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Musica

Venditti depresso, fu salvato dal suicidio dall’amico Lucio Dalla

Il popolarissimo cantautore romano, in attività dal 1972, si è raccontato in una lunga intervista a Domenica In, non nascondendo un aspetto molto difficile della sua vita. Segnato dalla depressione, trovò in Lucio Dalla un forte sostegno, capace di aiutarlo.

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    Domenica In rappresenta il termomentro della popolarità dei personaggi dello spettacolo: se ci sei vuol dire che vali davvero! Di recente è stato il turno di Antonello Venditti a fare visita alla “zia” Mara. Un contesto nel quale il cantautore si è raccontato senza filtri, parlando del suo nuovo libro e ripercorrendo la sua vita e la sua carriera rendendo noti al grande pubblico momenti particolarmente difficili che ha dovuto affrontare. Dai quali, fortunatamente, è riuscito a venire fuori.

    Anni ’80: grande successo ma un subdolo male di vivere nell’anima

    Nella chiacchierata con Mara Venier si arriva ad un certo punto agli Anni Ottanta. In quel perido Venditti, nonostante si trovasse nel pieno del suo successo artistico, un malessere lo attanagliava, al punto da non riuscire a venirne fuori. Pensando addirittura di mettere drasticamente alla sua vita. Ad aiutarlo, però, ci fu un collega ed amico: l’indimenticabile Lucio Dalla.

    Grazie Lucio!

    Racconta l’artista romano di Sotto il segno dei pesci: “Lucio Dalla mi ha salvato, lo sanno tutti. Uno dei problemi della nostra vita è la depressione, che porta alla solitudine e all’idea di suicidio che sembra diventata comune. Lui se ne accorse nel 1980. Non avevo nulla, ma lui capì che io dovevo andare via da Roma. Mi portò a Carimate e li mi ha curato. Mi ha curato anche stare a contatto con altri artisti”. Un supporto esistenziale scaturito dal potere della musica musica e dalla possibilità di essere circondato da chi – come lui – condivideva le stesse passioni, riuscendo ad allentare la morsa della depressione.

    La vicinanza salvifica di alcuni colleghi

    “A Carimate, presso gli Stone Castle Studios, c’erano due studi: c’erano De Andrè, Lucio, i Pooh, Pino Daniele… La sera, quando avevamo finito le nostre session, stavamo insieme e ci confrontavamo. L’idea malvagia di farla finita non mi era passata, volevo uccidermi con la macchina. Sapevo guidare talmente bene che non mi è riuscito, non ci ho nemmeno provato”.

    Gli innovativi Studios di Carimate

    In un vecchio castello vicino Como, il discografico Antonio Casetta, ebbe infatti l’idea di aprire dei nuovi studi di registrazione con apparecchiature all’avanguardia (per l’epoca), con l’intento di realizzare una struttura che consentisse agli artisti, ai musicisti ed ai tecnici di vivere a stretto contatto in un ambiente isolato. Per dedicarsi anima e corpo alla realizzazione dei dischi in maniera totale, senza vincoli di orario.


    Al Circo Massimo, dove avvenne la rinascita

    Venditti ha proseguito questo per certi versi “doloroso” racconto, citando un preciso momento in cui ha avvertito come mai prima la possibilità di potersi rialzare in piedi: “Il mal di vivere mi è passato con l’amore ricevuto, percepito. Sono guarito veramente al Circo Massimo”. Il cantante parla naturalmente del grande concerto da lui tenuto nel 1983. Durante quella memorabile esibizione, Venditti eseguì Grazie Roma, per celebrare lo scudetto conquistato dalla sua squadra del cuore l’8 maggio 1983, pareggiando 1-1 in casa del Genoa. L’intero concerto fu poi pubblicato nel primo album live dell’artista.

    Uno scudetto “miracoloso”

    “Sono guarito dopo il primo scudetto della Roma. Avevo la sensazione che non ci fosse distonia tra me e gli altri. Io non mi piacevo, non mi accettavo. Tendevo alla perfezione e chi tende alla perfezione spesso è il più fragile”.

      Musica

      Sanremo 2025: Amedeo Minghi e gli esclusi eccellenti. Troppo vecchio per la linea editoriale decisa da Carlo Conti

      Escluso dal Festival della Canzone Minghi c’è rimasto male e ha lanciato un sondaggio su Facebook.

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        L’annuncio del cast dei 30 Big di Sanremo 2025, svelato da Carlo Conti durante il Tg1, ha suscitato entusiasmo ma anche polemiche. Tra i nomi esclusi, quello di Amedeo Minghi spicca per l’amarezza espressa dall’artista, che ha condiviso sui social la sua delusione e aperto un sondaggio per raccogliere opinioni sul cast.

        Ma perché Amedeo Minghi è stato escluso?

        Nonostante l’esperienza e il repertorio, Minghi non è stato selezionato. Il motivo principale, secondo le indiscrezioni, sarebbe legato alla linea editoriale del festival, che punta su artisti in grado di catturare il pubblico più giovane e garantire varietà di generi musicali. Carlo Conti ha sottolineato quanto sia stato difficile scegliere tra le tante proposte, ma ha precisato che l’obiettivo è costruire un cast che rappresenti contemporaneità e innovazione.
        Minghi aveva presentato più brani, sperando di tornare in gara, ma nessuno di essi ha trovato spazio tra i selezionati. Sui social, l’autore di Vattene Amore ha commentato con una nota amara: “Sanremo 2025, impressioni sul cast?“, lasciando i fan di esprimere i loro giudizi. Molti hanno criticato le scelte, naturalmente, difendendo l’importanza della sua carriera. L’artista ha inoltre espresso perplessità sui nuovi talenti della musica, scrivendo a chiare letter il suo disagio. “Mi sconvolgono gli sguardi ammirati di questi ragazzi verso cose così poco probabili. Occhi sbarrati sul nulla… Francamente mi spavento per i miei nipoti“.

        Gli altri esclusi illustri

        Minghi non è solo ad essere stato escluso dalla prossima edizione del Festival. Molti altri nomi illustri non sono stati inclusi nel cast, generando reazioni tra ironia e polemica. Sfera Ebbasta ha reagito con un gesto provocatorio su Instagram, dichiarando: “Avevo tutti i requisiti per Sanremo“. Chiara Galiazzo, ha commentato con leggerezza: “Ragazzi, sono stata segata anche quest’anno“. Ha però annunciato che pubblicherà comunque il brano scartato.
        Shade, ha scherzato sulla sua esclusione, dicendo che sarà libero a San Valentino.
        Arisa, Blanco, Irene Grandi, Madame, Nina Zilli, Raf, Alex Britti e Mara Sattei sono tra gli altri grandi esclusi, alcuni dei quali hanno preferito mantenere un più saggio silenzio.

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          Musica

          Dov’è Liana, il trio italo-francese che ha infiammato Roma

          Il nuovo sound della band Dov’è Liana, dalle suggestioni house pop, french touch con influenze
          italiane, infiamma il Cieloterra di Roma a suon di “Peace, Love and Baci”.

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            Ode alle donne, alla bellezza, all’amore, alla libertà e all’eguaglianza. Al Cieloterra di Roma il concerto dei Dov’è Liana si è aperto sulle righe del libro L’arte della gioia di Goliarda Sapienza. Ma perché proprio questo libro? Per chi ormai ha già abituato l’orecchio al sound “lianiano” e al loro lifestyle, può benissimo dedurre che la scelta di leggere qualche riga di questo libro, come intro e come fine, ricade proprio dal fatto che racconta la vita di Modesta, una donna siciliana che, attraverso una serie di esperienze intense e trasformative, affronta la ricerca della propria libertà e identità.

            Un progetto che nasce a Palermo

            La storia esplora temi di emancipazione, passione, e lotta contro le convenzioni sociali, presentando una protagonista che si ribella alle restrizioni imposte dalla società e dalla famiglia, cercando di vivere autenticamente. Ma perché proprio una donna siciliana e perchè proprio un romanzo di ribellione? Perché la band nasce proprio nell’estate più calda di Palermo e, ispirati dalla Vucciria Palermitana, iniziano a comporre i loro primi brani. La band si innamora della cittadina siciliana e pensano che sia il paese più bello d’Europa. Si innamorano dei vicoli, del mare, dei sapori, degli odori mediterranei e sono in continua ricerca di Liana, una ragazza che li ha “folgorati” in una notte d’estate a Palermo, da qui nasce il loro particolarissimo nome.

            Lo show romano, che ha elettrizzato tutti

            Il concerto dopo l’ode al libro di Goliarda Sapienza parte con la prima canzone dell’Album LOVE 679, dal titolo Love 679 (Not Hate) – dove è stato volutamente escluso il numero 8 perche la dicitura inglese (eight) richiama foneticamente alla parola “odio” (hate). Un’ora e mezza di live ha fatto scatenare il popolo della notte, composto da Gen-Z e dai Millennials, con il loro nuovo sound innovativo e controcorrente.

            Suggestiva miscelanza di influenze

            Per chi non li conoscesse ancora: Dov’è Liana è una band italo-francese che fonde diversi stili musicali, tra cui il soft rock, house pop, french touch con influenze italiane creando un sound distintivo e unico con tocchi di elettronica che arricchiscono le melodie. Il gruppo prende il nome da una figura misteriosa, “Liana”, evocando una sorta di enigma che si riflette nella
            loro musica, caratterizzata da testi introspettivi e sognanti.

            Tre francesi sedotti dal quartiere Vucciria

            La band è composta da tre giovani ragazzi francesi, che si innamorano della Vucciria di Palermo, il che contribuisce a una fusione di influenze culturali, musicali e linguistiche. I testi sono scritti in italiano e in inglese, aggiungendo una dimensione multilingue alla loro proposta. Le canzoni sono intrise di un’atmosfera intima, a volte nostalgica, che invita l’ascoltatore a riflettere sulla bellezza e la fragilità dell’esistenza, trasmettendo così un forte senso di libertà e un profondo desiderio di leggerezza. Il trio è diventato in poco tempo pioniere di una generazione che ama esplorare culture diverse, viaggiare, conoscere nuove persone, combattere i pregiudizi e le disuguaglianze.

            Da ascoltare!

            Dov’è Liana, seppur in poco tempo, sono riusciti a diventare la band di punta del momento, ancora hanno molta strada da fare, ma siamo certi che sapranno continuare a stupirci ed emozionarci. Cari lettori, amanti della musica di nicchia, vi lascio con la curiosità: aprite
            spotify e immergetevi nel mondo dei Dov’è Liana. Non ve ne pentirete. Viva l’amore, la libertà, la musica e le connesioni immense che crea!

            Chiara Alviano

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              Musica

              Fucili d’assalto e paura nelle case popolari: il nuovo video di Baby Gang sconvolge il quertiere

              Tra portici e garage, il rapper più discusso d’Italia gira il video di “Coltellino” insieme a ElGrandeToto. Le armi forse sono finte, ma il disagio dei residenti è fin troppo reale

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                Ak-47, pistole semiautomatiche e proiettili: immagini che sembrano uscite da un film d’azione, ma sono parte del nuovo videoclip di Baby Gang, alias Zaccaria Mouhib, 23 anni, uno dei trapper più controversi e seguiti d’Italia. Il set? Le case popolari di Calolziocorte, un paese nel lecchese che sta vivendo giorni di caos e paura.

                Non è solo Baby Gang a dominare la scena. Al suo fianco c’è anche ElGrandeToto, il rapper marocchino di 27 anni, famoso a livello internazionale. Il video di “Coltellino”, il loro ultimo singolo, è stato girato tra i portici, i giardini e i garage dei casermoni di via Giuseppe Di Vittorio, dove decine di fan si sono riversati, trasformando l’area in una zona off-limits per i residenti.

                Armi, musica a tutto volume e paura
                Le immagini del video mostrano i rapper e i loro seguaci con fucili d’assalto e pistole in mano, intenti a esplodere colpi – probabilmente a salve – tra le mura di una zona già segnata dal disagio sociale. «Non osiamo denunciare, abbiamo paura di ritorsioni», raccontano gli abitanti, che preferiscono mantenere l’anonimato.

                Il brano stesso, “Non vedo, sento e non parlo”, sembra ironizzare su questa situazione di omertà e paura. Ma per chi vive lì, non c’è niente da ridere. «Non riusciamo a dormire, ci sentiamo ostaggi di queste situazioni», spiegano alcuni.

                Scontri con le forze dell’ordine
                La tensione è palpabile anche durante i controlli delle forze dell’ordine. In un recente intervento, i carabinieri sono stati accolti da esplosioni di fuochi d’artificio diretti contro di loro, un gesto che ha ulteriormente inasprito il clima. «Se trattano così chi indossa una divisa, figuriamoci noi cittadini comuni», commenta un residente preoccupato.

                Una realtà in bilico
                Le case popolari di via Giuseppe Di Vittorio, conosciute per le difficoltà quotidiane di chi le abita, sono ora al centro di un dibattito che divide. Se da una parte c’è chi difende la libertà artistica e minimizza l’accaduto, dall’altra c’è chi sottolinea il disagio crescente.

                Il videoclip di “Coltellino”, già a 5 milioni di visualizzazioni, sta facendo il giro del web. Ma per i residenti, più che fama, ha portato solo paura e insicurezza.

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