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Personaggi e interviste

Da Non è la Rai a… Non è l’amore! Miriana Trevisan dice no agli uomini sbagliati

Dietro alla bellezza da copertina c’è una donna che oggi si dichiara stufa di uomini sbagliati, basta illusioni, basta relazioni usa e getta. Miriana Trevisan si racconta come non mai, tra passato televisivo e presente selettivo. Oggi non è solo l’icona pop di una generazione, ma una donna consapevole che sa cosa non vuole più. Niente bugie, niente uomini tossici, niente sconti su sé stessa. E anche se dice di vivere “quasi casta”, di certo vive con piena dignità.

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    L’eterna ragazza di Non è la Rai, oggi ha smesso di giocare al gioco dell’amore – o almeno lo fa con un regolamento tutto suo. In un’intervista sincera, svela le ferite lasciate da una relazione tossica e racconta perché ha scelto di vivere una vita sentimentale molto più sobria, quasi casta. E nel farlo, lancia anche una stoccata alla mitica Belen: la bellezza, dice, non basta. Un racconto intimo e potente, che ci fa riscoprire la donna dietro il personaggio.

    In Rai era un manicomio

    Miriana aveva appena 19 anni quando è diventata un volto fisso sugli schermi italiani. “Non è la Rai” le ha regalato popolarità e ansia in egual misura: fan ovunque, citofoni staccati, inseguimenti in bici, pullman e motorino. Un successo ingestibile, soprattutto se sei ancora alle prese con i compiti di maturità.

    Boncompagni e la paura del mentore

    Il genio dietro al programma, ovvero Boncompagni, la intimidiva non poco. “Quando lo vedevo, mi nascondevo in bagno”, ha raccontato Miriana. Eppure, Boncompagni l’aveva capita benissimo: “Davanti alle telecamere, Miriana è una tigre”. Dopo quell’esperienza, approda a “Striscia la Notizia”, dove impone uno stile di Velina meno patinato e più sobrio.

    Dal palco al baratro: l’amore che lascia lividi

    Dopo la fine del matrimonio con il cantante Pago, da cui ha avuto un figlio e mantiene oggi un legame affettuoso, Miriana è finita in una relazione tossica. “Un uomo mi ha fatto male. Mi controllava, mi ricattava, mi diceva che non ero una brava madre. Mio figlio ha ancora gli incubi.” Parole forti, che rivelano quanto profonda sia stata la ferita. Ma anche il coraggio: “Donne, chiedete aiuto. Non fate come me, non aspettate due anni.”

    La castità come atto d’amore (per sé)

    Oggi, Miriana si definisce “sfidanzata e selettiva”. Non è contraria al desiderio, ma sceglie di dire molti “no”. “Tendo alla castità. Non per moralismo, ma perché mi rispetto. Non sono fatta per storie mordi e fuggi.” Un approccio raro, che suona rivoluzionario in un mondo dove l’algoritmo dell’amore si chiama “swipe”. E sul tema “bellezza = amore garantito”, Miriana non ci sta: “Tante donne bellissime vengono comunque tradite. Io no, non ci sto. Ho fatto scenate, sì. E purtroppo avevo ragione”. E aggiunge: “Mi sono accontentata troppe volte, ho idealizzato illusioni. Invece avrei dovuto capire quanto valgo.”


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      Christian Bale costruisce un villaggio da 22 milioni per tenere uniti i fratelli in affido: il suo progetto nel deserto della California

      Per Christian Bale non esiste ingiustizia più grande che vedere bambini divisi dal sistema di affido. Così, a Palmdale, nel cuore della California, sta nascendo un villaggio da 22 milioni di dollari progettato per tenerli insieme e offrirgli una nuova possibilità di vita, sotto lo stesso tetto.

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        Christian Bale, uno che potrebbe limitarsi a godersi i frutti dei suoi film milionari, ha deciso invece di investire tempo, denaro e visione in qualcosa di molto più concreto di un nuovo set hollywoodiano. A Palmdale, in California, l’attore sta costruendo Together California: un villaggio pensato per ospitare bambini in affido senza separarli da fratelli e sorelle. Un progetto dal valore complessivo di 22 milioni di dollari che, giorno dopo giorno, prende forma nell’assolato paesaggio del deserto.

        Bale conosce bene il sistema di affido degli Stati Uniti e ne ha più volte denunciato le fragilità, soprattutto quando costringe i minori a crescere lontani dai propri familiari. Per lui non è una statistica: è una ferita aperta. «Non c’è nulla di più doloroso per un bambino che essere separato da chi ama», ha ripetuto negli anni. Ed è proprio da questa convinzione che è nato il villaggio: un luogo sicuro dove i legami non si spezzano.

        Il progetto prevede abitazioni accoglienti, spazi verdi, centri educativi e un team di operatori specializzati. Un modello nuovo, pensato per ridurre i traumi e dare continuità affettiva ai piccoli ospiti. Quando sarà completato, Together California offrirà un ambiente stabile a decine di minori che oggi vivono in condizioni difficili o rischiano la separazione forzata.

        Bale segue personalmente ogni fase dei lavori, lontano dai riflettori, com’è nel suo stile. Nessuna conferenza stampa, nessun tappeto rosso: solo il rumore dei cantieri e un obiettivo chiaro. Perché per lui questo non è un progetto benefico da aggiungere al curriculum, ma una battaglia che tocca il cuore della sua idea di giustizia sociale.

        Nella città di Palmdale, questo villaggio è già considerato un piccolo miracolo che cresce giorno dopo giorno. Per i bambini che lo abiteranno, potrebbe diventare il luogo dove ricominciare, senza dover rinunciare alla cosa più preziosa che hanno: la propria famiglia.

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          Giorgio Panariello, tra ferite e risate: dall’infanzia segreta al fratello perduto, al sogno di Sanremo con Conti e Pieraccioni

          Panariello racconta la sua infanzia segnata dagli abbandoni, il senso di colpa per il fratello morto assiderato, le spese folli degli inizi e il flop di Sanremo 2006. Ma oggi, tra tournée e nuovi progetti, ritrova l’ottimismo di sempre: “Forse ho pagato lo scotto di essere un comico, in Italia chi fa cabaret resta fuori da certi giri”.

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            La storia di Giorgio Panariello è una traiettoria fatta di scarti emotivi, scoperte improvvise e di un talento nato quasi per autodifesa. Il comico toscano, oggi in tournée con E se domani…, ha ripercorso le ombre della sua vita con una sincerità rara: un’infanzia che molti definirebbero difficile, lui la chiama semplicemente “singolare”.

            L’infanzia segreta e la verità scoperta per caso
            Fino a undici anni era convinto che i suoi fossero due genitori un po’ più anziani del normale. La realtà gli arrivò addosso tutta insieme: «La signora che compariva a Natale era mamma». Era stata lei, a soli 17 anni, ad abbandonarlo all’Ospedalino degli Innocenti di Firenze. A salvarlo fu la nonna, che lo portò a casa imponendosi su un marito contrario. Quelli che credeva fratelli erano zii, e da qualche parte c’era anche un fratello vero, Franco.

            Franco, la droga e un dolore che non passa
            Quando Panariello lo conobbe, gli volle bene subito. Ma la vita di Franco prese la strada peggiore: la dipendenza, la strada, un tentativo di disintossicazione e poi il destino tragico del 2011, quando fu abbandonato per strada e morì assiderato. Il comico non nasconde il tormento: «Mi sentivo in colpa, lo aiutavo dandogli soldi sapendo che fine avrebbero fatto». Una frattura che ancora oggi trattiene negli occhi.

            Il successo, le spese folli e il Sanremo che brucia
            Panariello non nega di essere stato un esteta dalla mano larga: «Se guadagno cinque, tre li spendo e due li tengo». E il palco, fin da ragazzo, era il suo modo per farsi vedere: firmava quaderni per “allenare” gli autografi. Poi è arrivato Sanremo 2006, un tasto dolente: «Ho sbagliato approccio. L’embargo dei discografici ha fatto il resto».

            Il futuro tra amici, teatro e un’idea di Festival
            Eppure, nonostante tutto, Panariello resta ottimista. Il pranzo con Conti e Pieraccioni è già fissato: se nascerà un’idea, il Festival 2026 potrebbe diventare una sorpresa. «Forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia chi fa cabaret è escluso da certi giri». Ma lui, al pubblico, chiede solo una cosa: continuare a essere visto per quello che è, un uomo che ha imparato a sorridere anche quando la vita non glielo rendeva facile.

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              Shakira porta i figli Sasha e Milan sul palco a Buenos Aires: prima esibizione insieme davanti a 45 mila fan e Piqué storce il naso

              Shakira sorprende Buenos Aires invitando sul palco Sasha e Milan per cantare Acróstico davanti a 45 mila persone. Un debutto familiare mai visto prima, tra emozione, abiti scenografici e un retroscena che riguarda Gerard Piqué, tutt’altro che entusiasta dell’idea.

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                Un palco gigantesco, 45 mila persone in delirio e un momento che segna una prima volta assoluta. A Buenos Aires Shakira ha scelto di trasformare il suo concerto in un evento familiare, portando con sé i figli Sasha e Milan per cantare insieme Acróstico. Un gesto simbolico e potente, che ha immediatamente acceso il dibattito tra fan e addetti ai lavori.

                La prima volta di Sasha e Milan davanti al pubblico
                Non era mai successo. Shakira non aveva mai condiviso il palco con i figli in un’esibizione ufficiale davanti a un pubblico così imponente. Acróstico, brano intimo e carico di significati personali, è diventato il veicolo perfetto per questo debutto. Sasha e Milan hanno cantato accanto alla madre con naturalezza, trasformando la performance in un momento emotivo che ha attraversato lo stadio.

                Il pubblico argentino ha reagito con un’ovazione immediata. Applausi, cori e smartphone alzati hanno accompagnato la scena, diventata virale nel giro di poche ore.

                L’abito scenografico e l’effetto wow
                A rendere il tutto ancora più iconico ci ha pensato l’immagine. Shakira è apparsa sul palco con un abito chiaro e voluminoso, talmente etereo da farla sembrare, come hanno scherzato molti sui social, una meringa gigante. Un look che ha accentuato il contrasto tra la dimensione spettacolare del concerto e l’intimità del momento condiviso con i figli.

                La scelta estetica non è stata casuale: dolcezza, protezione, maternità. Tutti elementi che Shakira ha voluto comunicare senza bisogno di spiegazioni.

                Acróstico, la canzone che parla ai figli
                Acróstico non è un brano qualunque nella discografia recente di Shakira. È una canzone scritta come messaggio diretto ai figli, un racconto di resilienza e amore dopo la fine del matrimonio con Gerard Piqué. Portarla sul palco insieme a Sasha e Milan ha amplificato il significato del testo, rendendo la performance un manifesto personale oltre che artistico.

                Per molti fan, questo passaggio segna una nuova fase della popstar: meno centrata sul conflitto, più concentrata sulla ricostruzione emotiva e familiare.

                Il malumore di Gerard Piqué
                Non tutti, però, avrebbero applaudito l’iniziativa. Secondo indiscrezioni, l’ex marito Gerard Piqué non sarebbe stato felice della scelta di coinvolgere i figli in un’esibizione così esposta. Una reazione che, inevitabilmente, riporta l’attenzione sulle dinamiche post-separazione tra i due.

                La questione non è solo artistica, ma riguarda anche i confini tra vita privata e palcoscenico. Shakira sembra aver fatto una scelta chiara, assumendosene la responsabilità e trasformando il momento in un atto di normalità per i figli, nonostante l’enorme cornice mediatica.

                Tra emozione e strategia narrativa
                C’è chi legge la performance come un gesto spontaneo e chi, invece, come una mossa consapevole nella costruzione del racconto pubblico di Shakira. In entrambi i casi, l’impatto è stato fortissimo. La cantante ha dimostrato di saper mescolare pop, autobiografia e spettacolo in modo efficace, senza scivolare nella forzatura.

                L’Argentina, da sempre uno dei Paesi più legati alla sua musica, è diventata il teatro ideale per questo passaggio. Un pubblico caldo, partecipe, pronto ad accogliere un momento che andava oltre la semplice hit.

                Un’immagine che resterà
                La scena di Shakira con Sasha e Milan sul palco è destinata a restare una delle immagini simbolo di questo tour. Non solo per la rarità dell’evento, ma per ciò che rappresenta: una madre che rivendica il diritto di condividere il proprio percorso artistico con i figli, anche sotto i riflettori.

                Tra applausi, polemiche e reazioni contrastanti, una cosa è certa: Buenos Aires ha assistito a un momento unico. E Shakira, ancora una volta, è riuscita a trasformare la sua storia personale in spettacolo globale.

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