Televisione
Luca Argentero: vent’anni di cinema, l’impegno sociale e la sfida “alcol free” con Sodamore
Dal successo di Doc al lancio del brand che rivoluziona il bere consapevole. “L’empatia è la mia arma segreta: l’unica che può salvarci davvero”.

Vent’anni davanti alla macchina da presa, un personaggio – Andrea Fanti in Doc – che è entrato nell’immaginario collettivo, un impegno costante nel sociale e ora la voglia di mettersi in gioco come imprenditore. Luca Argentero non si ferma. Cerca nuove strade, sfide che abbiano senso. Così è nata Sodamore, prima una bibita, poi un brand, un’esperienza che va oltre il bere: convivialità diversa, “alcol free”, senza rinunciare al gusto.
«Cercavo una bibita fresca, analcolica, senza zuccheri artificiali, made in Italy, ma sugli scaffali non c’era», racconta. «Così con un amico, oggi mio socio, ci siamo detti: perché non proviamo a farla noi? All’inizio lo avevamo preso come un gioco, ma poi abbiamo capito che era una cosa seria».
Dalla soda alla birra il passo è stato breve. «La birra era nei nostri piani da subito. La soda è stata solo il punto di partenza. L’obiettivo è costruire una gamma completa: vino, amaro, magari un gin. Tutto rigorosamente alcohol free. Non si tratta di rinunciare, ma di distinguersi senza sentirsi diversi. È anche una sfida culturale, perché in Italia il bere ha un valore identitario».
Radici piemontesi, un casale in Umbria e un’idea precisa di cucina. «Mio nonno portava mio padre nell’orto, mio padre portava me e ora io ci porto i miei figli. Non compro una bottiglia di olio industriale da vent’anni. È una questione educativa, un modo di intendere la vita: ciò che mangi racconta chi sei».
Il discorso torna sempre lì: empatia e consapevolezza. «È sorprendente che ci siano bambini convinti che il mais cresca nelle scatolette. La consapevolezza parte dall’educazione. Per me è naturale pensare che la terra ti dia i suoi frutti, ed è quello che cerco di insegnare ai miei figli».
Argentero viaggia molto, ma resta fedele a questa filosofia. «Paradossalmente, nei luoghi più remoti del mondo è ancora più facile trovare verdure, carne, ingredienti essenziali. Il cibo industriale è quasi sempre una cattiva abitudine».
Sul futuro di Sodamore ammette: «Siamo quattro ragazzi che nella vita fanno anche altro. Portare i nostri prodotti fuori dall’Italia sarebbe bellissimo, ma servono tempo e risorse. Intanto siamo negli store italiani dell’Antico Vinaio, e vederci lì è già una soddisfazione enorme».
E in cucina? «So cucinare praticamente tutto, tranne i dolci. Non mi piacciono, quindi non li preparo. Mi diverto con le verdure: una semplice ratatouille può essere un piatto gratificante».
Quest’anno festeggia vent’anni di carriera. «Andrea Fanti in Doc è il personaggio a cui sono più legato. È come se avessi dato utilità al mio mestiere. Ed è raro». La chiave? «L’empatia. Doc funziona perché parla di questo, ed è il tema del nostro tempo. L’unica cosa che può salvarci».
Lo stesso spirito che ha dato vita alla Onlus 1 Caffè. «È stata la prima realtà sociale digitale per sostenere le piccole associazioni no profit italiane. Dal 2011 abbiamo aiutato più di 900 realtà, garantendo la trasparenza dei fondi. È qualcosa di cui vado molto fiero».
Cinema, sociale, impresa: un mosaico che ha un filo comune. La voglia di costruire, di mettere insieme passione e responsabilità. Argentero oggi è tutto questo: attore, padre, imprenditore, testimone di un’idea semplice e radicale. Che la vera forza, alla fine, sia proprio l’empatia
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Televisione
La pace è finita: Rai e Mediaset ai ferri corti, “Ok, il prezzo è giusto!” pronto a sbarcare su Rai1. E Pier Silvio Berlusconi si ritrova accerchiato
L’azienda pubblica tratta in fase avanzata per riportare in vita lo storico game del Biscione in access prime time. Dopo la D’Urso, Belen e Mammucari, un altro simbolo Mediaset rischia di cambiare casacca.

Il patto di non belligeranza tra i due colossi della tv italiana è definitivamente saltato. Per anni un equilibrio tacito aveva regolato la competizione: colpi bassi sì, ma senza mai colpire il cuore identitario del rivale. Oggi non più. La notizia che la Rai starebbe trattando in fase avanzata per riportare sugli schermi “Ok, il prezzo è giusto!”, storico game show di Mediaset, ha il sapore di una dichiarazione di guerra. Secondo indiscrezioni, il programma potrebbe approdare su Rai1 già nella tarda primavera 2026, in access prime time, o al più tardi durante l’estate al posto di Techetechetè.
Per Pier Silvio Berlusconi sarebbe uno smacco diretto, l’ennesimo dopo l’arrivo a Viale Mazzini di Barbara D’Urso e Belen Rodriguez a Ballando con le stelle, di Teo Mammucari a Domenica In e lo spin-off di Chi ha incastrato Peter Pan? in versione The Jackal su Rai2. Una serie di colpi che hanno minato la pax televisiva e reso la nuova stagione uno scontro senza esclusione di colpi.
L’innesco è arrivato da Gerry Scotti e dalla sua Ruota della fortuna, tornata con ascolti sorprendenti. Galvanizzato, Pier Silvio ha elogiato lo show e punzecchiato Affari Tuoi, il format di Rai1 guidato da Stefano De Martino. Un affondo che non è passato inosservato.
La replica di Viale Mazzini è stata affidata a Williams Di Liberatore, direttore Intrattenimento Prime Time: «Grazie ad Affari tuoi e a Stefano De Martino, la Rai ha recuperato sei punti di share in appena due giorni, confermando la solidità del nostro intrattenimento e il legame con il pubblico». Ma non si è fermato lì. Con un attacco diretto al Biscione, ha aggiunto: «La Rai ha un’offerta ampia, completa e unica. Se i parametri del confronto sono la qualità editoriale, la valorizzazione della lingua e della cultura, possiamo sostenere con orgoglio che per la Rai sono territori consolidati, mentre per altri continuano a essere scarsamente esplorati».
Non più schermaglie, ma guerra aperta. Ogni programmazione viene letta come provocazione, ogni casting come un’arma di conquista. Se davvero “Ok, il prezzo è giusto!” dovesse tornare su Rai1, il colpo avrebbe un valore simbolico enorme: sottrarre un format che ha fatto la storia di Mediaset e trasformarlo in un trofeo di Viale Mazzini.
Il pubblico, intanto, assiste a un risiko televisivo che somiglia sempre più a una guerra di simboli e di share. Ogni punto vale milioni, ogni spot diventa terreno di battaglia. La stagione 2025/2026 non sarà solo televisione: sarà una guerra fredda – ormai caldissima – combattuta a colpi di palinsesti, con Pier Silvio Berlusconi e Williams Di Liberatore nei ruoli di generali rivali.
Televisione
X Factor 2025 senza Manuel Agnelli: il “ritiro da vincente” spiegato da Jake La Furia
Alla conferenza stampa di presentazione del talent, il rapper dei Club Dogo ha chiarito le ragioni dell’assenza dello storico giudice. Nessun litigio o tensione interna: Agnelli lascia dopo sei edizioni e una vittoria, proprio come Mourinho dopo il triplete.

La nuova edizione di X Factor sta per partire e, come già anticipato nei mesi scorsi, non ci sarà Manuel Agnelli in giuria. La sua assenza, tuttavia, è stata al centro della conferenza stampa ufficiale di presentazione del programma, tenutasi a Milano, dove Jake La Furia ha voluto sgomberare il campo da equivoci e gossip.
«Non è stato un addio doloroso», ha spiegato il rapper. «L’anno scorso ha vinto con Mimì, spiazzando tutti, visto che Achille Lauro ne aveva addirittura tre in finale. Ha fatto come Mourinho dopo il triplete con l’Inter: ha scelto di lasciare da vincente».
L’ironia per sdrammatizzare
Con il suo solito tono diretto e scherzoso, Jake ha aggiunto: «Manuel ha vinto al SuperEnalotto e ora vive ai Caraibi», battuta che ha strappato una risata ai presenti, sdrammatizzando un’uscita che molti fan avevano accolto con dispiacere. Dietro l’addio, però, c’è una scelta consapevole: prendersi una pausa, senza alimentare polemiche o tensioni.
Perché se l’assenza di Agnelli era l’“elefante nella stanza”, i vertici del programma hanno preferito affrontarla con leggerezza, confermando che non esistono frizioni con altri giurati. Dopo sei edizioni e una vittoria significativa, il leader degli Afterhours ha deciso di fermarsi, ma la sua è più una pausa che un addio definitivo.
La staffetta con Francesco Gabbani
A raccogliere il testimone sarà Francesco Gabbani, che con autoironia ha raccontato il passaggio di consegne: «Manuel mi ha chiesto un anno sabbatico e io mi sono reso disponibile. Io però sogno ancora di tornare a zappare la terra!». Una battuta che ha contribuito a confermare l’atmosfera serena nella nuova squadra di giudici.
Accanto a lui restano Fedez, Ambra Angiolini e Achille Lauro, quest’ultimo protagonista di voci insistenti su un presunto attrito con Agnelli. Indiscrezioni che la conferenza ha definitivamente smentito. «Manuel è un artista che vive di emozioni e di scelte personali, non c’è stato alcun litigio», ha ribadito Jake La Furia.
Nessun addio definitivo
Agnelli, d’altra parte, non ha mai escluso un ritorno in futuro. Lo stesso Jake ha scherzato: «Magari l’anno prossimo Gabbani tornerà davvero a zappare e tornerà Manuel». L’impressione è che la porta resti aperta, in un talent che da sempre gioca anche sulla rotazione dei suoi giudici.
Per ora, X Factor 2025 riparte con una giuria rinnovata ma compatta, pronta a dare spazio a nuove voci e nuove storie. Manuel Agnelli esce di scena da campione, lasciando un segno profondo nel talent che, dal suo debutto, ha contribuito a lanciare artisti e a rinnovare il panorama musicale italiano.
Televisione
Amadeus non chiude la porta a Sanremo: “Lo rifarei, ma solo con Fiorello”
Il conduttore rompe il silenzio e torna a parlare del Festival. Nessuna chiusura definitiva: “Se dicessi di no direi una grossa bugia”. Ma mette subito le condizioni: senza lo showman siciliano non ci sarebbe futuro sul palco dell’Ariston.

Amadeus non si smentisce: diretto, pragmatico, poco incline a fare giri di parole. A pochi mesi dal passaggio a Nove e dopo cinque edizioni da record, il conduttore non ha escluso un clamoroso ritorno a Sanremo. “Se rifarei mai il Festival di Sanremo? Sarò molto sincero. Se dicessi di no direi una grossa bugia. Certo che se dovesse ricapitare l’occasione con le giuste condizioni lo farei, sempre con Fiorello però”, ha dichiarato senza esitazioni.
Cinque anni di successi hanno trasformato la coppia Amadeus-Fiorello in una macchina perfetta, capace di riscrivere le regole del Festival. Eppure, le dinamiche televisive non sono mai scolpite nella pietra. “Io sento che lui mi sta insultando – ha scherzato Amadeus – ma lo farei ancora con lui”. L’unica vera condizione, insomma, è la presenza del compagno di viaggio che ha reso le serate dell’Ariston più simili a uno show totale che a una semplice kermesse musicale.
Il nodo resta il rapporto con la Rai. Dopo la rottura e il salto a Discovery, non è detto che a Viale Mazzini siano pronti a riabbracciare così facilmente l’uomo che ha incarnato la rinascita sanremese. Le logiche aziendali, si sa, hanno il loro peso. Ma la disponibilità c’è e il segnale arriva forte: nessun addio definitivo, nessun ponte bruciato.
Per convincerlo, la Rai dovrebbe offrire le “giuste condizioni”, come lui stesso sottolinea. Tradotto: libertà editoriale, spazi adeguati, e soprattutto l’assicurazione di avere Fiorello accanto. Un patto d’acciaio che in passato ha funzionato alla perfezione e che, nelle intenzioni di Amadeus, resta imprescindibile.
Per ora restano solo le parole e le ipotesi. Ma in un mondo televisivo fatto di ritorni, clamorosi cambi di casacca e sorprese dietro l’angolo, mai dire mai. Sanremo, in fondo, è più di un programma: è il palco che consacra e brucia, costruisce e distrugge. E Amadeus lo sa bene.
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