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Personaggi e interviste

Sabrina Impacciatore e il delirio lisergico: “Mi sentivo Pam, la moglie di Jim Morrison”

Tra viaggi psichedelici, identità di genere fluide e storie ai limiti del reale, l’attrice racconta gli anni della sua metamorfosi interiore: “Con Jim Morrison ho parlato davvero. O almeno, così mi sembrava”.

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    C’è stato un tempo in cui Sabrina Impacciatore non era semplicemente Sabrina Impacciatore. Era Pam, la moglie di Jim Morrison.
    Così almeno racconta lei stessa, ripercorrendo con sorprendente sincerità gli anni delle sue esplorazioni più estreme: tra esperienze psichedeliche, identità sessuali fluide e visioni al limite del mistico.

    «Mi sento transessuale da sempre», ammette senza esitazione, ricordando un episodio emblematico: «Un cantautore, dopo averci provato inutilmente con me, alla fine mi disse: “Sabrina, se c’hai il c*o dimmelo”**». Un’affermazione che, lungi dall’offenderla, sembra averle dato la misura di quanto la sua percezione di sé fosse da sempre fuori dagli schemi comuni.

    Gli anni della giovinezza, del resto, sono stati segnati da una curiosità onnivora, anche verso gli angoli più oscuri dell’esperienza umana. Droghe? Provate quasi tutte, confessa. E se le sostanze più dure le hanno lasciato addosso solo disagio e amarezza, sono gli allucinogeni ad averla trascinata in quel vortice onirico da cui, in qualche modo, ancora oggi sembra attingere.

    «Le droghe allucinogene sono state le più affascinanti. E sì, ci sono rimasta sotto», racconta senza nascondersi. Una volta, sotto effetto di acidi, vide Jim Morrison in persona, in una scena degna di un film di Terry Gilliam: «Era su un galeone di pirati. È sceso, ha camminato sulle acque e mi ha chiamato: “Pam”». E lei, per un paio d’anni, si convinse davvero di essere Pam Courson, la compagna storica del frontman dei Doors. Una convinzione così radicata da permeare ogni suo gesto quotidiano.

    L’amore, in quegli anni, si muoveva sulle stesse onde scomposte. Una notte d’amore con una donna? C’è stata, certo, ma con la stessa leggerezza con cui si prende una scorciatoia senza sapere bene dove porterà. «È stata una notte sola. Il giorno dopo, tutto era già cambiato», dice, senza dare a quell’esperienza un significato diverso da quello che ha voluto avere: un momento, niente di più.

    Oggi Sabrina sorride di quella stagione, senza rinnegarla. Un percorso tumultuoso che l’ha portata a costruire una carriera fuori dagli schemi, proprio come lei. Tra un’apparizione psichedelica e una battuta disarmante, resta una delle poche interpreti italiane capace di raccontare il caos senza imbrigliarlo nella retorica.

    E forse, da qualche parte nei suoi sogni più segreti, quel galeone dei pirati solca ancora i mari lisergici, con Jim Morrison che la chiama Pam. E lei, stavolta, sorride e gli fa ciao da lontano.

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      Fiorello racconta la caduta in bici: “Volevo fare il figo, sono atterrato di faccia”

      “Mi sono svegliato alle quattro e mezza e ho deciso di pedalare. Il cancello si avvicinava, ho cercato il telecomando senza fermarmi e… boom”, ha raccontato ridendo. Tre operai lo hanno soccorso: “Mi hanno detto che mi ero proprio rovinato”.

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        Rosario Fiorello, anche quando si fa male, riesce a far ridere tutti. Al Festival dello Spettacolo di Milano ha raccontato con la solita ironia la disavventura in bici che lo ha costretto, qualche tempo fa, a comparire in diretta con qualche cerotto sul volto.

        «Mi sveglio alle quattro e mezza e dico: “Adesso vado in bici”. A Roma è una delle cose più belle che si possano fare. È come vivere La grande bellezza: la gente dorme, i cinghiali dormono», ha esordito lo showman, scatenando le risate del pubblico.

        Poi il racconto diventa una piccola commedia. «C’è una lunga discesa che porta al secondo cancello, che si apre con un telecomando. Non mi sono voluto fermare per prenderlo, volevo fare il figo e prenderlo mentre pedalavo. Ma il cancello si avvicinava sempre di più e mi sono accorto che era troppo tardi. Ho detto “freno”, ma… sono atterrato di faccia!».

        Fiorello, fedele al suo stile autoironico, ha precisato: «Non posso dirvi dove abito, sennò vengono i ladri», alludendo al furto subito lo scorso agosto.

        Dopo la caduta, tre operai che lavoravano vicino al suo palazzo sono accorsi in suo aiuto. «Mi hanno tirato su, io non sentivo niente. Ho chiesto: “Che mi sono fatto?” e loro, invece di rassicurarmi, mi hanno detto: “Ti sei proprio rovinato!”».

        Lo showman ha mostrato anche la foto del suo volto subito dopo l’incidente: qualche cerotto su naso e labbro, ma nulla di grave. «Ora non si vede più niente, ma se aveste visto come ero conciato…», ha scherzato.

        Il racconto si è chiuso con il sorriso di sempre e un messaggio implicito: anche dopo una caduta, Fiorello resta in piedi. E, tra un cerotto e una battuta, riesce sempre a trasformare ogni scivolone in uno spettacolo.

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          Roberto Bolle laureato honoris causa: “La danza è il mio linguaggio universale”

          Il riconoscimento premia l’impegno di Bolle nel trasformare la danza in un linguaggio capace di unire arte, emozione e società. “Un’arte che parla a tutti e che insegna la bellezza come forma di cultura condivisa”, ha detto il ballerino.

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            L’Università di Firenze ha conferito a Roberto Bolle la laurea magistrale honoris causa in “Pratiche, linguaggi e culture della comunicazione”, riconoscendogli un ruolo unico nella diffusione della cultura attraverso il corpo e il movimento.

            Nella motivazione ufficiale si legge che l’onorificenza premia “l’impegno appassionato nell’esaltare la capacità comunicativa della danza”, un’arte che Bolle ha saputo portare fuori dai teatri e dentro la vita delle persone. L’étoile, che da anni incanta il pubblico internazionale, viene celebrato come “interprete di una concezione dell’arte come veicolo di cultura, emozioni e socialità”, capace di contribuire “al processo di crescita culturale e artistica del nostro Paese”.

            Durante la cerimonia, tenutasi nell’Aula Magna dell’Ateneo, Bolle ha ringraziato con emozione: «Ricevere questo riconoscimento è un onore immenso. Ho sempre creduto che la danza fosse un linguaggio universale, capace di comunicare senza bisogno di parole. È un ponte tra culture, generazioni e sensibilità diverse».

            Nel suo discorso, l’artista ha ricordato il valore della disciplina e della dedizione che la danza richiede, ma anche la libertà che regala a chi la vive con autenticità. «Ho avuto la fortuna di trasformare la mia passione in una missione culturale. Credo che l’arte debba essere condivisa, accessibile, capace di ispirare e di unire».

            Con progetti come Roberto Bolle and Friends e Danza con me, il ballerino ha saputo avvicinare il grande pubblico alla danza classica, rompendo le barriere di un’arte spesso percepita come elitaria.

            Oggi, a 49 anni, Bolle non è solo un simbolo di eccellenza artistica, ma anche un ambasciatore culturale che continua a portare l’Italia sul palcoscenico del mondo. E questa laurea, più che un punto d’arrivo, sembra una nuova tappa nel suo viaggio tra arte, bellezza e comunicazione.

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              È morto a 18 anni Evan Delogu, fratello di Andrea: la tragedia in moto che spezza una famiglia

              Evan Oscar Delogu, figlio di Walter e fratellastro della conduttrice Andrea, è morto sul colpo dopo aver perso il controllo della moto in via Vittor Pisani. Inutili i tentativi di rianimazione. Sui social, la commozione di amici e fan.

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                Aveva solo diciotto anni, il tempo di un’estate appena finita e la vita davanti. Evan Oscar Delogu è morto nel pomeriggio di sabato a Bellaria, in un terribile incidente stradale. Figlio di Walter Delogu — ex autista di Vincenzo Muccioli, storico fondatore di San Patrignano — e fratellastro della conduttrice televisiva Andrea Delogu, Evan ha perso il controllo della sua moto, una Benelli 750, in via Vittor Pisani, una strada tranquilla che nel giro di pochi istanti si è trasformata nel luogo di una tragedia.

                Secondo le prime ricostruzioni della Polizia Locale, l’incidente è avvenuto intorno alle 15.40. Il ragazzo stava percorrendo il rettilineo quando, per cause ancora da chiarire, ha sbandato violentemente finendo prima contro un palo della luce e poi contro un secondo, a bordo strada. L’impatto è stato devastante: nonostante indossasse il casco, le ferite riportate sono risultate fatali.

                Sul posto sono arrivati in pochi minuti i soccorritori del 118, che hanno tentato a lungo di rianimarlo, ma ogni tentativo è stato inutile. Evan è morto praticamente sul colpo.

                La notizia ha scosso Bellaria e tutta la Romagna. Tantissimi i messaggi di cordoglio sui social, anche per la sorella Andrea, che ha sempre condiviso con il fratello un legame profondo, fatto di affetto e orgoglio.

                Ma le parole più struggenti sono quelle del padre Walter, affidate ai social poche ore dopo la tragedia: «Il cuore a volte batte anche se è morto… Grazie a tutti per la vostra vicinanza. Voglio che si ricordi così il nostro bambino. Addio, Evan. Il tuo papà e la tua mamma».

                Un messaggio che racchiude tutto il dolore di un genitore di fronte a un destino che non ha spiegazioni.

                Evan era un ragazzo pieno di vita, appassionato di motori e di musica, cresciuto tra Rimini e Bellaria, in una famiglia che aveva fatto della rinascita e della resilienza la propria storia. La stessa forza che ora servirà, ancora una volta, per sopravvivere all’assenza più ingiusta.

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