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Personaggi e interviste

Il Volo, tra successi e tensioni: il legame complicato di Piero, Gianluca e Ignazio

Dai palcoscenici di tutto il mondo ai rapporti umani dietro le quinte: Piero, Gianluca e Ignazio raccontano la loro storia fatta di affetto, distanze, incomprensioni e ambizioni personali. Tre percorsi diversi, uniti dalla musica ma segnati da esperienze personali che spesso li hanno messi alla prova.

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    Uniti sul palco, diversi nella vita. È questa la sintesi perfetta per descrivere il rapporto tra Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto, le tre voci de Il Volo, il trio che ha conquistato il mondo con il suo stile classico e la sua potenza vocale. Ma se il successo è stato immediato e travolgente, i rapporti tra loro si sono intrecciati tra affetto e tensioni, incomprensioni e momenti di grande sintonia.

    Gianluca, abruzzese, è sempre stato il “diverso” del gruppo, non solo per la sua impostazione musicale più pop rispetto ai due compagni, ma anche per una distanza culturale che agli inizi si è fatta sentire. “All’inizio loro due stavano sempre insieme, essendo entrambi siciliani parlavano la stessa lingua, io mi sentivo spesso emarginato”, ha confessato. “Ora non è più così, ma certe cicatrici non si rimarginano mai del tutto”. Il suo carattere riflessivo e sensibile lo ha portato a scontrarsi più volte con Ignazio, con cui il legame è sempre stato altalenante. “Non sempre andiamo d’accordo, ma gli voglio più bene di quanto loro pensino”.

    Ignazio, il più esuberante del gruppo, ha spesso nascosto le proprie fragilità dietro l’ironia e l’energia travolgente. Ma dietro la sua immagine solare si cela una personalità complessa, con momenti di solitudine e difficoltà. “Sono stato molto duro con Gianluca, a volte mi sento come se avessi un fratello con cui litigo sempre”, ha raccontato. Negli ultimi anni ha affrontato momenti difficili, culminati in un periodo di attacchi di panico. “Avevo tutto, una donna perfetta, un lavoro bellissimo, eppure mi sono ritrovato in un buco nero”.

    Piero, invece, è sempre stato il più rigoroso e determinato. Per lui la musica è disciplina, ordine e controllo. “Io sono quello più serio, quello che organizza tutto. Anche nei concerti ho bisogno di sapere ogni dettaglio”. Ma dietro questa rigidità si cela una difficoltà a esprimere le proprie emozioni. “Non ho mai detto ‘ti voglio bene’ a loro due. Mi riesce difficile aprirmi”. Se una volta la sua vita era segnata dall’adrenalina post-concerto e dalle avventure sentimentali, oggi le sue priorità sono cambiate: “Ora cerco l’amore, ho paura di non riuscire a formare una famiglia”.

    Il Volo è una macchina perfettamente oliata sul palco, ma dietro le quinte è una storia fatta di tre ragazzi diventati uomini sotto i riflettori, costretti a convivere con pressioni, sacrifici e percorsi personali che spesso li hanno messi in contrasto. La loro forza, però, è sempre stata la capacità di trasformare ogni frattura in nuova musica, ogni distanza in un ritorno.

    Perché, nonostante tutto, quando cantano insieme, il loro legame è più forte di qualsiasi divergenza.

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      Achille Costacurta e il periodo buio: papà Alessandro rompe il silenzio e racconta tutto

      Alessandro Costacurta parla per la prima volta apertamente delle fragilità del figlio Achille, dei problemi con la giustizia e del ruolo fondamentale della moglie Martina Colombari: “Ci siamo salvati a vicenda. E oggi lui è il ragazzo più bello del mondo”.

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        Dopo mesi di silenzio e indiscrezioni, è Alessandro Costacurta a rompere il ghiaccio. In un’intervista a Il Giornale, l’ex difensore del Milan e della Nazionale ha parlato per la prima volta a cuore aperto del momento difficile attraversato dal figlio Achille, 20 anni, diventato suo malgrado protagonista delle cronache per una serie di episodi controversi.

        “Se mi avessero fatto questa domanda due anni fa, non avrei risposto allo stesso modo”, ha detto l’ex calciatore, riferendosi al proprio ruolo di padre. “Oggi posso dire di essere stato un buon padre. Mio figlio ha delle fragilità, ha avuto dei problemi, ma li ha superati. E adesso è il ragazzo più bello del mondo”.

        Parole che rivelano una ferita, ma anche un percorso di consapevolezza. Achille, in passato, ha avuto problemi con le forze dell’ordine, e la vicenda ha messo a dura prova l’equilibrio familiare. “Abbiamo attraversato momenti duri, ma ci siamo sostenuti a vicenda: io, Martina e nostro figlio. Questo ci ha unito ancora di più”.

        Il riferimento è ovviamente alla moglie Martina Colombari, ex Miss Italia e madre di Achille, che ha avuto un ruolo centrale in tutto il percorso. “Ho scoperto in quei giorni una forza incredibile in mia moglie”, ha raccontato Costacurta. “Ha una capacità di protezione verso nostro figlio che è pazzesca. È stata lei il nostro punto fermo”.

        Il matrimonio con Martina, celebrato nel 2004, è uscito rafforzato dalla crisi. E oggi la coppia si mostra compatta, più consapevole e pronta a condividere anche i momenti difficili. “La famiglia è stata la nostra ancora. E lo è ancora oggi”, ha concluso Costacurta.

        Non serve aggiungere molto. In un mondo dove spesso si finge perfezione, il coraggio di raccontare anche le cadute – e le risalite – fa tutta la differenza.

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          Perfetti solo in posa: la verità filtrata secondo Aurora Ramazzotti… e i social che ci ingannano

          La “Ramazzottina” smaschera ancora una volta le bugie patinate dei social network. Con la solita ironia, mette a nudo il mito della perfezione, ricordandoci che ciò che vediamo online non è realtà, ma posa, filtro e strategia. E mentre continuiamo a scrollare, dimentichiamo che la vera vita… non si ritocca.

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            Benvenuti nel meraviglioso mondo di Instagram, dove nessuno suda, nessuno ha un brufolo e tutti sono sempre in vacanza. È questo l’universo che Aurora Ramazzotti ha deciso di smontare con un “friendly reminder”: no, non siamo tutti perfetti. Lo sembriamo. Ma solo in posa. La perfezione che vediamo ogni giorno nei feed non è altro che il risultato di luci giuste, angoli studiati e filtri furbi. È uno show permanente in cui nessuno sbaglia scatto. Semplicemente, lo scatto sbagliato non si pubblica… e il gioco è fatto.

            La dittatura del “mi piace”

            Nel nuovo millennio non contano più i voti a scuola o le strette di mano sincere. A decretare il nostro valore è un numerino sotto la foto: i like. È lì che si gioca la nostra autostima. Se piaci, vali. Se non piaci… be’, forse è il filtro sbagliato. Aurora lo sa bene. Cresciuta sotto i riflettori e bersagliata dagli haters, ha imparato presto che dietro ogni post perfetto si nasconde spesso una fragilità. Per questo continua a usare l’ironia come scudo e come lente per mostrarci quanto tutto sia distorto.

            Quando “essere veri” diventa rivoluzionario

            In un’epoca in cui il corpo naturale è diventato un atto sovversivo, Aurora prova a rimettere al centro la normalità. Non è una battaglia di Photoshop, ma una rivoluzione silenziosa fatta di smagliature, occhiaie e risate vere. Ha parlato di salute mentale, di body shaming, di pregiudizi e tabù. E lo ha fatto senza filtri, anche quando sarebbe stato più comodo tacere. Perfetta? No. Umana? Sì, e proprio per questo necessaria.

            La foto non respira (ma tu sì)

            Una fotografia congela un istante. Ma è un istante scelto, costruito, isolato dal resto. Niente respiri, niente movimento. Nessun difetto. Ma la vita vera è un flusso: ci si muove, si cambia, si sbaglia. È fatta di prospettive sbilenche e risate fuori tempo. Ecco perché confrontarsi con le immagini dei social è una trappola: non c’è verità nello scatto perfetto. C’è solo l’illusione di ciò che vorremmo essere, e che, spoiler, nessuno è davvero.

            Essere imperfetti non è un difetto: è vita vera!

            Aurora Ramazzotti ci ricorda che la vera ribellione, oggi, è mostrarsi per ciò che si è. E dirlo senza vergogna. Tra filtri ed eccessi, c’è bisogno di persone che usino i social non per mostrare una favola, ma per raccontare una realtà. Anche quando è un po’ disordinata. In fondo, la vera perfezione sta proprio nell’abbracciare ogni imperfezione. Anche se non è instagrammabile.

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              In ospedale è orario di visita: arriva il Capitano Jack Sparrow!

              Johnny Depp ha visitato in incognito l’ospedale Niño Jesús di Madrid, regalando sorrisi nei panni del celebre pirata. In occasione del suo soggiorno a Madrid per le riprese del film “Day Drinker”, Depp ha infatti fatto visita ai piccoli pazienti dell’ospedale pediatrico Niño Jesús. Travestito da Jack Sparrow, ha trascorso oltre cinque ore tra giochi, battute e momenti di commozione con i bambini malati e le loro famiglie. Un gesto sincero e toccante, che conferma come anche le star di Hollywood possano, con semplicità e cuore, fare la differenza nella vita delle persone.

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                Una giornata che resterà impressa nei cuori di tanti bambini e dei loro genitori. Johnny Depp ha fatto una visita a sorpresa al reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Niño Jesús di Madrid. Non come una celebrità qualunque, ma calato nei panni di Jack Sparrow, il leggendario pirata che ha conquistato milioni di fan in tutto il mondo.

                Un gesto di cuore durante le riprese di “Day Drinker”

                Depp si trova attualmente nella capitale spagnola per girare Day Drinker, film diretto da Marc Webb con Penélope Cruz. Nonostante i numerosi impegni sul set, ha voluto prendersi una pausa per realizzare un gesto profondo: ha richiesto personalmente che la visita fosse tenuta segreta, per non creare clamore mediatico e garantire un momento autentico con i bambini.

                Più di cinque ore con i piccoli pazienti

                Durante l’incontro, l’attore ha mantenuto il personaggio di Sparrow per tutta la durata della visita. Ha scherzato, raccontato storie e posato per foto, regalando un’esperienza indimenticabile ai piccoli pazienti. In molti hanno riso, qualcuno si è commosso, e tutti hanno ricevuto un momento di felicità in un contesto spesso segnato dalla sofferenza.

                L’importanza del sorriso in corsia

                La visita di Depp ha dimostrato ancora una volta quanto la presenza di personaggi amati possa fare la differenza nei reparti pediatrici. Un sorriso, una parola gentile o un abbraccio possono avere un impatto terapeutico reale, sia per i bambini che per le loro famiglie.

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