Dwayne Johnson interpreterà un uomo di 75 anni, un ex mago solitario che ha come migliore amico… una gallina della sua stessa età. Un ruolo inaspettato e lontanissimo dai personaggi muscolari e invincibili che hanno reso celebre l’attore di Fast & Furious e Jumanji.
            Per entrare nei panni di questo curioso protagonista, Johnson ha dovuto modificare radicalmente il proprio fisico.

            «Per The Smashing Machine avevo preso circa 14 chili per rendere credibile il corpo di un lottatore», ha raccontato a Variety. «Ora sono tornato a dieta. Sono felice di essermi liberato di quel peso: riesco di nuovo a infilare la camicia nei pantaloni e non sembro incinto, quindi direi che va bene così».

            Con il suo solito tono ironico, The Rock ha aggiunto: «Pensate a Clint Eastwood a 75 anni: asciutto, scolpito, con muscoli levigati. Ecco, qualcosa del genere. È una bella sensazione».

            Un progetto visionario

            Lizard Music sarà diretto da Benny Safdie, noto per il suo lavoro in coppia con il fratello Josh nei film Good Time (2017) e Diamanti grezzi (2019). Dopo il successo ottenuto anche come attore in Oppenheimer di Christopher Nolan, Safdie torna dietro la macchina da presa con un progetto più intimo e surreale.

            Il romanzo originale di Pinkwater racconta la storia di Victor, un ragazzo che scopre un canale televisivo segreto dove si esibiscono misteriose lucertole musiciste. L’adattamento cinematografico, stando alle prime indiscrezioni, rielaborerà liberamente la trama in chiave più adulta, mescolando realismo magico, malinconia e humour visionario.

            Johnson, che oltre a recitare sarà anche produttore del film tramite la sua società Seven Bucks Productions, ha dichiarato di essere “entusiasta di esplorare un lato più introspettivo e bizzarro” della sua carriera.
            «È una storia tenera e strana, proprio come piace a me», ha detto. «Con Benny stiamo costruendo qualcosa di molto diverso: un film sul tempo che passa, sull’amicizia e sulla magia che rimane anche quando tutto cambia».

            Il futuro di The Rock tra cinema d’autore e blockbuster

            Le riprese di Lizard Music dovrebbero iniziare nel corso del 2026, con un’uscita prevista tra la fine del 2027 e l’inizio del 2028, secondo le prime ipotesi di produzione.
            Nel frattempo, Johnson sarà impegnato nella promozione di The Smashing Machine, in cui recita accanto a Emily Blunt. Il film, diretto sempre da Safdie per A24, racconta l’ascesa e il crollo del lottatore Mark Kerr, esplorando i temi della dipendenza, della fama e della redenzione.

            Con questi due progetti, Dwayne Johnson sembra ormai deciso ad allontanarsi dai ruoli d’azione tradizionali per abbracciare un cinema più autoriale e sperimentale.
            E, a giudicare dalla sua dedizione fisica e artistica, il nuovo “mago” di Hollywood è pronto a riscrivere ancora una volta la propria leggenda.

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              Cinema

              Ecco le prime informazioni sul biopic dedicato a Britney Spears, il regista è stato un suo fan

              Anche per Britney Spears arriverà nelle sale un film sulla sua vita. D’altronde, un’esistenza travagliata come la sua, ben si presta ad essere resa sul grande schermo.

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                Sarà Jon M. Chu a dirigere l’annunciato biopic sulla vita e la carriera musicale dell’ex popstar Britney Spears. Lui stesso ha anticipato qualche dettaglio in più in merito al progetto, ammettendo di essere prima di tutto un fan della Spears.

                Icona pop, poi persasi per strada

                La sua storia, quella dell’icona pop e figura di riferimento per milioni di fan, sta per essere quindi portata sul grande schermo. L’adattamento cinematografico, basato sul memoir pubblicato nel 2023, The Woman in Me, promette di mostrare il lato più autentico e umano della donna. Con le sue esperienze, speranze e battaglie, lei rappresenta una generazione che ha vissuto tra gli albori dei 2000 e la fine degli anni ’90. I dettagli del progetto stanno cominciando a delinearsi, suscitando grande attesa tra i fan.

                Il regista è entusiasta del progetto

                Jon M. Chu, già noto per il film Crazy & Rich e per il musicale Wicked, si è dichiarato letteralmente entusiasta nel lavorare su questo progetto. In una recente intervista pubblicata da Hollywood Reporter, ha descritto la Spears come una figura che ha influenzato e ispirato non solo i suoi fan, ma anche un’intera generazione. “La storia di Britney è universale,” ha dichiarato, sottolineandone l’importanza di raccontare la sua vicenda con una narrazione che vada oltre il gossip e la superficialità. Cercando soprattutto di mettere in risalto le problematiche più profonde riguardanti la fama, la pressione sociale e il ruolo delle donne nel mondo della musica. “Ci sono molte cose che mi piacerebbe esplorare,” ha detto il regista, lasciando intendere che la sceneggiatura e la direzione potrebbero affrontare temi reali e complessi, come la maternità, la salute mentale e il diritto alla privacy.

                Britney è molto contenta di questo biopic

                Dopo che la Universal Pictures ha ufficialmente acquisito i diritti del libro di memorie di Britney Spears, lei in un post condiviso su X, ha manifestato la sua gioia per il progetto, dichiarando di lavorare a una collaborazione segreta con il produttore Marc Platt, pur mantenendone i dettagli riservati. Uno spoiler che ha generato un clima di attesa e curiosità tra i fan, che hanno iniziato a speculare sulla portata di questa nuova avventura cinematografica.

                Il progetto richiederà tempo, siamo solo agli inizi

                Nonostante l’entusiasmo generale, le fasi iniziali del progetto sono ancora in corso: al momento, non è stato ancora definito un cast né scritta una sceneggiatura precisa. Questa assenza di certezza ha portato il regista a chiarire che i primi passi sono cruciali e che il film richiederà tempo e cura. Soprattutto per realizzare qualcosa a che possa davvero riflettere la vita complessa della Spears.

                Prima di tutto un fan

                Jon M. Chu ha assistito a numerosi concerti della popstar nel corso degli anni. Questo background da fan gli permette di avere una prospettiva unica su ciò che la musica e la figura della popstar hanno rappresentato. Rivolgendo lo sguardo verso il passato, il regista ha ricordato di aver aver sempre avuto una profonda ammirazione per il suo talento e per la sua resilienza.

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