Televisione
Carrie Bradshaw di Sex And The City è tornata, fra tacchi, amori e nuove sfide
Sarah Jessica Parker riprende il ruolo iconico di Carrie Bradshaw nella terza stagione di “And Just Like That”, revival di “Sex and the City”. La nuova stagione, in onda su Sky dal 30 maggio 2025, esplora le vite di Carrie, Miranda e Charlotte mentre affrontano le sfide della maturità, tra relazioni, carriera e amicizie. In un’intervista a la Repubblica, Parker discute l’evoluzione del suo personaggio e le tematiche attuali affrontate nella serie.

La terza stagione di And Just Like That è composta da dodici episodi, trasmessi settimanalmente su Sky dal 30 maggio al 15 agosto 2025 . La serie continua a seguire le protagoniste mentre navigano le complessità della vita a New York, affrontando temi come l’invecchiamento, la carriera e le relazioni.
Sarah Jessica Parker: “Carrie è cresciuta, ma la lotta per l’uguaglianza continua”
In un’intervista a la Repubblica, Sarah Jessica Parker riflette sull’evoluzione di Carrie Bradshaw, sottolineando come il personaggio sia maturato, ma evidenziando che la lotta per l’uguaglianza di genere è ancora in corso. Parker afferma: “Siamo lontane dalla parità”, indicando che la serie continua a esplorare le sfide affrontate dalle donne nella società contemporanea.
Temi attuali e inclusività nella nuova stagione
La terza stagione di And Just Like That affronta tematiche attuali come l’inclusività, la diversità e l’empowerment femminile. La serie introduce nuovi personaggi e approfondisce le storie delle protagoniste, offrendo una rappresentazione più ampia e realistica della società odierna.
Un cast rinnovato e nuove dinamiche
Oltre a Sarah Jessica Parker, la serie vede il ritorno di Cynthia Nixon nel ruolo di Miranda Hobbes e Kristin Davis come Charlotte York. La terza stagione introduce anche nuovi personaggi, arricchendo le dinamiche narrative e offrendo nuove prospettive sulle relazioni e la vita a New York.
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Televisione
Sanremo va in gara, stop agli appelli della Rai: il Consiglio di Stato boccia l’affidamento diretto
Con la sentenza pubblicata oggi, la tv pubblica non può più contare sull’affidamento automatico delle edizioni 2026-2028. Unica offerta sul tavolo, ma ora si apre una negoziazione obbligata con l’amministrazione comunale. Sanremo sarà anche Sanremo, ma le regole valgono per tutti.

Sanremo non è più il regno esclusivo della Rai. Con un colpo di scena che scuote la storia del Festival, il Consiglio di Stato ha detto no all’affidamento diretto della kermesse alla tv pubblica, confermando la sentenza del Tar della Liguria e aprendo ufficialmente la strada a una gara pubblica. È un verdetto che potrebbe cambiare radicalmente il volto della manifestazione più seguita del Paese.
La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, ma la battaglia legale andava avanti da mesi. La Rai e lo stesso Comune di Sanremo avevano fatto ricorso contro la decisione del Tar, che aveva dichiarato illegittimo l’accordo senza gara tra Palazzo Bellevue e Viale Mazzini. Oggi la sentenza è definitiva: niente più affidamenti diretti, d’ora in poi si fa la gara.
Cosa succede adesso? In teoria la situazione sembra paradossale: la Rai, con la sua proposta tecnica ed economica, è l’unica ad aver presentato un’offerta entro la scadenza del 19 maggio. Ma questo non significa che tutto sia deciso. Il Comune ha ora la possibilità di trattare con la tv pubblica in un vero e proprio negoziato, dove nulla è più scontato.
Gli occhi di tutti sono puntati su Carlo Conti, nuovo direttore artistico e conduttore delle prossime due edizioni, e sulla squadra di dirigenti che lavora dietro le quinte. Ma stavolta, oltre ai riflettori e ai brani in gara, sul palco di Sanremo salirà anche la politica: la rinegoziazione dell’accordo con la Rai rischia di trasformarsi in un braccio di ferro tra esigenze artistiche e interessi economici.
La sentenza segna uno spartiacque. Il Festival, che finora era sempre stato considerato “cosa nostra” dalla Rai, ora diventa un affare pubblico. E non solo per la tv: ci sono i diritti, i marchi e tutto quel mondo parallelo di eventi, sponsor e retroscena che fanno di Sanremo un vero e proprio business.
Il Comune di Sanremo, forte di questa decisione, potrà ora chiedere condizioni più vantaggiose: più soldi, più trasparenza, più garanzie per la città. E la Rai, dal canto suo, dovrà fare i conti con la concorrenza potenziale di altri operatori che potrebbero farsi avanti in futuro. Perché se oggi la tv pubblica è sola, domani chissà.
Intanto la macchina organizzativa non si ferma. Carlo Conti e il suo staff sono già al lavoro per l’edizione 2025, che non è in discussione. Il Festival, almeno per il prossimo anno, resta alla Rai. Ma il futuro è un’incognita: dal 2026 in poi, la “gara per la musica” non sarà più solo una metafora.
La politica, dal canto suo, osserva con attenzione. La Rai resta un patrimonio pubblico, ma la sentenza ricorda a tutti che anche il Festival più amato dagli italiani deve rispettare le regole della concorrenza. E se l’idea di un Sanremo “multicanale” sembra ancora fantascienza, la certezza è che la gestione della rassegna canora più seguita del Paese non potrà più essere una questione riservata a pochi.
Mentre la Rai si prepara a trattare e il Comune di Sanremo studia le carte, il pubblico resta a guardare. I fiori dell’Ariston continueranno a sbocciare, ma dietro la scenografia scintillante si apre una partita tutta da giocare. E questa volta, a differenza delle canzoni, non si tratterà solo di note e melodie, ma di milioni di euro e di potere.
Sanremo, la città dei sogni, si risveglia così: con un verdetto che riscrive le regole e una gara che promette scintille. Perché, come diceva il vecchio slogan, Sanremo è sempre Sanremo. Ma adesso sarà anche – e soprattutto – una gara vera.
Televisione
Chef Ruben: dal nonnismo ai milioni di follower, la rivincita servita dal balcone
Quando il Covid ti chiude in casa, ma ti apre le porte del successo. Ruben Bondì, romano 28enne, è lo chef che ha trasformato un semplice balcone nella sua personale stella Michelin digitale. Il suo viaggio inizia come tanti, tra fornelli e piatti sporchi nei ristoranti, dove ha conosciuto il lato più duro della cucina: il nonnismo. Ma la sua vera rivincita? Due milioni di follower e una carriera da chef privato che l’ha portato dai social alla TV, senza mai perdere la sua spontaneità.

Durante la pandemia, Ruben ha deciso di cucinare sul balcone di casa dei genitori, attirando prima il vicinato e poi il popolo del web. Il suo slogan “Che te voi magnà? Sali!” è diventato virale, trasformando un fornello da campeggio in un palcoscenico. In pochi mesi ha conquistato quasi un milione di follower, numeri che oggi superano abbondantemente i due milioni. E così, tra un piatto di carbonara e una risata, ha fatto il salto dal web alla TV, affiancando personaggi come Ilary Blasi e Tony Effe.
Il lato oscuro delle cucine stellate: il nonnismo
Dietro il suo sorriso contagioso, si nasconde un passato fatto di sacrifici e dure prove. Ruben non ha mai nascosto di aver subito episodi di nonnismo, soprattutto a Londra, dove il sous chef si divertiva a confonderlo con ordini contraddittori. “Mi diceva di tagliare le verdure in un modo e poi mi rimproverava perché le voleva diverse”, racconta Ruben. Ma invece di abbatterlo, queste esperienze lo hanno reso più forte.
Dalla cucina tradizionale al chiosco da sogno
Oggi Ruben si definisce un “chef privato felice”, ma non esclude il ritorno a un’attività più concreta. “Non un ristorante, piuttosto un chiosco”, dice con il suo consueto entusiasmo. Nel frattempo, continua a reinventarsi, tra libri di ricette, collaborazioni con grandi brand e nuovi format per Food Network.
Social, successo e hater: la doppia faccia della notorietà
Con la popolarità, arrivano anche le critiche. Ruben, però, ha imparato a gestire gli hater, anche quelli più aggressivi. “Ho ricevuto persino messaggi antisemiti, ma non voglio dargli spazio”, spiega. Per lui, la chiave del successo è la spontaneità: “Non ho mai finto per piacere al pubblico. Mostrarsi autentici paga sempre”.
Tra amore, ansia e futuro: il Ruben che non ti aspetti
Dietro il Ruben sempre sorridente c’è un ragazzo che combatte con l’ansia fin da piccolo. “Mi chiamavano ‘Ruben l’ansioso’ già alle elementari”, scherza. Oggi, però, ha imparato a conviverci e a trasformarla in un’alleata. Quanto all’amore, la sua fidanzata Linda, con cui compare in alcuni video, resta fuori dai riflettori: “La mia vita privata voglio proteggerla”.
Dove lo vedremo prossimamente?
Il suo futuro? Tra cucina e intrattenimento. “Mi piacerebbe fare l’attore”, confessa. Intanto, a primavera tornerà su Food Network con Cucina al mare con Ruben e sta già lavorando al suo secondo libro di ricette. E chissà, magari lo vedremo in un reality: “Pechino Express mi stuzzica!”. Di certo Ruben Bondì non smetterà mai di stupire, con un piatto in mano e un sorriso sincero.
Televisione
Adinolfi senza filtri all’Isola dei Famosi: “L’astinenza più pesante? Dal sesso” – E scoppia il putiferio
Mentre gli altri naufraghi fanno i vaghi o parlano di piccoli lussi, Mario Adinolfi si lascia andare: “Soffro l’astinenza dal sesso”. E la Plevani lo rincara: “Io sono tre anni che non trombo”. Un piccolo terremoto hot scuote il reality di Canale 5

Sull’Isola dei Famosi, tra cocchi e prove di resistenza, arriva un momento di confessioni che fa tremare i tronchi di palma. A scatenarlo è Mario Adinolfi, ex deputato e naufrago che, senza troppi giri di parole, ha messo sul tavolo la questione più spinosa (e bollente): “L’astinenza più pesante? Dal sesso”.
E così, mentre i compagni d’avventura cercavano di cavarsela con battute sui gatti o sulle sigarette, lui ha puntato dritto al cuore dell’argomento tabù: “Il vero problema qui è l’astinenza dall’intimità con la mia Silvia (Pradolesi, ndr). Non ci sono gatti o sigarette che tengano, è la mancanza più difficile”.
Se la regia sperava in risposte più caste, ha dovuto subito cambiare regia. Anche Cristina Plevani, ex gieffina e sempre schietta, ha confessato candidamente: “Io sono tre anni che non trombo. Se qualcuno spera in qualcosa, beh… non mi sembra questa l’edizione giusta”.
Insomma, l’Isola come una grande terapia di gruppo a cielo aperto, con tanto di risate in studio e commenti social che si sprecano. Adinolfi, con la solita parlantina da oratore di talk show, ha così aperto un vaso di Pandora che rischia di riscrivere la narrativa dell’Isola: altro che cocco e fame, qui la vera sfida è l’astinenza dal sesso.
Simona Ventura e Veronica Gentili, che ormai navigano a vista tra confessioni e gossip, hanno cercato di mantenere un minimo di contegno. Ma la palla era già lanciata e in studio si respirava un’aria di curiosità e un po’ di imbarazzo.
A dare la spinta finale è stato il “misterioso” abbraccio tra Dino Giarrusso e Alessia, un momento di dolcezza che ha alimentato nuove indiscrezioni: amicizia speciale o qualcosa di più? Dino si è affrettato a smentire: “Siamo amici, sono sposato con la donna più meravigliosa del mondo. Basta, non scherziamo”.
E così, mentre i naufraghi si accampano con i piedi nella sabbia, le parole di Adinolfi suonano come un campanello d’allarme: la fame si può gestire, la voglia di sesso un po’ meno. Anche questo, in fondo, è reality. E a giudicare dal picco di share, la tv non si stanca mai di ascoltare queste confessioni.
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