Televisione
Simone Di Pasquale torna in pista: dopo tre anni da giudice, di nuovo maestro a “Ballando con le stelle”
Dopo 16 edizioni da ballerino e tre stagioni come giudice popolare, Simone Di Pasquale riprende il ruolo che lo ha reso famoso: insegnare il ballo a una nuova star.

Cambio di ruolo – anzi, di scarpe – per Simone Di Pasquale. Lo storico protagonista di Ballando con le stelle, presente fin dal 2005, tornerà a vestire i panni di maestro nella prossima edizione del dance show di Rai 1, al via questo autunno e pronta a festeggiare i 20 anni di vita.
L’annuncio è arrivato direttamente dai social ufficiali di Milly Carlucci e della produzione, con un video ironico in cui Di Pasquale finge di scoprire la notizia sfogliando una rivista. “Un ritorno che profuma di storia e passione”, recita il post che accompagna le immagini, sancendo così il suo rientro sulla pista più famosa della tv.
Dal 2005 al 2021, Di Pasquale è stato uno dei maestri più amati e vincenti del programma, portando a casa la vittoria nella prima edizione al fianco di Hoara Borselli. Dopo 16 stagioni da ballerino, aveva scelto di restare in famiglia ma cambiando prospettiva, entrando nella giuria popolare insieme a Rossella Erra e Sara Di Vaira. Un ruolo diverso, più da commentatore che da protagonista in gara, che ora lascia per tornare alle origini.
“Sono pronto a rimettermi in gioco – ha detto –. Ogni edizione è una sfida, e questa lo sarà ancora di più”. Il partner con cui farà coppia quest’anno non è ancora stato annunciato, ma l’attesa cresce anche per scoprire la chimica che saprà creare con la nuova celebrità.
Intanto, il cast dei concorrenti si arricchisce di nomi che promettono scintille in pista e davanti alle telecamere: tra i volti confermati ci sono la Signora Coriandoli/Maurizio Ferrini, Rosa Chemical, Francesca Fialdini, Andrea Delogu, Marcella Bella, Barbara d’Urso e Martina Colombari. Un mix di ironia, stile, carisma e personalità forti, su cui Milly Carlucci punta per celebrare in grande stile il ventennale del programma.
Con il ritorno di Di Pasquale, Ballando si regala un tassello di memoria e cuore, pronto a trasformare nostalgia e esperienza in nuova energia da applauso.
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Televisione
Nancy Brilli replica a Selvaggia Lucarelli: “Una frase infelice. Non avevo chiesto sconti a nessuno”
Selvaggia Lucarelli aveva ironizzato dicendo che “non può esserci il bonus lutto animale domestico”. Nancy Brilli, ancora scossa per la perdita del suo amico a quattro zampe, racconta a Gente la sua delusione ma anche l’affetto ricevuto dal pubblico.

“Non mi aspettavo una frase del genere, mi ha lasciata senza parole.” Così Nancy Brilli racconta al settimanale Gente il suo stupore dopo il commento di Selvaggia Lucarelli a Ballando con le Stelle.
La giudice del programma aveva ironizzato sullo stato d’animo dell’attrice, visibilmente provata per la morte del suo cane, dicendo: “Non può esserci il bonus lutto animale domestico”. Una battuta che, come spesso accade con Selvaggia, ha fatto discutere e diviso il pubblico.
Brilli però non cerca vendette, ma chiarezza: “Io non avevo chiesto sconti a nessuno. Sebbene fossi fuori fase e avessi il magone, ho ultimato il ballo. È strano che sia emerso un commento così infelice da una donna come Selvaggia, che ama gli animali e che ha sempre un uso sapiente delle parole. È stata una battuta venuta male”.
Dietro il tono misurato si intuisce la delusione. Nancy, che ha sempre mostrato una forte empatia verso il mondo animale, non ha nascosto la fatica di affrontare la puntata con il cuore spezzato: “La sera, arrivata a casa, ero esausta ma sono stata travolta da messaggi che mi hanno scaldato il cuore. Tanta gente mi ha scritto per raccontarmi del dolore di aver perso il proprio cane o gatto. È stato commovente”.
Mentre la polemica si gonfia sui social, la Brilli ha scelto di rispondere con eleganza, senza scivolare nel rancore: “Ognuno può sbagliare, l’importante è rendersene conto. Io ho continuato a ballare anche col magone, perché la vita – come la pista – va avanti”.
Una risposta composta, ma tagliente nella sostanza. E che conferma ancora una volta che, dietro il sorriso luminoso di Nancy Brilli, c’è una donna che non si piega neanche davanti a una battuta infelice.
Televisione
Selvaggia Lucarelli: “Mi avevano offerto il Grande Fratello, ma era troppo tardi. Ho scelto Ballando con le Stelle”
“L’offerta è arrivata troppo a ridosso dell’inizio di Ballando con le Stelle – spiega Selvaggia – e così abbiamo capito entrambi che era meglio continuare con il programma di Rai1.” Nessun rimpianto, solo una scelta di coerenza professionale.

Selvaggia Lucarelli ha svelato un retroscena inedito sulla sua carriera televisiva: un’offerta per partecipare al Grande Fratello. Una proposta allettante, arrivata però fuori tempo massimo.
“L’offerta per il Grande Fratello è arrivata molto tardi, molto a ridosso dall’inizio di Ballando con le Stelle – racconta – e quindi in qualche modo non ne abbiamo neanche discusso. Ho capito io, e lo hanno capito anche loro, che i tempi erano sbagliati. Era giusto che io continuassi a lavorare con Milly Carlucci.”
Parole che confermano il rapporto di stima e lealtà reciproca che lega la giornalista alla conduttrice di Rai1, con cui condivide ormai da anni il tavolo dei giudici del popolare dance show.
L’invito di Mediaset, arrivato secondo i rumors a ridosso della nuova stagione del reality condotto da Alfonso Signorini, avrebbe potuto cambiare la traiettoria televisiva di Selvaggia, che invece ha preferito restare fedele alla trasmissione che l’ha consacrata come una delle opinioniste più temute e seguite del piccolo schermo.
“Ballando” è da sempre il suo terreno naturale, quello dove tra ironia, giudizi taglienti e duelli verbali è riuscita a trasformarsi in un personaggio imprescindibile del programma. E forse anche per questo la giornalista non ha voluto rischiare un passo falso televisivo, scegliendo la coerenza alla curiosità.
Una scelta che le è valsa anche l’apprezzamento dei fan, che sui social hanno commentato: “Meglio la giuria che la Casa”. E in effetti, conoscendo Selvaggia, è difficile immaginarla in un confessionale: lei le verità le preferisce dire in diretta.
Televisione
Charlie Hunnam, l’uomo che guarda nell’abisso: “Interpretare Ed Gein mi ha terrorizzato”
Tra trasformazioni fisiche estreme, introspezione psicologica e la sfida di umanizzare il male: il ritorno di Hunnam segna una delle prove più intense della sua carriera.

Non è facile spaventare Charlie Hunnam. Eppure, lo stesso attore che per anni ha incarnato il carisma ribelle di Sons of Anarchy ammette che il suo ultimo ruolo lo ha «terrorizzato». Il motivo è semplice: per la terza stagione della serie antologica di Netflix Monster, ideata da Ryan Murphy e Ian Brennan, Hunnam è chiamato a vestire i panni di Ed Gein, il serial killer del Wisconsin la cui storia ha ispirato capolavori come Psycho, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti.
L’interpretazione ha richiesto all’attore britannico un’immersione profonda e disturbante nei meandri della mente umana. «Questo ruolo mi ha costretto a guardare il lato più oscuro dell’uomo — ha raccontato in un’intervista —. Non volevo che diventasse una caricatura del male. Dovevo capire come un essere umano possa arrivare a tanto».
Un viaggio nella follia americana
Ambientata negli anni Cinquanta, Monster: La storia di Ed Gein ricostruisce la vicenda del “macellaio di Plainfield”, noto per i suoi crimini che scioccarono l’America rurale. Dopo il successo mondiale delle precedenti stagioni dedicate a Jeffrey Dahmer e John Wayne Gacy, la nuova serie ha debuttato in vetta al catalogo Netflix, generando al contempo entusiasmo e polemiche per il modo crudo e realistico con cui rappresenta la violenza.
Hunnam, 45 anni, ha dovuto affrontare un intenso lavoro di preparazione: ha perso circa 14 chili per riprodurre la corporatura esile del vero Gein, ha studiato ore di registrazioni dell’interrogatorio e ha visitato la sua cittadina natale. «La parte più difficile non è stata la trasformazione fisica, ma la comprensione psicologica», ha spiegato. «Dietro le sue azioni c’erano traumi, isolamento e una malattia mentale mai curata. L’obiettivo era mostrare l’uomo prima del mostro».
Da Newcastle a Hollywood: la parabola di un ribelle
Nato nel 1980 a Newcastle upon Tyne, Hunnam è cresciuto nel nord industriale dell’Inghilterra, tra pub, campi da calcio e una famiglia segnata da difficoltà economiche. Dopo un’infanzia turbolenta e un trasferimento forzato nella tranquilla Cumbria, trova nella recitazione la sua via di fuga. Scoperto quasi per caso da un talent scout della BBC, debutta a 17 anni nella serie Byker Grove e poco dopo conquista l’attenzione del pubblico in Queer as Folk, dove interpreta un adolescente alla scoperta della propria identità.
Il salto internazionale arriva con Sons of Anarchy (2008–2014), in cui dà vita a Jax Teller, il tormentato leader di una gang di motociclisti. Quel ruolo lo consacra come icona maschile e simbolo del ribelle moderno. Da allora, alterna cinema e tv in produzioni di prestigio come Pacific Rim di Guillermo del Toro, Civiltà perduta di James Gray, King Arthur e The Gentlemen di Guy Ritchie.
Il metodo Hunnam: tra dedizione e tormento
Per affrontare il ruolo di Gein, l’attore ha adottato un metodo quasi ascetico. «Ho vissuto da solo per settimane, limitando i contatti con il mondo esterno», ha rivelato. Durante le riprese, ha evitato ogni distrazione, immergendosi completamente nella parte. «Più studiavo la sua vita, più capivo che interpretarlo significava affrontare le paure più profonde, le mie e quelle di chiunque».
Al termine delle riprese, Hunnam ha compiuto un gesto simbolico: ha visitato la tomba di Ed Gein, lasciandosi alle spalle il personaggio. «Ho voluto salutarlo — ha detto —. Gli ho promesso che avrei raccontato la sua storia con rispetto, ma che non l’avrei portato con me».
Critiche e riflessioni: chi è il vero mostro?
Come spesso accade con le opere di Ryan Murphy, anche questa stagione ha sollevato dibattiti sull’etica della rappresentazione del male. Hunnam, però, difende la scelta artistica: «Non stiamo glorificando la violenza. La nostra intenzione è capire. Mostrare il male per ciò che è: un fallimento umano e sociale».
E lancia una provocazione: «Gein era il mostro della storia, ma chi è il mostro oggi? Hitchcock, che ha trasformato la sua vicenda in intrattenimento? O noi spettatori, che guardiamo queste storie per sentirci al sicuro di fronte all’orrore degli altri?».
Un attore, due vite
Lontano dai set, Hunnam conduce un’esistenza sorprendentemente riservata. Da quasi vent’anni è legato alla designer di gioielli Morgana McNelis, con cui vive in California, tra natura e discrezione. «Sono con lei da metà della mia vita», ha raccontato. «Non ho bisogno di un certificato per sapere che è la persona giusta».
Nel 2025, con Monster: La storia di Ed Gein, Hunnam dimostra di essere più di un sex symbol o di un eroe da action movie: è un attore che non teme di sporcarsi le mani con l’oscurità. E forse è proprio questa vulnerabilità, questa capacità di guardare dentro l’abisso senza arretrare, che lo rende — ancora oggi — una delle figure più complesse e affascinanti di Hollywood.
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