Musica
Siamo la coppia più bella del mondo… da 60 anni!
Adriano Celentano e Claudia Mori festeggiano 6 decadi di matrimonio, rimanendo ancora “la coppia più bella del mondo”, almeno per quanto riguarda la musica italiana. Per festeggiare le nozze di diamante, il Molleggiato ha postato uno scatto sui social. Che raffigura un cuore rosso e la cifra tonda tonda che contraddistingue un traguardo così importante.
Un matrimonio all’alba, per evitare giornalisti e fotografi
Adriano nazionale ha voluto condividere col popolo della rete il bellissimo traguardo raggiunto con la sua Claudia, compagna di una vita. Ottantasei anni lui, ottanta lei, Adriano Celentano e Claudia Mori (che di cognome vero fa Moroni, ndr) si sposarono in una situazione molto particolare. Essendo lui già molto famoso in ambito musicale (vendendo milioni di dischi), decisero un orario quantomeno bizzarro: le 3.30 del mattino del 14 luglio 1964, presso la chiesa di San Francesco a Grosseto. All’alba infatti riuscirono ad evitare i paparazzi.
Il loro primo incontro risale a qualche anno in precedenza, anche se la loro relazione era cominciata sul set di un film nel quale recitavano per la prima volta insieme. Era il 1963, la pellicola si intitolava Uno strano tipo diretto da Lucio Fulci, regista famoso in seguito per le sue pellicole horror. Fra i due scoccò il classico “colpo di fulmine”, una relazione che è diventata sempre più solida, cementata dalla nascita di tre figli: Rosita (1965), Giacomo (1966), e Rosalinda (1968).
Anche per loro un momento critico lungo il percorso di coppia
Una coppia consolidata ed affiatata che, come tutti, ha conosciuto anche qualche momento di crisi. Come agli inizi degli anni ottanta, quando i due decisero di vivere per qualche anno separati. Il motivo? All’epoca si giornali parlarono di una presunta relazione del cantante con Ornella Muti, con la quale aveva girato due film di grande successo commerciale, Il bisbetico domato e Innamorato pazzo. La crisi rientrò nel 1985 con la richiesta fatta da Adriano alla moglie di partecipare al suo film Joan Lui – Ma un giorno nel paese arrivo io di lunedì. Secondo la Mori, lei – anche nel periodo critico – non ha mai considerato l’ipotesi di lasciarsi. Fatto sta che da quel momento i due non si lasciarono mai più… arrivando fino ad oggi, con 60 anni di matrimonio alle spalle. Nel 2004 Celentano è diventato nonno per la prima volta, con l’arrivo di Samuele Celentano, figlio di Giacomo e sua moglie Katia.
Il segreto? Mettere la moglia a capo di tutto
Dal 1991 la Mori risulta essere amministratore delegato della casa discografica di famiglia, la Clan Celentano srl. Innumerevoli le canzoni di successo che li hanno visti fianco a fianco, a partire dal Cantagiro 1967 quando presentarono Siamo la coppia più bella del mondo, che ancora oggi rappresenta il loro biglietto da visita.
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Musica
Addio a Sandro Giacobbe: si è spento a 75 anni il cantautore di “Signora mia”, voce gentile della musica italiana degli anni Settanta e Ottanta
Sandro Giacobbe, autore di successi che hanno segnato intere generazioni, è morto a 75 anni. Da oltre dieci anni combatteva contro un tumore che aveva affrontato con dignità e ironia. Dai primi trionfi con “Signora mia” e “Gli occhi di tua madre” fino alle collaborazioni recenti, Giacobbe ha attraversato decenni di musica italiana lasciando un repertorio intenso, popolare e riconoscibile. Lascia la moglie e i figli Andrea e Alessandro.
Sandro Giacobbe si è spento nella sua casa di Cogorno, vicino a Genova. Aveva 75 anni e da tempo lottava contro un tumore che aveva affrontato con lucidità e una forza discreta, condividendo negli ultimi mesi alcuni passaggi della malattia con il pubblico. Cantautore appartato, amato per la sua voce limpida e per la capacità di raccontare sentimenti e fragilità, Giacobbe è stato una presenza costante nella musica italiana dagli anni Settanta in poi.
Nato nel 1949, aveva conquistato le classifiche nel 1974 con “Signora mia”, brano che divenne un successo nazionale e che entrò anche nella colonna sonora del film di Lina Wertmüller Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto. Due anni dopo arrivò il terzo posto al Festival di Sanremo con “Gli occhi di tua madre”, una delle sue interpretazioni più note. Seguì una stagione di popolarità intensa, con canzoni che hanno accompagnato generazioni di ascoltatori.
La sua carriera non si era mai interrotta. Nel tempo Giacobbe aveva alternato nuove produzioni, collaborazioni e presenze televisive, mantenendo un legame profondo con la sua Genova. Nel 2020 aveva realizzato con Don Backy il brano “Genova”, una dichiarazione d’amore alla città. E ancora, nel 2023, aveva inciso “Lettera al gigante”, scritto dal figlio Andrea, segno di una storia familiare che attraversava anche la musica.
La malattia lo aveva costretto a rallentare, ma non a perdere il suo tono sereno. Qualche mese fa, ospite di Domenica In, aveva parlato con sincerità del percorso affrontato insieme alla moglie Marina Peroni, accanto a lui dal 2010. Con delicatezza e un sorriso che non voleva spegnersi, aveva mostrato le conseguenze della terapia, raccontando la paura, la stanchezza, ma anche il coraggio con cui aveva cercato di vivere ogni giorno.
Oggi il mondo della musica ricorda un artista gentile, lontano dagli eccessi, capace di lasciare un segno con canzoni che hanno attraversato decenni di storia italiana. La sua voce, dolce e riconoscibile, resta nelle melodie che ha consegnato al pubblico e nel ricordo di chi l’ha conosciuto, ascoltato e amato.
Musica
Fiorello lancia Giorgia verso Sanremo 2027: nasce in diretta il sogno di un Festival “utopistico” che fa impazzire già i social
Durante una chiacchierata in diretta, Fiorello propone a Giorgia di prendere in mano la direzione artistica di Sanremo 2027. Lei scherza, lui rilancia, e tra battute e mezze promesse il pubblico intravede l’ipotesi di un Festival completamente diverso, “utopistico”, come lo definisce la cantante. Una suggestione che potrebbe trasformarsi in qualcosa di più.
Sanremo non dorme mai, nemmeno quando il prossimo Festival è ancora lontano. E così basta un botta e risposta tra Fiorello e Giorgia per scatenare un turbine di ipotesi, meme e sogni collettivi. Tutto nasce da un’idea buttata lì con l’entusiasmo che solo Fiore può permettersi: Giorgia direttrice artistica di Sanremo 2027. Una suggestione che accende immediatamente la fantasia del pubblico.
Il momento in cui nasce il “Sanremo utopistico”
Giorgia, col suo stile elegante e autoironico, prende la palla al balzo: «Tu ci saresti? Quando parli di questo Sanremo ipotetico, impossibile, utopistico…». Una risposta che non chiude, anzi apre. Perché invece di liquidare l’idea, la cantante ci gioca, la rigira, la rende improvvisamente plausibile. È un attimo e la rete impazzisce.
Fiorello rilancia e spiazza tutti
La replica dello showman è immediata: «Ne parliamo, Giorgia. Se ci sei tu magari mi viene lo sghiribizzo». È la frase che sposta l’asticella: non è più una battuta, non è più una fantasia dei fan. È un “chissà”. È un “forse”. Ed è abbastanza perché la macchina del Festival inizi simbolicamente a muoversi, come fosse già quasi gennaio.
Perché la proposta ha fatto breccia
L’idea funziona perché mette insieme due mondi che il pubblico ama: l’autorevolezza musicale di Giorgia e la follia creativa di Fiorello. Un Sanremo guidato da una delle voci più iconiche della musica italiana avrebbe un profilo totalmente nuovo, più tecnico, più emozionale. E con Fiore che entra in scena “a sghiribizzi”, il potenziale di spettacolo sarebbe altissimo.
Il sogno collettivo dei fan
Per ora, ovviamente, è solo una chiacchiera. Un gioco. Ma a Sanremo i giochi, a volte, diventano realtà molto più in fretta del previsto. E l’idea di un’edizione utopistica firmata Giorgia ha già acceso un entusiasmo che nessun comunicato ufficiale potrebbe generare. Basta un lampo, un dialogo leggero, e il 2027 sembra già dietro l’angolo.
Musica
Sanremo, il paradosso degli esclusi: il cast che avrebbe fatto esplodere il Festival è rimasto fuori dalla porta dell’Ariston
Ogni anno il totonomi scatena il pubblico, ma questa volta la sensazione è più netta: il Festival avrebbe potuto avere un cast alternativo potentissimo, fatto proprio di chi non è stato selezionato. Voci consolidate, talenti pop, cantautori generazionali e outsider di qualità: il paradosso degli esclusi apre un vero dibattito sulla direzione artistica.
Sanremo ha un suo rito crudele: la lista degli esclusi. Quest’anno, però, quel parterre di nomi sembra una lineup da Festival vero, capace di muovere pubblico, streaming e narrazioni. Anna Tatangelo, Alex Britti, Nina Zilli, Mr. Rain, Carl Brave, Fred De Palma, Frah Quintale, Il Tre, Chiara Galiazzo, Benji & Fede, Venerus, Aiello, Amara, Emma Nolde, La Niña, California, Sarah Toscano: un elenco che, messo insieme, somiglia più a una compilation di hit potenziali che a un cestino dei rifiuti.
La forza commerciale (e pop) degli esclusi
Basta leggere i nomi per capire il peso specifico del gruppo. Mr. Rain è reduce da classifiche e sold-out, Carl Brave ha modellato il pop contemporaneo, Frah Quintale è un riferimento generazionale. Fred De Palma domina le estati italiane, mentre Nina Zilli e Alex Britti restano voci riconoscibili che il Festival ha sempre saputo valorizzare. Persino la parte “emergente” spinge forte: Venerus, Amara, Emma Nolde e La Niña rappresentano ciò che la nuova musica italiana sta diventando. In termini puramente musicali, il cast alternativo regge — e talvolta batte — quello ufficiale.
Una domanda inevitabile: perché lasciarli fuori?
Le logiche del Festival restano complesse: equilibri di generi, quote televisive, esigenze narrative, disponibilità di ospiti e promozioni discografiche. Eppure la sensazione è che questa volta l’Ariston abbia perso un’occasione. Un cast “giovane ma non troppo”, pop ma anche d’autore, mainstream ma con un’anima, avrebbe potuto intercettare un pubblico trasversale. Il rischio, invece, è che a vincere sia la prevedibilità. E che gli esclusi, uniti senza volerlo, diventino la prova che Sanremo non sempre fotografa il meglio della musica italiana, ma ciò che al momento conviene mostrare.
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