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Fedez, il nuovo idolo di Forza Italia: “La sinistra? Codardi”. E si vende anche al Cav

Una volta predicava dal pulpito progressista, ora recita la parte del “ribelle moderato” tra i giovani di Forza Italia. Una performance studiata per i like, tra battute su Sala e carezze a Berlusconi. Il segreto? Parlare di tutto e non dire niente

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    Doveva essere l’ospite a sorpresa, il “nemico” da convertire. Ma Fedez, rapper che un tempo si atteggiava a predicatore della sinistra, sul palco dei giovani di Forza Italia si è calato perfettamente nella parte del finto ribelle in cerca di nuovi fan. E i baby-berlusconiani, tutti in giacca blu e ciuffo in ordine, lo hanno accolto come se fosse la reincarnazione di Silvio in versione TikTok.

    Il copione è sempre quello: prima la tirata sui giovani, la salute mentale, i centri di aggregazione – tanto generica da non far alzare nemmeno un sopracciglio in sala – poi l’attacco a chi, a sinistra, lo aveva eletto a mascotte. «La sinistra non si confronta mai – ha spiegato il nostro nuovo profeta – mentre la destra, anche se non la penso come loro, viene sempre nei miei podcast». E giù applausi.

    Il momento più esilarante? Quando Fedez ha mollato la stoccata a Beppe Sala, sindaco di Milano e amico di famiglia. «Ottima notizia che non possa ricandidarsi», ha detto con un sorriso che sapeva di vendetta social. Il rapper, che si faceva immortalare con l’Ambrogino d’Oro in mano, adesso scarica il sindaco come un disco fuori moda.

    Ma il vero show è quando si passa al Cavaliere. Una volta lo definiva “vecchio bavoso”, oggi invece lo santifica a colpi di retorica spicciola: «Aveva carisma, visione. Travaglio, invece, fa i teatrini per vendere libri». Travaglio, la bestia nera di Berlusconi, viene sacrificato sull’altare del consenso forzista. In sala volano le mani al cielo, parte la standing ovation.

    Accanto a Fedez c’è Giuseppe Cruciani, perfetto compagno di merende. “Io Berlusconi l’ho sempre votato, anche se perdeva!”, racconta Cruciani. E i giovani forzisti, più abituati a citare Tajani che a sentire un rapper, ridono e applaudono come a un comizio di Silvio. L’effetto è straniante: il “coso dipinto” (copyright Gasparri) diventa l’eroe del giorno.

    Eppure, dietro l’applauso facile, resta l’impressione che Fedez reciti la parte dell’infiltrato di professione. Non è diventato azzurro, non ha mai smesso di essere uno che cambia bandiera a seconda della direzione del vento. Spara a zero sulla sinistra, si inchina alla destra, fa la predica sui giovani. Tutto in un’ora di palco. Tutto per qualche flash in più.

    Chi pensava che il rapper venisse qui a lanciare un messaggio profondo, resta deluso. Chi invece cercava la provocazione da mettere in loop su Instagram, l’ha trovata. “Non voterei nessuno”, dice a un certo punto, come a dire: la politica è un palcoscenico, io sono qui per lo spettacolo.

    E i baby-berlusconiani? Tra un selfie e un video, sono convinti di aver visto la luce. Mentre Fedez, a passo di danza e slogan, si gode la sua giornata da star.

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      Angelina Mango torna sul palco dopo il ritiro: mano nella mano con Olly e il pubblico esplode all’Ippodromo

      All’Ippodromo di Milano tifo da stadio per Angelina Mango, che dopo il lungo stop ha scelto di tornare a cantare al fianco di Olly. Mano nella mano con l’amico e collega, ha ritrovato il calore della folla con la loro hit estiva.

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        È stata una sorpresa che nessuno si aspettava: Angelina Mango, dopo mesi lontana dalla scena e dai riflettori, è tornata a cantare. Ha scelto un momento speciale per farlo: il concerto di Olly all’Ippodromo di Milano, in una serata che si è trasformata in una festa collettiva.

        La cantante, reduce da un lungo periodo di silenzio e riflessione personale, è salita sul palco accolta da un boato. Al suo fianco proprio Olly, con cui ha inciso la hit “Due come noi”. L’esibizione, carica di energia e di emozione, è stata sottolineata da un gesto tenero: lui le ha preso la mano, accompagnandola durante tutta la performance.

        Un segnale forte, quello della giovane artista: dopo la pausa, tornare in un contesto così importante significava affrontare anche la prova del pubblico. E il pubblico non si è fatto attendere: cori, applausi, entusiasmo da tifo da stadio, in un clima che ha restituito ad Angelina l’abbraccio che forse le era mancato.

        La serata ha segnato così un nuovo capitolo. Non un semplice featuring, ma un vero ritorno alle origini, al contatto con chi la segue e la sostiene. Per lei, che ha deciso di prendersi del tempo lontano dalle luci, il rientro è stato mano nella mano, con la musica e con l’amicizia.

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          Musica

          Alfa, dal latino copiato in bagno ai sogni di moglie e figli: «Sono single ma voglio innamorarmi»

          «Ho l’immagine del bravo ragazzo che fa musica, ma è limitante», dice il 25enne che ha duettato con Vecchioni. Nel ricordo della scuola, tra versioni copiate col telefono e la nostalgia per la disciplina, spunta la voglia di futuro: amore, figli e la porta socchiusa per il Festival.

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            Dall’aula di liceo con il telefono nascosto in bagno fino ai palchi più ambiti della musica italiana. Alfa, 25 anni compiuti da poco, non perde la voglia di raccontarsi senza filtri. Al Corriere della Sera ha ammesso: «Sono single, ma mi piacerebbe un sacco innamorarmi. Vorrei avere una moglie e dei figli. Sanremo? Non credo. Ora quando fai la canzone dell’estate automaticamente devi andare a vincere il Festival, ma sono stanco e non vorrei forzare. Però se mi capita la canzone giusta è chiaro che tengo la porta aperta».

            L’artista, protagonista di questa estate musicale, aveva già calcato il palco dell’Ariston nella serata delle cover insieme al suo idolo Roberto Vecchioni, con cui ha reinterpretato Sogna, ragazzo, sogna. E proprio Vecchioni torna nel suo racconto di studente modello: «Andavo bene in tutte le materie, forse solo il latino non mi piaceva tanto. Però copiavo: lasciavamo il telefono in bagno per vedere le versioni».

            Alfa ammette di avere ancora un conto aperto con la scuola: «Ho questa immagine di bravo ragazzo… Ne sono orgoglioso ma anche un po’ no, perché temo a volte di essere percepito come bidimensionale, come “il bravo ragazzo che fa musica”. Probabilmente non l’ho ancora dimostrato, ma toccherà alle mie canzoni future».

            E non nasconde una certa nostalgia: «Mi manca la ritualità scolastica. Da un po’ di tempo patisco il fatto di aver abbandonato l’università per il successo: ho mantenuto i contatti con i miei compagni ma le nostre vite sono molto diverse. Nel mio piccolo cerco di leggere il più possibile. Per scrivere l’ultimo album ho letto Fromm, Crepet, persino il Simposio di Platone che al liceo mi era sembrato noioso».

            Un ragazzo sospeso tra passato e futuro, con i piedi piantati nei ricordi della scuola e lo sguardo verso un domani che immagina fatto di musica, amore e famiglia. «Ai ragazzi dico: godetevi gli anni dell’istruzione, perché entrare nel mondo del lavoro non sarà per niente facile».

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              La guerra di Piero… Pelù: “Bimbi muoiono a Gaza e la Meloni parla solo di chiese colpite”

              Bandiera palestinese al collo, Pelù attacca la premier: “Il nostro governo è subalterno alle lobby economiche e non ha il coraggio di opporsi all’occupazione illegale di Netanyahu. La politica non è più politica, ma serva degli interessi forti”

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                Piero Pelù non si limita a presentare un documentario: a Venezia si è trasformato in tribuna politica. Venerdì mattina, per l’anteprima fuori concorso di Piero Pelù. Rumore dentro, l’ex frontman dei Litfiba è arrivato con una bandiera palestinese e parole pesanti come macigni.

                “La politica di oggi dimostra nella maggior parte dei casi di non essere più politica ma di essere al servizio delle lobby economiche – ha detto – ed è chiaro come anche il governo italiano non sappia opporsi in maniera chiara e netta come hanno fatto i governi spagnolo e belga contro l’occupazione illegale di Netanyahu nei territori palestinesi, che va avanti dal 1945”.

                Un affondo diretto, che Pelù lega alla memoria storica: “C’è chi sta cercando di riscrivere la storia e noi non ci possiamo stare. Dai libri abbiamo letto come sono iniziati e poi degenerati regimi come fascismo, nazismo e lo stesso comunismo di Stalin”.

                Poi l’attacco personale a Giorgia Meloni, accusata di indifferenza selettiva: “Oggi si vedono bambini morire di fame sotto le bombe, mentre l’unica frase della nostra premier è stata quando hanno colpito delle chiese cristiane. Una discriminazione insopportabile”.

                Il rocker non si nasconde dietro il microfono, ma rivendica il suo ruolo civile: “Noi dobbiamo essere cittadini attivi e rivendico il fatto di essere prima cittadino e poi cantante. Non amo le rockstar che si chiudono nel loro mondo”.

                Parole destinate a far discutere, che Pelù lega anche al senso del documentario: un autoritratto tra musica e impegno, rumore dentro e fuori dal palco.

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