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Musica

Grignani contro Pausini: “Ha stravolto la mia canzone”. Diffida per La mia storia tra le dita

Gianluca Grignani non ci sta e affida ai legali la difesa della sua hit: “Quel testo è stato cambiato nel senso, non lo avevo autorizzato”. La replica dell’entourage Pausini: “Le autorizzazioni ci sono tutte”.

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    Altro che amicizia social a colpi di “ti voglio bene”: la querelle tra Laura Pausini e Gianluca Grignani deflagra di nuovo, questa volta in tribunale. A scatenare la scintilla è la cover di La mia storia tra le dita, brano-manifesto di Grignani del 1994, che la cantante romagnola ha rilanciato lo scorso 12 settembre in italiano, spagnolo e portoghese. Un’operazione internazionale, destinata al pubblico globale, che però non è piaciuta affatto al suo autore.

    Già a luglio Grignani aveva manifestato fastidio perché nel post di lancio del singolo non compariva il suo nome. Poi era arrivata la correzione e una parvenza di pace, suggellata da un botta e risposta amichevole sui social. Ma tre mesi dopo la tregua è saltata. «Gli autori Gianluca Grignani e Massimo Luca, preso atto dello stravolgimento operato sul testo originale della canzone e del conseguente capovolgimento di senso, hanno dato mandato all’avvocato Giorgio Tramacere di tutelare in ogni sede l’integrità della loro opera», recita la nota ufficiale diffusa ieri.

    Grignani: “cambia completamente il senso del brano”

    Il casus belli è una frase: nell’originale Grignani canta “E se davvero non vuoi dirmi che ho sbagliato, ricorda a volte un uomo va anche perdonato”. Nella versione Pausini diventa invece “E se davvero non vuoi dirmi che hai sbagliato, ricorda a volte un uomo va anche perdonato”. Uno scambio di pronomi che, secondo Grignani, “cambia completamente il senso del brano”, trasformando una confessione personale in un’accusa altrui.

    Il musicista sostiene di non aver potuto ascoltare la nuova versione prima della pubblicazione e di non aver mai dato l’ok a una simile variazione. Di qui la scelta di rivolgersi ai legali.

    Dal canto suo, l’entourage di Laura Pausini ribadisce che “le autorizzazioni ci sono tutte” e che la cantante aveva già chiarito di aver rispettato ogni passaggio burocratico e contrattuale. Già in estate Pausini aveva spiegato: «Ho fatto tutto in regola, Gianluca era perfettamente informato».

    La frattura, però, appare ormai evidente. E la disputa tocca corde delicate: da un lato la libertà interpretativa di un’artista internazionale, dall’altro il diritto dell’autore di difendere il messaggio originario di un brano che ha segnato un’epoca.

    La canzone che raccontava la fragilità di un amore finito torna così a essere terreno di scontro. Solo che, questa volta, non si tratta di cuori spezzati, ma di carte bollate.

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      Musica

      Fedez chiede scusa a Jannik Sinner: “Paradosso mal riuscito, mi assumo la responsabilità”

      Dopo le polemiche per le barre pubblicate su Instagram, il rapper chiarisce dal palco del Forum di Assago: «Volevo denunciare il razzismo, ma ho sbagliato tutto». Nel mirino anche Schlein, Carlo Acutis e Charlie Kirk.

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      Fedez chiede scusa a Jannik Sinner: “Paradosso mal riuscito, mi assumo la responsabilità”

        La polemica nata dalle barre pubblicate da Fedez su Instagram ha tenuto banco per giorni, complice una strofa che ha toccato corde estremamente sensibili. In un passaggio, il rapper aveva citato il numero uno del tennis italiano Jannik Sinner con un parallelismo che ha sollevato indignazione: «L’italiano ha un nuovo idolo, si chiama Jannik Sinner. Purosangue italiano con l’accento di Adolf Hitler». Versi che hanno scatenato un’ondata di critiche sui social e nel dibattito pubblico, soprattutto perché accostavano il nome dell’altoatesino al dittatore nazista.

        Ma non era solo Sinner a essere evocato: le barre di Fedez facevano riferimento anche alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, alla canonizzazione di Carlo Acutis e persino a un presunto “omicidio” del commentatore conservatore americano Charlie Kirk, aggiungendo ulteriore benzina al fuoco della polemica.

        Il chiarimento al Forum di Assago

        È stato lo stesso Fedez a fare un passo indietro e a chiedere pubblicamente scusa durante il concerto al Forum di Assago, prima data del suo tour Ritorno a casa. Interrompendo lo show, ha preso il microfono e ha spiegato:
        «Ho preparato delle strofe inedite e riscritto delle cose. Anche il brano che sentirete ora, Tutto il contrario, l’avevo modificato. Quando ho pubblicato quelle barre si è scatenato un putiferio: avevo scritto due righe di spiegazione, ma la verità è che la cosa più giusta è parlare a viso aperto e non da dietro uno schermo».

        Poi l’ammissione: «Credo che se una cosa non viene capita, la responsabilità è di chi l’ha scritta. Mi assumo l’errore. La mia idea era di portare all’esasperazione un paradosso: spesso in Italia gli atleti nati qui, ma con la pelle di un altro colore, non vengono riconosciuti come italiani. Ho provato a ribaltare la questione con Sinner, che invece incarna il prototipo del “puro italiano”. Ma applicarlo a lui, l’atleta più amato in questo momento, è stato un disastro. Non ci sono riuscito. Tutto ciò che posso fare è chiedere scusa».

        Un messaggio frainteso

        L’artista ha dunque chiarito che la sua intenzione non era quella di insultare Sinner, ma di denunciare le derive razziste che ancora circolano nello sport e nella società italiana. Il problema, ha riconosciuto lui stesso, è stato l’aver scelto un esempio sbagliato e un linguaggio inadeguato.

        L’episodio conferma come le barre rap, costruite su provocazioni e paradossi, possano facilmente essere fraintese quando escono dal contesto musicale e finiscono sui social, privati di ritmo e ironia. Fedez non è nuovo alle polemiche legate ai suoi testi, ma questa volta ha preferito fermarsi e chiedere scusa, prima che il fraintendimento alimentasse ulteriori tensioni.

        Reazioni e riflessioni

        Il caso ha comunque aperto un dibattito più ampio: fino a che punto un artista può spingersi con la provocazione? E dove finisce il confine tra satira e cattivo gusto? Le scuse del rapper, accolte con un applauso dal pubblico del Forum, sembrano segnare un punto di svolta nel suo approccio: «Non voglio che la mia musica ferisca chi non c’entra nulla — ha concluso Fedez —. Voglio che sia uno strumento per riflettere, non per offendere».

        Per Sinner nessun commento ufficiale, ma il caso appare destinato a rientrare. Resta però la lezione per chi, come Fedez, gioca con le parole: nel mondo iper-connesso dei social, un verso non è mai solo una rima.

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          Musica

          Francesco Gabbani mattatore a “X Factor”: giochi di parole e battute che spiazzano pubblico e giuria

          Gabbani porta sul palco di “X Factor” la sua vena comica con battute raggelanti ma irresistibili: “A Livorno si dice ‘de’, è un intercalare. Un cantante a Livorno è come un vino rosso aperto: de-canta”. E sul gelato: “Io coppetta e lei Yoko Ono”.

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            Quando Francesco Gabbani entra in scena, c’è sempre da aspettarsi qualcosa che vada oltre la musica. A “X Factor”, il cantautore toscano si è trasformato in un vero e proprio mattatore, regalando al pubblico una serie di battute che hanno strappato sorrisi e qualche sguardo perplesso. L’effetto è stato quello di un cabaret improvvisato dentro un talent show, con lui che si diverte a mescolare comicità surreale e ironia di provincia.

            Il primo affondo comico arriva con un’ode alla sua Livorno: «A Livorno si dice “de”, è un intercalare. Un cantante a Livorno è come un vino rosso aperto. Lo sapete perché? Perché de-canta». Pausa, risata del pubblico, occhi sgranati di colleghi e giudici. Gabbani, imperturbabile, ha continuato come se nulla fosse, con quell’aria da amico che spara la battuta al bar e poi ti lascia a metabolizzarla.

            Non pago, ha alzato il livello del nonsense col tocco internazionale. «Cosa diceva John Lennon alla sua fidanzata quando andavano a prendere il gelato? Lui diceva: “Io coppetta e lei Yoko Ono”». Un silenzio imbarazzato ha preceduto la reazione: risate liberatorie, applausi, qualche commento sussurrato. Missione compiuta: Gabbani ha spiazzato tutti con il suo umorismo da settimana enigmistica, degno della rubrica “Umorismo involontario”.

            Il pubblico di “X Factor” ha imparato a conoscerlo negli anni come artista poliedrico, capace di passare dal tormentone da milioni di stream alla riflessione esistenziale. Ma questa volta ha scelto la via della leggerezza, confermando che il suo talento non si esaurisce tra chitarra e pianoforte: può anche far ridere, o almeno provarci.

            In un talent show abituato a raccontare storie di giovani musicisti e sfide vocali, l’irruzione delle sue battute è stata una parentesi spiazzante. Eppure, a modo suo, perfettamente coerente con il personaggio Gabbani: quello che nel 2017 vinse Sanremo cantando “Occidentali’s Karma” e facendo ballare la scimmia nuda. Oggi, al posto della scimmia, ci sono giochi di parole da bar sport, ma l’effetto resta lo stesso: il colpo a sorpresa che rimane impresso.

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              Fedez, bufera per la frase su Sinner: esposto in Procura a Bolzano per istigazione all’odio

              Nell’occhio del ciclone un passaggio in cui il tennista altoatesino viene definito “puro sangue italiano con l’accento di Adolf Hitler”. Per Martucci è un richiamo diretto al razzismo fascista e un insulto alla comunità altoatesina. L’artista, al momento, non ha commentato.

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                La miccia è esplosa a Bolzano e ha acceso un incendio destinato a far discutere a lungo. Fedez, già abituato a stare al centro delle polemiche, è finito stavolta sotto accusa per un verso della sua ultima canzone. A denunciare la vicenda è stato Giuseppe Martucci, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, che ha depositato un esposto alla Procura. Nel mirino ci sono poche righe di testo che, secondo il politico, travalicano i limiti della libertà artistica: «L’italiano ha un nuovo idolo, si chiama Jannik Sinner. Puro sangue italiano con l’accento di Adolf Hitler».

                Martucci parla senza mezzi termini di “frase shock”. Il suo ragionamento poggia su due pilastri: da un lato, l’espressione “puro sangue italiano”, che rievoca il concetto di purezza razziale delle leggi fasciste del 1938; dall’altro, l’accostamento di Jannik Sinner, altoatesino e simbolo dello sport nazionale, a Hitler, con un riferimento beffardo all’accento tedesco. «Non possiamo accettare che un linguaggio che rievoca razzismo e odio venga normalizzato da un personaggio pubblico seguito da milioni di giovani», ha dichiarato.

                Il riferimento normativo è l’articolo 604-bis del Codice Penale, che punisce propaganda e istigazione all’odio razziale. Per Martucci, il testo non può essere archiviato come semplice provocazione o esercizio di ironia, ma rappresenta un’offesa diretta non solo al tennista, ma anche all’intera comunità altoatesina. «Ho sentito il dovere di agire per difendere i valori fondamentali della nostra Costituzione», ha spiegato, rivendicando la scelta di portare la vicenda davanti alla magistratura.

                Il caso, inevitabilmente, ha acceso un dibattito che travalica i confini locali. Da una parte c’è chi parla di “gogna mediatica preventiva” e di censura nei confronti di un artista che da sempre usa provocazioni forti come cifra stilistica. Dall’altra chi sottolinea che, in un Paese ancora ferito dal passato, certe parole non possono essere usate con leggerezza, soprattutto se pronunciate da chi ha un seguito di milioni di ascoltatori.

                In tutto questo, Sinner non ha commentato. Abituato a stare lontano dai riflettori extra sportivi, il campione si è limitato a concentrarsi sui suoi impegni agonistici. Né Fedez, al momento, ha rilasciato dichiarazioni. Eppure il silenzio dell’artista non basta a smorzare la tempesta. La questione, infatti, non riguarda soltanto lui, ma tocca il delicato confine tra libertà di espressione e rispetto dei valori costituzionali.

                Il prossimo passo sarà capire se la Procura di Bolzano riterrà fondato l’esposto e aprirà formalmente un fascicolo. Di certo, la vicenda segna un nuovo capitolo nella lunga serie di frizioni tra il mondo della politica e quello dello spettacolo, con Fedez ancora una volta protagonista di una polemica che rischia di travolgerlo.

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