Musica
Rose Villain: talento o solo gnoccaggine? Lei risponde senza mezzi termini
l’arte non si misura in centimetri di pelle… e
Rose Villain non ci sta. La cantante, reduce dal Festival di Sanremo 2025, ha deciso di rispondere a tono alle critiche che la vedono “più bella che brava”. E lo fa con un’accetta metaforica: “Ho letto che sono qui solo perché sono figa. Ma io sono una brava artista!”. Giusto per mettere i puntini sulle “i”.
Il suo nuovo album, Radio Vega, è arrivato quasi per caso, in una notte insonne a New York. Con la chitarra in mano, Rose ha messo insieme le idee per l’ultimo atto della sua trilogia musicale. E mentre il marito Andrea Ferrara, in arte Sixpm, la supporta sia nella vita privata che in quella artistica, lei si racconta senza filtri: “Mi sono svegliata e avevo tutto chiaro nella mia testa”.
Sanremo? Una vetrina… ma per la musica!
Nonostante l’attenzione mediatica su di lei sia stata focalizzata più sulla sua estetica che sulla sua esibizione, Rose Villain tiene a sottolineare: “Io l’ho fatto per la musica. Posso essere esteticamente carina, mi piace anche la moda, ma il centro della mia vita è altro”. E se anche la società cerca sempre di incasellare le artiste donne in stereotipi, lei non ha intenzione di piegarsi.
Donne rap: fra sottovalutazione e gender gap
“Le donne che rappano oggi sono molte di più rispetto al passato, ma il gender gap è ancora forte” afferma. “Anche a Sanremo c’è stata una disparità evidente. Eppure, mai come ora, le donne possono spaccare”. Secondo Rose, il segreto è smettere di giustificarsi: “Se diventiamo più strafottenti e magari anche un po’ arroganti, allora è fatta”.
Quando l’opinione pubblica ti vuole zitta e carina
Non è la prima volta che le viene detto di restare al suo posto: “Quando voglio esprimermi su temi sociali, c’è sempre qualcuno che mi dice: ‘Tu fai la cantante, canta’”. Eppure, Rose non si tira indietro: “Siamo in un mondo in cui nessuna donna che conosco dice di amare completamente il proprio corpo o di non essersi mai lamentata di come è stata trattata da qualche uomo. Perché non unirci tra noi?”.
L’ossessione per l’immagine e i social ingannevoli
Con l’avvento dei social, i filtri e gli standard irraggiungibili sono diventati la norma: “Tutti tendiamo a mostrare solo il lato migliore di noi. Io, invece, in questo disco, ho voluto raccontare anche le mie insicurezze”. Per Rose, accettarsi è un percorso lungo e, magari, gli uomini potrebbero iniziare a supportare le donne senza ridurle solo al loro aspetto.
Quella porta in faccia che brucia ancora
Non sono mancati gli ostacoli nel suo percorso: “Le persone che non hanno creduto in me sono state tante. Avevo un ragazzo che mi diceva sempre: ‘Non ce la farai mai’. Chissà come sta ora…”. Ma, come dice lei, “Viva le porte in faccia! Ti spingono a fare meglio”. E se ancora non ha riempito gli stadi, i palazzetti del Radio Trilogy Tour sono già pronti ad accoglierla. Insomma, Rose Villain non è solo “figa”, è anche un’artista che sa quello che vuole. E lo dimostra ogni giorno, con la sua musica e la sua attitudine da vera outsider.
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Musica
Beatles forever: 55 milioni di euro di fatturato nel 2025 per la Apple Corps. Yoko Ono, Paul McCartney, Ringo Starr e Olivia Harrison ancora soci in parti uguali
I conti 2024-2025 della Apple Corps Limited confermano l’incredibile potenza economica del marchio Beatles. Fatturato a 55 milioni di euro e utili da 4 milioni. I quattro soci – McCartney, Starr, Olivia Harrison e Yoko Ono – mantengono ciascuno il 25% delle quote. Per la vedova Lennon anche un gettone “ad personam”, mai chiarito nel dettaglio.
Non c’è fine alla Beatlemania. Cinquantasei anni dopo l’ultima esibizione sul tetto della sede di Savile Row, i Beatles restano un marchio che fattura come una multinazionale. La Apple Corps Limited – la holding fondata nel 1963 come The Beatles Limited – ha chiuso il bilancio 2024-2025 con un fatturato lordo vicino ai 50 milioni di sterline (circa 55 milioni di euro). Una cifra da record per una società che continua a gestire il mito dei Fab Four, tra diritti musicali, licenze, merchandising e progetti audiovisivi.
La cassaforte di Liverpool
La società, con sede a Londra, è oggi divisa in quattro quote perfettamente uguali: il 25% a Yoko Ono, 92 anni; il 25% a Paul McCartney, 83; il 25% a Ringo Starr, 85; e il restante 25% a Olivia Harrison, 77, vedova di George, tramite un trust familiare. Ciascun socio siede nel consiglio di amministrazione – per la quota Lennon in due: Yoko e il figlio Sean Ono Lennon, 49 anni – e partecipa ai dividendi, pari a 3,4 milioni di sterline ciascuno, oltre a fee personali da 4,3 milioni.
Ma tra i dettagli più curiosi del bilancio, firmato il 23 ottobre 2025 dal direttore Bruce Grakal, storico legale di Ringo Starr, c’è un’annotazione che non passa inosservata: la società ha riconosciuto un pagamento “extra” di 850 mila sterline a Yoko Ono, dopo i 500 mila del 2024 e i 4,1 milioni del 2023. Un “bonus personale” di cui non è mai stata spiegata la natura, probabilmente legato ad accordi interni tra gli eredi.
L’industria del mito
Dal 2020, i quattro nuclei familiari hanno incassato complessivamente oltre 100 milioni di sterline tra provvigioni e dividendi. I ricavi netti – pari a 32 milioni di sterline – sono in crescita rispetto all’anno precedente (26,6 milioni), mentre gli utili, poco sotto i 4 milioni, risultano in lieve calo per l’aumento dei costi legati a un nuovo progetto cinematografico in sviluppo.
Un dato che conferma come i Beatles restino, oltre che leggenda culturale, una macchina industriale perfetta. Tra ristampe, documentari, diritti digitali e revival, il “marchio Liverpool” continua a generare ricchezza, dimostrando che l’amore — e i profitti — per i Fab Four non passano mai di moda.
Musica
Lady Gaga ferma il Mayhem Ball ad Anversa: fan svengono sotto il palco e la cantante interrompe lo show
Attimi di apprensione al Mayhem Ball di Anversa, dove Lady Gaga ha interrotto lo spettacolo dopo che alcuni spettatori sono svenuti. La cantante ha chiesto acqua, assistenza e calma, seguendo ogni passaggio del soccorso prima di riprendere il concerto.
Al Mayhem Ball può succedere di tutto, ma perfino Lady Gaga non si aspettava ciò che è accaduto durante la tappa di Anversa. Nel mezzo della performance, mentre l’arena era nel pieno dell’euforia, alcuni fan sotto il palco hanno accusato un malore e sono svenuti. Un momento improvviso, che la popstar ha colto al volo grazie al suo sguardo sempre attento alla platea.
Gaga si è immediatamente interrotta. Ha chiesto alle luci di accendersi, ha osservato la zona critica e poi ha bloccato la band: «Stop, fermatevi. Va tutto bene? Che succede? Aspettate solo un minuto». Con tono fermo ma rassicurante, ha invitato il pubblico a mantenere la calma e ha chiesto agli addetti di intervenire. «Vi chiedo di avere un po’ di pazienza, così possiamo assicurarci che stiano tutti bene. Portate dell’acqua».
La folla, pur sorpresa, si è subito zittita per permettere ai soccorsi di procedere. La cantante ha seguito ogni passaggio da pochi metri di distanza, continuando a rivolgersi direttamente ai fan in difficoltà. «Sta bene adesso? Assicuratevi che stia meglio, portatela nel backstage», ha detto, mentre gli addetti alla sicurezza la conducevano verso la zona medica dell’arena.
Non è la prima volta che Gaga dimostra questa attenzione quasi materna verso il suo pubblico. Nei tour passati, dalla Born This Way Ball all’Enigma Residency, ha più volte interrotto lo show per segnalare svenimenti, richieste d’aiuto o situazioni di calca eccessiva. Un tratto caratteristico che i suoi “Little Monsters” conoscono bene e che ha contribuito a creare un rapporto unico, quasi familiare, tra la popstar e chi la segue.
Ad Anversa, la scena è durata qualche minuto, il tempo necessario affinché tutti tornassero in sicurezza. Poi Gaga ha ripreso lo show senza nascondere la sua emozione, ribadendo quanto il benessere del pubblico venga prima di ogni spettacolo: «Voglio che vi divertiate, ma voglio soprattutto che siate al sicuro».
Il concerto è poi proseguito con l’energia di sempre, ma il momento di stop ha lasciato un segno: una piccola parentesi di umanità in un tour costruito per essere travolgente, dove Lady Gaga non è solo performer, ma anche guida attenta e presente per chi la accompagna sotto il palco.
Musica
L’IA fa irruzione nel country: “Walk My Walk” conquista Billboard e il misterioso Breaking Rust diventa la prima star artificiale
La voce non è umana, il cantante non esiste e il video è creato da software: “Walk My Walk” segna la prima vittoria dell’IA nella classifica digitale di Billboard. Dietro il successo virale di Breaking Rust c’è un futuro musicale che fa discutere artisti, produttori e fan.
L’onda dell’intelligenza artificiale travolge anche Nashville. Per la prima volta, un brano country interamente generato da algoritmi si arrampica fino al primo posto della classifica digitale Billboard, scatenando un dibattito che corre dai saloon ai social. La canzone è Walk My Walk, la firma è quella del misterioso Breaking Rust, un artista che in realtà… non esiste.
La voce che non viene da un uomo
La voce maschile, roca e da cowboy vissuto, sembra uscita dalle praterie americane. In realtà è un modello vocale sintetico, costruito per assomigliare a un cantautore ruvido e autentico. Un’illusione perfetta: secondo diversi software di riconoscimento audio, la probabilità che il brano sia artificiale oscilla tra il 60 e il 90%. Nessun cantante, nessuno studio di registrazione, nessuna sessione notturna: solo codici, prompt e creatività digitale.
Un fenomeno da milioni di ascolti
Il successo non si limita a Billboard. Su Spotify Breaking Rust supera i due milioni di ascoltatori mensili, mentre molte tracce hanno già sfondato il milione di streaming. Livin’ on Borrowed Time corre verso i cinque milioni di riproduzioni, segno che il pubblico non solo accetta l’IA, ma la consuma con naturalezza. Immagini, copertine e videoclip completano il pacchetto: tutti prodotti con strumenti di generazione grafica.
L’IA rottama i cantanti?
La domanda rimbalza ovunque: cosa accadrà ora? Per i puristi del country, l’ascesa di Breaking Rust è uno choc culturale. È il genere delle radici, dei racconti veri, dei cantautori che scrivono da una veranda polverosa. Eppure proprio qui l’IA ha trovato la sua prima grande vittoria commerciale. Per altri, invece, è solo il segno del tempo: la musica è sempre stata tecnologia. Dal sintetizzatore al campionamento, ogni epoca ha avuto la sua rivoluzione.
“Walk My Walk” diventa così un caso globale. Un pezzo che, paradossalmente, parla di autenticità mentre nasce dalla macchina più artificiale che esista. La domanda, stavolta, non è se l’IA sappia imitare l’uomo. È un’altra: siamo pronti a farci emozionare da una voce che non ha un cuore dietro?
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