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Musica

Vasco Rossi a Los Angeles: poteva non fare una puntatina al Roxy Bar?

In compagnia di suo cugino, il musicista di Zocca ha reso omaggio ad un locale iconico di Hollywood, meta abituale delle star.

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    Riconosciuto e celebrato simbolo del rock italiano, il Blasco sceglie di regalare un momento di nostalgia e celebrazione ai suoi fan, pubblicando sui social alcune sue foto in un locale che non passa di certo inosservato. Si tratta del leggendario Roxy Bar situato a Los Angeles, uno dei locali storici delle star, che per Vasco rappresenta qualcosa di ancora più speciale: il simbolo di uno dei suoi brani più iconici, Vita Spericolata.

    Il Komandante si autocita

    Le parole scritte dal rocker accompagnano le immagini con un richiamo diretto alle parole della canzone, riproponendo i versi che hanno segnato la musica italiana: «E poi ci troveremo come le star A bere del whisky al Roxy bar / O forse non c’incontreremo mai, ognuno a rincorrere i suoi guai…».

    Da qui sono passati praticamente tutti

    Aperto alla fine del settembre 1973, costruito al posto di uno strip club di proprietà di Chuck Landis chiamato “The Largo”. Da qui sono transitati davvero le star che Vasco cita nel suo brano: da Frank Zappa a Bob Marley, Bruce Springsteen, i Nirvana, Tori Amos, i Guns N’ Roses, David Bowie, Madonna e tantissimi altri.

    Sempre al passo coi tempi

    Nel post, l’artista usa il tipico linguaggio scanzonato e diretto che i suoi fan conoscono ed amano alla follia: un mix di emoji rock che richiamano perfettamente il suo spirito libero e la capacità – anche se non è più un ragazzino – di intercettare ed adeguarsi allo stile della comunicazione attuale. Una delle cifre stilistiche che lo rendono unico, almeno nel panorama italiano dei cantautori.

    La versione di casa nostra

    C’è un Roxy Bar storico anche qui da noi: quello di Cimadolmo – in provincia di Treviso – che l’anno scorso ha compito 40 anni. Nel 1983 il figlio del gestore, volle chiamarlo così, ispirandosi alla canzone presentata il 2 febbraio 1983 al Festival di Sanremo. Il locale prese questo nome anche a ricordo del cantante che tenne un concerto a Cimadolmo il 16 maggio 1982, durante una delle prime edizioni della Mostra dell’asparago bianco .Si tratta di un piccolo pezzo di storia del paese a cui i cittadini del posto sono molto affezionati.


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      Musica

      Kevin Federline torna all’attacco: «Britney Spears rischia la vita, i miei figli sono terrorizzati»

      Kevin Federline rompe ancora il silenzio e lancia accuse gravissime contro Britney Spears: sostiene che la popstar si recherebbe in Messico per procurarsi droghe «di ogni tipo» e che i figli Jayden e Sean Preston sarebbero «terrorizzati» da un possibile epilogo tragico. Dichiarazioni che arrivano dopo il flop del suo libro e che, secondo l’ex ballerino, rappresentano un tentativo disperato di “salvarla”. «Se devo passare per il cattivo, lo accetto», dice, evocando i casi Whitney Houston e Amy Winehouse.

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        Non c’è pace per Britney Spears. E non c’è tregua nemmeno per il pubblico che da anni assiste, quasi puntata dopo puntata, a una delle saghe personali più esposte e delicate dello showbiz. A riaccendere i riflettori ci ha pensato Kevin Federline, che dopo il tonfo editoriale del suo libro è tornato in tv con nuove accuse contro l’ex moglie.

        Federline sostiene che Britney viaggerebbe regolarmente in Messico per procurarsi droghe «di ogni tipo», una dichiarazione che ha immediatamente incendiato il dibattito. «Lei mi accusa di mentire? Mi dispiace che lo pensi, ma non è così», afferma. E aggiunge: «Se il costo di salvare la madre dei miei figli è essere visto come il cattivo, allora lo accetto».

        L’ex ballerino racconta anche un episodio che – a suo dire – avrebbe fatto scattare l’allarme definitivo: la telefonata del figlio Jayden, in lacrime. «Papà, non so cosa fare, mamma morirà», avrebbe detto il ragazzo. Parole che Federline definisce «spaventose», una frase che gli avrebbe gelato il sangue. «Ero terrorizzato», racconta. «I ragazzi hanno tentato di aiutarla, ma non è stato possibile».

        Federline arriva perfino a evocare casi tragici come quelli di Whitney Houston e Amy Winehouse, sostenendo che il rischio per Britney «non è un’esagerazione, ma una possibilità reale». Una narrativa forte, quasi un ultimatum morale, che lui presenta come un atto di responsabilità paterna.

        Il racconto, però, non è neutrale. Ogni sua apparizione mediatica divide: per alcuni vuole davvero proteggere Britney, per altri cavalca la sua immagine in declino per restare sotto i riflettori. E non aiuta il fatto che arrivi dopo la delusione per le vendite del suo libro, né che la popstar continui a respingere le accuse definendole invenzioni.

        Intanto, al centro di tutto, restano Sean Preston e Jayden, ormai adolescenti cresciuti nel mezzo di una battaglia narrativa infinita. Federline dice di volerli proteggere da un altro dramma hollywoodiano, ma ogni sua intervista alimenta un circo mediatico che sembra allontanare sempre più l’idea di una pace vera.

        La domanda, inevitabile, rimane sospesa: Kevin sta davvero cercando di aiutare Britney o sta cercando – di nuovo – di salvarsi lui?

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          Musica

          Da Madonna a Lady Gaga fino a Rosalía: quando le popstar copiano Loredana Bertè senza saperlo, e la storia si ripete

          Dal vestito da sposa di Madonna alla gravidanza scenica di Lady Gaga, fino alla Rosalía in versione suora per la cover di “Lux”: tutti gesti che richiamano, quasi in fotocopia, idee già portate sul palco da Loredana Bertè tra Festivalbar, Sanremo e l’iconico “Traslocando”. Come direbbe Agatha Christie, tre indizi fanno una prova: Bertè è stata davvero un passo avanti.

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            C’è una regola non scritta della musica pop: quello che oggi fa scalpore, spesso Loredana Bertè l’ha già fatto. E puntualmente, quando una star internazionale decide di giocare con simboli, provocazioni e iconografie forti, spunta fuori un déjà-vu italiano che riporta tutto a lei. Un cerchio che continua a chiudersi, dagli anni Ottanta fino a oggi.

            Madonna in abito da sposa? Bertè lo aveva già fatto
            Nel 1984 Madonna conquista il mondo con la copertina di Like a Virgin, vestita da sposa tra tulle e guanti di pizzo. Un’immagine diventata epocale. Eppure, due anni prima, la stessa mossa l’aveva già fatta Loredana Bertè: al Festivalbar, con Non sono una signora, sfoggia un wedding look ribelle che ribalta l’estetica da brava ragazza. Il parallelo è evidente: ciò che per Madonna è rivoluzione globale, per Bertè era già un capitolo chiuso.

            Lady Gaga col pancione? Anche qui c’era arrivata Loredana
            Poi arriva il 2011: Lady Gaga sale sul palco con un pancione finto e un minidress di pelle nera, creando un’immagine potente che scatena i commenti di mezzo mondo. Ma basta tornare al 1986, sul palco del Festival di Sanremo, per ritrovare la stessa intuizione. Loredana l’aveva già messa in scena durante Re, tra body scuri, teatralità e un finto ventre che, allora, sembrava pura follia. Ancora una volta, anticipatrice inconsapevole.

            Rosalía suora per “Lux”? Un’altra eco di Bertè
            E oggi tocca a Rosalía. Per la cover del nuovo album Lux sceglie un ritratto monacale, velo in testa e atmosfera sacrale. Una scelta forte, simbolica, diversa da tutto ciò che ha fatto prima. Ma anche questa immagine trova il suo precedente italiano: nel 1982, per l’album Traslocando, Bertè posava già così, tra veli e richiami religiosi, un manifesto fotografico che oggi torna improvvisamente attuale.

            Tre indizi fanno una prova
            Il gioco dei rimandi fa sorridere, ma è più che un semplice caso. In tre decenni diversi, tre popstar globali hanno acceso i riflettori su intuizioni creative che Loredana aveva già portato sui palchi italiani molto prima che diventassero mainstream. Coincidenza? Forse. Ma la somma è irresistibile: Bertè come pioniera silenziosa, anticipatrice naturale dei codici visivi che oggi il mondo definisce iconici.

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              Musica

              Giorgia ricorda Mia Martini con un’emozione rara: la profezia su “Come saprei” e quella frase che ha capito davvero solo molti anni dopo

              Un ricordo dolce e potente. Giorgia racconta come Mia Martini avesse ascoltato “Come saprei” prima del Festival e le avesse detto senza esitazioni: “Con questa vinci”. Ma anche l’emozione di una performance condivisa e di una frase misteriosa che solo col tempo ha svelato il suo peso: «Mi fai tornare voglia di cantare». Parole che oggi, a distanza di anni, risuonano come un dono prezioso.

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              Giorgia

                Ci sono ricordi che non svaniscono mai, soprattutto quando arrivano da chi ha lasciato un segno indelebile. E nelle parole di Giorgia, oggi, Mimì torna viva come una scintilla: intensa, gentile, profetica. La cantante racconta infatti un momento che custodisce da sempre nel cuore, legato a una delle canzoni più importanti della sua carriera.

                “Con questa vinci”: la previsione di Mimì
                Giorgia rivela che Mia Martini ascoltò Come saprei prima ancora che approdasse al Festival di Sanremo. E non ebbe dubbi. «Mi disse: guarda che con questa canzone vinci», ricorda oggi con gratitudine. Una frase semplice, detta come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma destinata a diventare realtà. E per Giorgia, quella certezza arrivata da una voce tanto autorevole fu un gesto di tenerezza e incoraggiamento che ancora oggi la commuove.

                Un duetto speciale che resta nella memoria
                Il ricordo poi scivola su un altro momento prezioso: la performance fatta insieme. Mimì, dopo aver cantato al suo fianco, le disse qualcosa che all’epoca la giovane Giorgia — appena ventitré anni — non riuscì a interpretare del tutto. «Mi fai tornare voglia di cantare», le confidò con una dolcezza velata di malinconia. Allora, racconta Giorgia, non capì davvero cosa volesse dire.

                Il significato che arriva solo col tempo
                Oggi invece sì. Oggi quel messaggio ha assunto tutto il suo valore. È diventato una chiave per comprendere la fragilità e la grandezza di Mia Martini, la sua storia complessa, il suo rapporto tormentato con un mondo che spesso non l’ha protetta come meritava. «Col tempo l’ho capito molto bene», dice Giorgia. Quelle parole erano un regalo, ma anche una confessione: un riconoscimento da parte di un’artista immensa che vedeva nel talento di una ragazza la possibilità di ritrovare una parte di sé.

                Un esempio che non smette di brillare
                «Lei era un esempio per me», conclude Giorgia. E lo si sente. Lo si percepisce nella sua voce, nel modo in cui racconta, nel rispetto profondo con cui parla di una collega diventata faro. Mimì non è solo un ricordo: è un’eredità emotiva, una guida silenziosa che continua a vivere nelle storie e nelle canzoni di chi l’ha amata.

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