Personaggi e interviste
Una figlia del divo De Niro è transgender: l’amore paterno che spiazza i bigotti
Robert De Niro supporta apertamente la figlia transgender Airyn: “Non vedo quale sia il problema”. Una dichiarazione che smonta ogni polemica e che fa notizia per la sua normalità. Ecco la storia di Airyn De Niro, tra riflettori spenti, identità ritrovata e l’abbraccio incondizionato di un padre famoso ma, soprattutto, umano.
80 anni e una carriera leggendaria, fatta di ruoli intensi e senza compromessi, ha saputo mostrare lo stesso stile anche nella vita privata. Quando la figlia Airyn ha condiviso pubblicamente di essere transgender, la risposta dell’attore è stata tanto semplice quanto potente: «Ho amato e sostenuto Aaron come mio figlio, e ora amo e sostengo Airyn come mia figlia. Non so quale sia il problema». Una frase che ha fatto rapidamente il giro del mondo e che ha conquistato i social, dimostrando come l’amore genitoriale possa essere il più rivoluzionario dei gesti, proprio quando viene vissuto con naturalezza.
Chi è Airyn De Niro: tra privacy e identità
Airyn De Niro, 29 anni, è nata nel 1995 dal legame tra De Niro e l’attrice Toukie Smith. Cresciuta lontana dai riflettori – per esplicita volontà dei genitori – Airyn ha parlato per la prima volta pubblicamente della sua transizione in un’intervista rilasciata alla testata Them. «Mi hanno protetta dal mondo dello spettacolo per permettermi un’infanzia normale», ha raccontato. Tuttavia, le sfide legate alla propria identità non sono mancate: «Mi sentivo non abbastanza nera, non abbastanza bianca. Troppo femminile, non abbastanza maschile». Il suo percorso di transizione è arrivato in età adulta, ma con consapevolezza: «Le donne trans oggi sono visibili e sicure di sé. Mi sono detta: forse non è troppo tardi anche per me».
De Niro, un padre modello senza volerlo diventare
Il sostegno pubblico di Robert De Niro non è stato solo una dimostrazione d’affetto, ma un messaggio potente per tante famiglie. In un contesto in cui le persone transgender sono ancora vittime di discriminazione, il suo gesto assume un valore ancora più forte. Eppure, lui minimizza: «Amo tutti i miei figli», quasi a dire che non c’è nulla di straordinario nell’essere semplicemente un buon padre. E forse ha ragione: il problema non è De Niro, ma chi continua a cercare un “problema” in ciò che non lo è.
L’impatto sui social: un abbraccio collettivo
Dopo la pubblicazione dell’intervista, Airyn è stata sommersa da messaggi di affetto e supporto. «Grazie a tutti coloro che sono stati così gentili e di supporto!» ha scritto su Instagram, dimostrando quanto la visibilità possa trasformarsi in forza condivisa, quando è accompagnata dal rispetto.
Quando la normalità è la vera rivoluzione
In un momento storico dove tutto sembra dover diventare materia di scontro, la storia di Airyn e papà Robert brilla per la sua disarmante semplicità. Nessun comunicato costruito, nessuna posa da eroe progressista. Solo un padre che ama sua figlia, punto. E se ancora vi chiedete se sia un problema… beh, forse non siete pronti per la risposta.
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Personaggi e interviste
Barbara D’Urso, svolta poetica dalle vacanze: “Il mare è casa mia, Barbara lascia il posto a Carmelita”
Il nuovo post social di Barbara D’Urso divide e incuriosisce: niente polemiche, niente frecciate, solo un lungo pensiero sul mare, sul sole d’inverno e su quella parte di sé che chiama affettuosamente “Carmelita”. Il messaggio è chiaro: serenità ritrovata, gratitudine e voglia di prendersi il proprio tempo, lontano dai clamori televisivi.
Barbara D’Urso ha lasciato alle spalle le luci scintillanti di Ballando con le Stelle, dove si è rimessa in gioco fra giudizi, applausi e discussioni, e ha scelto una narrazione completamente diversa. Adesso mostra una versione più intima, meno rumorosa, dichiarando apertamente che quel mare, quell’orizzonte e quel vento che profuma di salsedine rappresentano la sua vera casa.
“Barbara lascia il posto a Carmelita”
Nel suo messaggio social, Barbara gioca anche con la sua doppia identità pubblica e privata. Scrive che “Barbara lascia il posto a Carmelita”, quasi a voler dire che l’immagine televisiva resta fuori e rimane la donna, con le sue fragilità e le sue gratitudini. Parole che, inevitabilmente, suonano come una presa di distanza dalle tensioni degli ultimi anni e come una rivendicazione di libertà personale.
Tra poesia, nostalgia e strategia comunicativa
Il post è anche un gesto comunicativo preciso. Linguaggio caldissimo, immagini sensoriali, sottotesto emotivo fortissimo. Un modo per rinsaldare il rapporto con il pubblico, ricordando che dietro la figura televisiva esiste una persona che cerca silenzio, luce, mare e affetto. E che, nonostante tutto, continua a rimanere al centro dell’attenzione.
Personaggi e interviste
Veronica Ruggeri, la confessione choc: “A Milano senza soldi ho persino rubato la carta igienica a Mediaset”
Ospite del podcast Vox On Air, Veronica Ruggeri ha ricordato il periodo in cui, appena arrivata a Milano, faceva fatica perfino a permettersi la vita quotidiana. “Arrancavo”, ha detto, ammettendo di aver persino portato via la carta igienica dagli uffici Mediaset perché non riusciva a sostenere le spese. Pranzi e cene in azienda, zero uscite, solo lavoro e resistenza: “Avevo 21 anni, era dura, ma volevo farcela”.
Ruggeri non usa giri di parole: vivere a Milano con pochi soldi significa combattere ogni giorno. Anche per chi oggi appare realizzato e sicuro, l’inizio è stato tutt’altro che glamour. “Era difficile riuscire a sostenere quella vita”, ha ammesso, spiegando come ogni euro dovesse essere calcolato.
La confessione che fa discutere
Il passaggio più forte è quello che ha fatto il giro dei social. “Spero che Pier Silvio Berlusconi non ascolti questo podcast”, scherza lei, prima di raccontare l’episodio della carta igienica portata via dagli uffici Mediaset. Un gesto estremo, simbolo di una sopravvivenza quotidiana fatta di espedienti e di un contesto economico che non perdona.
Vivere a Mediaset per risparmiare
Per contenere i costi Ruggeri mangiava in azienda sia a pranzo sia a cena, restava lì il più possibile, rinunciando a uscite e divertimenti. Nessun lusso, solo lavoro e determinazione. “Non uscivo praticamente mai, ma volevo costruire qualcosa”, racconta. Una testimonianza che mostra il lato nascosto del mondo televisivo: dietro il successo, anni di sacrifici.
Dal bisogno alla carriera
Oggi Ruggeri è uno dei volti più riconoscibili de Le Iene, ma la sua storia ricorda che niente è arrivato per caso. Quella che potrebbe sembrare una confessione imbarazzante diventa invece il manifesto di una generazione che prova a resistere in una città spietata, dove talento e sacrificio devono correre più veloci del costo della vita.
Personaggi e interviste
Alberto Angela rompe il tabù del “per sempre in Rai”: ascolti in calo e un futuro che non è più scontato
«Mio padre diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi»: con questa frase, affidata a La Stampa, Alberto Angela apre scenari fino a ieri impensabili. Con ascolti non più irresistibili e un clima mediatico più nervoso del solito, il divulgatore più amato della tv italiana lascia intravedere la possibilità di un futuro lontano dal servizio pubblico.
Per una vita Alberto Angela è stato percepito come un pilastro immovibile della Rai, erede naturale – e amatissimo – della grande stagione della tv culturale costruita da Piero Angela. Oggi, però, il quadro non appare più così granitico. Il divulgatore ha rotto uno dei tabù più intoccabili: l’idea che la sua carriera fosse indissolubilmente legata al servizio pubblico.
“Io non sono mio padre”: il cambio di paradigma
Intervistato da La Stampa, Angela è stato chiarissimo: «Se lavorerò fino all’ultimo come mio padre? Sì. Non penso di andare in pensione. Mio padre però diceva: nasco e muoio in Rai. Io no, sono altri tempi». Parole che pesano, perché arrivano in un momento delicato, con un contratto biennale “in attesa di rinnovo” e un contesto televisivo che sta cambiando rapidamente, tra politica, budget e strategia editoriale.
Il nodo ascolti e l’aria che tira in Viale Mazzini
Negli ultimi mesi, i numeri di share hanno mostrato segnali meno brillanti rispetto alle stagioni d’oro. Non un tracollo, ma abbastanza da alimentare discussioni interne e riflessioni sul futuro del marchio Angela in Rai. E in un’azienda dove gli equilibri sono sempre sensibili, basta poco perché un simbolo diventi improvvisamente un “tema” da gestire.
Carriera, libertà e un futuro aperto a tutto
Angela non parla di rottura, ma di realismo. Sottolinea che i tempi sono cambiati, che il rapporto con la Rai resta forte ma non più eterno per definizione. È il segno di una fase nuova: meno appartenenza assoluta, più libertà, più consapevolezza del proprio valore in un mercato in cui oggi anche la divulgazione culturale è contesa e corteggiata.
La domanda che resta
Lui dice che continuerà “finché si potrà”. Tradotto: finché condizioni, ascolti e contratti lo permetteranno. Il pubblico, intanto, osserva. La Rai ascolta. E per la prima volta, l’idea che Alberto Angela possa fare televisione altrove non appare più fantascienza, ma un’ipotesi concreta che qualcuno, a Viale Mazzini, farebbe bene a non sottovalutare.
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