Calcio
Champions League, notte di follia a Parigi e in Francia: 5-0 del PSG sull’Inter, la festa degenera in guerriglia urbana
L’esultanza per la prima Champions del Paris Saint-Germain si trasforma in un inferno di fuochi, bottiglie e lacrimogeni. Quasi 300 arresti nella sola Parigi. A Grenoble, un’auto piomba sulla folla: quattro feriti gravi.

Parigi si è svegliata con l’odore acre di lacrimogeni nell’aria e le strade disseminate di vetri rotti e macerie: la prima Champions League vinta dal Paris Saint-Germain, travolgente con un 5-0 contro l’Inter, ha scatenato un’orgia di euforia e violenza che si è trasformata in guerriglia urbana.
Dalle prime ore del pomeriggio, la capitale francese era un unico grande teatro di attesa: decine di migliaia di tifosi, bandiere biancoblu e maglie del PSG ovunque, maxischermi accesi in ogni piazza. Bastava il primo gol, e la festa è esplosa. Ma già allora, i petardi e le bombe carta lanciati in aria lasciavano intuire che la notte non sarebbe finita bene.
Il bilancio ufficiale è da bollettino di guerra: 294 arresti nella sola Parigi, 131 solo negli Champs-Elysées, mentre altri focolai di tensione sono scoppiati ai Grand Boulevard, a Bastiglia e vicino al Parco dei Principi, dove oltre 40mila tifosi si erano radunati davanti ai maxischermi.
Poco distante, un’auto data alle fiamme ha scatenato un fuggi-fuggi di centinaia di persone. E in mezzo al delirio, una ragazza è rimasta ferita cadendo sulle barriere della Bastiglia.
“Barbari nelle strade,” ha tuonato il ministro dell’Interno francese, Bruno Retailleau, mentre 5.000 tra poliziotti e gendarmi si sono schierati per contenere la furia.
A Grenoble, a sud, la notte si è macchiata di sangue: un’auto, una Bmw lanciata a tutta velocità, ha investito la folla in festa. Due ragazzi di 17 anni e due donne, di 23 e 46 anni, tutti della stessa famiglia, sono stati falciati in pieno centro. Una delle due donne è ricoverata in prognosi riservata.
Il conducente, in preda al panico dopo la reazione furibonda della folla, ha abbandonato l’auto e si è arreso poco dopo ai poliziotti. Non un atto deliberato, dicono ora le autorità, ma la tragica conseguenza di una guida azzardata nella calca.
Intanto, a Pau, la cronaca nera ha trovato nuovi protagonisti: una banda di una cinquantina di giovani ha devastato la vetrina di un negozio Lacoste, mandato in frantumi il vetro posteriore di un autobus e sfondato l’ingresso di una scuola media.
Fuochi d’artificio e urla, la festa che si trasforma in un’orgia di teppismo. Il cuore di Parigi, illuminato a festa per la notte di gloria del PSG, si è riempito di poliziotti in assetto antisommossa. Lacrimogeni, idranti e corse disperate tra le vie del Marais e quelle più borghesi dell’VIII arrondissement.
I cronisti sul posto parlano di un assalto organizzato: piccoli gruppi di teppisti che spuntano all’improvviso, spaccano tutto e scompaiono di nuovo nella folla. Come in una guerriglia lampo, dove la linea tra la passione sportiva e il vandalismo diventa invisibile.
La vittoria storica del PSG – la prima coppa dalle grandi orecchie della sua storia – è stata la miccia. Un 5-0 che resterà scolpito nelle statistiche del calcio europeo, ma che in Francia rischia di restare associato a una notte di delirio e caos.
Il presidente Macron, attento a non cavalcare la retorica, ha invitato alla calma e alla responsabilità: “Il calcio unisce, non deve dividere”. Parole che suonano quasi retoriche, mentre la polizia chiude la notte con bilanci allarmanti e Parigi si lecca le ferite.
E mentre i tifosi veri – quelli che sognavano da anni questa coppa – si preparano a sfilare sul viale di casa, i soliti predatori del caos già pensano al prossimo pretesto. Perché in questa notte di “calcio e sangue” – come la definiscono i tabloid francesi – la linea sottile che separa la festa dall’inferno si è fatta più sottile che mai.
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Calcio
Azzurro sbiadito: l’Italia fuori dalla Top 10 Fifa. Ora è dietro anche alla Croazia
Perde due posizioni la Nazionale italiana nel nuovo ranking Fifa. E intanto la Croazia ci supera, il Belgio resta inspiegabilmente tra i big, e l’Argentina continua a guardare tutti dall’alto.

L’azzurro si scolora, ancora una volta. La nuova classifica Fifa, pubblicata in queste ore, è una doccia fredda per i tifosi italiani: l’Italia è ufficialmente fuori dalla Top 10. Dopo un Europeo balbettante e una serie di prestazioni in chiaroscuro, la Nazionale scivola all’undicesimo posto, perdendo due posizioni rispetto alla graduatoria del 3 aprile. Un tonfo che arriva dopo oltre 200 partite internazionali disputate nei mesi di maggio e giugno, e che racconta di un’Italia in evidente affanno.
Il cambio in panchina, con l’addio di Luciano Spalletti e l’arrivo di Gennaro Gattuso, ha portato con sé l’ennesimo scossone. L’esordio del nuovo ct è stato amaro: sconfitta contro la Norvegia nelle qualificazioni ai Mondiali del 2026 e vittoria sofferta contro la Moldova. Troppo poco per tenere il passo delle grandi.
In testa al ranking mondiale resta l’Argentina, seguita da Spagna, Francia, Inghilterra e Brasile. A ruota, Portogallo e Olanda si scambiano il sesto e settimo posto. Il Belgio continua a mantenere saldamente l’ottava posizione, un mistero calcistico ormai da anni: niente finali, niente trofei, ma sempre tra i migliori dieci. Dietro, la Germania risale fino al nono posto, mentre la Croazia rientra in Top 10 proprio scavalcando l’Italia.
Subito dietro gli azzurri, il Marocco resta stabile al dodicesimo posto, ma il Messico fa un bel salto in avanti grazie alla vittoria nella Gold Cup, superando gli Stati Uniti e portandosi al tredicesimo posto. Stabili anche Colombia e Senegal, mentre Uruguay e Giappone perdono terreno.
Tra le nazionali in maggiore ascesa, spicca la Costa Rica, che grazie ai quarti raggiunti nella Gold Cup guadagna 14 posizioni, piazzandosi al 40° posto. Bene anche Norvegia (33°) — proprio la squadra che ha affossato l’Italia — Macedonia del Nord (62°) e Zambia (83°), tutte in crescita di cinque posizioni.
Insomma, il calcio italiano continua a perdere terreno anche nei numeri. E se l’estate 2024 ha lasciato l’amaro in bocca, l’autunno dovrà portare più di una scossa. Gattuso è già al lavoro per ridare grinta, punti… e un po’ di lustro a quell’azzurro che oggi sembra davvero troppo stinto.
Calcio
Balotelli spara a zero: “Stavo antipatico a Vieira, aveva paura che segnassi e lo mettessi in ombra”
Scartato, ignorato e messo ai margini: SuperMario non le manda a dire e punta il dito contro Vieira e il Genoa. “Mi hanno mancato di rispetto, il mister aveva paura che rubassi la scena. La società? Senza palle”

Mario Balotelli è tornato a piede libero, senza squadra, ma con la lingua sempre ben allenata. E se in campo lo si è visto col contagocce, davanti al microfono è tornato SuperMario dei bei tempi: diretto, irriverente e pronto a far saltare il banco. Ospite a sorpresa del podcast “Controcampo” – dove si stava intervistando suo fratello Enock – l’ex attaccante del Genoa ha fatto nomi e cognomi, prendendosela apertamente con Patrick Vieira, allenatore rossoblù.
“Stavo sui coglioni a Vieira, diciamolo chiaramente. Non c’entra nulla il calcio, era solo un fatto personale. Aveva paura che facessi gol e gli rubassi la scena”, ha tuonato Balotelli, con la consueta grazia di un caterpillar in discesa libera.
Il racconto è un mix di delusione e rabbia. “All’inizio mi aveva pure chiamato per sapere come stavo, mi era sembrato in buona fede. Poi però mi ha fatto giocare due minuti qua e là. Col Napoli entro quattro minuti e quasi segno, e da lì mi ha praticamente tagliato fuori. Un problema di antipatia, non tecnico. Lo ha detto anche la società: temeva che non accettassi di giocare poco. Una cazzata. Dite piuttosto che mi odiava”.
Il rapporto con il Genoa? Anche quello ai minimi storici: “Mi hanno mancato di rispetto sul piano umano. Mi hanno lasciato fuori dal gruppo, mi sono allenato da solo e quando ho chiesto spiegazioni mi hanno rimbalzato. Non voglio più sentirli, hanno avuto sette mesi per capire la situazione”.
Sulle accuse di protagonismo a Vieira, Balotelli rincara: “Ogni volta che i giornalisti parlavano di me, si incazzava. Aveva paura di me, punto. E visto che portava a casa i risultati, in società si sono messi la coda tra le gambe e l’hanno lasciato fare”.
A 34 anni, con più panchine che minuti in Serie A, Balotelli sembra vivere l’ennesimo déjà vu di una carriera folle e incompiuta. Ma almeno una cosa non è cambiata: quando parla, non fa mai catenaccio.
Calcio
Alta tensione all’Inter dopo il ko col Fluminense: Lautaro sbotta e punta il dito contro Calhanoglu
Lautaro Martinez, furioso dopo il 2-0 subito contro il Fluminense, attacca i compagni: “Ho visto cose che non mi sono piaciute”. Il presidente Marotta chiarisce: “Ce l’aveva con Calhanoglu, ma niente crocifissioni”. Chivu ammette: “Siamo stati presuntuosi”

Alta tensione nello spogliatoio dell’Inter dopo la pesante sconfitta per 2-0 contro il Fluminense agli ottavi del Mondiale per Club. Il ko ha fatto saltare i nervi al capitano Lautaro Martinez, che nel post-partita ai microfoni di Dazn ha lanciato un messaggio durissimo ai suoi compagni: «Chi vuole restare con noi, resta. Chi non vuole restare deve andare via. Non faccio nomi, ma ho visto tante cose che non mi sono piaciute». Nessun nome, certo, ma la frase non è passata inosservata.
Il riferimento non troppo velato ha scatenato immediatamente una serie di ipotesi, finché a fare chiarezza è stato il presidente nerazzurro Giuseppe Marotta. Intervenuto su Mediaset, ha confermato: «Il discorso era riferito a Calhanoglu. Lautaro non l’ha detto apertamente, ma io sì. Non dobbiamo però buttare la croce su Hakan. Parleremo con lui: al momento non ci sono i presupposti per separarci, ma se ci saranno lo faremo senza problemi».
Una bomba in piena regola, esplosa dopo una partita che ha messo a nudo tutte le fragilità dell’Inter. La squadra, pur reduce da una stagione tra alti e bassi, arrivava a questa sfida con l’ambizione di dire la sua anche a livello mondiale. Invece, il Fluminense ha dominato sul piano fisico e mentale, condannando i nerazzurri a un’eliminazione amara. E a un interno processo.
Lautaro, che ha chiuso la stagione tra i migliori marcatori in Europa, ha sentito su di sé tutto il peso della sconfitta. «Io sono il primo responsabile come capitano – ha detto –. Chiedo scusa ai tifosi. È un’altra sconfitta che fa malissimo. Ma abbiamo lasciato tutto dentro il campo». Tutt’altro che convinto, però, dell’impegno di tutti i suoi compagni.
A cercare di smorzare i toni ci ha provato l’allenatore Cristian Chivu. Anche lui intervistato nel post-partita, ha ammesso: «Siamo stati un po’ presuntuosi, cercando il bello quando bastava fare cose semplici. Abbiamo patito la loro intensità e pressione. Le parole di Lautaro? Capisco, è entrato a gamba tesa, ma tutti dobbiamo restare nella stessa barca. Questa è una squadra che vuole riscattare un’annata non semplice e costruire la prossima con ambizione».
Il problema, però, non sembra solo tecnico. Il malessere che traspare dalle dichiarazioni del capitano e dalla presa di posizione di Marotta lascia intravedere una spaccatura nello spogliatoio, proprio mentre la dirigenza è chiamata a programmare la stagione futura. E Calhanoglu, ora al centro delle polemiche, è in trattativa per un possibile trasferimento in Arabia Saudita. Non una fuga, dicono da Appiano, ma l’interesse c’è.
Intanto, i tifosi reagiscono. Sui social si moltiplicano i messaggi di sostegno a Lautaro, ma anche quelli di delusione per un gruppo che, dopo aver sfiorato la gloria europea nella scorsa stagione, sembra aver perso unità e identità. In campo e fuori. E nel momento in cui servirebbe compattezza, l’Inter si scopre fragile, litigiosa, nervosa.
Il Mondiale per Club doveva essere una vetrina. Rischia invece di trasformarsi nell’inizio di una crisi. E il mercato estivo, già incandescente, è appena cominciato.
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