Spettacolo
SuperSimo alle Belve si confessa senza filtri
Dall’abbandono della Rai alla paralisi di Bell, affronta anche le dicerie sul presunto uso di droga e il gossip sulla sua relazione con Adriano Galliani.

Dopo l’abbandono del suo programma sulla Rai a causa della Paralisi di Bell che l’ha recentemente colpita, Simona Ventura è stata ospite di Francesca Fagnani a Belve. Un appuntamento-confessione che è diventato ambitissimo da tutti i personaggi. Lei, per l’occasione, si è presentata con un outfit col quale ha voluto fare un ultimo omaggio all’amico stilista Roberto Cavalli, da poco scomparso. Non tirandosi indietro neanche davanti alle domande più scomode
della bionda conduttrice.
Mai stata drogata
Al timone di Citofonare Rai 2 e presenza fissa al tavolo di Che tempo che fa anche dopo il passaggio del suo amico Fazio al Nove, pronti-via ha smentito il gossip sull’uso di stupefacenti, una diceria che l’ha inseguita per anni, sottoponendosi anche al test del capello per sgomrbrare il campo da illazioni varie. “È stata fatta girare da persone che volevano farla girare. Volevano far girare la voce, non la droga. E poi ho anche capito perché…”.
Il gossip – creato per errore – della sua liaison con il capo
Altro capitolo sul quale passare un definitivo colpo di spugna è il rumor del presunto flirt con Adriano Galliani, per decenni amministratore delegato del Milan e oggi del Monza, figura legata legata da sempre a Silvio Berlusconi e a Mediaset. Nulla di vero secondo la diretta interessata: “Galliani era il mio capo a Mediaset. Un giorno in una sala trucco, dove c’era anche la sua ex moglie Daniela, una truccatrice disse: ‘Sta con quella… Simona Ventura’, sbagliando nome. E da lì si è propagata la bomba”.
Falso… ma per certi versi vantaggioso
Una fake news che, paradossalmente, le ha anche arrecato dei vantaggi: “Ero l’ultima dello scaffale, ma dal giorno alla notte… Vado a mensa, dieci tavoli che mi chiamavano: ‘Simona, c’è posto’. Più dicevo no, più era un sì. Quindi alla fine ho lasciato andare, e mi faceva anche piacere”.
Senza lacrime l’audience non s’impenna
Anche a Belve la commozione dell’ospite è di casa. Anche per Simona è quindi arrivato il momento della commozione, toccando un tema molto personale ed estremamente delicato: il suo aborto. Lei ha raccontato di quanto, da giovanissima, rimase incinta e decise di interrompere la gravidanza. Una scelta che oggi non rifarebbe: “Non passa giorno della mia vita che non ci sia un pensiero per questo bambino mai nato”. Ma, come si sa… il passato è passato e l’unica cosa che si può fare è tentare convivere con gli errori compiuti in precedenza.
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Musica
La Beatlemania è sempre viva: la lettera d’amore di un Lennon pre-mito battuta all’asta
Il 9 luglio a Londra sarà battuta all’asta da Christie’s una rarissima lettera autografa scritta da John Lennon nel 1962 alla sua prima moglie Cynthia Powell. Tra dichiarazioni d’amore, allusioni sessuali e lamenti notturni su Paul McCartney, il documento offre uno spaccato intimo del giovane Lennon, ancora lontano dal mito ma già carico di genio e contraddizioni. Stimata tra i 35.000 e i 46.000 euro, la missiva conferma l’intramontabile fascino dei Beatles nel cuore dei collezionisti di tutto il mondo.

“Ti amo, per favore aspettami”: così scriveva John Lennon a soli 21 anni, in una lettera indirizzata alla sua compagna Cynthia Powell mentre si trovava ad Amburgo con i Beatles, ben prima dell’esplosione mondiale del fenomeno. Oggi quella pagina vissuta, intrisa di emozione e umanità, torna alla luce e sarà battuta all’asta il prossimo 9 luglio da Christie’s a Londra.
Una lettera tra malinconia, ironia e desiderio
Lennon non si limita a parole dolci: confessa a Cynthia di sentirne terribilmente la mancanza, la esorta a non essere triste, ma anche a lavorare sodo. Nello stesso tempo, fa allusioni a sfondo sessuale, con il tono irriverente e tagliente che lo avrebbe sempre contraddistinto.
Un ricordo per il primo bassista
Parla anche del dolore per la recente morte dell’amico Stuart Sutcliffe, il primo bassista dei Beatles, e dell’imbarazzo provato al pensiero di visitare la fidanzata di lui, Astrid Kirchherr. “Sarei troppo goffo”, scrive, lasciando emergere un lato vulnerabile spesso oscurato dall’icona ribelle. Non manca neanche l’ironia, cifra stilistica che ha sempre accompagnato l’artista in tutta la sua vita: Lennon si lamenta delle notti insonni causate dal russare incessante di Paul McCartney, che già allora divideva con lui le stanze dei tour.
Culto senza fine: il mercato impazzisce per ogni reliquia
La stima della lettera, tra i 35.000 e i 46.000 euro, conferma l’incredibile valore affettivo e culturale che ogni oggetto legato ai Beatles continua a generare. Non si tratta solo di memorabilia: ogni frammento, ogni parola scritta, è una tessera del puzzle di un’epoca. Il culto per i Fab Four resta vivo, alimentato da generazioni di fan e da collezionisti pronti a spendere cifre esorbitanti pur di possedere un pezzetto della leggenda. John, Paul, George e Ringo non sono più solo musicisti, ma simboli universali di creatività, rottura e rivoluzione culturale.
Cynthia e John: amore, famiglia e addio
Cynthia e John si sposarono pochi mesi dopo quella lettera, nell’agosto 1962. Dal loro amore nacque Julian Lennon, nell’aprile 1963. Ma il matrimonio non sopravvisse alla pressione della fama e al cambiamento di Lennon, che divorziò nel 1968 per poi sposare Yoko Ono. Tuttavia, lettere come questa restituiscono l’autenticità di un amore giovane, travolto dal vento della storia.
L’eternità, tra carta e memoria
Ogni inchiostro steso da Lennon sembra ancora pulsare. Questa lettera non è solo un documento privato: è una testimonianza storica, un frammento d’anima che racconta l’uomo dietro il mito. E a dimostrarlo è l’asta da Christie’s, dove anche l’amore scritto su carta può valere quanto un’opera d’arte
Musica
Patty Pravo si confessa: “Io e Riccardo Fogli? Non sono assolutamente la Yoko Ono italiana!”
La liaison con Riccardo Fogli è cosa nota… ma la Pravo rispedisce al mittente le accuse di essere stata lei la causa della rottura di lui con i Pooh.

Finalmente sono stati svelati i retroscena dell’abbandono dei Pooh da parte di Riccardo Fogli. O almeno questa è la versione di Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo. Che ha risposto per le rime all’ex fidanzato e collega. Non sentendosi minimamente responsabile della crisi che portò il suo ex ad abbandonare la band, nel 1973.







La versione di Fogli davanti a Mara Venier
Vediamo prima cos’aveva affermato Fogli durante un’intervista in tema. Il cantante toscano aveva dichiarato: “È successo che io mi ero fidanzato con Nicoletta, Patty Pravo. La storia iniziò quando io ero ancora sposato con Viola Valentino, e le prime settimane abbiamo fatto tutto di nascosto. Poi iniziarono a uscire i primi articoli. Né io né Nicoletta parlavamo con la stampa ovviamente, ma poi la questione divenne una cosa sempre più grande e grave. Viola mi cacciò di casa. E Patty era una donna troppo nota, stava diventando troppo invadente per il gruppo. La verità è che molto amichevolmente con tanto affetto i miei migliori amici mi hanno detto questa faccenda si complica si parla di te e di Nicoletta, si mescola questa cosa e non va bene mi è stato chiesto che cosa decidi?”.



Ha fatto tutto lui, io non c’entro nulla
Trascorre un po’ di tempo e la Pravo replica in questo modo: “Non c’entro niente con il suo abbandono. Anzi, mi sarebbe piaciuto fosse rimasto. Era un gruppo meraviglioso, che faceva pezzi bellissimi. Perché avrei dovuto dirgli di andarsene? Ipotizzo che all’origine dell’addio ci fosse un desiderio di intraprendere una carriera solista. Ha deciso lui”. Ammettendo sul finale di trasmissione “Io non sono una ragazza fedelissima” in merito alla separazione con Fogli, con il quale si sposò simbolicamente in Scozia nell’anno nel quale lasciò la band di Facchinetti e compagni.
Televisione
Lucarelli contro Fagnani: “Belve” non le piace, forse perché al posto suo c’è un’altra
La giornalista del Fatto Quotidiano demolisce Francesca Fagnani, accusandola di spocchia e ambizione smodata. Ma sui social rimbalza una vecchia analisi: il vero problema, forse, è che quel programma lo avrebbe voluto condurre lei.

Volano gli stracci una recente puntata de Il Sottosopra, il podcast quotidiano di Selvaggia Lucarelli. Tema del giorno: Francesca Fagnani e il suo programma Belve. Un titolo volutamente ambiguo – “Perché non mi piace Belve. E perché sì” – e undici minuti in cui la giudice di Ballando con le Stelle si scaglia con particolare ferocia contro il format di Rai 2 e soprattutto contro chi lo conduce.
Al netto di alcune critiche sensate all’ultima edizione – che in effetti qualche scivolone l’ha collezionato – la sensazione è che la Lucarelli più che recensire, stia elaborando un torto personale: quello di non essere stata chiamata alla guida di un format che avrebbe potuto cucirsi addosso come un guanto.
E allora giù stilettate. A partire dai costi del programma, che secondo la giornalista sfiorerebbero i 300mila euro a puntata, una cifra importante per una produzione esterna alla Rai. Il tutto per un risultato Auditel inizialmente sottotono, risalito solo nelle ultime settimane. Ma la vera stoccata arriva quando si parla della conduttrice: “Di davvero feroce, in Belve, c’è solo l’ambizione di chi lo conduce. Fagnani non mira a un programma godibile ma a uno notiziabile. L’intervistato? Un pretesto. Non c’è ritratto, non c’è profondità”.
Una critica dura, ma anche poco fondata. Perché è evidente che ogni programma televisivo – e da sempre, ben prima dell’era social – nasca con l’aspirazione di far parlare di sé. Che si tratti di reality, dating show o varietà, la parola d’ordine è una: notiziabilità. Vale per Belve, certo, ma vale anche per BellaMà, dove Annalisa Minetti si trasforma in Jill Cooper e Pierluigi Diaco fa le bizze con gli autori. Eppure nessuno si straccia le vesti.
Dare per scontato che l’intervistato non emerga a Belve è, semplicemente, falso. Per quanto alcuni temi siano già noti, la narrazione riesce spesso a restituire uno sguardo nuovo. Si prenda il caso di Bianca Balti: nota alle cronache per il suo passato militante, certo, ma il modo in cui si è raccontata nello studio della Fagnani ha colpito e sorpreso. O almeno, chi ha voluto ascoltare.
Pretendere che il pubblico conosca già la storia di ogni personaggio intervistato è ingenuo. E sostenere che Belve non sia all’altezza del suo presunto predecessore, Le invasioni barbariche, solo perché la conduttrice ci mette troppo ego, è un’altra forzatura. Ogni programma ha il proprio stile, e spesso questo stile coincide – anzi, deve coincidere – con la personalità di chi lo conduce. Come non pensare, per esempio, a Paolo Bonolis? O a Maria De Filippi?
La verità è che Selvaggia Lucarelli non è nuova a uscite simili. Già durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo aveva scelto un silenzio eloquente sull’intervento di Francesca Fagnani all’Ariston, che invece aveva messo d’accordo quasi tutti.
Oggi rincara la dose: “Nessuno la critica perché ha molti amici tra colleghi e social”. Una frase che, detta da una che nel mondo dei social ci naviga da anni con gran profitto, suona più come uno sfogo che come una riflessione.
Per quanto si possa discutere di alcune scelte editoriali, Belve resta un programma solido, con un’identità precisa e una buona resa televisiva. Funziona, insomma. Ed è forse questo a bruciare di più.
Lucarelli ha costruito nel tempo un personaggio solido: polemica, affilata, trasversale. Dal gossip alle inchieste, dalle raccolte fondi al costume, non c’è tema che non abbia affrontato con piglio da pasionaria. Ha guadagnato così visibilità e ruoli fissi in tv, soprattutto a Ballando con le Stelle, dove siede da otto stagioni con la consueta aria da outsider scomoda.
Ma quando si è trattato di ideare un talk d’interviste “feroci”, la scelta non è caduta su di lei. Hanno scelto un’altra. E questo, si sa, può far rosicare chiunque. Anche il più puro di cuore. Figuriamoci Selvaggia Lucarelli.
Immaginiamola, dunque, in uno studio a intervistare i suoi “nemici” storici: Morgan, Cruciani, Scanzi, Max Giusti. Un talk pepato e acido non sarebbe stato fuori dalle sue corde. Anzi. Ma sarebbe stato altrettanto efficace sul piano mediatico?
Difficile a dirsi. Quel che è certo è che Francesca Fagnani, con uno stile tutto suo e una rete che l’ha sostenuta fin dal primo minuto, è riuscita a fare di Belve un piccolo caso editoriale. Il curriculum aiuta, ma nel mondo dell’immagine serve anche un po’ di grazia. E, come dimostra il successo del programma, anche il pubblico l’ha riconosciuta.
Forse, allora, non è Belve a non piacere alla Lucarelli. Forse il problema è che, per una volta, la belva non è lei.
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