Televisione
Cerno, il prezzemolone di Tele-Meloni: da Porta a Porta a “Domenica In” con Miccio e zia Mara
Dopo il forfait di Gabriele Corsi, a Viale Mazzini si riparte da un cast surreale: il direttore de Il Tempo e il re dei matrimoni da favola insieme nel contenitore domenicale. La Rai punta su una domenica a blocchi, tra prediche meloniane e prove di portamento.

La nuova stagione di “Domenica In” promette di essere una miscela esplosiva di politica, tulle e sorrisi forzati. Dopo il forfait in corsa di Gabriele Corsi, che ha salutato il progetto senza rimpianti, a Viale Mazzini si è aperto il toto-conduttori. L’ipotesi più ovvia sarebbe lasciare Mara Venier da sola al timone, come nelle ultime edizioni. Ma il vento di Tele-Meloni soffia forte, e il palinsesto domenicale si prepara a una metamorfosi che sa di esperimento disperato.
Secondo le prime indiscrezioni riportate dall’Adnkronos, la Rai starebbe puntando su una coppia inedita e, diciamolo, un po’ surreale: Tommaso Cerno ed Enzo Miccio. Sì, proprio loro. Da un lato il direttore del quotidiano Il Tempo, giornalista dal pedigree politico spiccatamente meloniano, habitué di talk e salotti dove la linea governativa trova sempre la sua eco. Dall’altro, il guru dei matrimoni fiabeschi, dei papillon scintillanti e degli inchini perfetti, pronto a portare un tocco di glamour tra un servizio su Gaza e un ricordo di Raffaella Carrà.
L’idea, trapelata dai corridoi di Viale Mazzini, sarebbe di spacchettare “Domenica In” in blocchi tematici: Cerno gestirebbe la parte di attualità, cronaca e politica – il cosiddetto “bacino protetto” di Tele-Meloni – mentre Miccio si occuperebbe della parentesi più leggera, tra tutorial di bon ton e gossip da passerella. A Mara Venier il compito di fare da collante, con quel sorriso un po’ stanco da signora della domenica che ne ha viste ormai di tutti i colori.
Un cast così sembra la risposta definitiva al rebus di questa 50ª edizione: da un lato la Rai soddisfa il governo con un volto affidabile per l’informazione “da salotto”, dall’altro non rinuncia al varietà zuccheroso che fa audience tra cuscini e telecomandi. Intanto il pubblico si divide tra chi sogna il trash epocale e chi teme di ritrovarsi davanti a un contenitore schizofrenico, capace di passare da un’intervista a un ministro a una sfilata di abiti da sposa senza battere ciglio.
L’ufficialità sui contratti arriverà solo a fine agosto, ma a questo punto la domenica di Rai1 somiglia sempre più a un laboratorio di esperimenti audaci, dove la politica si mescola con il pizzo chantilly. Cerno e Miccio, fianco a fianco, pronti a entrare nella storia della tv italiana come la coppia più improbabile dell’autunno.
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Televisione
Chef Cracco: lasciare Masterchef? E’ stata un’ottima scelta
Basta con i talent, lo chef vicentino è tornato con grande entusiasmo a pieno regime in cucina. Unica disgressione su Prime Video con Dinner Club, che però è un programma di intrattenimento vero.

Quando si dice Carlo Cracco si pensa alla tv. Ancora meglio… a Masterchef, il talent show culinario di cui è stato giudice per le prime sei stagioni nell’edizione italiana. Poi, nel 2017, l’addio a sorpresa. Che oggi giudica positivamente: «È stata un’ottima scelta», ha confessato al podcast Passa dal Bsmt di Gianluca Gazzoli. «Sono tornato a quello che mi piace di più», cucinare.
Ora al volante di Dinner Club
Anche se il piccolo schermo è rimasto nel cuore del cuoco vicentino, che infatti dal 2021 è tornato sul piccolo schermo con Dinner Club, un programma di Prime Video in cui lo chef viaggia per tutta l’Italia alla riscoperta delle tradizioni più autentiche, in compagnia di ospiti vip: «La tv mi piace sempre. E Dinner Club non è un programma di cucina, ma intrattenimento».
La genesi del suo personaggio da critico intransigente
Come si diventa giudici di Masterchef? Il racconto di Carlo Cracco che risponde a questo questito è piuttosto singolare, anche perché ci svela l’origine del suo personaggio da giudice severo e intransigente. «Masterchef lo conoscevo già perché all’estero era molto conosciuto, però da noi nessuno ci credeva più di tanto», ha raccontato ricordando del suo provino nel 2011. «Mi misero davanti una ragazza, che era una segretaria, con un cannolo siciliano e mi dissero: prova a giudicare. In fondo alla stanza avevo gli autori e pochi altri. E io ho pensato: se faccio quello gentile forse mi prendono, per cui faccio l’opposto, faccio il maleducato. Comincio a essere duro, ci sono andato giù pesante». La reazione dei produttori è inaspettata: «Ho alzato gli occhi e ho visto la gente esultare. Alla fine sono uscito e mi hanno detto: “Preso”. Poi abbiamo iniziato».
L’obiettivo era di lanciare qualche talento con Hell’s Kitchen
Da lì il personaggio si cristallizza: «Cercavo di autogiustificarmi, nel senso che cercavo di essere corretto ma di tenere il punto». L’obiettivo, però, era chiaro: «Mi interessava che qualcuno venisse fuori». E in quest’ottica le maggiori soddisfazioni le ha ricevute da Hell’s Kitchen, altro talent culinario: «Il vincitore della prima edizione (Matteo Grandi, ndr), per esempio, possiede una stella Michelin. Ci sono tantissimi ragazzi di quelli che sono usciti da lì che hanno posizioni importanti», ha aggiunto con orgoglio.
Tutta finzione
«A Hell’s Kitchen era divertente, era completamente finto. Delle volte ridevo della mia cattiveria». Infatti, come ha ben spiegato, in cucina alla fine non c’è mai cattiveria: «Si può essere severi al massimo, ci può essere durante della tensione durante il servizio. Ma poi pensi a recuperare e cerchi di aiutare. Magari il linguaggio è duro ma ci si ferma lì».
La fama difficile da gestire
Da Masterchef e dalla cucina è arrivata la fama, una brutta bestia «difficile da gestire»: «Cerchi di venirne fuori, ci ho messo un po’». Ma dalle stelle si può sempre cadere, come ha fatto lo stesso Cracco che nel 2021 quando ha perso una stella Michelin: «Perderla fa parte dell’esperienza, è sempre formazione. Però non è che abbandoni il tuo lavoro, anzi, lo fai ancora meglio». Il segreto è «essere convinto di quello che fai. Se viene bene, se non viene è uguale». Anche perché Masterchef ormai è un ricordo lontano: «Ormai per me non è più una gara. Tu devi lavorare perché sai lavorare bene e puoi servire come esempio per i ragazzi che lavorano con noi»
Televisione
I Cesaroni 7, la Garbatella riapre le porte: Claudio Amendola torna tra lutti, nuove famiglie e vecchie emozioni
Amendola dirige e interpreta Giulio, affiancato da Ricky Memphis e Lucia Ocone. Sul set il vuoto lasciato da Antonello Fassari, tra intrecci vecchi e nuovi e la bottiglieria di famiglia a rischio asta.

Dieci anni dopo, la Garbatella torna a far parlare di sé. Claudio Amendola riporta in tv la settima stagione dei Cesaroni, e lo fa da regista e protagonista. «Un’emozione enorme e una grande responsabilità», racconta, spiegando come sia stato difficile riannodare il filo del racconto. Stavolta lo sfondo è un’Italia segnata dal Covid, con famiglie che fanno i conti con crisi economiche, cambiamenti e nuove sfide.
Il cast storico non è al completo: via Elena Sofia Ricci, Max Tortora e Alessandra Mastronardi, dentro Ricky Memphis, nei panni del consuocero di Giulio, e Lucia Ocone, intraprendente Livia, decisa a salvare la bottiglieria di famiglia messa all’asta dopo i guai di Augusto (Maurizio Mattioli). Rudi (Niccolò Centioni), Mimmo (Federico Russo) e Marco (Matteo Branciamore) sono tornati, e con loro Virginia (Marta Filippi) e il figlio Adriano.
Da New York rientra Marta (Valentina Bivona), figlia di Marco ed Eva, pronta a riaccendere vecchie dinamiche. Tra le novità, Andrea Arru interpreta Olmo, ragazzo neurodivergente “diretto e affascinante” che conquista Marta. «Dopo undici anni tornare mi ha commosso», dice Branciamore, «Marco impara cosa vuol dire essere padre e finalmente dialoga con Giulio». Filippi, fan della serie da spettatrice, descrive Virginia come “guida e consigliera di un papà alle prese con una figlia adolescente”.
Il set ha dovuto fare i conti con l’assenza di Antonello Fassari, il mitico Cesare: «Insostituibile. Mi commuovo ogni volta che ne parlo», confessa Amendola. Il suo Giulio è invecchiato, ma resta il collante: nonno affettuoso e un po’ all’antica, pronto a chiedere alla nipote se vuole un panino appena tornata dall’America.
I Cesaroni vogliono ancora raccontare la famiglia italiana, tra risate, tensioni e affetti. «In passato tanti genitori mi hanno detto che la serie li ha aiutati», dice Amendola. «Sono certo che anche questa volta qualcuno si riconoscerà».
Televisione
Margot Sikabonyi svela: “Damiano David dei Maneskin? Faceva la comparsa a Un medico in famiglia”
L’attrice, ospite di Caterina Balivo a “La volta buona”, ripercorre i suoi anni nella serie Rai insieme a Eleonora Cadeddu. Tra nostalgia, crescita personale e aneddoti curiosi, torna anche il ricordo di Damiano David dei Maneskin.

Margot Sikabonyi è tornata sotto i riflettori come ospite a La volta buona di Caterina Balivo, regalando ai fan di Un medico in famiglia un momento emozionante. L’attrice, che per nove stagioni ha interpretato Maria Martini nella celebre fiction Rai, ha condiviso i ricordi di un’esperienza che l’ha segnata profondamente. E come in ogni rimpatriata che si rispetti, non poteva mancare una sorpresa: in studio è arrivata Eleonora Cadeddu, la “sorellina” Annuccia Martini nella serie.
Le due attrici, unite da un legame che va oltre il set, hanno ricordato con affetto i momenti vissuti insieme e alcune guest star apparse nella fiction. Tra queste, un nome ha suscitato particolare curiosità: Damiano David, oggi frontman dei Maneskin.
Damiano David: dagli esordi nella fiction al successo mondiale
La Balivo ha riportato alla luce le numerose guest star che hanno calcato il set della serie, ma nessuno si aspettava di sentire nominare Damiano David. Come raccontato da Eleonora Cadeddu, il cantante dei Maneskin aveva interpretato un personaggio con un flirt proprio con Annuccia: “Era un ragazzo trovato su Facebook, me lo sono trovato sul set e dopo qualche anno ho pregato per avere un biglietto dei suoi concerti, ma niente da fare,” ha scherzato l’attrice, ricordando con un sorriso quell’episodio.
Margot Sikabonyi: il peso di essere Maria Martini
Per Margot Sikabonyi, Un medico in famiglia è stato molto più di una semplice esperienza lavorativa: è stata una casa, un rifugio e un percorso di crescita. “Il set era diventato una vera e propria casa,” ha spiegato l’attrice. Ma questo legame così forte ha avuto i suoi lati oscuri. “Quando cresci, hai bisogno di capire chi sei. Io uscivo di casa e mi sentivo dire ‘Ciao Maria’. Il personaggio mi sovrastava. Ho avuto il bisogno di uscire da quella casa meravigliosa, che prima amavo e che ancora oggi amo.”
Dopo aver lasciato il mondo della recitazione, Margot si è dedicata a una nuova vita fatta di yoga, centratura e crescita personale. La sua ricerca l’ha portata a scrivere il libro Lara vuole essere felice, un testo che esplora la felicità e il modo di viverla nel presente. “Io non ho la chiave perfetta per la felicità,” ha confessato l’attrice, “ma accettare che questo momento presente sia l’unica cosa che abbiamo è fondamentale. Questa ricerca costante verso ciò che verrà o ciò che è stato ci fa stare male. Bisogna imparare a essere presenti.”
Un viaggio tra passato e presente
L’intervista di Margot Sikabonyi a La volta buona non è stata solo un’occasione per parlare di ricordi, ma anche di trasformazioni. Dall’attrice che viveva in simbiosi con Maria Martini alla donna che oggi insegna yoga e condivide pensieri profondi sui social, il viaggio è stato lungo e significativo. Ma, come dimostra la sua emozione nel ritrovarsi con Eleonora Cadeddu, il legame con Un medico in famiglia e quella “casa” rimane intatto.
E se Damiano David oggi calca i palchi di tutto il mondo, Margot Sikabonyi e Annuccia Martini continuano a portare con sé l’eredità di una fiction che ha segnato un’epoca della televisione italiana. Tra risate, nostalgia e qualche insegnamento di vita, il ricordo delle sorelle Martini è più vivo che mai.
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