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Personaggi e interviste

La battaglia di un’ex Miss Italia contro il body shaming. Alice ce l’ha fatta

Dalla vittoria del concorso al peso delle critiche, passando per un difficile percorso di accettazione di se stessa. Alice Sabatini racconta la sua lotta contro i giudizi feroci e il bullismo.

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    La sua storia è quella di una giovane donna che, dopo il successo, ha dovuto fare i conti con il peso del giudizio sociale. E’ successo che a 18 anni, Alice Sabatini ha vissuto il sogno di molte ragazze: è diventata Miss Italia. Un titolo, che le avrebbe dovuto aprirle le porte di una carriera da favola. E invece…

    L’incubo dopo Miss Italia

    E invece si è trasformato presto in un incubo fatto di critiche, offese e un’attenzione costante sulla sua immagine. Il cambiamento improvviso di vita l’ha stressata, facendole prendere 15 chili dopo la vittoria. Alice non era la classica Miss Italia, con il capello corto, i tatuaggi, lo stile sportivo. Fin da subito ha percepito di non rientrare nei canoni di bellezza del concorso. Le critiche non hanno tardato ad arrivare, alimentate dal web e dai social. “Dicevano che ero un uomo, che non ero femminile”, confessa, spiegando quanto fosse doloroso ritrovarsi sempre sotto i riflettori, costretta a partecipare a trasmissioni televisive e ad affrontare un’ondata di commenti cattivi. Fino a che…

    Alice a pezzi non capiva più cosa doveva fare

    C’erano delle ragazze davanti a me in gelateria”, racconta Alice, “e dicevano: ‘Ma guarda quanto è grassa, mangia anche il gelato’. Mio marito mi coprì le orecchie e mi disse di andare via”. E’ stato quello il momento peggiore. La pressione era insostenibile. Alice ha cercato di perdere peso con una cura dietologica, ma il blocco intestinale l’ha portata al ricovero ospedaliero. “Ero nel panico. Il mio corpo non reagiva, non perdevo peso. Mi dicevano di non bere acqua perché avrei trattenuto liquidi e mi sarebbe venuta la cellulite”, racconta. Il percorso è stato lungo e difficile, ma con il supporto della sua famiglia e del marito, Alice ha imparato ad accettare il proprio corpo e a lasciarsi alle spalle le ferite del passato. La sua esperienza mostra quanto il body shaming possa avere un impatto devastante, soprattutto quando amplificato dai social network. “Per il web tu sei il tuo errore”, riflette Alice. “Un giorno sei un re, il giorno dopo sei nella polvere”.

    Il web implacabile

    Oltre al body shaming, Alice ha vissuto una vera e propria tempesta di critiche a causa di una gaffe televisiva. Dopo la premiazione di Miss Italia, aveva dichiarato che avrebbe voluto vivere durante la Seconda guerra mondiale, riferendosi alla possibilità di capire meglio l’epoca storica, ma la frase fu mal interpretata, trasformandosi in un tormentone di derisione e attacchi. “Gli errori vanno valutati. Nessuno è perfetto”, afferma oggi con la consapevolezza di chi ha imparato a proteggersi dalle cattiverie.

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      Come ti sistemo gli haters: Elena Santarelli risponde alle critiche con intelligenza, l’arma più potente

      Elena Santarelli, 43 anni, è finita al centro di una bufera social per aver condiviso una foto in costume su Instagram. Le critiche, sfociate in bodyshaming, non si sono fatte attendere. Ma la sua risposta ha riportato al centro il valore dell’autenticità e della solidarietà femminile. Una replica che insegna ad amare il proprio corpo, difendendo la bellezza reale e lanciando un messaggio potente contro la cultura dell’apparenza.

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        Basta poco, sui social, per scatenare una tempesta. In questo caso, è stata una semplice foto in costume intero bordeaux, elegante ma sobria, a trasformarsi nel pretesto per un’ondata di odio gratuito. Elena Santarelli è stata bersagliata da commenti pesanti come: “Sei anoressica”, “Meglio se ti copri”, “Cos’hai sull’addome?”.

        La stupidità è cieca

        Gli attacchi non si sono limitati alla forma fisica, ma hanno toccato anche il vissuto personale della showgirl, sminuendo la sua figura di donna forte e sensibile. In particolare, un utente ha scritto: “Era la più bella… questa foto parla di anoressia, un vero peccato”, evidenziando la tossicità di certi standard estetici irraggiungibili.

        La realtà dietro l’immagine: diastasi addominale e maternità

        Molti dei commenti hanno criticato l’aspetto dell’addome, ignorando che potrebbe trattarsi semplicemente di diastasi addominale, una condizione comune tra le donne dopo una gravidanza. Un cambiamento naturale e fisiologico che non dovrebbe mai diventare motivo di vergogna. Questo episodio riapre il dibattito su quanto sia pericolosa la pressione estetica, soprattutto per le donne che hanno vissuto la maternità. Il corpo cambia, ma non perde valore. Anzi, racconta una storia: di vita, di amore, di forza.

        La risposta della Santarelli: “Siamo donne, non nemiche”

        Elena non ha scelto il silenzio. Ha risposto con intelligenza e determinazione, puntando il dito contro un meccanismo crudele: “Spesso le peggiori critiche arrivano da altre donne”. Un’osservazione amara ma vera, che mette in luce quanto sia urgente ristabilire un clima di solidarietà femminile, anziché alimentare competizione e giudizi. Nonostante gli insulti, la Santarelli ha ricevuto anche moltissimi messaggi di supporto, da chi ha riconosciuto il coraggio di mostrarsi senza filtri. Molti utenti hanno apprezzato la scelta di non ritoccare lo scatto, difendendo il diritto di ogni donna a sentirsi bella nel proprio corpo, anche con qualche segno del tempo.

        Perché la bellezza autentica fa ancora paura?

        Il caso di Elena Santarelli dimostra quanto sia ancora difficile accettare una bellezza imperfetta, vera, fuori dai canoni irreali imposti dai media. Mostrare un corpo che non rispecchia i cliché della perfezione diventa un atto rivoluzionario. Nel 2025, in un’epoca di consapevolezza e inclusività, il bodyshaming dovrebbe essere un retaggio del passato. Eppure, continua a colpire duramente, soprattutto chi ha il coraggio di esporsi con sincerità.

        Esempio di forza e verità

        La Santarelli è riuscita a trasformato un attacco personale in un messaggio collettivo: accettarsi è un atto d’amore. Per sé, per le altre donne, per le generazioni che verranno. La sua vicenda è un invito a non sottomettersi alla violenza verbale dei social, ma a rispondere con dignità, consapevolezza e rispetto per il proprio corpo.

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          A breve all’altare, Francesco Montanari racconta la sua idea rivoluzionaria di amore

          L’attore, che tutti ricordano in Romanzo Criminale, si prepara a dire “sì” alla psicologa Federica Sorino, sua compagna da quattro anni. Il matrimonio, previsto per il 14 giugno in Puglia, è il punto di arrivo (e di partenza) di una relazione costruita sulla fragilità condivisa, sulla volontà quotidiana di scegliersi e sull’equilibrio tra vita privata e lavoro. In una intervista a Vanity Fair, l’attore riflette sull’amore maturo, sulla mascolinità e sull’importanza di mostrarsi vulnerabili.

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            Volto amatissimo del teatro e del piccolo schermo, si racconta senza filtri. Il momento è speciale: il 14 giugno sposerà la sua compagna Federica Sorino, psicologa, in una masseria in Puglia, terra delle origini della nonna di lei. “Ci siamo conosciuti grazie a un appuntamento al buio. Il primo incontro andò malissimo. Ma ci siamo rincontrati per caso in un ristorante e lì è iniziato tutto”, racconta l’attore romano. Quattro anni dopo, una proposta semplice ma intensa: «Era il 25 agosto, 40 gradi, lei distrutta sul divano. Io le ho chiesto:

            “Tu che programmi hai per i prossimi 50 anni?”». Una frase che, più che una battuta, è diventata promessa.

            La forza della fragilità

            Per Montanari, oggi quarantenne, l’amore non è più tempesta, ma scelta quotidiana. «Ho capito che funziona solo se ogni giorno scegli di esserci. Non per dovere, ma per desiderio. L’amore è cura, non possesso». Con Federica ha scoperto l’importanza di lasciarsi vedere davvero: «Per anni ho pensato che mostrarmi fragile fosse un limite. Poi ho capito che non serve essere un caterpillar. Serve essere veri».

            Federica, lo specchio che non giudica

            Il fatto che Federica sia lontana dal mondo dello spettacolo è, secondo Montanari, un dono. «All’inizio pensavo: magari uno psicologo può aiutarti anche nella relazione. Poi ho scoperto che no, anche lei si lascia coinvolgere come tutti. Ma ha uno sguardo limpido, e mi ricorda che non bisogna restare incastrati nella fatica». Quella tra i due è una relazione di equilibrio, in cui si è imparato a separare i ruoli:

            «Prima non volevo mai staccare dal lavoro. Ora so che serve. Non solo per la coppia, ma anche per l’arte».

            L’uomo oggi? In crisi, ma con speranza

            Montanari affronta anche un tema attuale: la mascolinità contemporanea. Nella recente serie Maschi veri interpreta un uomo immerso in una “normalità” maschilista, spesso invisibile. «Non raccontiamo mostri, ma dinamiche quotidiane. È lì che si annida la tossicità. Anche io, recitando, ho riconosciuto cose che ho fatto. Osservare, commentare: sembrano gesti innocui, ma formano una cultura». Lui stesso ammette:

            «Gli uomini non hanno più uno schema. Il vecchio modello non funziona, ma il nuovo ancora non c’è. Serve coraggio per riscriversi».

            Teatro, cinema, e la libertà di non sapere tutto

            Montanari è oggi diviso tra palcoscenico, set e scrittura. Sta lavorando al suo primo film da regista: «Non so se farò questo mestiere per sempre, ma questa storia voglio raccontarla». Dopo anni in cui il lavoro veniva prima di tutto, ora cerca un equilibrio. «Trovare giustificazioni per anteporre il lavoro è facile. Ma ti lascia inquieto. Federica mi ha insegnato a dire le cose. A parlare, a non lasciare le emozioni nel limbo».

            Un amore senza filtri, come la vita vera

            Il matrimonio con Federica non è l’happy ending da favola, ma il nuovo inizio di una storia reale, fatta di quotidianità e di scelte condivise. «L’ho amata da subito, ma oggi la scelgo ogni giorno», conclude Montanari. In un tempo in cui tutto è “scrollabile”, lui sceglie di fermarsi, guardare in faccia la vita. E dire “sì”.

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              Personaggi e interviste

              Basta con l’alcol, faceva male a chi mi vuole bene: i buoni propositi di Mauro Corona

              L’opinionista a “Verissimo”: “Sono in cura da due mesi per il vino, alcool è tragico”. Dalla Toffanin Mauro Corona confessa la dipendenza dal vino, i processi subiti, il percorso di cura iniziato dopo la sospensione della patente. “Ho smesso perché facevo male a chi mi voleva bene”.

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                Ospite di Verissimo, Mauro Corona, noto alpinista, scrittore e opinionista di È Sempre Cartabianca, ha aperto il suo cuore parlando della sua battaglia contro l’alcol. “Sono in cura da due mesi per il vino – ha spiegato – dico vino perché è poetico, alcool è tragico”. Un modo delicato per raccontare un dramma personale che per anni ha segnato la sua vita e le sue relazioni.

                Ha perduto la patente

                Corona ha rivelato di aver perso la patente proprio a causa dell’alcol e che quella sospensione è stata il vero punto di svolta: “Non guido da due mesi. È stato difficile, ma non tanto per l’astinenza fisica, quanto per la mancanza di allegria e della compagnia degli amici. Dopo una scalata si andava a bere qualcosa, ora invece ho detto stop, e stop è stato”.

                I processi e gli eccessi: “Vedevo il demonio”

                Parlando senza filtri, Corona ha ripercorso gli episodi più bui del suo passato, causati dalle cosiddette “bevute strane”. Non tutte, racconta, erano caratterizzate da violenza o eccessi: alcune erano tranquille, ma altre degeneravano. “Mi succedeva di vedere il demonio e fare terra bruciata intorno a me”, ha ammesso.

                Le ripercussioni legali

                A causa di questi comportamenti, negli anni Mauro Corona ha dovuto affrontare numerosi problemi legali: “Ho avuto tanti processi: ubriachezza molesta, interruzione di funzione religiosa, turpiloquio in luogo sacro, sequestro di persona… E anche offese a gente che mi voleva bene”. Un elenco doloroso che testimonia quanto la dipendenza avesse preso il sopravvento su di lui.

                La decisione di smettere: “Facevo male a chi mi amava”

                Nonostante le cadute e i momenti difficili, Corona ha trovato la forza di cambiare. “Ho smesso di bere perché facevo del male a chi mi voleva bene”, ha raccontato commosso. Una scelta difficile ma necessaria, maturata non per obbligo esterno, ma per un profondo senso di responsabilità verso le persone care. Il percorso di cura intrapreso da Mauro non è semplice: rinunciare a quello che per anni è stato un rifugio richiede costanza e forza di volontà. Ma, come ha sottolineato lui stesso, la consapevolezza di poter ferire gli altri è stata più forte di qualsiasi richiamo all’alcol.

                Un nuovo capitolo

                Con la sua testimonianza a Verissimo, Mauro Corona non solo ha raccontato la sua personale battaglia, ma ha anche lanciato un messaggio di speranza: è possibile rialzarsi, è possibile riprendersi la propria vita. Con la sua schiettezza, ancora una volta, ha mostrato che anche gli uomini più forti e apparentemente indistruttibili devono, a volte, fermarsi e chiedere aiuto.

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