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Musica

Berti e Fiorello, la strana coppia che fa ballare l’Italia

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    L’estate in musica prevede due parole d’ordine: “tormentone” e “leggerezza”. Sulla seconda l’esempio perfetto è certamente Una Vespa in 2. Un pezzo scanzonatissimo che mette insieme la coppia Orietta Berti-Fiorello, logica prosecuzione del jingle che lei ha realizzato per Viva Rai2!. Fiore ha creato un testo sulla base musicale e gli arrangiamenti di Danti ed Enrico Cremonesi. Una canzone divertente, senza pretese di diventare la nuova Let It Be… che rispecchia perfettamente, soprattutto in un verso, il cosiddetto Fiorello-pensiero, al quale il fantasista catanese ci ha abituato in tv: “A me basta un fiore / E torna il buon umore”.

    Al telefono con Orietta nazionale

    A questo proposito abbiamo sentito l’Usignolo di Cavriago, soprannome che le fu dato da Silvio Gigli, un modo affettuoso per identificarla nel corso della sua lunga carriera musicale.

    Come nasce questa canzone?

    Quando sono andata a trovarlo in tv per presentargli il mio cofanetto di 55 anni di carriera, gli ho regalato una cover per lo smartphone con la mia immagine, vestita da fatina. A Fiore è piaciuta tantissimo e l’ha usata spesso. Poi ci siamo ritrovati a Sanremo e abbiamo deciso di incidere la canzone. Ed è venuta bene, trasformandosi in una hit su TikTok: la sanno già tutti a memoria! Ci sono anche due video: il primo è un cartone animato coloratissimo, l’altro girato a Roma, dietro al Foro Italico.

    Fiorello ti definisce la “Regina del Pop”: è una qualifica nella quale si ritrova?

    Lui mi chiama sempre così. Per me è lui ad essere il re dello spettacolo, perché sa fare davvero di tutto. Nessuno è come Fiorello. Io… altro che regina: sono una donna di casa. Se non sono in giro per lavoro, devo fare le lavatrici, cucinare, curare il giardino, gli animali…

    E nel ruolo di nonna… che ci dice?

    Certo… le mie nipotine Olivia di 5 anni, e Ottavia, di 2. Olivia è canterina: Una Vespa in 2 la cantiamo assieme e le piace schioccare le dita mentre lo fa. Poi guardiamo i cartoni animati: le piacciono i Paw Patrol e da grande vuol fare la pittrice. Ottavia è nella fase in cui dice sempre “no” a tutto: è buffa ed è una golosona. Va sempre a caccia di biscotti nella credenza e trova quelli del nonno, che non gradisce perchè sono dietetici. Lei vuole quelli al cioccolato!

    Dove trova tutta l’energia per portare avanti le cose nelle quali è coinvolta?

    Può sembrare paradossale… ma me le dà il lavoro: stare a contatto con gente allegra mi fa stare bene e mi fa andare avanti.

    Per l’estate che sta finalmente arrivando ha qualche progetto in particolare?

    Tanti concerti… e sarò anche alGay pride di Milano il 29 giugno, dove canterò un medley di mie canzoni. Mi piacerebbe, magari in autunno, fare un altro bel programma in tv, dopo l’ultima esperienza come giudice a Io canto Family.

    Lei è anche famosa per le svariate collezioni che sviluppa: bambole, acquasantiere, borse, vestiti: ne ha forse in programma una nuova da iniziare?

    No, basta… sono piena! parlando di vestiti… il mio stylist Nick Cerioni sogna di venire a casa mia per poter rovistare in soffitta. Possiedo abiti bellissimi dagli anni ’60 ad oggi, messi solo una volta. Peccato che molti non mi entrino più. Ma li conservo per ricordo, io non butto mai via nulla.

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      Musica

      Sabrina Salerno: «Ho venduto la mia fisicità, era marketing. Il tumore mi ha resa più cinica»

      Dagli esordi sfrontati con Cecchetto al boom di Boys boys boys, Sabrina Salerno oggi ha 57 anni e parla con lucidità di sé. «Non ho il fuoco sacro della musica, ma ho saputo usare quello che avevo. E oggi, dopo un tumore, ho capito quanto conti il corpo. E quanto pesa essere sempre “quella bomba sexy”».

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        A 17 anni era, parole sue, «una stronzetta presuntuosa». Oggi ne ha 57, un passato da icona sexy e un presente fatto di consapevolezza e cicatrici. Sabrina Salerno si racconta nel modo più diretto possibile: senza veli, ma stavolta non sul palco, bensì nell’anima.

        «Avevo un’autostima pazzesca. A un giornalista che mi chiese se sarei mai arrivata al successo come una certa star, risposi: “Ne avrò il triplo”». E in effetti, con Sexy Girl prima e Boys boys boys poi, il successo arrivò. Ma Sabrina non si è mai illusa di essere un’artista “sacra”: «Il successo è arrivato in maniera casuale. Non sono De Gregori. Magari sarei stata più felice a fare il medico».

        Fin da adolescente, il suo corpo è stato bersaglio di attenzione e giudizi. «A 12 anni nascondevo il seno con le braccia. Poi ho capito che lo sguardo degli uomini era sessuale. All’inizio faticavo ad accettarlo, poi l’ho trasformato in un’arma: ho venduto la mia fisicità, è stato marketing».

        Un marketing che ha pagato, ma a caro prezzo. «Più sei bella ed esponi il corpo, più devi dimostrare di valere. Gli uomini non ricevono lo stesso trattamento. Nessuno va a criticare Brad Pitt sotto i post». E su Elodie: «Ha talento. Ma si spoglia, quindi va attaccata. Sono solo scuse per aggredire le donne».

        Nonostante l’immagine da sex symbol, Sabrina si descrive come riservata, empatica, con un forte senso della famiglia. E anche pudica: «Ho respinto tanti corteggiatori, anche star mondiali. Ma non dirò mai chi sono, non sopporto chi va in giro a raccontare i fatti suoi».

        Quanto al corpo, è tutto vero. «Non mi sono mai rifatta il seno. Se lo avessi fatto lo direi. Sono favorevole alla chirurgia, ma se migliora, non se trasforma».

        E poi c’è il tumore, la parte più dura. «Seguo terapie da cinque anni, prendo una pastiglia che ha tutti gli effetti collaterali possibili. Ma vado in palestra ogni giorno. L’esercizio fisico è la mia medicina». E conclude: «Mi ha cambiata. Sono diventata più cinica. Non sono migliorata».

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          Musica

          Freddie, i suoi ricordi e la sorella in incognito: l’asta che ha spaccato la famiglia Mercury

          Non voleva che i gilet, le giacche, i testi manoscritti e gli oggetti più personali di Freddie Mercury finissero sparsi per il mondo. Così la sorella dell’artista ha fatto offerte in incognito per più di quaranta cimeli, comprati da Sotheby’s. Mary Austin, custode dell’eredità di Freddie, aveva deciso di venderli. Un gesto che Kashmira ha vissuto come un tradimento. E che riapre vecchie ferite mai sopite.

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            Una giacca militare da mezzo milione, un gilet con i gatti di Freddie, pagine di testi scritti a mano, un jukebox, una lampada. E il dolore, silenzioso e personale, di chi non voleva che tutto questo diventasse oggetto da vetrina. Kashmira Bulsara, sorella di Freddie Mercury, ha fatto quello che nessuno si aspettava: ha ricomprato in incognito oltre 40 cimeli appartenuti al fratello, messi all’asta dalla storica compagna e amica dell’artista, Mary Austin.

            Una spesa di circa tre milioni di sterline. Non per investimento, non per nostalgia. Ma per salvare ciò che restava. Per riportare a casa frammenti di un fratello amato, che stava per essere frantumato all’incanto. “Capisce l’amore del mondo per Freddie – ha riferito una fonte vicina – ma non accettava che oggetti così intimi finissero in mani sconosciute”. Ogni oggetto, ogni fibra di quel guardaroba iconico, parlava di lui.

            Il più caro? Una giacca militare realizzata per il trentanovesimo compleanno del cantante: 457.200 sterline. Poi il gilet con i suoi sei gatti, immortalato nel video di These Are the Days of Our Lives, uno degli ultimi prima della morte: 139.700 sterline. E ancora: il jukebox Wurlitzer (406.400), i testi di Killer Queen (279.400), una lampada Art Deco, un secchiello per il ghiaccio. Ogni oggetto, un affondo.

            E ogni rilancio, un atto d’amore. O di dolore. Perché quella collezione, per Kashmira, non doveva nemmeno finire in vetrina. Dopo trent’anni di silenziosa custodia, Mary Austin aveva deciso di vendere tutto. Ma a chi appartiene davvero la memoria di un uomo? Alla donna che ha vissuto con lui gli anni della gloria e della solitudine, o al sangue del suo sangue?

            Lui stesso non aveva mai fatto mistero del legame profondo con Mary. “È come se fossimo sposati”, diceva. Le lasciò metà del suo patrimonio, mentre l’altra metà fu divisa tra i genitori e Kashmira. Ma alla morte di Jer e Bomi, le quote tornarono a Mary. Fu lei a riportare le ceneri di Freddie a Garden Lodge. Fu lei, nel tempo, a restare. Ma non senza ombre.

            Pochi mesi dopo la morte dell’artista, fu lei a chiedere a Jim Hutton, il compagno con cui Freddie aveva vissuto i suoi ultimi sei anni, di lasciare la casa. Garden Lodge, acquistata nel 1978 per 300.000 sterline, è oggi sul mercato per 30 milioni. E l’anno scorso, con la vendita del catalogo musicale dei Queen a Sony, Mary avrebbe ricevuto un dividendo personale di 187,5 milioni di sterline.

            Non stupisce, quindi, che la decisione di vendere gli oggetti più personali di Freddie non sia stata presa bene da tutti. Soprattutto dalla sorella, che ha agito con riservatezza, ma anche con rabbia. Nessuno doveva sapere. Nessuno doveva sospettare. Ha visitato l’esposizione da Sotheby’s da sola, in anticipo. Il giorno dell’asta, ha mandato l’assistente personale a fare le offerte. Lei, da lontano, ha seguito tutto.

            Un gesto familiare, più che patrimoniale. Un modo per non vedere dissolversi un pezzo di sé. Perché ci sono cimeli che diventano reliquie, ma prima ancora sono resti d’affetto. E mentre il mondo celebra Mercury come icona globale, la sua famiglia – quella di sangue – continua a combattere in silenzio per non perderlo del tutto.

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              Fedez senza freni a Olbia: stoccate a Tony Effe, Elodie, Achille Lauro, Ilaria Salis e Selvaggia Lucarelli

              Tony Effe come “Pavarotti” a Sanremo, Elodie trasformata in “Chi l’ha visto”, Achille Lauro ridotto a fornitore di costumi, Ilaria Salis paragonata a una “casa popolare” e Selvaggia Lucarelli nel mirino con versi espliciti. Fedez torna a colpire, prendendo di mira anche se stesso e il suo matrimonio finito.

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                Il palco di Olbia diventa un ring, e Fedez non si risparmia. Al Red Valley Festival, il rapper ha trasformato il concerto in una raffica di rime al vetriolo, lanciando frecciate a colleghi, nemici dichiarati e persino a se stesso.

                Si comincia con Tony Effe e la sua partecipazione a Sanremo con Damme na mano. «Tony Effe a Sanremo sembrava Pavarotti», scandisce Fedez tra le urla del pubblico, lasciando intendere una stoccata più ironica che musicale.

                Poi la battuta che mescola sarcasmo e autoironia: «Il mio matrimonio finito come il concerto dei Coldplay», chiaro riferimento alla recente polemica sulla kiss cam e al chiacchierato presunto tradimento che ha infiammato il gossip.

                Il microfono resta rovente quando tocca a Elodie: «A San Siro uno spinoff di Chi l’ha visto», allusione velenosa ai biglietti venduti a 10 euro per riempire lo stadio.

                Achille Lauro non viene risparmiato: «Il costume a carnevale lo chiedo ad Achille Lauro», battuta che strizza l’occhio ai rumor che lo volevano vicino a Chiara Ferragni. Poi la frecciata politica-mondana a Ilaria Salis: «Miss Italia lo vince Ilaria Salis. Ilaria, ti vorrei sposare ma sei già occupata come una casa popolare».

                Gran finale con la nemica di lunga data, Selvaggia Lucarelli. Qui Fedez alza il livello della provocazione: «Fedez è morto, Selvaggia è molto triste / ora chi se la in**la, sono il suo core business».

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