Musica
Mina: il nuovo album lanciato dalla Milano Music Week
La presentazione del nuovo album di Mina Mazzini ad opera del figlio Massimiliano Pani. Che, in segno di rispetto per la grande figura artistica che rappresenta, non chiama mai in pubblico “mamma”… ma semplicemente Mina.
In occasione dell’ottava edizione della Milano Music Week che si conclude oggi, un evento speciale al teatro del museo Triennale di Milano ha acceso i riflettori su Mina, la “voce” per eccellenza del panorama femminile italiano. La serata, caratterizzata da un’intima anteprima di cinque tracce del nuovo disco Gassa d’Amante, ha visto la presenza sul palco di Massimiliano Pani, figlio e collaboratore dell’artista, che ha condiviso dettagli e riflessioni sul nuovo progetto.
A telefoni spenti, per far parlare solo la musica
Pani ha conodtto i presenti in una sorta di “esperienza immersiva”, invitando il pubblico a spegnere temporaneamente i telefonini, concentrandosi esclusivamente sulla musica per quindici minuti di pura emozione. “Ci sono 15 minuti, non di più. Ascoltiamo cinque pezzi… senza il bombardamento dell’immagine,” ha proposto Pani, sottolineando l’importanza di tornare all’essenza dell’ascolto musicale.
Un’immagine in perenne trasformazione
Durante l’evento all’interno della Milano Music Week, Pani ha raccontato la lunga storia di Mina, caratterizzata da un instancabile coraggio di reinventarsi. “Mina è stata un po’ tutto… Ha deciso di distruggere e trasformare la sua immagine,” ha ricordato, riferendosi alla storica collaborazione con Mauro Balletti, autore della copertina del nuovo disco (e di tutte le precedenti dell’artista fin dagli anni ’70). L’immagine della cover, infatti, si lega simbolicamente al titolo dell’album, Gassa D’Amante, un nodo marinaro che rappresenta un abbraccio.
Il titolo del disco
La gassa d’amante, chiamata anche nodo di Bulin, nè un nodo ad occhiello. Questo tipo di nodo può essere eseguito su qualsiasi tipo di cima o corda. Conosciuta anche come “il nodo che non slitta mai”, non è scorsoio ma allo stesso tempo non si stringe mai troppo e, nonostante sia generalmente molto sicuro, può essere sciolto facilmente, anche quando il cavo risulta bagnato.
Anche Gabbani ha scritto per lei
Il primo singolo estratto dall’album, Buttalo Via, scritto da Francesco Gabbani, è stato scelto per il suo stile pop immediato. “È il pezzo più pop di questo disco,” ha spiegato Pani. Il videoclip del brano vede in azione il ballerino Tommaso Stanzani, presente anche lui tra gli ospiti della serata milanese.
Autori famosi e talenti da scoprire
Un disco – questo Gassa d’Amante – caratterizzato anche dalla varietà degli autori presenti nell’album: “Ci sono grandi autori e autori emergenti, nuovi… Roberto Casu, Lumi, e tanti altri che hanno mandato pezzi, e Mina li ascolta tutti personalmente”. Un’attitudine precisa nel mescolare voci note e talenti in ascesa che ha sempre fatto parte della visione artistica di Mina, che, come ha sottolineato Pani, “rappresenta l’unione che tiene insieme tutte queste canzoni così diverse tra di loro.”
Integrità e passione, ingredienti da preservare
Concludendo la presentazione, Pani ha rivolto un messaggio ai giovani: “Mina è un esempio di coraggio, studio e rispetto per la musica. È la prova che si può fare arte seguendo il proprio percorso e mantenendo integrità e passione… ragazzi, fatelo, si può fare.”
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Musica
Mahmood firma “Le Cose non Dette”, la canzone originale del nuovo film di Muccino tra musica, cinema e silenzi che pesano
Una canzone che nasce per il cinema e diventa parte del racconto. Mahmood è la voce e l’autore di “Le Cose non Dette”, brano originale dell’omonimo film di Gabriele Muccino, con un cast corale e una colonna sonora diretta da Paolo Buonvino.
Quando cinema e musica si incontrano sul terreno delle emozioni non dette, il risultato difficilmente passa inosservato. Mahmood interpreta e firma “Le Cose non Dette”, la canzone originale dell’omonimo nuovo film di Gabriele Muccino, mettendo la sua voce al servizio di una storia che ruota attorno a parole mancate, scelte sospese e legami complessi.
Il brano accompagna un film corale che vede protagonisti Stefano Accorsi, Miriam Leone, Claudio Santamaria e Carolina Crescentini, volti diversi ma complementari di un racconto che, già dal titolo, promette introspezione e tensione emotiva. La musica non è un semplice contorno: è parte integrante della narrazione, un filo invisibile che lega le scene e ne amplifica il peso.
Mahmood tra pop e cinema
Per Mahmood non si tratta solo di prestare la voce, ma di entrare nel cuore del progetto anche come autore. “Le Cose non Dette” nasce pensata per il film, cucita su immagini e atmosfere, lontana dall’idea di una canzone inserita a posteriori. La sua scrittura, spesso attenta alle fragilità e ai silenzi, trova qui un terreno naturale, dialogando con il linguaggio cinematografico di Muccino.
Il mondo emotivo di Muccino
Il cinema di Gabriele Muccino ha sempre fatto delle relazioni e dei conflitti interiori il proprio centro gravitazionale. Affidare la canzone originale a Mahmood significa puntare su una sensibilità affine, capace di raccontare l’irrisolto senza urlarlo. Il titolo condiviso tra film e brano rafforza questa fusione, trasformando la musica in una sorta di voce parallela della storia.
Un cast che moltiplica i punti di vista
Accorsi, Leone, Santamaria e Crescentini compongono un mosaico di personaggi che promette dinamiche intrecciate e sguardi differenti sullo stesso nodo emotivo. In questo contesto, la canzone diventa un elemento di raccordo, un commento emotivo che attraversa le traiettorie dei protagonisti senza sovrapporsi ai dialoghi.
La colonna sonora firmata Buonvino
A dare unità all’universo musicale del film è Paolo Buonvino, che produce e dirige l’intera colonna sonora. Il suo intervento garantisce coerenza e respiro cinematografico, creando uno spazio sonoro in cui “Le Cose non Dette” di Mahmood può risuonare senza stonature, inserita in un disegno più ampio e strutturato.
Cinema, musica e parole taciute si intrecciano così in un progetto che punta tutto sull’emozione trattenuta. E quando le cose non vengono dette, spesso è la musica a farsi carico di raccontarle.
Musica
L’indomita Mina immagina il ritorno in scena: smoking, Sinatra e un sogno che è anche un incubo
“Farò uno sforzo per illudervi un po’”. Con poche righe, Mina costruisce il concerto del suo ritorno e insieme lo smonta. Orchestra, coro, smoking alla Sinatra e ospiti leggendari evocati come fantasmi. Un sogno per il pubblico, un incubo dichiarato per lei.
Mina non torna. O forse sì. Ma solo a parole, e solo alle sue condizioni. Basta una dichiarazione, apparentemente leggera, per riaccendere un immaginario che non si è mai spento. “Il concerto del mio rientro sulle scene?”, scrive, e da lì parte un racconto che è insieme promessa, parodia e dichiarazione d’indipendenza artistica. Come sempre, è Mina a dettare il ritmo.
“Farò uno sforzo per illudervi un po’”, dice subito, mettendo le cose in chiaro. L’illusione è concessa, ma resta tale. Poi l’immagine prende forma: grande orchestra schierata a semicerchio, coro, ingresso in smoking, travestita da Frank Sinatra. Non una Mina nostalgica, ma una Mina che gioca con i miti, li indossa e li cita senza mai inginocchiarsi.
Il concerto immaginato come teatro mentale
Non è un annuncio, non è una promessa. È una scena costruita con precisione, quasi fosse un numero di teatro. Mina entra, presenta ospiti d’onore come Elvis, Ella, Gardel. Li introduce come se fossero lì, ma sappiamo tutti che non lo sono. Ed è proprio questo il punto: il concerto esiste solo nel racconto, in quello spazio sospeso dove l’artista controlla tutto e il pubblico può solo immaginare.
Ironia, distanza e controllo totale
“Non male. Che ne pensate?”, chiede, con quella leggerezza che in realtà è una forma di potere. Mina si concede il lusso di scherzare su ciò che per altri sarebbe un evento epocale. Si diverte persino a concedere dei bis, come se stesse già governando l’applauso, anticipandolo, ridimensionandolo. È il suo modo di restare lontana, pur parlando a tutti.
Sogno per voi, incubo per me
La frase che chiude il quadro è la più sincera e la più spietata: “Piccolo sogno per voi, piccolo incubo per me”. In poche parole c’è tutto il senso del suo rapporto con il palco. L’amore del pubblico da una parte, il peso dell’esposizione dall’altra. E poi la conclusione, secca, definitiva: “Per ora non posso fare di più”.
Non c’è malinconia, non c’è nostalgia. C’è consapevolezza. Mina non annuncia un ritorno, lo evoca per dimostrare che potrebbe farlo, ma non ne ha bisogno. Anche senza salire su un palco, resta lì: centrale, indomita, padrona assoluta del suo mito.
Musica
Fedez e Marco Masini, la cover “segreta” di Sorrisi: foto scattata in anticipo e lontano dagli altri Big
Mentre gli altri Big posano il lunedì, Fedez e Marco Masini anticipano tutti e scattano la foto per la cover di gruppo di Tv Sorrisi e Canzoni già domenica sera. Un set riservato, senza incrociare gli altri artisti: un piccolo favore per due nomi tra i più quotati in Riviera.
A Sanremo non conta solo chi sale sul palco, ma anche quando e come ci arriva. E la storia della cover di gruppo di Tv Sorrisi e Canzoni lo dimostra. Fedez e Marco Masini hanno infatti scattato la famosa foto già domenica sera, a porte chiuse e lontano dagli altri Big, tutti immortalati invece nella giornata di lunedì. Un anticipo che non è passato inosservato.
Il set è stato blindato, senza incontri casuali né backstage affollati. Uno scatto rapido, mirato, riservato. Un piccolo favore concesso a due artisti che, in Riviera, risultano tra i più quotati e osservati. Non un colpo di scena clamoroso, ma uno di quei dettagli che raccontano molto delle dinamiche sanremesi.
Lo scatto lontano dagli altri Big
La scelta di anticipare la foto evita sovrapposizioni, attese e incroci inevitabili quando il Festival entra nel vivo. Mentre il resto del cast posa compatto il lunedì, Fedez e Masini hanno già archiviato l’impegno. Un’operazione silenziosa, quasi chirurgica, che lascia tutti al loro posto e senza rumore.
Un favore che pesa come un segnale
In Riviera certe attenzioni non sono mai casuali. Il fatto che lo scatto sia avvenuto a porte chiuse suggerisce una gestione calibrata dei tempi e delle presenze. Fedez e Masini arrivano a Sanremo con aspettative alte e un’attenzione mediatica costante, e questo anticipo sembra fatto apposta per non aggiungere tensioni inutili.
La macchina di Sorrisi e il timing perfetto
Per Tv Sorrisi e Canzoni la cover resta un rito intoccabile, ma anche il rito si adatta ai protagonisti. Anticipare lo scatto non cambia l’immagine finale, ma racconta il dietro le quinte di un Festival dove ogni dettaglio viene oliato con precisione. Tutto appare uguale, ma non tutti passano nello stesso momento.
Sanremo, anche fuori dall’Ariston
Alla fine, la foto è una sola e il risultato è lo stesso per tutti. Ma sapere che qualcuno è passato prima, in silenzio, aggiunge un livello di lettura in più. A Sanremo, anche una cover può diventare una mossa strategica. E Fedez e Marco Masini, questa volta, hanno giocato d’anticipo.
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