Sport
Alica Schmidt: tra bellezza, potenza e Olimpiadi
È molto più di una semplice atleta. Oltre alle sue straordinarie qualità da quattrocentista, è riconosciuta come una delle atlete più belle e sexy del mondo. Ma ora è pronta anche per volare ai giochi di Parigi, per la sua prima Olimpiade.

Alica Schmidt incarna la perfetta armonia tra forza, grazia e bellezza. Oltre alle sue straordinarie qualità da quattrocentista, che l’hanno resa una figura di spicco nell’atletica leggera mondiale, Alica è riconosciuta anche come una delle atlete più belle e affascinanti del mondo. Il suo magnetismo e il suo carisma hanno catturato l’attenzione di milioni di persone in tutto il mondo, facendola diventare un’icona di stile e glamour.
Ma ora, Alica è pronta per affrontare una nuova sfida: i Giochi Olimpici di Parigi. Questa sarà la sua prima Olimpiade, un momento emozionante e significativo nella sua carriera sportiva. Dopo anni di duro lavoro, sacrifici e dedizione, Alica avrà finalmente l’opportunità di gareggiare al più alto livello e rappresentare il suo paese in uno degli eventi sportivi più prestigiosi al mondo.


Alica Schmidt in gara e come modella
Per Alica, partecipare alle Olimpiadi non è solo un sogno che si avvera, ma anche una testimonianza del suo impegno e della sua determinazione. Ha dedicato la sua vita allo sport, superando ostacoli e sfide con tenacia e perseveranza. Ora, sarà in grado di dimostrare al mondo intero il suo talento e la sua forza in pista, rappresentando l’apice dell’eccellenza atletica.
Mentre si prepara per questo importante evento, Alica porta con sé non solo il suo spirito competitivo, ma anche la sua bellezza e il suo carisma unici. Sarà una presenza luminosa e incantevole nei giochi, ispirando non solo con le sue performance atletiche, ma anche con la sua grazia e il suo fascino innegabile.
Per Alica Schmidt, i Giochi Olimpici di Parigi rappresentano non solo un’opportunità di eccellere nello sport, ma anche un momento di celebrazione e orgoglio per tutto ciò che ha raggiunto finora. È pronta a volare verso nuove vette e a conquistare il cuore del pubblico con la sua bellezza, la sua forza e la sua determinazione.
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Calcio
Francesco Totti rivela il retroscena del pugno a Colonnese: «Mi disse che Cristian non era mio figlio»
Durante una chiacchierata con Luca Toni su Prime Video, Totti ripercorre gli episodi più controversi della sua carriera e svela per la prima volta la provocazione che nel 2005 lo spinse a colpire Ciccio Colonnese: «Mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai».
Francesco Totti ha deciso di raccontare tutto. In un dialogo a cuore aperto con Luca Toni, suo compagno di squadra ai tempi del Mondiale vinto nel 2006, l’ex capitano della Roma ha ricordato alcuni momenti difficili della sua carriera, tra cui lo sputo a Poulsen, il calcione a Balotelli e, soprattutto, il pugno rifilato a Ciccio Colonnese durante un Roma-Siena del 2005.
«È la prima volta che ho dato un cazzotto in faccia a qualcuno», confessa Totti. «Con Colonnese avevo un buon rapporto, avevamo giocato insieme da ragazzi. Ma quella volta mi ha detto una cosa che non si dice». L’ex numero 10 ricorda tutto nei minimi dettagli: «Mi ha gonfiato di botte e poi mi fa: “Tanto Cristian non è tuo figlio”. E lì mi è partita la testa».
Era il 17 aprile 2005, pochi mesi prima della nascita di Cristian, il primogenito avuto da Ilary Blasi. In quel periodo la gravidanza non era ancora pubblica, ma nell’ambiente calcistico le voci correvano. La frase, sussurrata in campo, colpì Totti nel punto più sensibile. «Non ci ho visto più», spiega oggi. «Mi sono girato e gli ho tirato un pugno. Non pensavo di prenderlo così bene, invece… cinque giornate di squalifica, e me la sono meritata».
Quella reazione gli costò cara: squalifica pesante e un duro richiamo dal club, che lo costrinse a scusarsi pubblicamente. Ma la ferita, quella personale, restò. Già allora Totti aveva accennato a un’offesa «vergognosa e irripetibile» ricevuta durante la partita, senza però rivelarne il contenuto. Ora, a distanza di vent’anni, svela il peso di quelle parole.
«È stato come ricevere una pugnalata», aveva detto all’epoca. «Ho reagito male, ma sono stato colpito come uomo, come padre, come marito».
Oggi, con il tono pacato di chi ha fatto pace col passato, Totti riconosce l’errore ma non rinnega la reazione umana: «Quando toccano la tua famiglia, perdi la testa. Colonnese lo sa bene, e anche lui poi ha capito di aver esagerato».
Un episodio che, ancora oggi, racconta non solo la fragilità dell’uomo dietro al campione, ma anche il lato più vero e istintivo di Francesco Totti, simbolo eterno della Roma e di un calcio che sapeva ancora essere profondamente umano.
Calcio
Francesco Totti riscrive la storia del “Sei unica”: “Era per la curva della Roma, non per Ilary”
Un tempo, Totti raccontava che quella dedica fosse per Ilary Blasi, quando la showgirl era appena entrata nella sua vita. Oggi la verità cambia: il simbolo di uno degli amori più celebri del calcio italiano torna ad appartenere solo alla Roma.
Il tempo cambia tutto, anche il significato di una maglietta. Francesco Totti, ospite di Luca Toni in un’intervista per Prime Video Sport, ha riscritto una delle pagine più romantiche — e più ricordate — della sua carriera: quella della celebre maglia con la scritta “Sei unica”, mostrata dopo un gol all’Olimpico nel 2002.
Quando Toni gli mostra l’immagine, Totti sorride ma poi spiazza tutti: «Pensavo a come potermi esprimere dopo un gol. A chi era riferito quel “sei unica”? Alla curva, ai tifosi della Roma, ma la curva in particolare». Una frase che suona come una dichiarazione d’amore alla sua città e al suo popolo, ma che ribalta anni di versioni precedenti.
Già, perché ai tempi Totti aveva raccontato un’altra verità. In un’intervista del 2003, l’ex capitano aveva svelato che quella dedica era nata per Ilary Blasi, allora giovanissima conduttrice delle “Letterine” di Passaparola, che per la prima volta era andata a vederlo giocare allo stadio. «Con i miei amici decisi di scrivere la frase “Sei unica” — aveva detto — anche se non eravamo mai usciti insieme e non c’era ancora stato un bacio».
Quell’episodio era diventato l’emblema del loro amore, la scena d’apertura di una storia durata vent’anni e finita nel 2022 tra silenzi, accuse e ferite mediatiche. Ora, invece, Totti sposta il baricentro del ricordo, riportandolo su un terreno più neutro, più calcistico.
«Era un pensiero per chi mi ha sempre sostenuto — ha aggiunto il numero 10 — la curva è stata la mia seconda famiglia». Parole che i tifosi romanisti hanno accolto con affetto, interpretandole come un ritorno alle origini, al legame viscerale tra Totti e la sua Roma.
Ilary, intanto, non ha commentato. Ma in molti hanno letto nelle parole di Totti una presa di distanza definitiva dal passato sentimentale e un nuovo messaggio, stavolta senza sottotitoli: il vero amore del Capitano è sempre stato giallorosso.
Tennis
Sinner re dei re: batte ancora Alcaraz e conquista il Six Kings Slam di Riad, secondo trionfo consecutivo e assegno da 6 milioni di dollari
Un’altra lezione di tennis firmata Jannik Sinner. Nella finale del Six Kings Slam a Riad, l’azzurro travolge Carlos Alcaraz con un gioco perfetto e un servizio devastante. Sorrisi, abbracci e un premio da 6 milioni: il re dell’indoor non abdica.
Non sarà un torneo ufficiale, ma battere Carlos Alcaraz resta sempre una piccola goduria. Jannik Sinner si conferma il re del Six Kings Slam di Riad per il secondo anno consecutivo, replicando il successo del 2024 e dominando ancora una volta il numero uno del mondo. Il punteggio, 6-2 6-4, racconta di una finale a senso unico, giocata con la consueta freddezza e con la potenza controllata che ormai è il marchio di fabbrica del campione altoatesino.
In appena due ore e quattordici minuti complessivi di gioco – tanto sono durate le due partite disputate in Arabia Saudita – Sinner si è messo in tasca un assegno da sei milioni di dollari, ma soprattutto la certezza di essere il più forte di tutti quando la superficie è indoor. Da quella finale persa alle Finals 2023 contro Novak Djokovic, nessuno è più riuscito a batterlo al chiuso.
Il match è stato un assolo fin dal primo set, chiuso 6-2 in ventisette minuti di dominio assoluto. Sinner ha servito come un metronomo, concedendo appena le briciole, mentre Alcaraz, apparso contratto e leggermente condizionato da un fastidio alla caviglia, non è mai riuscito a imporre il suo ritmo. Break immediato, poi un doppio vantaggio costruito con risposte fulminee e un dritto che pare telecomandato: per lo spagnolo non c’è stata partita.
Nel secondo parziale Alcaraz ha provato a reagire, allungando gli scambi e annullando cinque palle break in un game infinito sul 2-2. Ma la differenza, sotto la cupola della Kingdom Arena, resta abissale: Sinner anticipa tutto, gioca colpo su colpo come fosse un videogame e, sul 3-3, piazza il break decisivo. Da lì in poi è pura accademia, chiusa con un rovescio lungolinea da manuale.
A fine match, i due si abbracciano sorridendo, tra rispetto e ironia, consapevoli che la rivalità tra loro è ormai la più bella del tennis moderno. Sinner, però, continua a guardare tutti dall’alto, re dei re anche senza corona ufficiale. E con sei milioni di motivi per sorridere, può permettersi di farlo davvero.
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