Connect with us

Musica

Fedez e Tony Effe: guerra senza esclusione di colpi. “Pagliaccio, razzista e incoerente”

“Hai scritto a mia moglie mentre mi abbracciavi”, “Infame e razzista”: Fedez va giù pesante e Tony risponde con sarcasmo sui social.

Avatar photo

Pubblicato

il

    Il gelo tra Fedez e Tony Effe è stato spezzato da un vero e proprio uragano musicale. Dopo giorni di scintille social e frecciatine su Instagram, Fedez ha deciso di uscire allo scoperto e mettere tutto nero su bianco (anzi, in rima) con il suo nuovo brano ‘L’infanzia difficile di un benestante’, un dissing che non lascia spazio a dubbi e che punta dritto all’ex amico Tony Effe. Le accuse sono pesanti e non risparmiano nessun dettaglio della loro relazione, dagli screzi personali ai motivi che avrebbero portato alla rottura.

    “Tony, Tony, mi fai i dispetti, che c***o ti aspetti?”, così inizia Fedez nel suo brano, dove non esita a chiamare il collega “pagliaccio”, “infame” e “ragazzino insicuro”. Ma la parte più scottante arriva quando il rapper accusa Tony di aver mandato messaggi sgraditi alla sua ex moglie Chiara Ferragni: “Hai scritto a mia moglie mentre mi abbracciavi”, e prosegue: “Sono tuo padre, ti do la paghetta”, alludendo a presunti favori economici che avrebbe fatto al collega.

    Un altro tema bollente del brano riguarda il razzismo: Fedez critica Tony Effe per aver usato insulti razzisti e poi essersi esibito insieme a Ghali, con cui ha collaborato in passato. “Insulti razziali poi sul palco con Ghali”, rappa il milanese, lasciando intendere una certa incoerenza dell’ex amico.

    Ma il dissing non si ferma qui. Fedez tira in ballo anche la vicenda della presunta ‘spedizione punitiva’ contro il personal trainer Cristiano Iovino, quando Tony Effe, secondo Fedez, avrebbe chiamato “gli amici per farmi la festa ma poi sotto casa non c’era nessuno”.

    La risposta di Tony Effe non si è fatta attendere: in una storia Instagram l’ex membro della Dark Polo Gang ha commentato secco, con un laconico “Che imbarazzo”, quasi a voler minimizzare l’attacco ricevuto. Ma lo scontro sembra tutt’altro che chiuso, e i fan sono in attesa di una risposta musicale, un contrattacco che potrebbe riaccendere la faida.

    ‘L’infanzia difficile di un benestante’ è una bomba lanciata nel cuore della scena rap italiana, e non solo per il contenuto diretto e senza filtri. Questo dissing riporta l’attenzione su un Fedez pronto a difendere a spada tratta la sua famiglia e il suo onore, anche a costo di sporcarsi le mani nel fango delle accuse pubbliche. In un’epoca in cui i social sembrano aver soppiantato le vecchie faide musicali, Fedez ritorna al diss in stile old school, fatto di rime taglienti e accuse che bruciano.

    Cosa succederà ora? Tony Effe deciderà di rispondere con un brano o sceglierà di ignorare la provocazione, mantenendo un profilo basso? Quello che è certo è che questa nuova guerra del rap non passerà inosservata e, probabilmente, avrà ancora molti colpi di scena. Per ora, la parola d’ordine sembra essere una sola: tenere alta l’attenzione e prepararsi a nuovi capitoli di questa saga musicale.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Musica

      Renato Zero: «Sono più sposato di tanti altri. Non servono garanzie per amare, serve responsabilità verso gli altri»

      Settantacinque anni, un album da 19 brani e un tour di 25 date: Renato Zero celebra la sua carriera con ironia e gratitudine. «Ho dimostrato che da Zero si può diventare tanto. Continuerò a cantare finché avrò fiato».

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

        «Sono più sposato di tanti altri». Così Renato Zero accende la sala gremita del Superstudio di Milano, durante la serata del Festival dello Spettacolo, dove il direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, Aldo Vitali, gli consegna il Telegatto. Lui, con il suo inconfondibile humour, replica: «Grazie, anche se avrei preferito un Telesorcino».
        Il pubblico si alza in piedi, parte un video tributo, la sala canta, lui canta con loro. «Non mi posso permettere di commuovermi – scherza – sennò divento nero per il trucco!».

        È un Renato Zero in stato di grazia, che festeggia i suoi 75 anni con un album uscito proprio nel giorno del compleanno: Uno, due, tre… Zero! «Sono diciannove brani che rappresentano diciannove esternazioni di stati d’animo che avete convissuto con me» racconta. «Un artista deve avere il coraggio di lasciare da parte i numeri, i dischi di platino, e mandare un messaggio. Questo disco lo dedico alla pace: basta guerre. È uno dei lavori più belli e più riusciti della mia vita».

        Poi il tono si fa più intimo. «Ho dimostrato che da Zero si può diventare tanto. C’è stata tanta gelosia nei nostri confronti, ricordo quando chiusero un tendone di Zerolandia. C’è stata mancanza di libertà. Ecco perché dobbiamo continuare a parlarne: la libertà è il vero amore di tutta la mia vita».

        E parlando di amori, Zero si definisce “sposatissimo”: «Gli errori nella vita si fanno, ma l’importante è non ripeterli. Gli errori servono per condividere, per questo ci si sposa. Io vi assicuro che sono più sposato di tanti altri. Non servono garanzie per esserlo, basta sentire la responsabilità verso gli altri. In questo Paese, io sono straposato!».

        Tra un sorriso e una riflessione, arriva anche un rimpianto: «Fonopoli. Avevamo un progetto bellissimo, ma ce l’hanno bocciato. In Italia, se fai le cose buone, spesso non te le fanno fare. Ma non mi arrendo, perché credo ancora nella condivisione e nella musica come casa comune».

        A gennaio ripartirà con un tour di 25 date, un viaggio musicale lungo oltre tre ore a sera. «Mi rimproverano perché canto troppo, ma non riesco a scegliere. Ho scritto troppo, lo ammetto. Forse in futuro dovrò farmi aiutare dai medley».

        C’è spazio anche per il sogno, che lui chiama “una carezza”. «I sogni vanno presi con le pinze. Ti devi chiedere perché sogni una cosa e non un’altra. Ho sognato mia madre una sola volta: le ho chiesto se avesse sofferto quando è andata via. Mi ha risposto: “Sono andata via molto prima di quanto pensi”. È stato un regalo».

        E quando gli chiedono quale sia oggi il suo sogno, Renato sorride e chiude con la sua filosofia più vera: «Ancora con i sogni? La mia realtà è quella di non perdermi».

          Continua a leggere

          Musica

          Lucio Corsi: «Dopo Sanremo la vita è la stessa, passo le giornate con gli amici di sempre»

          «Il giorno dopo Sanremo sembrava un film: le macchine mi salutavano per strada. Ma non è cambiato niente. Suono con gli stessi amici, scrivo con la stessa leggerezza». Dopo il trionfo sul palco dell’Ariston, Lucio Corsi debutta sul grande schermo con un live visionario girato in pellicola 16mm.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

            «Il giorno dopo Sanremo sono uscito di casa e tutte le macchine mi salutavano. Sembrava un film». Lucio Corsi sorride mentre racconta i mesi che hanno cambiato la sua carriera, ma non la sua vita. Dopo l’exploit all’Ariston con Volevo essere un duro, il cantautore toscano si prepara a sbarcare anche al cinema con il film concerto La chitarra nella roccia – Lucio Corsi dal vivo all’Abbazia di San Galgano, in esclusiva nei The Space Cinema il 3, 4 e 5 novembre.

            Un viaggio musicale e visivo diretto dal suo “fratello artistico” Tommaso Ottomano e prodotto da Sugar, che raccoglie il live registrato nell’estate 2024 nella celebre abbazia del XII secolo, tra le più suggestive d’Italia. Girato interamente in pellicola 16mm, è un omaggio alla terra d’origine dell’artista, quella Maremma che continua a essere la sua musa silenziosa.

            «Suono con gli stessi ragazzi e passo le giornate con gli amici di sempre», spiega Corsi. «Nelle cose che amiamo, come scrivere canzoni, non è cambiato niente. Siamo cresciuti insieme e ci teniamo a vicenda coi piedi per terra. È quello che fa anche la Maremma: la casa dove sono nato è circondata da alberi, e loro sono i primi che ti insegnano a guardarti intorno, ma restando piantati dove sei nato».

            La sua musica, sospesa tra fiaba e rock, trova nell’abbazia un tempio naturale. «Se fosse un personaggio delle mie canzoni, sarebbe una balena che nuota nella campagna, con una buona acustica nella pancia», racconta divertito. «È un luogo che ha popolato la mia immaginazione fin da bambino. I miei genitori mi ci portavano spesso, e da anni ci immaginavo dentro un palcoscenico. Questo era l’anno giusto per provarci».

            Nel film, le luci, i suoni e la voce di Corsi si intrecciano con l’architettura gotica del luogo, trasformando ogni brano in una visione. La chitarra nella roccia è anche un disco, in uscita il 14 novembre, che cattura la stessa energia del live. «In adolescenza io e Tommaso siamo stati travolti dalla musica – racconta –. Ci ha portato via dalle nostre camerette e dalla noia che somiglia alla pace di un paese. Da allora, il sogno è stato quello di restituire quella magia».

            E i sogni, per Lucio, continuano a farsi concreti. Dopo il film e l’album, nel gennaio 2026 partirà il suo Tour Europeo, con date nei club delle principali città del continente, cui seguirà Lucio Corsi – Palasport 2026, il primo tour nei palazzetti italiani.

            Una corsa senza artifici, fatta di chitarre, amici e radici. «Sanremo mi ha dato tanto – conclude – ma la mia forza è restare quello di sempre. Nei miei sogni ci sono ancora la Maremma e una balena che canta nel silenzio».

              Continua a leggere

              Musica

              Victoria Beckham: «Da ragazzina mi chiamavano stupida e mi tiravano lattine». Il bullismo, la dislessia che l’ha resa più forte

              Ospite del podcast Call Her Daddy, Victoria Beckham rivela le ferite mai guarite del passato: bullismo, acne, dislessia e la sensazione di sentirsi “sbagliata”. «Quell’esperienza mi ha temprata, mi ha preparato alla cattiveria dei media».

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

              Victoria Beckham

                Dietro la perfezione di Victoria Beckham c’è una ragazza che ha conosciuto la crudeltà e la solitudine. A raccontarlo è lei stessa, senza filtri, nel podcast Call Her Daddy. «Ero una bambina e un’adolescente un po’ strana» dice, ricordando gli anni in cui sentirsi diversa sembrava una colpa.
                «A scuola ero vittima di bullismo. Gli altri ragazzi dopo le lezioni fumavano, uscivano, io andavo a danza o a teatro. Non riuscivo a integrarmi».

                A rendere tutto più difficile c’erano anche l’acne, i capelli piatti e l’insicurezza. «Ricordo quando ero nel cortile della scuola, tutta sola, e i bambini raccoglievano le lattine di Coca-Cola dalle pozzanghere per tirarmele addosso. È stato umiliante».
                Un dolore amplificato dalle difficoltà scolastiche: «Guardando i miei figli ora mi rendo conto di essere dislessica e di soffrire di discalculia. All’epoca però non si parlava di queste cose. Mi chiamavano semplicemente “stupida”».

                Nemmeno il college fu un rifugio. «Mi dissero che non ero abbastanza brava o bella, troppo grassa per salire sul palco». Un giudizio che avrebbe potuto distruggerla, ma che invece l’ha resa più determinata. «Quel bullismo mi ha preparata a quello dei media» racconta. «Mi ha temprata».

                Oggi, a cinquant’anni, Victoria Beckham è icona di stile e fondatrice di un marchio di moda di successo, ma non dimentica la ragazzina insicura che era. «Allora non si parlava di salute mentale come si fa oggi. Io cercavo solo di sopravvivere, di restare me stessa».
                Dietro l’immagine impeccabile della Posh Spice resta così la forza di una donna che ha trasformato la vergogna in disciplina e le ferite in eleganza. Perché la vera bellezza — quella che resiste — nasce sempre da un difetto accettato.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù