Sport
Bruno Pizzul, l’ultima telecronaca della voce che ha raccontato l’Italia
Dalla carriera da calciatore al giornalismo, dal Mondiale di Italia ‘90 alla tragica finale dell’Heysel: Bruno Pizzul è stato la voce degli Azzurri per cinque Mondiali e quattro Europei. Il suo stile sobrio e raffinato ha segnato un’epoca. Con lui se ne va un pezzo di storia del calcio.
La sua voce ha scandito decenni di emozioni, vittorie e delusioni azzurre. Bruno Pizzul, il telecronista che più di ogni altro ha accompagnato le partite della Nazionale italiana, si è spento questa mattina all’ospedale di Gorizia. Avrebbe compiuto 87 anni tra pochi giorni.
Con il suo stile pacato, elegante e mai sopra le righe, Pizzul ha incarnato la voce del calcio per generazioni di italiani, rendendo memorabili momenti storici con un timbro unico e inconfondibile. Il suo «… e segna, segna Roberto. Roberto Baggiooooo al 42′ del secondo tempo!» risuona ancora nelle menti di chi ha vissuto il Mondiale del 1994, come se fosse ieri.
Gli esordi da calciatore e l’approdo al giornalismo
Bruno Pizzul non è stato solo un maestro della parola, ma prima ancora un calciatore. Nato a Udine l’8 marzo 1938, aveva iniziato a tirare calci a un pallone nella squadra parrocchiale di Cormons, prima di approdare alla Pro Gorizia e infine al Catania, squadra con cui giocò in Serie A come centrocampista. Militò anche nell’Ischia, Udinese e Sassari Torres, prima che un grave infortunio al ginocchio lo costringesse a dire addio al calcio giocato.
Non si perse d’animo: laureato in giurisprudenza, insegnò materie letterarie nelle scuole medie, fino a quando nel 1969 vinse il concorso Rai che lo portò a commentare il suo primo incontro: Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia. Era il 1970 e, ironia della sorte, arrivò in ritardo di sedici minuti. Ma da lì, quella voce iniziò a diventare parte della storia del calcio.
La voce della Nazionale
Dal Mondiale di Messico ‘86, Pizzul divenne telecronista ufficiale dell’Italia, raccogliendo l’eredità di Nando Martellini, colto da un malore dovuto all’altitudine. Fu così che iniziò un viaggio lungo sedici anni, raccontando gli Azzurri in cinque Mondiali e quattro Europei, fino all’ultima gara del 2002, Italia-Slovenia.
Fu la voce dei Mondiali di Italia ‘90, quando gli Azzurri di Vicini accesero i sogni di una nazione intera. Seguì sei delle sette partite della Nazionale, saltando solo la finale per il terzo posto a Bari per commentare la finalissima tra Germania e Argentina.
La tragedia dell’Heysel, la telecronaca più difficile
Non solo calcio giocato. Il 29 maggio 1985, Pizzul fu costretto a raccontare la tragedia dello stadio Heysel, in cui persero la vita 39 tifosi della Juventus prima della finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool. «È stata la telecronaca che non avrei mai voluto fare», raccontò anni dopo. «Non per difficoltà giornalistiche, ma perché ho dovuto raccontare cose inaccettabili a livello umano».
La sua voce rimase ferma e professionale anche in quei momenti drammatici, facendo il possibile per informare il pubblico senza alimentare il panico.
Un uomo legato alla sua terra
Nonostante la fama, Pizzul rimase sempre fedele alle sue radici friulane. Uomo sobrio, mai sopra le righe, negli ultimi anni aveva scelto di vivere a Cormons, nella sua amata terra. Pur rimanendo una figura rispettata e apprezzata, si era progressivamente allontanato dai riflettori. «Non ho nostalgia delle mie telecronache», dichiarò di recente. «Oggi il rapporto tra giornalisti e calciatori è cambiato. Ai miei tempi si parlava molto con i giocatori, oggi tutto passa dai social e dagli uffici stampa».
La famiglia
Bruno Pizzul lascia la moglie Maria e tre figli: Fabio, docente di giornalismo e già consigliere regionale in Lombardia, Silvia, insegnante di matematica e scienze a Milano, e Anna, assistente sociale. Aveva anche 11 nipoti, ai quali amava raccontare aneddoti del suo calcio, fatto di rispetto e passione.
Un addio che pesa come un silenzio in telecronaca
Con la scomparsa di Bruno Pizzul, il calcio italiano perde una delle sue voci più autorevoli e amate. Un narratore gentile, capace di raccontare le gioie e i dolori dello sport con equilibrio e signorilità.
Se chiudiamo gli occhi, possiamo ancora sentirlo dire: «Attenzione, manovra avvolgente… cross in mezzo… colpo di testa… GOL!». E per un attimo, il pallone sembra ancora rotolare sotto la sua voce.
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Sport
Federica Pellegrini confessa da Fazio: “Dopo il parto sono stata vicina alla depressione”
Ospite a Che Tempo che Fa, Federica Pellegrini ha raccontato la fatica e la vulnerabilità del suo primo anno da madre. Nel libro scritto a quattro mani con Matteo Giunta, la coppia si mette a nudo tra amore, sport e il delicato equilibrio della genitorialità.
Che strazio da Fazio, verrebbe da dire: divina in vasca, meno disinvolta davanti alle telecamere, Federica Pellegrini ha presentato nel salotto di Che Tempo che Fa il libro In un tempo solo nostro, scritto con il marito Matteo Giunta. Un racconto a due voci che attraversa i successi sportivi, ma soprattutto le sfide private della coppia, dalla vita quotidiana alla recente maternità.
“Dopo il parto ho vissuto momenti difficili”
La campionessa non ha nascosto la fragilità dei primi mesi dopo la nascita della piccola Matilde, venuta al mondo il 3 gennaio 2024. «Dopo il parto sono stata vicino alla depressione – ha confessato –. È stato un periodo molto duro, in cui mi sono sentita persa, stanca e sopraffatta. Poi, grazie a Matteo e alla mia famiglia, ho ritrovato equilibrio».
Un amore nato in corsia
Il libro, pubblicato da La Nave di Teseo, racconta anche l’inizio della loro storia d’amore, sbocciata tra allenamenti e gare. Giunta, suo ex coach, è diventato compagno di vita e padre di sua figlia. «Matteo è la mia roccia – ha detto Federica –. Mi ha insegnato a non avere paura di mostrarmi fragile».
Dalla piscina alla vita vera
In un tempo solo nostro è il diario di due sportivi che imparano a essere genitori, affrontando la quotidianità con la stessa disciplina che li ha resi vincenti. E se davanti a Fazio la Pellegrini è apparsa un po’ impacciata, il messaggio del libro arriva forte e chiaro: anche i campioni, quando diventano genitori, devono imparare a nuotare di nuovo.
Calcio
Momento difficile per Francesco Totti e la figlia Chanel: tra loro c’è tensione (e c’entra la gelosia di Noemi Bocchi)
Secondo il settimanale Oggi, Noemi Bocchi sarebbe “gelosa anche del passato familiare” di Totti. E Ilary risponde con ironia, indossando una maglietta con la scritta “Se lallero”
Non è un periodo sereno per Francesco Totti. Né sul piano familiare né su quello sentimentale. A far discutere, questa volta, non sono gli equilibri con l’ex moglie Ilary Blasi, ma il rapporto con la figlia Chanel, che secondo i rumor starebbe attraversando un momento di tensione.
La causa? Una miscela di scelte professionali, gelosie e vecchie ferite mai del tutto guarite.
La scelta di Chanel e il disappunto del padre
A far scattare la scintilla, racconta Oggi, sarebbe stata la decisione di Chanel Totti di partecipare alla prossima edizione di Pechino Express. Una scelta che avrebbe sorpreso (e in parte contrariato) il padre, che avrebbe voluto per lei un percorso più discreto, lontano dai riflettori.
Ilary, invece, avrebbe appoggiato l’idea con entusiasmo, vedendo nella figlia il suo naturale erede televisivo.
La “gelosia cieca” di Noemi Bocchi
A complicare ulteriormente la situazione sarebbe intervenuta Noemi Bocchi, attuale compagna di Totti, descritta dal settimanale come “gelosa del passato familiare del compagno”.
Secondo la rivista, l’ex calciatore non potrebbe nemmeno “pronunciare il nome di Ilary senza suscitare irritazione”. Un sentimento di possessività che, scrive Oggi, si sarebbe esteso anche alla figlia Chanel, da sempre legatissima alla madre.
Dalla maglietta “6 Unica!” a “Se lallero”
L’episodio più emblematico di questo nuovo gelo familiare riguarda la maglietta “6 Unica!” che Totti mostrò dopo un gol nel derby del 2002. Per vent’anni si è creduto che fosse dedicata a Ilary. Ora, in un’intervista recente, l’ex capitano ha cambiato versione, dicendo che la scritta era per la Curva Sud.
Una rettifica che, secondo molti, sarebbe nata proprio da quella “gelosia cieca” di Noemi.
Ilary, intanto, ha replicato con il suo stile inconfondibile: su Instagram è apparsa con una maglietta ironica, “Se lallero” – espressione romana che significa “sì, come no…”.
Equilibri fragili
In questo clima teso, Chanel si troverebbe nel mezzo, divisa tra il desiderio di seguire la madre nel mondo dello spettacolo e il bisogno di mantenere un legame col padre. Le divergenze, scrive ancora Oggi, sarebbero ormai palpabili.
E se la separazione Totti-Blasi continua a far discutere nelle aule e sui social, a distanza di anni la vera partita sembra ancora aperta: quella per la serenità familiare.
Calcio
Noemi Bocchi brilla alla serata per Amaro Montenegro con Totti e Spalletti: look da copertina e una Birkin Hermès da sogno
Alla presentazione dello spot che riunisce Francesco Totti e Luciano Spalletti, Noemi Bocchi attira i riflettori con un accessorio iconico.
Quando Francesco Totti e Luciano Spalletti si ritrovano nello stesso spot, la scena è già servita. Ma alla presentazione della nuova campagna Amaro Montenegro, c’è stato spazio anche per un’altra protagonista: Noemi Bocchi, che ha accompagnato l’ex capitano della Roma regalando ai fotografi un look impeccabile e un dettaglio capace di accendere l’attenzione del fashion radar
La Birkin che parla chiaro
Sotto i flash, la compagna di Totti ha sfoggiato una Hermès Birkin. Parliamo di una delle borse più iconiche e desiderate al mondo: i modelli base partono da circa 9-12 mila euro, ma a seconda della pelle, della dimensione e delle finiture si sale rapidamente. Le versioni più ambite, tra pelli esotiche, colori rari e metalli preziosi, volano oltre i 20-30 mila euro. Per i pezzi da collezione, il prezzo può tranquillamente superare quota 40 mila e arrivare anche nell’olimpo delle sei cifre. Una dichiarazione di stile, più che un accessorio.
Un evento simbolico, tra calcio e pubblicità
L’occasione era già di quelle che fanno notizia. Lo spot di Amaro Montenegro ha riportato fianco a fianco Totti e Spalletti, dopo anni di chiacchiere, nostalgie romaniste e qualche inevitabile stoccata sportiva. Atmosfera distesa, sorrisi, brindisi e quel tono da romanzo calcistico che solo certi incroci possono regalare. Bocchi, elegante e discreta, ha scelto un ruolo silenzioso ma impossibile da ignorare.
Stile, equilibri e scenografie romane
Tra outfit studiati e accessori di livello, la serata ha mostrato ancora una volta come la coppia Totti-Bocchi si muova con naturalezza nel nuovo equilibrio post-favola Totti-Blasi. Un percorso fatto di scatti, presenze misurate e un racconto pubblico che cresce evento dopo evento. La Birkin diventa così un simbolo, un cenno a un’estetica esclusiva che flirta con l’alta società e con le dinamiche del jet-set romano. Senza parole in più, senza bisogno di dichiarazioni: a volte basta un gesto, un accessorio, una comparsa ben calibrata per ribadire il proprio posto nella scena.
A fine serata, tra applausi e calici alzati, la narrazione è chiara: mentre Totti torna al centro dell’immaginario sportivo con un sorriso disteso accanto a Spalletti, Noemi continua a ritagliarsi un ruolo definito. Silenziosa, elegante, e perfettamente consapevole che — in certi contesti — un dettaglio di pelle e fibbie vale quanto un’intervista.
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