Musica
Nell’epoca dei social, c’è chi torna all’andamento lento della vecchia letterina di carta: Irama
Dopo un periodo di pausa dai riflettori e dai social, Irama è tornato con un’idea originale e controcorrente: una casella postale dove ricevere le lettere dei fan. Un ritorno “lento”, riflessivo e fuori dal tempo, in perfetta sintonia con il nuovo percorso artistico e umano del cantante.

Dopo settimane di silenzio che aveva messo in allarme più di un fan, Irama ha fatto ritorno sui social con un gesto semplice e sorprendente: ha aperto una casella postale dedicata ai suoi sostenitori, un mezzo di comunicazione analogico che sa di altri tempi, capace di restituire autenticità e intimità al dialogo con il suo pubblico.
Un opportuno rallentamento
Una scelta che racconta molto del nuovo stato d’animo del cantautore. Come lui stesso ha spiegato: “Avevo bisogno di staccare, di concentrarmi sulla musica. Non ho bisogno di correre, di inseguire qualcosa”. Un messaggio diretto, onesto, che riflette la volontà di rallentare i ritmi frenetici della vita pubblica per ritrovare equilibrio e ispirazione.
Una pausa necessaria: “Appunto parole, presto tutto avrà senso”
Il cantante, all’anagrafe Filippo Maria Fanti, ha deciso di concedersi un tempo di silenzio, introspezione e scrittura. Un’esigenza sempre più diffusa tra gli artisti contemporanei, spesso esposti a un’esposizione mediatica costante che può sfociare in forme di burnout. “Ho iniziato ad appuntare parole, pensieri, simboli. Presto tutto avrà senso” ha confidato Irama ai suoi follower, lasciando intendere che qualcosa di nuovo sta nascendo, lentamente ma con profondità.
La casella postale: un’idea “vintage” per parlare davvero
Nel tempo dell’istantaneità digitale, Irama ha scelto di aprire uno spazio di comunicazione lento e autentico, invitando i fan a scrivergli lettere cartacee all’indirizzo: Filippo Maria Fanti, Casella Postale 144, via Cordusio, Milano. Un modo per riprendersi il tempo e dare valore a ogni parola ricevuta. Un ritorno agli anni ’90, quando gli artisti ricevevano sacchi di lettere dai fan, ma anche un gesto poetico che va oltre la nostalgia.
Il nuovo corso: tra musica, lentezza e libertà creativa
Questo ritorno coincide con un cambio di passo nella carriera dell’artista, già anticipato dalla sua partecipazione a Sanremo 2025 con il brano “Lentamente”, che racconta con delicatezza la fine di un amore, consumato nel silenzio e nei piccoli gesti. Una canzone in linea con il nuovo spirito di Irama, più maturo, essenziale, e decisamente fuori dalle logiche commerciali.
Un parallelo con Sangiovanni: la generazione che si prende tempo
La scelta di Irama richiama quella di altri artisti della nuova scena italiana, come Sangiovanni, che nei mesi scorsi aveva parlato apertamente della necessità di fermarsi per ritrovare se stesso. Un segnale forte da una generazione che sceglie la qualità del tempo e della connessione, anche a costo di apparire controcorrente. Con la sua casella postale, Irama non cerca solo parole, ma un contatto autentico, fatto di carta, attese e significato. In un’epoca in cui tutto è rapido e dimenticabile, lui sceglie la lentezza come forma di resistenza e creatività. E invita i fan a seguirlo in questo nuovo cammino, lettera dopo lettera.
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Musica
I Watussi di Vianello… e quella n-word, politicamente scorretta

Edoardo Vianello il cantante ha parlato di quella n-word (“negro”, ndr) che non ha intenzione di togliere dal testo della sua epocale hit. Un termine che in molti identificano come scorretto e offensivo, anche se la canzone fu un geniale tentativo di ambeintare un hully gully nella profonda Africa, creando I Watussi.
Non vuole modificarne il testo
La sua teoria per certi versi non fa una grinza: «Non demoliamo mica il Colosseo perché ci hanno ammazzato i cristiani. Quando l’abbiamo scritta era lecito chiamarli come li abbiamo chiamati, quindi non ho nessuna intenzione di cantarla diversamente. I Watussi rimangono come sono nati: cambio il testo solo se nello stesso giorno demoliscono pure il Colosseo».
Spirito critico
Così si esprime Vianello, 86enne che nella sua epoca di successo veniva identificato come il re dei tormentoni estivi. Sulla musica attuale dice «Non mi piace, non distinguo i vari interpreti perché mi sembra cantino tutti allo stesso modo. Mi piace molto però Annalisa, ha un genere di canzoni che mi sarebbe piaciuto scrivere, frizzanti e divertenti. Invece non sopporto Giuliano Sangiorgi che ha rovinato una canzone come Meraviglioso con un’interpretazione totalmente sguaiata. Ho avuto l’occasione di dirglielo, chissà perché mi ha guardato male… uno deve cantare con gusto per prima cosa».
Quando non c’era ancora l’Ariston
Con il medesimo sarcasmo parla di Sanremo, «qarla di quella cosa che si svolge in provincia di Imperia? Il mio ultimo festival è del 1967, al casinò, non conosco nemmeno il teatro Ariston. Sono un timido, sul palco prima di prendere contatto bene con il pubblico ho bisogno di un quarto d’ora, a Sanremo quel tempo non te lo danno. Il mio Sanremo sono stati i jukebox».
Il concetto di “tormentone”
Per arrivare “a tormentare” le canozoni devono avere caratteristiche precise: l’idea presente nel testo, facile ma intrigante, la semplicità della musica, e una certa orecchiabilità sofisticata. In modo da sopravvivere anche ai rivolgimenti sociali e politici: «La situazione politica e sociale è cambiata nel ‘68, mi sono ritrovato estraneo perché le mie canzoni non le volevano ascoltare, mi fischiavano, per un bel pezzo ho smesso di cantare perché non mi dava più gusto. Poi negli anni ’80 c’è stato un movimento di recupero dei ’60 e mi sono subito accodato: ho fatto il testimonial delle mie canzoni».
Prima delle sponsorizzazioni social
Lui fu anchel’antesignano delle sponsorizzazioni, che oggi regolano gli algoritmi dei social: «Accompagnavo i miei amici nelle spiagge e nei bar più frequentati e facevo inserire le 50 lire che davano diritto a tre canzoni, ovviamente facevo selezionare i miei pezzi. Io non mi facevo vedere per paura di essere riconosciuto e poi scappavo come un ladro. Evidentemente è una strategia che ha dato i suoi frutti, alla fine le canzoni sono penetrate definitivamente nei cervelli delle persone».
Musica
Non si può suonare in una band per sempre, è roba da adolescenti. Parola di Sting!

Il cantautore inglese, ex leader del trio stellare dei Police, ha recentemente dichiarato: “Per quanto io ami gli Stones e gli AC/DC, è difficile vederli crescere musicalmente”. E detto da uno che di musica se ne intende parecchio, la frase fa quantomeno riflettere. Durante la sua carriera, Gordon Matthew Thomas Sumner (questo il suo vero nome) è sempre stato interessato a far progredire la sua musica. Dai suoi primi passi nei Police alla sua esperienza solista, il bassista ha sempre cercato di portare la musica popolare oltre le tradizionali progressioni di accordi, lavorando con musicisti jazz e classici per elevarla ulteriormente.
Verso direzioni ostinatamente differenti
Guarda caso, uno dei principali motivi dello scioglimento dei Police è stata la costante tensione creativa che aleggiava nel gruppo. Anche se Sting rappresentava la star del trio grazie alle sue eccezionali doti compositive, il suo bisogno di portare la musica in direzioni differenti è costato molto agli altri due componenti della band. Portando addirittura il batterista Stewart Copeland a minacciare fisicamente il cantante, quando si pree la briga di dargli indicazioni su come dovesse suonare la batteria.
Stones e AC/DC, band mai cresciute
Dopo aver raggiunto il massimo successo con i Police (praticamente planetario…), Sting ha cominciato a fare musica per sé stesso, infischiandosene delle classifiche e spingendosi a creare capolavori che fossero, più che potenziali hit, dei veri e propri esperimenti. Dichiarando di aver visto però molti dei suoi contemporanei rincorrere la fama. Un esempio su tutti i Rolling Stones… che, a ben vedere, non si sarebbero mai spinti oltre i propri limiti. Secondo Sting anche gli AC/DC hanno deciso la vita comoda, come dichiarato di recente: “Chi è che a 70 anni vuole rimanere in un gruppo come se fosse un adolescente? Non ti permette di evolvere. Devi obbedire alle regole e alle dinamiche della band. Per quanto io ami gli Stones e gli AC/DC, è difficile vederli crescere musicalmente. Per me la band è stata un mezzo per le canzoni e non il contrario”.
Musica
Non solo canzoni… ma vere e proprie miniere d’oro per i loro autori ed interpreti
Nel corso della storia, alcuni brani pop e rock hanno generato incassi straordinari grazie a vendite, streaming, diritti d’autore e utilizzi pubblicitari. Vi proponiamo un excursus tra le canzoni che hanno guadagnato di più nella storia della musica che, magari, potrebbe risultare un buon pretesto per riascoltarle.

Per la serie “Quando un brano diventa un patrimonio musicale e finanziario”. Scrivere un brano di successo non significa solo raggiungere le vette delle classifiche, ma anche assicurarsi una rendita che può durare decenni. Alcune canzoni, infatti, continuano a generare incassi milionari anni dopo la loro pubblicazione grazie ai diritti d’autore. Oltre naturalmente agli utilizzi in pubblicità, film e serie TV, nonché alle cover e reinterpretazioni.
Il valore si misura nel tempo
Le canzoni non sono solo opere artistiche ma anche investimenti di enorme valore economico. I brani citati di seguito dimostrano come la musica possa continuare a generare fatturato nel tempo, trasformandosi in patrimoni immortali. Perchè il successo non si misura solo con le vendite iniziali, ma con la capacità di una canzone di resistere negli anni e rimanere nel cuore del pubblico. Ecco alcuni dei brani pop e rock che hanno guadagnato di più nella storia della musica.
Happy Birthday to You – Il brano più redditizio di sempre
Può sorprendere, ma Happy Birthday to You è proprio una delle canzoni più redditizie della storia. Composta nel XIX secolo dalle sorelle Patty e Mildred Hill, è diventata di dominio pubblico solo nel 2016, dopo aver generato milioni di dollari grazie ai diritti d’autore riscossi ogni volta che veniva usata in film o trasmissioni televisive. E poi, pensate a quante volte viene cantata ogni giorno nel mondo…
Yesterday – The Beatles
Considerata una delle canzoni più reinterpretate di sempre, Yesterday di Paul McCartney e John Lennon ha fruttato centinaia di milioni di dollari sin dalla sua uscita nel 1965. La sua melodia senza tempo e il testo malinconico hanno garantito un successo duraturo.
White Christmas – Bing Crosby
Scritta da Irving Berlin nel 1942, si tratta di una delle canzoni più vendute di tutti i tempi. La versione interpretata da Bing Crosby ha generato oltre 50 milioni di copie vendute e continua a essere un classico natalizio che frutta milioni ogni anno.
I Will Always Love You – Whitney Houston
Originariamente scritta e interpretata da Dolly Parton nel 1973, I Will Always Love You è diventata un fenomeno globale grazie alla versione di Whitney Houston nel 1992 per il film The Bodyguard. Ha venduto oltre 20 milioni di copie e continua a generare enormi profitti grazie alle sue innumerevoli riproduzioni.
Smells Like Teen Spirit – Nirvana
Questo vero e proprio inno grunge del 1991, scritto da Kurt Cobain, Krist Novoselic e Dave Grohl, ha rivoluzionato la musica rock e ha generato introiti straordinari grazie a vendite, streaming e utilizzi pubblicitari. Il brano rimane un’icona della cultura pop.
Bohemian Rhapsody – Queen
Con la sua struttura innovativa e il mix di generi, il brano di Freddie Mercury ha guadagnato centinaia di milioni di dollari grazie a vendite record, riproduzioni in streaming e il successo del biopic Bohemian Rhapsody del 2018. Considerando che inizialmente venne scartato da una casa discografica perchè considerato poco commerciale…
Stairway to Heaven – Led Zeppelin
Pubblicata nel 1971, questa epica composizione di Jimmy Page e Robert Plant non è mai stata rilasciata come singolo, ma ha generato enormi profitti grazie agli album venduti, ai diritti d’autore e all’uso nei media.
Every Breath You Take – The Police
Scritta da Sting, questa canzone del 1983 ha accumulato guadagni impressionanti, generando milioni di dollari grazie ai diritti d’autore, soprattutto per il suo utilizzo in campioni e interpolazioni da parte di altri artisti, come nel brano I’ll Be Missing You di Puff Daddy.
Imagine – John Lennon
Un inno alla pace universale, in grado di generare incassi straordinari sin dalla sua uscita nel 1971. Ancora oggi è una delle canzoni più suonate e reinterpretate al mondo.
Sweet Child O’ Mine – Guns N’ Roses
Uno dei brani rock più riconoscibili di sempre, Sweet Child O’ Mine di Slash e Axl Rose ha guadagnato milioni grazie alle vendite, all’utilizzo in film e spot pubblicitari e alle riproduzioni digitali.
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