Televisione
Galeotto fu “Ballando”: le coppie nate sul set e il ripensamento di Angelo Madonia
Ballando con le Stelle compie venti anni e la Carlucci può ritenersi a pieno titolo soddisfatta del suo format, dato che ancora appassiona moltissimo spettatori di tutte le fasce d’età. Le polemiche generate dalla gara sono in grado di coinvolgere l’audience… ma tra i concorrenti c’è anche spazio per l’amore!
Lo show danzerino condotto da Milly Carlucci rappreenta una vera e propria sicurezza per il palinsesto di prima serata di Rai 1. Anche questo anno sta collezionando ascolti stellari, merito anche di un cast che lascia con il fiato sospeso tra coreografie perfette e tante discussioni. Ma anche grazie a tanti ospiti speciali come – per esempio – Barbara d’Urso che si è prestata a ballerina Vip per una notte. Nel corso degli anni, infatti, grazie al lavoro spalla a spalla tra ballerini Vip e ballerini professionisti, si sono formate tante coppie, più o meno salde…
2005: Cristina Chiabotto e Fabio Fulco
Si tratta della prima storia d’amore nata sulla pista da ballo più famosa della TV. L’ex Miss Italia, Cristina Chiabotto e l’attore Fabio Fulco si conoscono e si innamortano, portando avanti una relazione durata diversi anni, anche se nel 2017 arriva l’annuncio della loro rottura.
2006: Massimiliano Rosolino e Natalia Titova
Si tratta della coppia forse più riuscita tra quelle generate dal programma. La scintilla tra l’ex campione di nuoto e la ballerina russa è scoccata durante la terza edizione nel 2006. Ancora oggi, a quasi vent’anni di distanza e dopo aver messo al mondo due splendide figlie, sono tra le coppie VIP più affiatate del mondo dello spettacolo!
2011: Christian Panucci e Samanta Togni
Era il 2011 quando l’ex calciatore Christian Panucci incontrò la ballerina Samanta Togni., rimanendone assolutamente folgorato. Lui ballava in coppia con Agnese Junkure, mentre la Togni era la maestra di ballo dell’attore tedesco Gedeon Burkhard. La loro storia è terminata dopo tre anni.
2021: Arisa e Vito Coppola
Nel 2021 il pubblico è stato testimone della nascita di un amore, quello tra la cantante Arisa e il maestro di ballo di origini campane, Vito Coppola. Un’alchimia che ha colpito tutti, sia spettatori da casa che i giudici. Oltre all’amore arrivò anche la vittoria del programma, in compenso il loro sentimento si è sgonfiato dopo pochi mesi…
2022: Ema Stokholma e Angelo Madonia
Una bella coppia, quella formata da Ema Stokholma e Angelo Madonia, che è entrata nel cuore dei follower di Ballando. Quell’anno, la splendida coppia si aggiudicò il terzo posto. Una volta terminata la trasmissione, la loro storia è proseguita per un anno circa.
2023: Lorenzo Tano e Lucrezia Lando
Il figlio di Rocco Siffredi, lorenzo, ha trovato l’amore sgambettando! Durante l’edizione del 2023 è rimasto ammaliato dalla sua maestra di ballo, Lucrezia Lando. A distanza di un anno dal termine della trasmissione (nella quale si piazzarono al tertzo posto), i due appaiono inseparabili: un grande amore? Sarà il tempo a dircelo.
2024: Bianca Guaccero e Giovanni Pernice
Molto recente la liaison tra Bianca Guaccero e Giovanni Pernice, quest’ultimo al suo primo anno come maestro in tv! L’intesa tra i due è assolutamente palpabile, tanto che gran parte del pubblico non può far a meno di tifare per loro, sia come coppia di ballo che nella vita.
2024: Sonia Bruganelli e Angelo Madonia
L’attuale edizione sta dispensando sentimenti a iosa: anche l’ex moglie di Paolo Bonolis, Sonia Bruganelli, sembrerebbe aver trovato il suo amore, questa volta non davanti le telecamere. La scorsa primavera era stata pizzicata in compagnia del maestro di ballo Angelo Madonia. Una volta confermato il flirt, durante l’edizione 2024 i due – di comune accordo – hanno deciso di non gareggiare insieme. Recentemente la Bruganelli sta un po’ ritrattando le sue posizioni circa il sentimento, vero o presunto, nei confronti di Madonia. Tanto che c’è qualcuno che parla di un possibile riavvicinamento all’ex marito, il conduttore Paolo Bonolis.
Madonia ci ha ripensato…
Attraverso una diretta su Instagram il maestro di ballo ha svelato come ha trascorso i suoi primi giorni lontano da Ballando con le stelle. Il ballerino, infatti, è stato escluso dalla competizione, dove gareggiava con Federica Pellegrini, a causa di alcune “divergenze professionali”, sostituito da Samuel Peron, poi infortunatori e sostituito da Pasquale La Rocca, reduce dal ritiro con Nina Zilli. Madonia – in questo momento “disoccupato” – può concedersi un po’ di riposo. Sull’allontanamento ha dichiarato: “Forse in molti si aspettavano un mio intervento polemico, ma non ho niente da dire. E’ andata come è andata. Sono contento dei risultato che ho visto sabato, frutto di quello in cui credo. In bocca al lupo, che vinca il migliore“. Rispondendo a chi gli ha scritto che forse doveva fare coppia con Sonia Bruganelli. “Forse, chi lo sa“, è stata la laconica risposta…
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Televisione
Un 2025 da urlo: un anno rivelatore per il network LaC che conquista 100 milioni di visualizzazioni
I numeri, però, contano solo se accompagnati da una responsabilità editoriale chiara. Ed è così che ci avviamo al 2026: con nuove sfide, nuovi format, nuovi modelli informativi. Continuando a essere una voce indipendente
Il 2025 è stato l’anno del nostro network.
Un anno in cui un modello di informazione ha dimostrato, nei fatti, di saper coniugare autorevolezza e prossimità, rigore e ascolto. Lo hanno testimoniato le voci che sono passate dai nostri microfoni: imprenditori, magistrati, rappresentanti delle istituzioni, del mondo ecclesiale. Ma soprattutto lo hanno testimoniato i cittadini comuni, che hanno trovato nelle nostre testate un luogo reale, non retorico, dove poter raccontare bisogni, ingiustizie, speranze.
Un riconoscimento che si è tradotto anche nei numeri: un boom di visualizzazioni che ha reso LaC il primo network nell’arco delle ventiquattro ore. Sono 100 milioni le visualizzazioni del 2025 su tutte le testate editoriali del Gruppo.
Ma i numeri, da soli, non bastano. Contano solo se accompagnati da una responsabilità editoriale chiara.
Ed è questa responsabilità che ci accompagna nel 2026. Un anno che si apre con nuove sfide, nuovi format, nuovi modelli informativi. In un tempo in cui l’editoria cambia rapidamente e lo Stato arretra sempre più nel sostegno all’informazione libera e indipendente, fare informazione diventa un atto di coraggio. Richiede scelte nette, sacrifici, visione. Richiede di non essere mai megafono del potere né strumento di parte, ma spazio di equilibrio tra istituzioni e cittadini, tra denuncia e proposta, tra cronaca e futuro.
Noi andremo avanti così. Abbiamo alle spalle un gruppo editoriale di primaria importanza nazionale. E questa è una garanzia per tutti noi, per i nostri lettori, per la libertà delle nostre testate nazionali, regionali e locali.
Televisione
Amadeus verso un ritorno in Rai? L’aria al Nove si fa pesante e il conduttore potrebbe rientrare dopo l’addio milionario
Il futuro di Amadeus sembra sempre meno legato al Nove. L’ipotesi del rientro a Viale Mazzini guadagna terreno: tra format musicali, access estivi e il post-Conti a Sanremo, la tv pubblica potrebbe tornare a corteggiarlo. Resta il nodo del clamoroso divorzio di un anno fa.
Il passaggio di Amadeus a Warner Bros Discovery doveva essere il colpo del decennio. Ma i numeri raccontano altro: il conduttore non è riuscito a spostare il “suo” pubblico, quello che per cinque Festival di Sanremo lo aveva seguito ovunque. Al Nove gli ascolti restano tiepidi, il traino non decolla e la rete non guadagna la centralità attesa. Una situazione che, a pochi mesi dal debutto, sta alimentando una domanda sempre più insistente: Amadeus tornerà in Rai?
La Rai osserva, De Martino corre, Scotti domina
Negli spazi che un tempo erano segnati dal marchio Amadeus, ora a brillare è Stefano De Martino. Affari tuoi è saldamente suo e l’access lo vede volare, mentre Gerry Scotti, con La Ruota della Fortuna, continua a macinare ascolti dall’altra parte della barricata. Il risultato? Il conduttore che sembrava irraggiungibile ora rincorre due concorrenti che non sbagliano un colpo. E alla Rai qualcuno si chiede se non sia il momento di riaprire le porte.
Quel contratto rifiutato e il nodo “Canossa”
Il vero ostacolo non è creativo, ma politico. Prima di andarsene, la Rai aveva offerto ad Amadeus un contratto sontuoso: rinnovo, struttura dedicata alla creazione di nuovi format, centralità totale nei palinsesti. Rifiutò tutto per approdare a Discovery. Per tornare in Rai, dicono fonti interne, servirebbe “passare da Canossa”, almeno simbolicamente: una mossa di umiltà per ricucire lo strappo.
Mirror, un nuovo access e il dopo-Conti
Ma cosa farebbe Amadeus in Rai? I progetti non mancano. In cima alla lista c’è Mirror (titolo provvisorio), un programma musicale che strizza l’occhio alle storiche Serate d’onore di Pippo Baudo e che potrebbe debuttare con l’amico Fiorello in apertura. Poi un nuovo access estivo da testare su Rai1, un game show pensato come alternativa alla corazzata Affari tuoi. E soprattutto c’è una poltrona che nel 2026 diventerà bollente: il dopo-Conti al Festival di Sanremo. Se la Rai volesse davvero il rientro del suo ex uomo di punta, quello sarebbe il terreno perfetto.
Per ora è solo un sussurro nei corridoi, ma cresce. Perché il Nove non basta, e la Rai aspetta il momento giusto per bussare di nuovo.
Televisione
Sandokan 2025: dieci errori imperdonabili della serie che ha conquistato la tv
Dal Sandokan senza patria alla Marianna suffragetta, dal Borneo trasformato in macchia mediterranea a Yanez ridotto a macchietta, fino alla scena della tigre svuotata del suo mito: un decalogo di errori evitabili che ha fatto infuriare gli appassionati.
Si può applaudire il successo televisivo, la macchina produttiva imponente, il clamore del ritorno di un personaggio che appartiene all’immaginario collettivo italiano. Ma per chi conosce Le Tigri di Mompracem e la saga salgariana, la visione di Sandokan 2025 è stata un susseguirsi di cortocircuiti. La serie non si limita a modernizzare; compie una riscrittura così ampia da cancellare identità, motivazioni e simboli.
Gli spettatori occasionali si divertono; i lettori restano a guardare un mondo che non è più quello di Salgari. Ed è un peccato, perché con una produzione da 30 milioni di euro bastava davvero poco per evitare certe cadute.
Ecco il decalogo degli errori più gravi.
1. Un Sandokan senza patria
Nei romanzi è principe del Borneo, ultimo erede di un regno distrutto dall’espansione coloniale. La sua furia nasce dalla perdita della terra, del popolo, del titolo. Nella serie, Sandokan viene reinventato come uomo cresciuto a Singapore, con un’identità vaga e un passato che non affonda più in una storia politica. La Tigre della Malesia diventa un protagonista qualunque, sradicato, pronto per il consumo globale. L’eroismo perde i suoi motivi, resta solo il muscolo.
2. Lord James Brooke riscritto: dal Raja bianco al rivale di turno
Brooke, figura storica, nel libro è il governatore di Sarawak, è il perno britannico del ciclo. La sua ambiguità, la sua potenza e la sua relazione con la giovane sono parti essenziali del conflitto. Qui viene cancellato. Al suo posto nella serie TV appare un giovane cacciatore di pirati, ridotto a rivale romantico di Sandokan, mentre Lord Guillonk (che nel libro è lo zio), diventa padre di Marianna e governatore di Labuan
3. Marianna diventa una suffragetta nel 1840
La Perla di Labuan è uno dei personaggi più delicati della saga: coraggiosa, curiosa, pronta a sfidare le convenzioni, ma sempre dentro i confini della sua epoca.
Nella serie diventa un personaggio da fiction contemporanea: cavalca da sola nella giungla, sfida ufficiali inglesi, usa espressioni moderne (“ipotermia”) e si comporta come una ribelle del XXI secolo. La credibilità storica evapora, e con essa il senso della sua trasformazione nell’incontro con Sandokan.
4. Abiti e armi fuori periodo
L’Ottocento di Salgari ha un’estetica precisa: sciabole, moschetti, uniformi britanniche, vesti coloniali. La serie sceglie un look “alla moda”, con costumi ibridi, armi fuori contesto e uniformi non coerenti. L’effetto è quello di un parco avventura più che di un mondo storico. Anche chi non è esperto percepisce che qualcosa non funziona.
5. L’eliminazione del colonnello Fitzgerald
Un personaggio chiave nella serie del 76 che è rimasto nel cuore di chi amato lo sceneggiato di Sollima è il colonnello Fitzgerald, giovane, carismatico, antagonista credibile, rappresenta l’Inghilterra che osserva Sandokan con rispettosa diffidenza. In Salgari, quel personaggio addirittura non c’è: c’era invece il baronetto Sir William Rosenthal. Nella serie Fitzgerald sparisce e viene sostituito da Murray, un sergente attempato che sfocia spesso nella macchietta comica. La tensione romantica e militare che Fitzgerald incarnava svanisce, e con essa una parte dell’equilibrio drammatico originale.
6. Il Borneo… con il rosmarino italiano
Le scene girate tra Calabria, Toscana e Lazio sono suggestive, ma non possono diventare il Borneo. Nella serie compaiono rosmarini, pini marittimi, macchia mediterranea, colline bruciate dal sole. Nessuna umidità equatoriale, nessuna vegetazione tropicale. L’esotismo salgariano, fatto di giungle fitte e incandescenti, viene sostituito da una botanica evidentemente fuori posto.
7. Terminologie anacronistiche e dialoghi moderni
Marianna che parla di “ipotermia” mentre tira fuori Sandokan da un’acqua a 30 gradi rischia di diventare la scena simbolo dell’incongruenza. Termini medici moderni, espressioni contemporanee, modi di pensare incompatibili con l’epoca: il linguaggio tradisce continuamente il contesto ottocentesco. Un errore di scrittura che rompe l’illusione storica a ogni frase.
8. La scomparsa delle Tigri della Malesia e Yanez diventa un buffone
Nel romanzo, le Tigri sono una confraternita ribelle, un nucleo carismatico. Nella serie diventano pirati occidentalizzati, quasi comparse. Spariscono quasi del tutto figure fondamentali come Sambigliong e Tremal-Naik. Con loro scompare il senso epico del gruppo, l’identità stessa del movimento ribelle, ridotto a un contorno rumoroso che non aggiunge niente. Yanez de Gomera è l’ironia fatta persona: elegante, lucidissimo, fumatore instancabile, la mente che integra la furia di Sandokan.È forse il personaggio più raffinato di Salgari. La serie lo trasforma in un giullare pieno di battutine e risatine, interpretato da Preziosi con un registro leggero che non ha nulla a che fare con l’archetipo originale. È un tradimento profondo: senza il vero Yanez, Sandokan è un eroe dimezzato.
9. Persino Giuseppe Verdi è fuoriposto
Durante la serata organizzata per il compleanno di Marianna nel palazzo del console qualcosa non torna. Ci riferiamo alla musica. Gli appassionati di lirica l’avranno individuato in pochi secondi: l’orchestrina che anima il ballo esegue alcuni brani tratti da La Traviata di Giuseppe Verdi. Una scelta…impossibile! Perché siamo nel1841, mentre l’opera in questione sarebbe stata composta solo nel 1853. Pertanto la distanza di dodici anni trasforma la musica in un messaggio fuori dal tempo.
10. La scena della tigre: addio al mito
Nel romanzo e nello sceneggiato del ’76 è una scena sacra: Sandokan affronta la tigre, rischia la vita, dimostra coraggio, salva Marianna. Nel 2025 assistiamo a un animatronic poco credibile, una Marianna imprudente che si caccia nei guai e un Brooke che uccide la tigre con un colpo di fucile. Il rito eroico diventa un episodio confuso. La magia si dissolve.
A conti fatti, Sandokan 2025 non fallisce per colpa di Can Yaman o dei singoli attori: fallisce perché tradisce l’universo che avrebbe dovuto raccontare. Con un budget da 30 milioni di euro, bastava rispettare ciò che rendeva la storia unica. Invece si è scelta la via del fumettone globalizzato, sacrificando la profondità, la storia, il mito. E una Tigre senza mito, purtroppo, graffia molto meno.
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