Sport
Azzurre mondiali e virali: Alessia Orro e le regine del volley che conquistano TikTok
Dalla medaglia d’oro ai nonni fino ai balletti virali: l’Italia del volley scrive record in campo e fuori. Orro e compagne fanno impazzire i social con milioni di visualizzazioni, spontaneità e un’energia contagiosa.

Ballano, vincono e diventano fenomeno di TikTok. Le azzurre del volley, campionesse del mondo a Bangkok con Julio Velasco in panchina, hanno travolto anche l’algoritmo. L’ultimo video di Alessia Orro, palleggiatrice regina della finale, ha superato i cinque milioni e mezzo di visualizzazioni: con lei Myriam Sylla, Eleonora Fersino e Loveth Omoruyi, le “Fantastiche quattro”. “Campionesse”, scrive Orro con un cuore rosso e la bandiera tricolore. “Orro balla meglio di tutte”, commentano gli utenti, e non è un caso: la 27enne di Oristano si era già distinta sul palco di Ballando con le stelle.
Non ditelo a Sylla, che da piccola sognava la danza: «Poi ho cambiato idea», ha confessato. Meglio per l’Italia, che oggi si gode una squadra capace di trasformare lo sport in linguaggio popolare. Tornata a casa, Orro ha rinnovato un rito: consegnare la medaglia d’oro ai nonni Palmira e Peppino, accolti da concittadini e sindaco. Una scena familiare che ha commosso i social almeno quanto le schiacciate in campo.
Le azzurre non si limitano a ballare. Insieme, Orro e Sylla conducono su Instagram Breaking Net, spazio senza scalette né filtri: un po’ confessionale, un po’ salotto, sempre diretto. Spontaneità pura, in contrasto con il perfezionismo patinato dei social. «Dopo la pallavolo vorrei lavorare con Maria De Filippi a Uomini e Donne», sogna Sylla. Più vaga Orro, che però rivendica: «Io sono la più social». Con 700 mila follower tra Instagram e TikTok i numeri le danno ragione.
Passioni condivise non mancano: musica in testa. Orro e Sylla impazziscono per Anna Pepe, rapper simbolo della Gen Z. “Tutte le girls”, uno dei suoi brani più celebri, sembra fatto su misura per questa nazionale. Perché il gruppo è davvero una famiglia allargata: dalla veterana De Gennaro, ancora miglior libero del mondo, alla giovanissima Nervini, passando per Danesi, capitano con l’anima di leader, e la coppia esplosiva Egonu-Antropova.
Il loro abbraccio, pubblicato su Instagram e rielaborato dall’intelligenza artificiale come due principesse Disney, è diventato virale. Un’immagine che sintetizza la favola delle azzurre: talento, forza e dolcezza. Campionesse mondiali, ma soprattutto regine di una comunità digitale che le applaude come icone di un’Italia vincente e sorridente.
INSTAGRAM.COM/LACITYMAG
Tennis
La notte brava di Carlos Alcaraz a New York: dopo il trionfo contro Sinner: modelle mozzafiato e una misteriosa compagna
Il nuovo numero uno del tennis mondiale si è scatenato al club più esclusivo di Manhattan, tra champagne e selfie da star. Critiche per i bagordi? Alcaraz non si scompone: “Ho 22 anni, chi non si è divertito a quell’età?”.

Appena 24 ore dopo aver battuto Jannik Sinner nella finale degli US Open e aver riconquistato lo scettro di numero uno del mondo, Carlos Alcaraz ha dimostrato che la sua voglia di vincere non si ferma ai campi da tennis. La sua seconda partita si è giocata a Manhattan, sotto le luci del Chez Margaux, club super esclusivo riservato ai soci, dove ha organizzato una cena con trenta amici, invitato dal proprietario Michael Cayre.
Il clima da celebrazione è subito esploso in festa quando il campione spagnolo si è spostato all’afterparty ufficiale degli US Open, organizzato da Raising Cane’s. Stavolta a fare gli onori di casa c’era il fondatore Todd Graves, che non ha resistito a condividere su Instagram gli scatti con Alcaraz e gli altri ospiti illustri. Perché non era una festa qualsiasi: al tavolo e in pista c’erano star hollywoodiane come Jamie Foxx, la rapper Cardi B, l’attrice Lupita Nyong’o e una batteria di modelle pronte a fare da cornice al nuovo re del tennis. Tra loro spiccavano i nomi di Brianna Bardhi e Tika Camaj, già protagoniste di foto che hanno fatto il giro dei social.
Champagne, musica e selfie hanno fatto da cornice a una serata che qualcuno ha bollato come “eccessiva”. Ma Alcaraz, a cui l’etichetta di ragazzo prodigio non ha mai tolto la naturalezza, ha risposto senza giri di parole: «È vero, mi piace godermi la vita. Ma a chi non piace? Chi non si è divertito a 22 anni?».
E mentre l’eco dei festeggiamenti attraversava i tabloid di mezzo mondo, un dettaglio ha acceso la curiosità dei fan: il campione è stato visto lasciare il locale a bordo di un SUV insieme a una donna misteriosa. Nessun nome, nessuna conferma, solo l’immagine di un ritorno a casa che alimenta il gossip.
Sul fronte sentimentale, Alcaraz ha chiarito di recente al Sunday Times: «Sono single. Sto cercando qualcuno. Per un tennista può essere difficile incontrare la persona giusta perché sei sempre in viaggio». Dichiarazioni che non hanno fatto altro che moltiplicare le speculazioni su chi fosse la “compagna di ritorno” dopo la notte newyorchese.
Tra un trofeo, un afterparty da star e un futuro tutto da scrivere, il murciano dimostra di avere già la stoffa del campione globale: talento sul campo, carisma fuori. E anche un pizzico di mistero che non guasta mai.
Sport
Ferrari, stagione da incubo sotto i riflettori del Wall Street Journal: zero vittorie, errori strategici e frizioni interne
Dal sogno Hamilton alla realtà di un campionato anonimo, con Leclerc a contestare in radio le scelte del muretto. Per il Wall Street Journal i tifosi restano fedeli, ma la Scuderia non vince un titolo costruttori dal 2008 e il futuro è un’incognita.

«La stagione della Ferrari è un incubo». Non usa giri di parole il Wall Street Journal per descrivere il 2025 della scuderia di Maranello. Un reportage pubblicato in occasione del Gran Premio di Monza che racconta l’entusiasmo dei tifosi italiani nonostante quello che il quotidiano definisce «l’anno più brutto degli ultimi tempi».
Il giornale sottolinea come il Cavallino, che non conquista un titolo costruttori dal 2008, stia vivendo il digiuno più lungo della sua storia. «Neanche una vittoria in gara per i suoi piloti», scrive il Wsj, ricordando che a Zandvoort entrambe le monoposto non sono nemmeno arrivate al traguardo. Monza, da sempre casa felice della Ferrari, quest’anno ha avuto più il sapore di una pagella piena di insufficienze.
L’inizio della stagione era stato salutato come l’alba di una nuova era. Con l’arrivo di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, le aspettative erano altissime. Il britannico aveva definito il debutto in rosso «il sogno di ogni bambino che corre in kart», e l’obiettivo era chiaro: puntare all’ottavo titolo. Ma la realtà si è rivelata ben diversa.
Hamilton è finito lontano dai vertici, relegato al sesto posto in classifica generale. Non solo: Charles Leclerc lo ha battuto in 12 delle 14 gare concluse insieme. Il punto più basso per il campione inglese è arrivato in Ungheria, quando non è riuscito a superare la seconda fase delle qualifiche. «Sono inutile, assolutamente inutile», ha ammesso via radio. «Ho guidato malissimo».
Il Wall Street Journal racconta anche delle tensioni interne. L’ultimo episodio è arrivato ancora a Zandvoort, quando Leclerc ha contestato in diretta radio le scelte del muretto. «Siamo così fottutamente sfortunati! Incredibile!», ha urlato lo stesso pilota, lasciando intendere la frustrazione che si respira nel box Ferrari.
Le difficoltà tecniche hanno fatto il resto. Le monoposto hanno sofferto problemi cronici di assetto e di altezza da terra, costringendo i piloti a lottare più contro la macchina che contro gli avversari. A questo si sono sommati errori strategici e mancanza di costanza.
La lotta al titolo è ormai chiusa e il futuro resta un’incognita, soprattutto in vista del 2026, quando entreranno in vigore i nuovi regolamenti tecnici. «Mercedes sembra già in vantaggio nello sviluppo», nota il quotidiano americano, mentre a Maranello si cerca di salvare l’immagine di una stagione nata con fanfare e finita in frustrazione.
Eppure, nonostante i risultati disastrosi, il Wall Street Journal osserva come l’amore dei tifosi italiani non si sia incrinato. A Monza, il rosso Ferrari continua a riempire tribune e bandiere. Segno che il Cavallino, anche nei momenti peggiori, resta un simbolo che va oltre le classifiche.
Tennis
Sinner e Alcaraz, dopo la finale di New York la rivalità riparte: la colazione con Laila, l’analisi lucida di Jannik e l’ossessione vincente di Carlitos
Il 22enne spagnolo ha vinto sei Slam, l’altoatesino quattro. A Shanghai saranno le teste di serie numero 1 e 2: il tennis universale dei due predestinati annulla le differenze tra superfici e accende la sfida più appassionante del circuito.

Il giorno dopo l’Us Open, il sole è sorto anche su Manhattan. Carlos Alcaraz e Aryna Sabalenka hanno presidiato i morning show, mentre Jannik Sinner ha scelto la colazione con Laila nella suite del Baccarat Hotel per metabolizzare la sconfitta e meditare vendetta sportiva. L’ennesimo capitolo di una rivalità che ormai trascende i confini del tennis.
Alcaraz e Sinner hanno vinto dieci Slam in due, sei lo spagnolo, quattro l’italiano. Hanno dimostrato che le superfici non contano più: terra, erba o cemento sono diventati playground per un tennis universale. A Parigi ha vinto Carlitos, a Londra Jannik, a New York ancora lo spagnolo. Una filastrocca che cancella la vecchia epoca dei Big Three e che sembra destinata a ripetersi.
La finale americana ha messo in luce le difficoltà di Sinner, che ha analizzato la sconfitta con lucidità. «Sono stato troppo prevedibile: lui ha cambiato il gioco, io no. Ho variato poco tutto il torneo. Pochi drop shot, poco serve and volley… e mi sono fatto trovare impreparato», ha ammesso. Poi l’autocritica: «Il servizio non era al top, è tutto il torneo che ci litigo. In risposta ho fatto poco. Ma sono un solido fondocampista, so di essere un buon tennista. Voglio diventare migliore, a costo di subire qualche sconfitta in più. Mi allenerò in modo diverso». Con un sorriso ha aggiunto: «Cambierò un paio di dettagli del servizio: certo non diventerò mancino… Né sarò mai Carlos. Sarò sempre me stesso ma voglio spingermi fuori dalla comfort zone».
Dall’altra parte, Alcaraz ha confermato la sua capacità di adattarsi a qualsiasi condizione. «Riprendermi la vetta del ranking era uno degli obiettivi stagionali», ha spiegato. Il suo coach Juan Carlos Ferrero ha raccontato come lo spagnolo abbia lavorato in modo maniacale dopo la finale di Wimbledon: «Ha passato due settimane a curare solo i dettagli che pensava gli sarebbero serviti contro Sinner». Ossessione pura, trasformata in vittoria.
Il futuro immediato li vedrà di nuovo protagonisti in Asia: Sinner a Pechino, Alcaraz a Tokyo, poi entrambi a Shanghai, teste di serie numero 1 e 2. La rivalità è destinata a crescere, perché a differenza del passato non ci sono più superfici da dividere ma solo una sfida continua. «Non sono una macchina, posso sbagliare anch’io», ha detto Jannik. E Carlitos ha risposto con i fatti: a New York ha dimostrato di non arrendersi mai.
Il tennis, con loro, è già entrato in una nuova era.
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