Sport
Luna Rossa, dopo la grande delusione lancia la sfida al futuro
Mentre i tifosi italiani si interrogano sui motivi che hanno portato la nostra imbarcazione a perdere l’America’s Cup, i nostri velisti si preparano per le prossime sfide. Augurandosi sempre che ci sia… buon vento.

Metteteci tutto… le previsioni meteo sbagliate, le varie rotture di parti dell’imbarcazione ed errori vari a condire il tutto. Fatto sta che Luna Rossa ha perso… e si è persa. La Coppa America è un gioco complesso nel quale convergono fattori tra i più diversi. Come la tecnologia, la meteorologia, il management, l’equipaggio, gli allenatori, la logistica e pure la squadra che rimane a terra. Con una componente psicologica molto complessa. Può infatti succedere di avere una barca veloce e le migliori vele, come è successo a noi… e di non riuscire nemmeno a conquistare la Louis Vuitton Cup. Abbiamo parlato di questo ed altro con un velista esperto come Massimo Bucceri, che ci ha aiutato a capire una serie di dinamiche.
Tempi stretti per prendere confidenza con la barca
Considerate che ogni equipaggio ha davvero poco tempo per imparare a far funzionare al meglio la sua barca. Oltre al fatto che le regate di selezione – per arrivare a essere lo sfidante ufficiale – rappresentano davvero il primo momento di incontro tra imbarcazioni che possono essere molto diverse. Molti degli AC75 impegnati erano addirittura stati varati poche settimane prima di essere imbarcati per la Spagna.
Più la barca è “difficile” è più l’armo si impegna
Da considerare anche che è più facile imparare ad usare al meglio barche dai disegni più «normali», come Luna Rossa o Alinghi, mentre linee più «difficili» come American Magic o Ineos Britannia, a cui hanno lavorato team di designer della Formula 1, richiedono un periodo maggiore. I pessimi risultati iniziali di Ineos vanno letti in questo senso: una barca difficile che l’equipaggio si è impegnato a fondo a conoscere e migliorare. E questo ha permesso loro di raggiungere performance che non ci aspettavamo.
Le vittorie iniziali
Il fatto di essere partiti male nelle prime regate ha rappresentato un grande stimolo per Ineos, motivandoli per quelle successive. Di contro la serie di regate tutte vincenti non è stata la cosa migliore che potesse capitare ai nostri, che forse hanno sottovalutato il quadro generale.
Capitolo “rotture”
La nostra Vuitton Cup è stata purtroppo segnata dalle rotture a bordo. Insieme ad errori nella scelta della vela di prua mentre su Ineos nulla è stato rotto. Viene da domandarsi chi abbia dato previsioni meteo non corrette al team di Luna Rossa. Che si è trovato con un fiocco da vento forte, quando il vento addirittura era in calando (nella prima regata del 2 ottobre). Un fiocco – va spiegato per i non addetti ai lavori – che non aveva abbastanza potenza per superare l’avversario di bolina e che non permetteva di raggiungere la massima velocità in poppa. Chi aveva previsto vento ben superiore ai 20 nodi, che poi è risultato soffiare a 17… forse dovrebbe rivedere qualcosa nel suo lavoro.
Per quanto riguarda la rottura della randa, le cause possono essere diverse: un pezzo difettoso, una non adeguata manutenzione preventiva o un design della randa stessa, non adeguato per sostenere le forze in gioco in quel preciso punto. La rottura in coperta del 2 ottobre è stata invece causata da un errore di manovra del braccio del foil. Il nostro equipaggio inq uel frangente ha dimostrato una grande abilità ad intervenire nell’emergenza, anche se la regata è stata persa comunque.
Il futuro passerà ancora attraverso Max Sirena
Anche se Luna Rossa è fuori dalle finali delle Selezioni Challenger, il Presidente del team Patrizio Bertelli ha fatto il punto sulla situazione attuale e sul futuro del team, assicurando che la nostra imbarcazione continuerà la sua avventura in Coppa America con Max Sirena alla guida. A conferma della fiducia nel team da lui creato nel 1997, che non solo ha avuto importanti risultati sportivi, facendo uscire l’Italia «dalla periferia per portarla al centro della vela internazionale», ma è stato anche una importante fucina di nuovi talenti. «In tre anni con Max Sirena abbiamo ricreato un team forte che ricorda quello di partenza del 2000», ha detto, «dove il senso di appartenenza è prioritario, in cui c’è molta passione, molta tecnologia e anche molti giovani – non solo velisti, ma anche tecnici – per cui credo che abbiamo una piattaforma ottima con cui ripartire per la prossima sfida».
Due settimane negative ed errori più degli avversari
Concludendo il suo intervento con una riflessione sul risultato finale: «La verità oggettiva è che passa il turno la barca che ha fatto meno errori. Ci sarà tempo per giudicare quello che è successo, ma certamente il problema non era la barca lenta. La nostra era una barca molto veloce, anzi, credo sia la più veloce che abbia mai avuto in tutte le mie sfide. La Coppa America è così, il livello è alto. Noi abbiamo imbroccato due settimane negative, abbiamo fatto degli errori, non siamo in finale perché abbiamo commesso più errori degli altri».
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Calcio
Biglietti a 1 euro e identità fasulle: lo sfottò dei tifosi del Genoa ai cugini blucerchiati diventa un caso
Doveva essere una festa per pochi intimi, ma si è trasformata nell’ennesima figuraccia blucerchiata. La Samp, retrocessa sul campo e ripescata dalla Lega con un atto di prestidigitazione, ora si fa beffare anche dai rivali che intasano il sistema biglietti con nomi assurdi. E il club minaccia denunce.

La chiamavano “squadra simpatia”, ma forse era solo un errore di gioventù. Oggi la Sampdoria somiglia più a una parodia di se stessa che alla squadra di Vialli e Mancini. E il bello è che stavolta non c’entra il campo, ma i biglietti. Sì, perché in vista della sfida dei playout contro la Salernitana, la società ha avuto la brillante idea di offrire i tagliandi agli abbonati al prezzo simbolico di un euro. Offertona. Peccato che centinaia di quei biglietti siano finiti in mano (si fa per dire) a tifosi del Genoa che hanno preso la palla al balzo per organizzare una goliardata memorabile.
Risultato? Il sistema online si è riempito di ordini con nomi tipo Guido Scooterata nato a Crotone, Abe Linato, Dino Sauro, Rosa Culetto, Felice Ciampi Sellone e – perché no – Diego Milito e Franco Scoglio. Alcuni ci hanno infilato pure Michele Misseri e Alberto Stasi, tanto per non farsi mancare il cattivo gusto. Un vero carnevale dell’identità fittizia, con l’unico scopo di far sparire i posti riservati ai tifosi doriani e lasciare spalti vuoti al Ferraris.
Il club, avvisato dal tam-tam online e da qualche imbarazzante lista di nominativi degna di un cinepanettone, ha iniziato ad annullare i biglietti, minacciando sanzioni legali e denunce. Ma la toppa è peggio del buco. Il comunicato con toni da codice penale ha solo acceso il sarcasmo: «I trasgressori sono perseguibili per legge»? Forse. Ma intanto ridono tutti.
La verità è che la Samp, ripescata ai play out dopo essere retrocessa sul campo, per grazia ricevuta e per un regolamento degno di una tombolata di fine anno, ha ormai perso anche la narrazione positiva. Da “miracolata” a “ridicolata” il passo è stato breve. E se la salvezza non l’ha conquistata sul campo, nemmeno l’ironia l’ha saputa giocare fuori. Perché se i cugini rossoblù sono maestri dello sfottò, a Marassi sponda doriana si risponde con la rigidità di chi non sa più ridere nemmeno di sé stesso.
L’impressione è che questa Sampdoria non sappia più gestire nulla, nemmeno l’umorismo. E quando cominci a perdere perfino quello, vuol dire che ti restano solo le minacce legali e le figuracce. Altro che spirito sportivo. Altro che fair play. Qui si sta affondando, e neanche col sorriso.
Calcio
Paola Ferrari senza freni: “Gravina doveva intervenire subito, Spalletti ha sbagliato tutto”
Paola Ferrari, volto storico della Rai, commenta il crollo azzurro: “Due Mondiali sfumati senza cambiamenti strutturali. Serve un motivatore vero, non a caso si parla di Mourinho”

Vedere la Nazionale ridotta a questo stato «mi dà un grande dolore, ma è anche un’offesa, come italiana, ai valori fondamentali dello sport». Paola Ferrari, storica giornalista Rai protagonista dei grandi trionfi azzurri, rilascia un’intervista sul flop dell’Italia dopo l’addio di Spalletti.
La giornalista riconosce a Gravina il merito iniziale di aver scelto un tecnico di successo dopo il trionfo del Napoli, «la scelta migliore possibile», ma accusa il presidente federale di non essersi reso conto in tempo che «il matrimonio tra la Nazionale e Spalletti non funzionava, perché lo aveva capito tutta l’Italia». Dopo un Europeo definito «un film horror di Dario Argento», l’errore sarebbe stato continuare a insistere, perdendo mesi cruciali.
Paola Ferrari si dichiara convinta che fosse necessario cambiare subito: «Ogni minuto perso è stato un errore, anche per Spalletti stesso. Lui troverà un’altra panchina prestigiosa, se lo merita… Quando perdi mesi fondamentali, vuol dire che hai già messo una mano sulla possibilità che non andremo per la terza volta consecutiva al Mondiale».
Nonostante tutto però resta ottimista: «Andremo al Mondiale? Sì, perché sono un’ottimista. Ma la verità è che abbiamo il 50% di possibilità. Probabilmente dovremo affrontare di nuovo i playoff». E avverte: «Per due volte siamo rimasti fuori dal Mondiale e non è cambiato nulla nel sistema calcio italiano. Non si è evoluto. Questo è gravissimo».
Ferrari ricorda come grandi storie come quella di Baggio — arrivato per rifondare il settore giovanile — o Maldini abbiano faticato a trovare spazio nel sistema: «Quando lascia andare via personaggi come Baggio o Maldini… significa che questo è un calcio che si guarda allo specchio, ma non per migliorarsi».
Per il futuro serve un allenatore con la “cazzimma” di Antonio Conte, capace di far giocare la squadra con passione: «Serve un motivatore, uno per cui la squadra sia disposta a buttarsi nel fuoco. Ecco perché è uscito il nome di Mourinho… Io avrei voluto Conte». Ferrrari valuta anche De Zerbi per un progetto pluriennale, «se supportato davvero».
Non risparmia critiche neppure colui che fu considerato tecnico di successo: Simone Inzaghi «deve avere le spalle larghe», 25 milioni in Arabia richiedono «certi valori». Su Ranieri, che ha declinato l’offerta di guidare la Nazionale, comprende la scelta: «Ha fatto una scelta di vita… è coerente. Lo rispetto».
Il discorso si allarga poi allo stato attuale del calcio nazionale: Mondiale per Club, spot pubblicitari e conduttrici TV non si sottraggono alla sua analisi. Critica invece lo stile di Diletta Leotta — «non piace per un certo tipo di stile» — e approva l’eliminazione dai palinsesti di uno spot giudicato “orrendo” per i bambini.
In definitiva, Paola Ferrari lancia un messaggio netto: «Serve un grande condottiero, uno capace di motivarli sui valori veri. Gattuso? Non basta. Io domani vorrei Mourinho. E per il lungo periodo… De Zerbi». Solo con una nuova leadership, passa il monito, il calcio azzurro potrà uscire davvero dalla crisi.
Calcio
Jimenez shock: «Partite truccate in Italia, Atalanta-Ternana 2003 doveva finire in pari»
Luis Jimenez accusa: «Giocavo in partite sistemate, era pesante per un giovane come me. In Atalanta-Ternana del 2003-2004 doveva esserci un pareggio per accordi presi. Segnai un gol e scatenai il caos».

Dichiarazioni esplosive quelle di Luis Jimenez, ex calciatore di Ternana, Lazio, Inter e Fiorentina, che in un podcast sul canale YouTube Vamo A Calmarno ha rivelato di aver partecipato inconsapevolmente a partite combinate durante la sua esperienza in Italia. L’ex fantasista cileno, soprannominato Il Mago, non ha risparmiato dettagli su un calcio che, secondo lui, all’epoca era pesantemente influenzato dalla corruzione.
«C’era molta mafia, partite sistemate»
«In Italia ho giocato almeno tre partite truccate», ha confessato Jimenez. «Non posso dirvi con quale squadra, ma è successo. Era un sistema pesante per un giovane che voleva arrivare al top. Oggi le cose sono migliorate, molti ex calciatori e dirigenti coinvolti sono stati puniti, ma allora c’era molta mafia».
Il caso Atalanta-Ternana 2003-2004
Tra gli episodi raccontati, Jimenez ha fatto riferimento a una partita specifica: Atalanta-Ternana, turno prenatalizio del campionato di Serie B 2003-2004, conclusasi 1-1. «Eravamo prima e seconda in classifica, c’era il gemellaggio tra tifosi e doveva essere una festa. Mi procurai un rigore e lo segnammo, ma nessuno esultò: il mio compagno si mise le mani sul volto. Solo dopo il dottore mi spiegò che era tutto combinato e di non entrare più in area di rigore. Avvisatemi almeno, mi sono sentito preso in giro».
La partita si concluse con i gol di Zampagna su rigore all’87’ e di Budan all’89’, rispettando l’accordo del pareggio. La Ternana, che chiuse settima in campionato, non riuscì a raggiungere la promozione in Serie A, diversamente dall’Atalanta.
Le pressioni nello spogliatoio
Jimenez ha raccontato di aver segnato in un’altra partita combinata, provocando la reazione furiosa del portiere della sua squadra: «Volevano un pari senza reti, ma io non lo sapevo. Segnai un gol e scatenai il caos: mi dissero tutto solo dopo. Fu devastante per me».
L’ombra sul calcio italiano
Le dichiarazioni di Jimenez gettano nuova luce su un’epoca oscura del calcio italiano, già segnata da scandali come Calciopoli. Nonostante le accuse, l’ex calciatore ha sottolineato che oggi la situazione è cambiata, grazie a interventi mirati che hanno colpito dirigenti e giocatori coinvolti in episodi di corruzione.
Ora resta da vedere se le autorità calcistiche italiane decideranno di approfondire queste rivelazioni o se si tratterà di un nuovo capitolo che alimenterà le polemiche sul passato del calcio italiano.
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