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Musica

“Clonatemi, bastardi!”: il leader dei Black Sabbath vuole vivere per sempre, Ozzy forever

Ozzy, il Principe delle Tenebre, non smette di stupire neanche ora che si prepara a dire addio ai live con i Black Sabbath. La sua ultima follia? Vuole farsi clonare, o meglio, vuole che lo facciamo noi! In collaborazione con l’azienda di acqua in lattina Liquid Death, Ozzy ha messo in vendita dieci lattine di tè freddo vuote contenenti il suo DNA. Una trovata al limite tra il geniale e il delirante, con tanto di autografo e la provocatoria scritta: “Clonatemi, bastardi!”. Una operazione che è già diventata cult.

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    Liquid Death non è un brand qualunque: conosciuto per la sua acqua in lattina e le campagne pubblicitarie fuori dagli schemi, ha appena lanciato una collezione che sembra uscita da un film di fantascienza punk. Parliamo di dieci lattine di tè freddo, completamente vuote, ma contenenti il DNA di Ozzy Osbourne. Sì, avete capito bene, il DNA vero, autentico, del leggendario frontman dei Black Sabbath.

    Un pezzetto di una leggenda rock in una lattina autografata

    Come ci sono arrivati? Beh, Ozzy ha semplicemente bevuto le lattine e il contenuto biologico rimasto – saliva, cellule, tutto il corredo – è stato sigillato in laboratorio per preservarne il patrimonio genetico. Ogni lattina è stata autografata a mano dallo stesso Ozzy e viene venduta online al prezzo folle di 450 dollari l’una. Un investimento per veri fan o per chi vuole portarsi a casa un pezzetto immortale di storia rock?

    “Clonatemi, bastardi!”: la sfida di Ozzy

    Il messaggio è chiaro e tagliente. L’azienda e Ozzy stesso hanno dichiarato con ironia e una buona dose di sarcasmo che “una volta che la tecnologia e le leggi federali lo permetteranno, i fan potranno usare questo DNA per tentare di clonare Ozzy e goderselo per centinaia di anni”. Non manca la chicca dell’artista che scrive “Clonatemi, bastardi!” sulla lattina, come a dire: “Se proprio volete un Ozzy 2.0, fatelo!” Il progetto è una provocazione perfetta per un personaggio che ha sempre giocato con l’immortalità, tra morsi di pipistrello e concerti storici. È un modo ironico e leggermente inquietante per celebrare la sua eredità, proprio mentre si avvicina al suo ultimo live con i Black Sabbath.

    Il concerto di addio a Birmingham: un’epoca che finisce

    Il lancio di queste lattine Infinite Ozzy arriva in concomitanza con un evento molto importante: il 5 luglio 2025, Ozzy si esibirà per l’ultima volta dal vivo con i Black Sabbath nella loro città natale, Birmingham. Un addio epocale che segna la fine di un’era per la musica heavy metal e per i fan di tutto il mondo. In questo contesto, la trovata del DNA in lattina suona come un tributo ironico e, perché no, un’arma segreta per battere il tempo e l’usura degli anni. Non resta che aspettare la futura tecnologia che, chissà, magari un giorno ci restituirà un clone di Ozzy pronto a farci urlare ancora “Crazy Train”!

    Un mito senza tempo

    Che vi piaccia o meno, Ozzy Osbourne è e resterà per sempre una leggenda vivente (o forse no, ma questo lo decideranno i fan-cloni). Tra musica, follie e trovate pubblicitarie al limite, il Principe delle Tenebre dimostra che non ha paura di osare, neanche quando si parla di immortalità genetica. Se volete farvi un regalo unico, potete ancora accaparrarvi una di queste lattine su LiquidDeath.com. Nel frattempo, preparatevi a salutare Ozzy dal vivo una volta per tutte, o magari no… perché se la scienza lo permette, lui potrebbe tornare. Letteralmente.

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      Musica

      Jennifer Lopez, un grillo sul palco non la ferma: “Mi stava facendo il solletico”

      L’episodio è avvenuto al Central Stadium di Almaty, tappa del tour mondiale Up All Night: Live in 2025. Dopo il piccolo incidente, J Lo ha scherzato col pubblico, dimostrando ancora una volta sangue freddo e professionalità.

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      J Lo

        Un imprevisto decisamente insolito ha movimentato il concerto di Jennifer Lopez domenica sera ad Almaty, in Kazakhstan. Sul palco del Central Stadium, gremito di fan per una delle tappe del suo tour mondiale Up All Night: Live in 2025. La popstar si è ritrovata a fare i conti con un ospite inatteso: un grosso grillo, comparso in piena esibizione.

        Il momento, ripreso dai presenti e diventato virale sui social, mostra la cantante intenta a interpretare uno dei suoi successi quando l’insetto le si arrampica lungo il corpo, fino a fermarsi sul collo. Per qualche secondo Jennifer resta immobile davanti al microfono, mantenendo la concentrazione. Poi, senza perdere il ritmo, si libera dell’insetto con un gesto rapido, regalando subito dopo un sorriso al pubblico. “Mi stava facendo il solletico”, ha commentato con ironia, scatenando applausi e risate.

        La reazione di Lopez è stata lodata online come esempio di professionalità. Nessun segno di fastidio, nessuna interruzione, solo la determinazione di portare a termine lo show senza intoppi. D’altronde, la cantante è abituata a esibirsi in contesti internazionali e a gestire l’imprevisto con calma.

        Il tour Up All Night: Live in 2025 sta attraversando Europa, Medio Oriente e Asia Centrale, e si concluderà con una residency di dodici date al Caesars Palace – The Colosseum di Las Vegas, a partire dal 30 dicembre. Un’agenda fitta che conferma il momento particolarmente intenso della carriera di J Lo.

        Non è la prima volta che l’artista dimostra nervi saldi anche fuori dal palco: di recente, a Istanbul, ha affrontato con eleganza un episodio spiacevole quando le è stato negato l’accesso a un negozio Chanel. In entrambe le occasioni, la reazione è stata la stessa: sorriso, autocontrollo e la capacità di trasformare una potenziale gaffe in un momento di leggerezza.

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          Musica

          Dimmi che canzone ascolti d’estate e ti dirò chi sei (spoiler: se canti “Vamos a la playa” sei irrimediabilmente vintage)

          Dall’invasione reggaeton ai nostalgici degli anni ’80, passando per chi ascolta Battisti come se fosse un mantra zen, la musica estiva disegna profili psicologici più precisi di un test della personalità. E sì, c’è una ragione scientifica se il cervello ama i tormentoni ripetitivi (anche quando tu fingi di odiarli).

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            Che estate sarebbe senza una canzone da canticchiare – o subire – fino allo sfinimento? Che ti piaccia o no, la tua colonna sonora balneare dice molto di te. Non è solo questione di gusti musicali: è proprio un identikit psicologico da playlist. Perché in fondo, dimmi cosa ascolti sotto l’ombrellone e ti dirò chi sei. E quanto sei disposto a farti compatire.

            Cominciamo da quelli che mettono “Vamos a la playa” appena poggiano l’asciugamano. Sono i nostalgici incalliti. Cresciuti a Festivalbar e cocomeri in spiaggia, indossano con orgoglio infradito fluo e credono ancora che Righeira sia uno stato mentale. Li riconosci perché sorridono da soli mentre aprono l’ombrellone: stanno già ascoltando la loro hit nel cervello.

            Poi ci sono i devoti del reggaeton. Per loro ogni estate ha un solo suono: quello della cassa dritta che batte come un cuore impazzito. Ascoltano Bad Bunny, Peso Pluma o chiunque abbia una vocale accentata nel nome. Ballano anche se stanno facendo la fila per un ghiacciolo. E hanno una convinzione incrollabile: se la canzone non ti fa venire voglia di muovere il bacino, non è estate.

            All’opposto ci sono gli indie-snob del lettino, cuffie grandi, sguardo assorto, e playlist che spazia tra artisti islandesi e remix ambient di canzoni che nessuno conosce. D’estate, fingono di odiare i tormentoni. Ma poi li becchi, a settembre, che canticchiano “Italodisco” sotto la doccia.

            E che dire dei battistiani da spiaggia? Sguardo nostalgico verso il mare, leggono Pavese mentre “La canzone del sole” fa da sottofondo. Non cercano il tormentone, cercano l’assoluto. Ma se gli parte “E penso a te”, non rispondono più di loro stessi.

            Infine ci sei tu, che ti sei detto “quest’anno cambio playlist” e poi ti sei ritrovato per l’ottava estate di fila a battere il piede con “Despacito”. Perché sì, la colpa è del cervello: in estate la corteccia uditiva si “rilassa” e preferisce suoni semplici, ripetitivi, prevedibili. Il caldo appanna le sinapsi, e i tormentoni sono come granite musicali: dolci, freddi, sempre uguali. E dannatamente irresistibili.

            Quindi la prossima volta che senti partire l’ennesimo “oh oh oh” sulla spiaggia, non arrabbiarti. È la tua amigdala che balla.

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              Matia Bazar, scontro aperto: Piero Cassano accusa Antonella Ruggiero di “mancanza di rispetto e verità”

              Il fondatore della band risponde con un post infuocato alle parole della cantante, contestandone i ricordi e accusandola di aver dimenticato i nomi dei compagni scomparsi.

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                Tra i Matia Bazar e Antonella Ruggiero volano ancora stracci, a cinquant’anni dalla nascita della band. L’ultima scintilla l’ha accesa un’intervista dell’artista genovese al Corriere della Sera, in cui ha ripercorso l’esordio, il rapporto con la Pfm e la vita nel gruppo. Un racconto che non è piaciuto a Piero Cassano, fondatore e storico autore della formazione di Vacanze romane.

                Il musicista, 76 anni, ha replicato con un lungo post su Facebook, senza giri di parole: “Gentilissima Sig.ra Ruggiero, certe tue dichiarazioni non ti fanno onore. Hanno fatto venir fuori la persona che, seppur bravissima nel cantare, non racconta molte verità, se le gira e le racconta alla sua maniera. Irriconoscente verso un grande passato di gruppo e priva di rispetto per Giancarlo Golzi e Aldo Stellita, che non hai nemmeno nominato”. Cassano le rimprovera anche di aver dimenticato Mauro Sabbione, Carlo Marrale, Sergio Cossu e lui stesso: “Se sei la grandissima Antonella Ruggiero lo devi alla tua voce, ma anche a tutti noi indistintamente”.

                Particolarmente duro il passaggio sui “due funerali” citati dalla cantante come unico contatto con l’ex band: “Imperdonabile la tua insensibile risposta. Due di loro? E i nomi? Inaccettabile”. Cassano contesta anche la versione dell’ingresso della Ruggiero nei Matia Bazar: “Non fu la Pfm a presentarti, ma il tuo ragazzo di allora, Eros. Ti feci fare i cori nel disco Fede Speranza Carità, poi passammo un mese nelle sale prova a lavorare su Cavallo Bianco”.

                Parole che smontano la narrazione della cantante, la quale nell’intervista aveva detto che il gruppo “si sarebbe dovuto fare i fatti propri” e che non aveva mai sognato di fare la cantante. Dichiarazioni che, per Cassano, confermano un “carattere poco sensibile” e un atteggiamento da diva.

                A decenni di distanza, la frattura resta aperta. E se le canzoni restano nella storia, i rancori, a giudicare dai toni, non sembrano avere intenzione di andare in pensione.

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