Connect with us

Musica

Kekko-sa ne so se tornerò o meno…

Avatar photo

Pubblicato

il

    Un post che ha cretao lo scompiglio tra i fan dei Modà: Kekko Silvestre, il forntman della band si ritira. E lo fa con un messaggio che non promette nulla di buono, almeno nell’immediato: «Devo capire se in futuro potrò riprendere a fare il frontman».

    Nessuna tensione fra i membri della band

    Il problema non è generato, come qualcuno potrebbe pensare, da tensioni interne. Lo chiarisce eliminando ogni dubbio Kekko: «Mi scuso con tutti voi, e con i Modà (con cui siamo più uniti che mai). Ad oggi non posso fare altro che accettare questo momento e ascoltarmi… sicuro che mi possiate capire. Vi amo».

    Nel 2021 aveva condiviso la sua depressione

    Come qualcuno ricorderà, nel 2021 il cantante aveva dichiarato di soffrire di depressione. «Mi sono svegliato e non riuscivo a piegare le gambe, pensavo fosse un’influenza ma dopo dieci giorni a letto ho temuto che potesse essere una malattia degenerativa». Attualemne non ci sono elementi per poter dire che quello stato di disagio si sia nuovamente manifestato.

    A 10 anni esatti dal loro primo mega-concerto a San Siro

    Le parole dell’artista su Instagram ripercorrono anche i traguardi della band: “Ciao a tutti romantici, manco da un po’ e vi chiedo scusa. Vi scrivo oggi a 10 anni dal nostro primo San Siro, un sogno che ci avete aiutato a realizzare e per cui vi saremo grati tutta la vita” ha scritto, rivolgendosi ai tanti fan della band.

    Per il momento nessuna data, nessuna promessa

    Kekko ha anche spiegato che qualche mese fa aveva comunicato la fine dei lavori sul nuovo album e l’inizio di quello che sarebbe potuto essere l’inizio di un percorso live. Sottolineando di voler essere sincero con i suoi fan, ha pubblicamente ammesso di aver bisogno di tempo per capire. “Credo di avere bisogno ancora del tempo necessario per capire se in futuro potrò riprendere la mia attività discografica e di frontman, ma fino a quel momento non mi sento di poter promettere nulla».

    Solidarietà da parte della fanbase e di qualche amico vip

    La reazione dei fan è stata immediata, attraverso moltissimi commenti di sostegno da parte dei fan, e non solo. “Forza Kekko siamo tutti con te” ha scritto l’amico Francesco Facchinetti. In molti hanno letteralmente “implorato” il cantante di non abbandonare la musica e altri gli hanno consigliato di prendersi cura di se stesso, apprezzandone la sincerità. Comunque la si guardi, una bella manifestazione d’affetto nei confronti di una persona che ha avuto il coraggio di ammettere pubblicamente la propria fragilità. Ai nostri giorni, cosa non scontata.

      SEGUICI SU INSTAGRAM
      INSTAGRAM.COM/LACITYMAG

      Musica

      Laura Pausini: “I miei difetti li nascondo, ma sul palco non ho paura”

      La cantante romagnola si confida al Corriere della Sera: tra insicurezze mai superate, un nuovo album in arrivo e l’apertura del suo museo a Solarolo, ripercorre i capitoli più intimi e professionali della sua carriera.

      Avatar photo

      Pubblicato

      il

      Autore

      Laura Pausini

        «Non sono mai arrivata ad accettarli o ad amarli, ho sempre cercato di nasconderli», ha raccontato in un’intervista al Corriere della Sera. La musica è stata la sua via di fuga: «Il palco è l’unico posto dove non ho paura».

        Un nuovo album e due versioni

        Nel frattempo, l’artista è al lavoro su Io Canto 2, il nuovo progetto discografico che uscirà in due edizioni distinte: una in italiano e una in spagnolo, con scalette completamente differenti. Una scelta che conferma il doppio legame della cantante con il pubblico italiano e latinoamericano, che l’ha seguita con entusiasmo sin dagli esordi.

        Solarolo come Graceland

        Parallelamente alla musica, il 13 settembre Laura ha aperto le porte del suo museo personale a Solarolo, il paese natale. «Mio padre ha conservato tutto della mia carriera e da fan di Elvis ha pensato: facciamo come Graceland. Io inizialmente ero contraria, ma poi mi ha convinta il parere dei fan», ha confessato.
        Ogni stanza avrà un tema: la cucina sarà dedicata ai programmi tv, il soggiorno alle tournée, un’intera sala ai memorabilia a rotazione e un ultimo spazio raccoglierà gli oggetti usati nel docufilm, come i fogli originali con le modifiche al testo di La solitudine, il brano che lanciò la sua carriera a Sanremo.

        Tra salute e cambiamento personale

        La Pausini ha parlato anche del percorso di trasformazione fisica che l’ha portata a perdere peso. «Ho iniziato a dimagrire durante l’ultimo tour e ho capito che affidarsi ai medici è fondamentale. Mi alleno tre volte a settimana alternando aerobica e stretching», ha spiegato. Con una battuta, ha aggiunto: «Per una vita sana bisogna eliminare non solo i carboidrati, ma anche le persone tossiche».

        Paola, una figlia già sul palco

        Non è mancato un accenno al rapporto con la figlia Paola, che ha ereditato la passione per la musica e una certa determinazione. «A Capodanno è salita sul palco e ha suonato il basso per 21 minuti. Poi ci ha detto: “Ho sbagliato solo tre volte, voi di più”».
        Laura ha anche raccontato il suo approccio all’educazione digitale: dal primo telefono limitato alle chiamate, al vecchio smartphone senza social, fino alle regole condivise con il marito Paolo Carta. «Io ero la più severa, ma alla fine lei ha trovato un equilibrio, usando il telefono solo in determinate fasce orarie».

        Una vita sempre in corsa

        Tra ricordi di soffitta trasformati in esposizione, nuovi brani in studio e allenamenti per restare in forma, Laura Pausini si racconta oggi con più consapevolezza. Restano le insicurezze di sempre, ma la musica continua a essere il rifugio sicuro da cui partire per ogni nuova sfida.

          Continua a leggere

          Musica

          Annalisa infiamma la scena con Ma io sono fuoco: tra stile, musica e una nuova rinascita

          La cantante torna con un album dal titolo evocativo e un look che conferma la sua evoluzione artistica e fashion. Un progetto che unisce simbolismo, sperimentazione e un messaggio di forza femminile.

          Avatar photo

          Pubblicato

          il

          Autore

          Annalisa

            Con il lancio del suo nuovo album Ma io sono fuoco, l’artista ligure non solo arricchisce la sua discografia, ma consolida anche il suo ruolo di icona di stile. Un connubio di musica e immagine che la rende tra le protagoniste indiscusse del panorama pop italiano.

            Un titolo che parla di identità

            L’album, atteso da settimane e anticipato da un battage social che ha coinvolto migliaia di fan, prende il nome da uno degli elementi naturali più potenti: il fuoco. «È la mia energia, la mia essenza – ha spiegato Annalisa –. È passione, ma anche trasformazione». La metafora si riflette nella copertina, dove la cantante posa su un letto fiammeggiante, con un abito che richiama un’armatura scintillante, a metà strada tra modernità e mito.

            L’evoluzione del look: dal rosso passione al silver futuristico

            Se a luglio aveva fatto parlare di sé con un total red look, preludio cromatico al titolo del disco, per il lancio ufficiale Annalisa ha alzato ulteriormente l’asticella. Ha scelto un body-dress effetto metallico interamente ricoperto di paillettes argento, completato da guanti coordinati e capelli sciolti dalle onde morbide. Un’interpretazione che la avvicina a una guerriera contemporanea, capace di combinare eleganza e grinta, delicatezza e potenza visiva.

            Una carriera in ascesa costante

            Da quando, nel 2011, ha debuttato nel mondo della musica dopo il successo ad Amici, Annalisa ha collezionato una serie di traguardi significativi: dischi di platino, milioni di streaming e collaborazioni di prestigio. Con Bellissima e Mon Amour, tra i brani più ascoltati degli ultimi anni, ha conquistato il pubblico giovane e non solo, confermandosi versatile nel fondere pop, elettronica e atmosfere internazionali.

            La simbologia del fuoco

            Il fuoco scelto come tema del nuovo album non è casuale: richiama forza interiore, rinascita e resilienza. Un messaggio che Annalisa sembra voler trasmettere soprattutto alle nuove generazioni, raccontando la possibilità di reinventarsi senza mai perdere autenticità. «Sperimentare non significa snaturarsi, ma evolversi», ha dichiarato la cantante in una recente intervista, sottolineando come musica e immagine siano due facce della stessa medaglia.

            Icona fashion e voce generazionale

            Negli ultimi anni, Annalisa ha guadagnato spazio anche nel mondo della moda, diventando un punto di riferimento per chi ama gli stili audaci e contaminati. Le sue scelte sartoriali, mai scontate, esprimono un’idea di femminilità forte, consapevole e lontana dagli stereotipi. Una cifra stilistica che l’ha resa protagonista non solo sui palchi, ma anche sulle copertine delle riviste di settore.

            Con Ma io sono fuoco, Annalisa non solo arricchisce la sua carriera con un nuovo capitolo musicale, ma ribadisce di essere un’artista capace di plasmarsi e sorprendere. Una fiamma che brucia luminosa, alimentata da talento, visione e coraggio.

              Continua a leggere

              Musica

              David Gilmour: «Mai una reunion con Waters, ma con l’IA forse sì. Non suono con chi sostiene i dittatori»

              L’artista, che a 78 anni festeggia il successo di “Luck and Strange”, racconta i fasti, le polemiche e le ferite mai rimarginate: dall’addio a Roger Waters alle accuse sul live veneziano del 1989.

              Avatar photo

              Pubblicato

              il

              Autore

                Non è mai stato un uomo da molte parole. David Gilmour ha sempre preferito lasciare che a parlare fosse la sua chitarra, inconfondibile come un’impronta digitale. Ma alla soglia degli ottant’anni, con un nuovo disco in vetta alle classifiche e un film live che porta sul grande schermo gli epici concerti al Circo Massimo di Roma, il chitarrista dei Pink Floyd ha deciso di tornare a raccontarsi. E lo fa senza sconti, tra aneddoti, memorie e verità che pesano come macigni.

                «Una reunion con Roger Waters? No, mai. Confermo le stesse parole dette l’anno scorso: non suonerò mai più con chi sostiene i dittatori come Putin e Maduro», taglia corto. E subito dopo, con un lampo ironico, aggiunge: «Magari, invece, una reunion virtuale con l’intelligenza artificiale potrei anche immaginarla. Vederci ai tempi dei Floyd dal pubblico, realizzati digitalmente, sarebbe curioso».

                I fantasmi di Pompei e l’incanto del Circo Massimo

                Il legame di Gilmour con l’Italia è profondo e antico. Lo ricorda raccontando il set leggendario a Pompei, nel 1971, quando i Pink Floyd suonarono senza pubblico tra le rovine romane. «Sembrava di esibirsi davanti ai fantasmi, come disse Nick Mason. Anni dopo, da solo, nello stesso teatro, l’effetto fu opposto: lì c’era un pubblico vero, e la magia era tangibile».

                Lo stesso incanto lo ha provato a Roma, davanti al Circo Massimo gremito. «Pensare di suonare in un luogo vivo da duemila anni mi ha dato un senso di pace. Preferisco questi spazi alla freddezza degli stadi. Ogni nota risuonava in sintonia con la storia».

                Venezia 1989: «Ancora arrabbiato con il Comune»

                Quando si cita l’Italia, impossibile non ricordare Venezia 1989. Quella notte sul palco galleggiante in laguna resta impressa nella memoria collettiva, ma per Gilmour è anche una ferita mai rimarginata. «Sono ancora arrabbiato con il Comune. Avevamo fatto accordi precisi che non vennero rispettati. Centomila persone senza bagni, abbandonate a sé stesse. E poi quelle polemiche assurde, sul fatto che avremmo potuto rovinare i monumenti con le vibrazioni».

                E alza le spalle: «Eravamo su piattaforme al largo, come avremmo potuto danneggiarli?».

                Syd Barrett, l’amico perduto

                Il passato dei Pink Floyd ha sempre un’ombra che aleggia: quella di Syd Barrett, il genio fragile che lasciò il gruppo presto ma continuò a ispirarne le opere. Gilmour ricorda l’incontro imprevisto durante le registrazioni di Wish You Were Here. «All’inizio non lo riconoscemmo. Era cambiato completamente. Poi ci rendemmo conto che era lui, ma forse fu lui a non riconoscere noi. Viveva nel suo mondo».

                Gli chiedono se oggi Barrett si sarebbe potuto salvare. «Con la psichiatria attuale, forse sì. Allora non credo. Non avevamo gli strumenti».

                Eppure, il chitarrista respinge la semplificazione che vuole l’intero album dedicato a Syd. «Non è del tutto vero. Wish You Were Here parlava dell’assenza in generale. Ma certo, Shine On You Crazy Diamond era per lui».

                Antonioni e le notti insonni di Zabriskie Point

                Un altro ricordo che riporta in Italia è la collaborazione con Michelangelo Antonioni per la colonna sonora di Zabriskie Point. «Suonavamo solo di notte, perché si erano dimenticati di prenotare la sala di giorno. Antonioni lavorava sempre, e a volte si addormentava accanto alla mia chitarra».

                Piccoli dettagli che raccontano la grandezza e le stranezze di un’epoca irripetibile, sospesa tra cinema, musica e sperimentazione.

                Le ferite con Waters

                Il tema più delicato resta il rapporto con Roger Waters. La frattura è profonda, e Gilmour non ha intenzione di ricucirla. «Non c’è alcuna possibilità di tornare a suonare insieme. Non potrei dividere il palco con chi oggi sostiene dittatori e regimi». Una chiusura netta, che conferma quanto i Pink Floyd siano ormai divisi da visioni inconciliabili del mondo prima ancora che della musica.

                Eppure Gilmour non nega il fascino della tecnologia: «Se un giorno l’IA ci ricreasse come allora, potrei guardarmi seduto in platea. Sarebbe un esperimento curioso, non una vera reunion, ma almeno non servirebbe seppellire asce di guerra impossibili da dimenticare».

                Il tempo che passa

                Alla soglia degli ottant’anni, Gilmour continua a suonare e a creare, senza rinnegare il passato. Il suo ultimo album solista, Luck and Strange, ha scalato le classifiche inglesi. «Il segreto è restare curiosi. La vecchiaia arriva, certo, ma io preferisco far parlare la musica. È l’unico modo per restare vivi davvero».

                E così, tra successi rinnovati e memorie ingombranti, David Gilmour appare oggi come un uomo pacificato con sé stesso, nonostante le ferite. Pompei, Venezia, Syd, Waters: ogni tappa racconta un pezzo di storia che continua a vibrare nelle sue corde.

                  Continua a leggere
                  Advertisement

                  Ultime notizie

                  Lacitymag.it - Tutti i colori della cronaca | DIEMMECOM® Società Editoriale Srl P. IVA 01737800795 R.O.C. 4049 – Reg. Trib MI n.61 del 17.04.2024 | Direttore responsabile: Luca Arnaù