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Personaggi e interviste

Luca Bizzarri rinvia lo spettacolo ‘Non hanno un amico 2’ . “Non sono pronto. Ho fatto una figura di m…a”

L’attore avrebbe potuto abbozzare un testo mettendo insieme vari pezzi, ma non se l’è sentita.

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    Luca Bizzarri ha annunciato il rinvio dello spettacolo “Non hanno un amico 2“, inizialmente previsto per il 7 marzo al Politeama di Genova, al 23 ottobre 2025. Il comico ha spiegato che non è riuscito a scrivere il nuovo spettacolo a causa dei numerosi impegni lavorativi, tra spettacoli, Tv, podcast e altri progetti. Bizzarri ha ammesso di aver sottovalutato le difficoltà e di essersi trovato davanti a una pagina bianca. Ha escluso la possibilità di riciclare vecchi testi, affermando che il pubblico merita uno spettacolo nuovo e all’altezza del primo. I biglietti già acquistati resteranno validi per la nuova data. Bizzarri che ha fatto conoscere questa decisione con una lettera inviata al quotidiano ligure Secolo XIX chiusa con un messaggio di scuse e un abbraccio al pubblico.

    Per Bizzarri una carriera piena di impegni

    Nato il 13 luglio 1971 a Genova Bizzarri è un attore, comico e da molti anni conduttore televisivo. Ha iniziato la sua carriera come attore teatrale negli anni ’80, unendosi alla compagnia dell’indimenticabile Gilberto Govi. Nel 1991, ha incontrato Paolo Kessisoglu durante i provini per l’ammissione alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova, formando con lui il duo comico Luca e Paolo. Il duo ha debuttato in televisione nel 1997 partecipando alla trasmissione comica “Ciro, il figlio di Target“. Nel 1999, i due hanno partecipato al film “E allora mambo!” e nel 2000 hanno condotto il programma “MTV Trip” su MTV. Dal 2001 al 2011, Luca e Paolo hanno condotto il programma “Le Iene” su Italia 1, ‘bucando’ il teleschermo e diventando volti noti della televisione italiana. Ma non basta.

    Da Camera Café al Festival di Sanremo

    Nel 2003, sono stati i protagonisti della sitcom “Camera Café“, in cui Bizzarri interpretava il sindacalista Luca Nervi. Nel 2011, hanno presentato il Festival di Sanremo al fianco di Elisabetta Canalis e Belén Rodriguez. In questi ultimi dieci anni, Bizzarri ha continuato a lavorare in televisione, cinema e teatro, consolidando la sua carriera artistica. Ha ricoperto anche il ruolo di presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova dal 2017 al 2022. Nel 2023, ha vinto la terza stagione di “LOL – Chi ride è fuori” insieme a Fabio Balsamo.

    La copertina della trasmissione di Floris “diMartedì”

    Presenza fissa nella trasmissione “diMartedì”, condotta da Giovanni Floris su LA7, ogni martedì sera, Bizzarri, insieme al suo storico partner Kessisoglu, apre la puntata con una copertina comica che commenta ironicamente i principali avvenimenti della settima. Il duo torna a metà puntata con un secondo intervento, con una finta intervista in cui Bizzarri veste i panni dell’intervistatore, mentre Kessisoglu interpreta vari personaggi legati all’attualità.

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      Giorgio Panariello, tra ferite e risate: dall’infanzia segreta al fratello perduto, al sogno di Sanremo con Conti e Pieraccioni

      Panariello racconta la sua infanzia segnata dagli abbandoni, il senso di colpa per il fratello morto assiderato, le spese folli degli inizi e il flop di Sanremo 2006. Ma oggi, tra tournée e nuovi progetti, ritrova l’ottimismo di sempre: “Forse ho pagato lo scotto di essere un comico, in Italia chi fa cabaret resta fuori da certi giri”.

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        La storia di Giorgio Panariello è una traiettoria fatta di scarti emotivi, scoperte improvvise e di un talento nato quasi per autodifesa. Il comico toscano, oggi in tournée con E se domani…, ha ripercorso le ombre della sua vita con una sincerità rara: un’infanzia che molti definirebbero difficile, lui la chiama semplicemente “singolare”.

        L’infanzia segreta e la verità scoperta per caso
        Fino a undici anni era convinto che i suoi fossero due genitori un po’ più anziani del normale. La realtà gli arrivò addosso tutta insieme: «La signora che compariva a Natale era mamma». Era stata lei, a soli 17 anni, ad abbandonarlo all’Ospedalino degli Innocenti di Firenze. A salvarlo fu la nonna, che lo portò a casa imponendosi su un marito contrario. Quelli che credeva fratelli erano zii, e da qualche parte c’era anche un fratello vero, Franco.

        Franco, la droga e un dolore che non passa
        Quando Panariello lo conobbe, gli volle bene subito. Ma la vita di Franco prese la strada peggiore: la dipendenza, la strada, un tentativo di disintossicazione e poi il destino tragico del 2011, quando fu abbandonato per strada e morì assiderato. Il comico non nasconde il tormento: «Mi sentivo in colpa, lo aiutavo dandogli soldi sapendo che fine avrebbero fatto». Una frattura che ancora oggi trattiene negli occhi.

        Il successo, le spese folli e il Sanremo che brucia
        Panariello non nega di essere stato un esteta dalla mano larga: «Se guadagno cinque, tre li spendo e due li tengo». E il palco, fin da ragazzo, era il suo modo per farsi vedere: firmava quaderni per “allenare” gli autografi. Poi è arrivato Sanremo 2006, un tasto dolente: «Ho sbagliato approccio. L’embargo dei discografici ha fatto il resto».

        Il futuro tra amici, teatro e un’idea di Festival
        Eppure, nonostante tutto, Panariello resta ottimista. Il pranzo con Conti e Pieraccioni è già fissato: se nascerà un’idea, il Festival 2026 potrebbe diventare una sorpresa. «Forse ho pagato lo scotto di essere un comico: in Italia chi fa cabaret è escluso da certi giri». Ma lui, al pubblico, chiede solo una cosa: continuare a essere visto per quello che è, un uomo che ha imparato a sorridere anche quando la vita non glielo rendeva facile.

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          Addio alle gemelle Kessler: il legame indissolubile che ha segnato una vita intera e un ultimo gesto scelto insieme

          Le celebri gemelle tedesche, protagoniste assolute della tv anni Cinquanta e Sessanta e amatissime dal pubblico italiano, avevano espresso da tempo il desiderio di “morire nello stesso giorno”. La polizia bavarese conferma che non ci sono terze persone coinvolte e che le due artiste avevano lasciato disposizioni chiare sulle loro volontà.

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            La notizia della morte di Alice ed Ellen Kessler ha attraversato l’Europa come un’eco familiare, malinconica, quasi inevitabile. Le due sorelle, inseparabili per natura e per scelta, sono state trovate senza vita nel loro appartamento di Gruenwald, vicino a Monaco. Avevano 89 anni. Secondo quanto riportato dalla Bild, avrebbero optato per il suicidio assistito, una possibilità prevista dalla legge tedesca in condizioni specifiche e con decisione autonoma.

            Un legame oltre la scena
            Per oltre sessant’anni le gemelle Kessler hanno condiviso palcoscenici, camerini, tournée e applausi. Cantanti, ballerine, attrici: amavano definirsi “un’unica storia in due corpi”, un’immagine che oggi pesa di un significato diverso. Nel loro testamento avevano chiesto che le ceneri fossero conservate nella stessa urna, un’ultima conferma di una vita vissuta rigorosamente in duo.

            Le star del varietà internazionale
            Dalla Germania agli Champs-Élysées, il percorso delle Kessler è stato un salto costante verso l’alto. Notate giovanissime a Düsseldorf, conquistarono Parigi nel 1955 con il Lido e da lì si imposero come vere protagoniste dei varietà internazionali. In Italia diventarono volti popolarissimi, tra gambe interminabili e una presenza scenica che pareva scolpita per la televisione dell’epoca. Hanno condiviso il palco con nomi come Frank Sinatra, Fred Astaire e Harry Belafonte, portando la loro eleganza in tutto il mondo.

            Dalla fuga alla libertà alla scelta finale
            La loro storia, però, non è solo spettacolo. A 16 anni fuggirono dalla Germania dell’Est per raggiungere l’Occidente, convinte che la libertà fosse l’unico terreno possibile per il loro futuro. Nel 2024 avevano dichiarato al Corriere della Sera di voler “morire nello stesso giorno”. Così è stato. La Kriminalpolizei di Monaco ha confermato che non vi sono responsabilità esterne: una scelta consapevole, presa insieme, come sempre.

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              Christian Bale costruisce un villaggio da 22 milioni per tenere uniti i fratelli in affido: il suo progetto nel deserto della California

              Per Christian Bale non esiste ingiustizia più grande che vedere bambini divisi dal sistema di affido. Così, a Palmdale, nel cuore della California, sta nascendo un villaggio da 22 milioni di dollari progettato per tenerli insieme e offrirgli una nuova possibilità di vita, sotto lo stesso tetto.

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                Christian Bale, uno che potrebbe limitarsi a godersi i frutti dei suoi film milionari, ha deciso invece di investire tempo, denaro e visione in qualcosa di molto più concreto di un nuovo set hollywoodiano. A Palmdale, in California, l’attore sta costruendo Together California: un villaggio pensato per ospitare bambini in affido senza separarli da fratelli e sorelle. Un progetto dal valore complessivo di 22 milioni di dollari che, giorno dopo giorno, prende forma nell’assolato paesaggio del deserto.

                Bale conosce bene il sistema di affido degli Stati Uniti e ne ha più volte denunciato le fragilità, soprattutto quando costringe i minori a crescere lontani dai propri familiari. Per lui non è una statistica: è una ferita aperta. «Non c’è nulla di più doloroso per un bambino che essere separato da chi ama», ha ripetuto negli anni. Ed è proprio da questa convinzione che è nato il villaggio: un luogo sicuro dove i legami non si spezzano.

                Il progetto prevede abitazioni accoglienti, spazi verdi, centri educativi e un team di operatori specializzati. Un modello nuovo, pensato per ridurre i traumi e dare continuità affettiva ai piccoli ospiti. Quando sarà completato, Together California offrirà un ambiente stabile a decine di minori che oggi vivono in condizioni difficili o rischiano la separazione forzata.

                Bale segue personalmente ogni fase dei lavori, lontano dai riflettori, com’è nel suo stile. Nessuna conferenza stampa, nessun tappeto rosso: solo il rumore dei cantieri e un obiettivo chiaro. Perché per lui questo non è un progetto benefico da aggiungere al curriculum, ma una battaglia che tocca il cuore della sua idea di giustizia sociale.

                Nella città di Palmdale, questo villaggio è già considerato un piccolo miracolo che cresce giorno dopo giorno. Per i bambini che lo abiteranno, potrebbe diventare il luogo dove ricominciare, senza dover rinunciare alla cosa più preziosa che hanno: la propria famiglia.

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