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Calcio

Mancini lascia l’Arabia: scappato dall’Italia per milioni, rimedia una figuraccia saudita

Ingaggiato con un contratto record da 24 milioni a stagione, Mancini non resiste alle pressioni saudite. Dopo un percorso altalenante e qualche brutto scivolone, il Mancio dice addio ai sogni di gloria in Medio Oriente.

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    Roberto Mancini, il tecnico di Jesi passato dalle luci della ribalta italiana ai dorati campi dell’Arabia Saudita, non è più il commissario tecnico della Nazionale araba. Inseguito da una pioggia di milioni (24 a stagione, per essere precisi) e promesse di successo, Mancini aveva scelto di lasciare la panchina azzurra con tempismo sospetto, scatenando polemiche e critiche in patria. Ma ora, la sua avventura saudita si conclude in un modo che di trionfale ha ben poco. La TV di Stato Al Ekhbariya ha annunciato ufficialmente la risoluzione del contratto, confermando che la Saff, la Federcalcio Saudita, presenterà presto il prossimo ct.

    Se l’addio all’Italia aveva lasciato molti con l’amaro in bocca, l’avventura saudita di Mancini non ha fatto altro che aumentare la sensazione di una scelta fatta esclusivamente per motivi economici, con esiti non certo indimenticabili. Dopo il debutto disastroso con una sconfitta contro la Costa Rica e qualche modesta vittoria contro squadre come Oman e Kirghizistan, la vera debacle è arrivata nella Coppa d’Asia 2023, dove la Nazionale saudita si è fermata agli ottavi contro la Corea del Sud, uscita ai rigori. Poco male, si dirà, se non fosse che anche le qualificazioni per i Mondiali del 2026 hanno visto la squadra arrancare con qualche vittoria su squadre tutt’altro che irresistibili (Tagikistan, Pakistan e Cina) e diverse sconfitte che hanno alimentato il malcontento.

    I tifosi sauditi, inizialmente entusiasti, hanno presto perso la pazienza, e dopo un deludente pareggio casalingo con il Bahrain, sono scoppiate le contestazioni. Le immagini del Mancio nervoso, che risponde ai tifosi con un gesto di stizza, hanno fatto il giro del web, accompagnate da polemiche sempre più intense. Insomma, il rapporto tra Mancini e la stampa locale era ormai logorato e la situazione non poteva che concludersi così.

    Quindi, cosa resta di questa breve e costosa avventura in Arabia? Di certo un addio che lascia più ombre che luci su un allenatore che, da eroe nazionale, ha preferito inseguire i petroldollari piuttosto che consolidare il suo posto nella storia del calcio italiano. Ora il calcio saudita volterà pagina, mentre il Mancio dovrà riflettere se il salto a Riyad è stato davvero quel colpo di genio che aveva immaginato.

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      Calcio

      Azzurro sbiadito: l’Italia fuori dalla Top 10 Fifa. Ora è dietro anche alla Croazia

      Perde due posizioni la Nazionale italiana nel nuovo ranking Fifa. E intanto la Croazia ci supera, il Belgio resta inspiegabilmente tra i big, e l’Argentina continua a guardare tutti dall’alto.

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        L’azzurro si scolora, ancora una volta. La nuova classifica Fifa, pubblicata in queste ore, è una doccia fredda per i tifosi italiani: l’Italia è ufficialmente fuori dalla Top 10. Dopo un Europeo balbettante e una serie di prestazioni in chiaroscuro, la Nazionale scivola all’undicesimo posto, perdendo due posizioni rispetto alla graduatoria del 3 aprile. Un tonfo che arriva dopo oltre 200 partite internazionali disputate nei mesi di maggio e giugno, e che racconta di un’Italia in evidente affanno.

        Il cambio in panchina, con l’addio di Luciano Spalletti e l’arrivo di Gennaro Gattuso, ha portato con sé l’ennesimo scossone. L’esordio del nuovo ct è stato amaro: sconfitta contro la Norvegia nelle qualificazioni ai Mondiali del 2026 e vittoria sofferta contro la Moldova. Troppo poco per tenere il passo delle grandi.

        In testa al ranking mondiale resta l’Argentina, seguita da Spagna, Francia, Inghilterra e Brasile. A ruota, Portogallo e Olanda si scambiano il sesto e settimo posto. Il Belgio continua a mantenere saldamente l’ottava posizione, un mistero calcistico ormai da anni: niente finali, niente trofei, ma sempre tra i migliori dieci. Dietro, la Germania risale fino al nono posto, mentre la Croazia rientra in Top 10 proprio scavalcando l’Italia.

        Subito dietro gli azzurri, il Marocco resta stabile al dodicesimo posto, ma il Messico fa un bel salto in avanti grazie alla vittoria nella Gold Cup, superando gli Stati Uniti e portandosi al tredicesimo posto. Stabili anche Colombia e Senegal, mentre Uruguay e Giappone perdono terreno.

        Tra le nazionali in maggiore ascesa, spicca la Costa Rica, che grazie ai quarti raggiunti nella Gold Cup guadagna 14 posizioni, piazzandosi al 40° posto. Bene anche Norvegia (33°) — proprio la squadra che ha affossato l’Italia — Macedonia del Nord (62°) e Zambia (83°), tutte in crescita di cinque posizioni.

        Insomma, il calcio italiano continua a perdere terreno anche nei numeri. E se l’estate 2024 ha lasciato l’amaro in bocca, l’autunno dovrà portare più di una scossa. Gattuso è già al lavoro per ridare grinta, punti… e un po’ di lustro a quell’azzurro che oggi sembra davvero troppo stinto.

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          Calcio

          Balotelli spara a zero: “Stavo antipatico a Vieira, aveva paura che segnassi e lo mettessi in ombra”

          Scartato, ignorato e messo ai margini: SuperMario non le manda a dire e punta il dito contro Vieira e il Genoa. “Mi hanno mancato di rispetto, il mister aveva paura che rubassi la scena. La società? Senza palle”

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            Mario Balotelli è tornato a piede libero, senza squadra, ma con la lingua sempre ben allenata. E se in campo lo si è visto col contagocce, davanti al microfono è tornato SuperMario dei bei tempi: diretto, irriverente e pronto a far saltare il banco. Ospite a sorpresa del podcast “Controcampo” – dove si stava intervistando suo fratello Enock – l’ex attaccante del Genoa ha fatto nomi e cognomi, prendendosela apertamente con Patrick Vieira, allenatore rossoblù.

            “Stavo sui coglioni a Vieira, diciamolo chiaramente. Non c’entra nulla il calcio, era solo un fatto personale. Aveva paura che facessi gol e gli rubassi la scena”, ha tuonato Balotelli, con la consueta grazia di un caterpillar in discesa libera.

            Il racconto è un mix di delusione e rabbia. “All’inizio mi aveva pure chiamato per sapere come stavo, mi era sembrato in buona fede. Poi però mi ha fatto giocare due minuti qua e là. Col Napoli entro quattro minuti e quasi segno, e da lì mi ha praticamente tagliato fuori. Un problema di antipatia, non tecnico. Lo ha detto anche la società: temeva che non accettassi di giocare poco. Una cazzata. Dite piuttosto che mi odiava”.

            Il rapporto con il Genoa? Anche quello ai minimi storici: “Mi hanno mancato di rispetto sul piano umano. Mi hanno lasciato fuori dal gruppo, mi sono allenato da solo e quando ho chiesto spiegazioni mi hanno rimbalzato. Non voglio più sentirli, hanno avuto sette mesi per capire la situazione”.

            Sulle accuse di protagonismo a Vieira, Balotelli rincara: “Ogni volta che i giornalisti parlavano di me, si incazzava. Aveva paura di me, punto. E visto che portava a casa i risultati, in società si sono messi la coda tra le gambe e l’hanno lasciato fare”.

            A 34 anni, con più panchine che minuti in Serie A, Balotelli sembra vivere l’ennesimo déjà vu di una carriera folle e incompiuta. Ma almeno una cosa non è cambiata: quando parla, non fa mai catenaccio.

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              Calcio

              Alta tensione all’Inter dopo il ko col Fluminense: Lautaro sbotta e punta il dito contro Calhanoglu

              Lautaro Martinez, furioso dopo il 2-0 subito contro il Fluminense, attacca i compagni: “Ho visto cose che non mi sono piaciute”. Il presidente Marotta chiarisce: “Ce l’aveva con Calhanoglu, ma niente crocifissioni”. Chivu ammette: “Siamo stati presuntuosi”

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                Alta tensione nello spogliatoio dell’Inter dopo la pesante sconfitta per 2-0 contro il Fluminense agli ottavi del Mondiale per Club. Il ko ha fatto saltare i nervi al capitano Lautaro Martinez, che nel post-partita ai microfoni di Dazn ha lanciato un messaggio durissimo ai suoi compagni: «Chi vuole restare con noi, resta. Chi non vuole restare deve andare via. Non faccio nomi, ma ho visto tante cose che non mi sono piaciute». Nessun nome, certo, ma la frase non è passata inosservata.

                Il riferimento non troppo velato ha scatenato immediatamente una serie di ipotesi, finché a fare chiarezza è stato il presidente nerazzurro Giuseppe Marotta. Intervenuto su Mediaset, ha confermato: «Il discorso era riferito a Calhanoglu. Lautaro non l’ha detto apertamente, ma io sì. Non dobbiamo però buttare la croce su Hakan. Parleremo con lui: al momento non ci sono i presupposti per separarci, ma se ci saranno lo faremo senza problemi».

                Una bomba in piena regola, esplosa dopo una partita che ha messo a nudo tutte le fragilità dell’Inter. La squadra, pur reduce da una stagione tra alti e bassi, arrivava a questa sfida con l’ambizione di dire la sua anche a livello mondiale. Invece, il Fluminense ha dominato sul piano fisico e mentale, condannando i nerazzurri a un’eliminazione amara. E a un interno processo.

                Lautaro, che ha chiuso la stagione tra i migliori marcatori in Europa, ha sentito su di sé tutto il peso della sconfitta. «Io sono il primo responsabile come capitano – ha detto –. Chiedo scusa ai tifosi. È un’altra sconfitta che fa malissimo. Ma abbiamo lasciato tutto dentro il campo». Tutt’altro che convinto, però, dell’impegno di tutti i suoi compagni.

                A cercare di smorzare i toni ci ha provato l’allenatore Cristian Chivu. Anche lui intervistato nel post-partita, ha ammesso: «Siamo stati un po’ presuntuosi, cercando il bello quando bastava fare cose semplici. Abbiamo patito la loro intensità e pressione. Le parole di Lautaro? Capisco, è entrato a gamba tesa, ma tutti dobbiamo restare nella stessa barca. Questa è una squadra che vuole riscattare un’annata non semplice e costruire la prossima con ambizione».

                Il problema, però, non sembra solo tecnico. Il malessere che traspare dalle dichiarazioni del capitano e dalla presa di posizione di Marotta lascia intravedere una spaccatura nello spogliatoio, proprio mentre la dirigenza è chiamata a programmare la stagione futura. E Calhanoglu, ora al centro delle polemiche, è in trattativa per un possibile trasferimento in Arabia Saudita. Non una fuga, dicono da Appiano, ma l’interesse c’è.

                Intanto, i tifosi reagiscono. Sui social si moltiplicano i messaggi di sostegno a Lautaro, ma anche quelli di delusione per un gruppo che, dopo aver sfiorato la gloria europea nella scorsa stagione, sembra aver perso unità e identità. In campo e fuori. E nel momento in cui servirebbe compattezza, l’Inter si scopre fragile, litigiosa, nervosa.

                Il Mondiale per Club doveva essere una vetrina. Rischia invece di trasformarsi nell’inizio di una crisi. E il mercato estivo, già incandescente, è appena cominciato.

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