Connect with us

Musica

Addio ai Coma_Cose: Fausto Lama e California, la coppia di Sanremo si scioglie anche nella vita

Dopo anni di musica e amore condivisi, Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano dicono addio. “La sinergia artistica ha divorato la vita privata”. Voci di crisi già dall’estate, quando California era stata paparazzata con un altro uomo.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Fine dei giochi — e dei duetti — per i Coma_Cose. Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, in arte Fausto Lama e California, hanno annunciato la fine della loro relazione, personale e artistica, con un lungo post su Instagram che ha spiazzato i fan: “È stata una decisione unanime maturata negli ultimi mesi, in cui abbiamo preferito mantenere la questione privata per metabolizzarla e rispettare i nostri impegni”.

    Un addio scritto in tono sobrio ma definitivo. “Non ci siamo mai fermati in questi anni — spiegano — e abbiamo dato troppe cose per scontate. La grande sinergia lavorativa ha finito per cannibalizzare la vita privata, che si è inevitabilmente spenta. E più si avvicinava la data da noi pensata per congelare il progetto Coma_Cose e riprenderci del tempo per noi, più abbiamo capito che eravamo ormai solo una coppia sul palco”.

    Il loro era un amore raccontato in musica, una relazione diventata canzone. Dalle luci di Fiamme negli occhi a Sanremo 2021 — dichiarazione esplicita di passione e complicità — al brano L’addio, due anni dopo, che sembrava celebrare la rinascita dopo una crisi. Poi, quest’anno, il ritorno all’Ariston con Cuoricini, che a riascoltarlo oggi suona come un presagio.

    I due si erano sposati appena un anno fa, con una cerimonia riservata a Milano, e sembravano inarrestabili: concerti sold out, premi, e una fanbase cresciuta fino a trasformarli in una delle coppie più amate della scena indie-pop italiana. Eppure, qualcosa si era incrinato. Già la scorsa estate Francesca — alias California — era stata paparazzata mentre baciava un altro uomo, e le foto avevano fatto il giro del web. Loro avevano taciuto, limitandosi a una serie di post criptici.

    Il forfait “per motivi personali” al concerto di Francesca Michielin, sabato scorso, era stato l’ultimo segnale prima dell’annuncio ufficiale.

    Ora, per i Coma_Cose, si chiude un capitolo durato sette anni, tra amore, musica e poesia urbana. “Ci siamo amati tanto — scrivono — e continueremo a volerci bene, ma la vita ci chiede strade diverse”.

    I fan, sui social, rispondono con lo stesso misto di malinconia e affetto che accompagnava le loro canzoni. I cuoricini, stavolta, si sono davvero spezzati.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Musica

      KATSEYE, la nuova rivoluzione pop che unisce il mondo

      Con milioni di fan e un’estetica Y2K che mescola nostalgia e innovazione, le KATSEYE sono il fenomeno che racconta il presente (e il futuro) della musica.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

      KATSEYE

        C’erano una volta sei ragazze con un sogno: diventare popstar. Ma questa non è una favola, bensì una storia reale di talento, strategia e rivoluzione culturale. Sophia, Lara, Daniela, Manon, Megan e Yoonchae sono i nomi che compongono le KATSEYE, la prima global girl band nata dalla collaborazione tra Hybe, la potente casa di produzione sudcoreana dietro al successo dei BTS, e la statunitense Geffen Records.

        L’idea è semplice e geniale: fondere l’energia e la precisione del K-Pop con la creatività e il carisma del pop occidentale. Il progetto prende forma nel 2021 con il talent internazionale The Dream Academy, un programma pensato per selezionare le sei artiste che avrebbero incarnato un nuovo ideale di band globale. Alle audizioni partecipano oltre 120.000 candidate da tutto il mondo; solo venti accedono al durissimo training documentato online, tra prove di canto, danza e performance. Un anno dopo, il sogno diventa realtà: nascono le KATSEYE.

        Un mix di culture e di personalità

        Le componenti del gruppo arrivano da continenti diversi e rappresentano culture differenti, ma è proprio questa la chiave del loro fascino. Sophia Laforteza, filippina cresciuta negli Stati Uniti, è la leader e voce principale; Daniela Avanzini, già nota per il talent So You Think You Can Dance, porta energia e tecnica; Manon Bannerman, svizzera di origini ghanesi, aggiunge carisma e potenza scenica; Lara Raj, attrice e performer indo-americana, è l’anima creativa; Yoonchae Jeong, sudcoreana, incarna la tradizione K-Pop; Megan Meiyok Skiendiel, hawaiana, rappresenta la freschezza internazionale del gruppo.

        Nel 2024 il debutto ufficiale con il singolo “Debut”, seguito dall’EP “Soft Is Strong”, trascina la band ai vertici delle classifiche e su YouTube supera i 170 milioni di visualizzazioni con il video di Touch. Netflix racconta la loro ascesa nella docuserie Popstar Academy: KATSEYE, che mostra i retroscena della formazione e il percorso di crescita personale delle sei protagoniste.

        Pop, moda e identità

        Le KATSEYE non sono solo musica. Il loro stile estetico, ispirato alla moda dei primi anni 2000 — crop top, jeans a vita bassa e colori pastello — è diventato un fenomeno virale. Il loro look, definito da molti “una via di mezzo tra le Bratz e le Winx Club”, ha riportato in auge la moda Y2K, risvegliando la nostalgia dei Millennial e l’entusiasmo della Generazione Z.

        Non sorprende quindi che marchi come GAP le abbiano scelte come testimonial per le nuove campagne, dove danzano sulle note di un remix di Milkshake di Kelis. Un’operazione di marketing perfetta, che le consacra come icone pop a tutto tondo, capaci di influenzare tendenze ben oltre il panorama musicale.

        Dietro le luci, la realtà

        Ma la loro forza sta anche nella sincerità. “La nostra amicizia è un disastro meraviglioso,” ha ammesso Lara Raj in un’intervista a Teen Vogue. “Litighiamo, ridiamo, ci supportiamo. Non vogliamo sembrare perfette: vogliamo essere vere.”
        Una dichiarazione che spiega gran parte del successo del gruppo, capace di mostrarsi autentico in un mondo di performance controllate al millimetro.

        Con il singolo “Gnarly”, uscito nell’aprile 2025, la band entra per la prima volta nella Billboard Hot 100, consolidando il proprio status internazionale. E l’attesa per il nuovo EP “Beautiful Chaos”, che include la hit Gabriela co-scritta con Charli XCX, cresce di giorno in giorno.

        Il pop che unisce

        La loro esibizione agli ultimi MTV Video Music Awards, premiata come Push Performance of the Year, ha confermato ciò che molti sospettavano: le KATSEYE non sono solo un esperimento di marketing globale, ma una nuova forma di pop contemporaneo, capace di superare i confini linguistici, culturali e geografici.

        Con il Coachella 2026 già confermato e una fanbase — gli EYEKONS — in costante espansione, il gruppo sembra destinato a ridefinire il concetto stesso di girl band.

          Continua a leggere

          Musica

          The Dark Side of the… Pooh: siamo alla fantamusica!

          Gli alfieri del progressive rock inglese e il longevo quartetto pop di casa nostra; che cosa potranno mai avere in comune? Qualcuno sostiene una teoria quantomeno bizzarra…

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

            E’ proprio il caso di considerarlo un paragone assurdo quello fra la band italiana e quella inglese. Anche se, a ben guardare, un elemento che li lega – anche se non certo positivo – esiste. Il brano di Facchinetti e soci Concerto per un oasi è molto simile alla floydiana Terminal Frost, tratta dall’album A Momentary Lapse of Reason. La composizione dei Pooh è, infatti, molto debitrice di suoni particolari. I Pooh li conosciamo tutti molto bene, hanno vissuto una lunghissima e gloriosa carriera, elevando il valore del pop (ogni tanto con qualche spruzzatina di rock…) in Italia. Certamente non avevano bisogno di copiare una delle formazioni progressive rock più ricche e celebrate. O forse sì…

            Nessuna azione legale da parte dei Pink Floyd

            Ad onor del vero va detto che non c’è mai stato alcun procedimento penale o giudiziario a riguardo. Si tratta quindi di una possibile copia mai realmente confermata, anche se gli ascoltatori più esperti possono certamente pensar male. Prova ad ascoltare…

            Comunque sia… rimane il fatto che la band italiana rappresenta un classico intramontabile, un romanzo popolare che da quasi sessant’anni non si smette di leggere. E, nonostante tour d’addio e saluti finali… non sembra abbiano intenzione di smettere. E a chi gli paragona alla band di David Gilmour, loro rispondono, con un – si spera – tocco di autoironia: “Non siamo i Pink Floyd italiani. Semmai sono loro i Pooh inglesi”.

            Tutto grazie al pubblico, che “alimenta la macchina”

            L’anno scorso Roby Facchinetti ha spento 80 candeline: «Emozione. Quella che sento dentro di me pensando a questo progetto, e che vedo sui volti delle persone che vengono ad ascoltarci. Il fuoco si autoalimenta così, la spinta a migliorare non finisce mai, però con una serenità e una consapevolezza che prima non c’erano. Se ci siamo rimessi a suonare dopo sette anni, e dopo la perdita di Stefano D’Orazio (il loro batterista, avvenuta nel 2020, ndr), lo dobbiamo all’insistenza dei nostri figli e all’amore del pubblico».

            Nel 2026 la festa per i 60 anni

            Al momento l’età pensionabile non è prevista. Nel 2025 si concederanno un anno sabbatico, e nel 2026 festeggeranno i sessant’anni di attività. Sempre avanti… finché ci sarà musica.

              Continua a leggere

              Musica

              Venditti depresso, fu salvato dal suicidio dall’amico Lucio Dalla

              Il popolarissimo cantautore romano, in attività dal 1972, si è raccontato in una lunga intervista a Domenica In, non nascondendo un aspetto molto difficile della sua vita. Segnato dalla depressione, trovò in Lucio Dalla un forte sostegno, capace di aiutarlo.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

                Domenica In rappresenta il termometro della popolarità dei personaggi dello spettacolo: se ci sei vuol dire che vali davvero! Quando Antonello Venditti è andato a fare visita alla “zia” Mara si è confessato a cuore aperto. Un contesto nel quale il cantautore si è raccontato senza filtri, parlando del suo nuovo libro e ripercorrendo la sua vita e la sua carriera rendendo noti al grande pubblico momenti particolarmente difficili che ha dovuto affrontare. Dai quali, fortunatamente, è riuscito a venire fuori.

                Anni ’80: grande successo ma un subdolo male di vivere nell’anima

                Nella chiacchierata conla Venier si arriva ad un certo punto a toccare gli Anni Ottanta. In quel perido Venditti, nonostante si trovasse nel pieno del suo successo artistico, era attanagliato da un malessere sordido, al punto da non riuscire a venirne fuori. Pensando addirittura di mettere drasticamente alla sua vita. Ad aiutarlo, però, ci fu un collega ed amico: l’indimenticabile Lucio Dalla.

                Grazie Lucio!

                Racconta l’artista romano di Sotto il segno dei pesci: “Lucio Dalla mi ha salvato, lo sanno tutti. Uno dei problemi della nostra vita è la depressione, che porta alla solitudine e all’idea di suicidio che sembra diventata comune. Lui se ne accorse nel 1980. Non avevo nulla, ma lui capì che io dovevo andare via da Roma. Mi portò a Carimate e li mi ha curato. Mi ha curato anche stare a contatto con altri artisti”. Un supporto esistenziale scaturito dal potere della musica musica e dalla possibilità di essere circondato da chi – come lui – condivideva le stesse passioni, riuscendo ad allentare la morsa della depressione.

                La vicinanza salvifica di alcuni colleghi

                “A Carimate, presso gli Stone Castle Studios, c’erano due studi: c’erano De Andrè, Lucio, i Pooh, Pino Daniele… La sera, quando avevamo finito le nostre session, stavamo insieme e ci confrontavamo. L’idea malvagia di farla finita non mi era passata, volevo uccidermi con la macchina. Sapevo guidare talmente bene che non mi è riuscito, non ci ho nemmeno provato”.

                Gli innovativi Studios di Carimate

                In un vecchio castello vicino Como, il discografico Antonio Casetta, ebbe infatti l’idea di aprire dei nuovi studi di registrazione con apparecchiature all’avanguardia (per l’epoca), con l’intento di realizzare una struttura che consentisse agli artisti, ai musicisti ed ai tecnici di vivere a stretto contatto in un ambiente isolato. Per dedicarsi anima e corpo alla realizzazione dei dischi in maniera totale, senza vincoli di orario.


                Al Circo Massimo, dove avvenne la rinascita

                Venditti ha proseguito questo per certi versi “doloroso” racconto, citando un preciso momento in cui ha avvertito come mai prima la possibilità di potersi rialzare in piedi: “Il mal di vivere mi è passato con l’amore ricevuto, percepito. Sono guarito veramente al Circo Massimo”. Il cantante parla naturalmente del grande concerto da lui tenuto nel 1983. Durante quella memorabile esibizione, Venditti eseguì Grazie Roma, per celebrare lo scudetto conquistato dalla sua squadra del cuore l’8 maggio 1983, pareggiando 1-1 in casa del Genoa. L’intero concerto fu poi pubblicato nel primo album live dell’artista.

                Uno scudetto “miracoloso”

                “Sono guarito dopo il primo scudetto della Roma. Avevo la sensazione che non ci fosse distonia tra me e gli altri. Io non mi piacevo, non mi accettavo. Tendevo alla perfezione e chi tende alla perfezione spesso è il più fragile”.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù