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Sport

Presidente Trump va al Super Bowl, ma intanto vieta lo sport professionisti agli atleti transgender

The Donald – che vuole essere primo in tutto quello che fa – estende questa personale smania di protagonismo anche agli eventi popolari cone il Super Bowl. Sfruttandoanche la grande audience della finale di football per piazzare l’ennesimo discorso-proclama, dove magari se la prenderà con gli atleti transgerder, invisi alla sua etica da proverbiale supermacho a stelle & strisce.

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    Se non fosse vera si potrebbe pensare a una fake news, architettata ad arte dai suoi detrattori. Donald Trump sarà il primo presidente degli Stati Uniti in carica a partecipare al Super Bowl! Presente a New Orleans (dove l’evento torna dopo 12 anni di assenza) tra gli spettatori della sfida tra i Kansas City Chiefs e i Philadelphia Eagles. Il match verrà trasmesso anche qui in Italia domenica 9 febbraio in diretta da Italia 1, a partire dalle 0.15. Orario perfetto per chi, due settimane prima, si sarà allenato con le dirette sanremesi…

    Livelli di allerta speciali per la sua presenza

    Per effetto della presenza di Trump al Ceasars Superdome verranno innalzati i livelli di sicurezza. Anche alla luce dell’episodio di un mese fa, quando un attentatore ha caricato la folla che celebrava Capodanno a Bourbon Street uccidendo 14 persone. Il Super Bowl è contrassegnato con la sigla “NSSE”, evento di sicurezza speciale nazionale che richiede una particolare strategia di governo.

    Sosterrà i Kansas City?

    Non è dato sapere per quale squadra tiferà The Donald. Ma, come riporta il Guardian, pare che tra i Chiefs vi siano alcuni sostenitori che hanno aderito al movimento MAGA. Come tra la moglie di Mahones, il quarterback di Kansas City. D’altronde Trump non è certo quel genere di persona che prova difficoltà nello schierarsi, anche quando l’interesse nazionale consiglierebbe un atteggiamento super partes

    Intervistato prima del match

    Trump – per sfruttare appieno questo nuovo, ennesimo bagno mediatico – rilascerà anche un’intervista, in onda durante il prepartita del canale Fox, l’emittente statunitense che trasmetterà l’evento negli USA. Rimanendo in ambito sportivo, che abbia l’intenzione di parlare del suo nuovo delirante ordine esecutivo? Quello con cui escluderà ufficialmente le ragazze e donne transgender dal partecipare alle competizioni sportive in scuole e college? Lo aveva annunciato in campagna elettorale e ha mantenuto la promessa. Mandando in visibilio la sua fanbase, con buona pace anche di molti americani che non hanno mai gradito la presenza delle atlete trans nelle gare scolastiche.

    In difesa delle donne… ma davvero?!?

    Durante le ultime Olimpiadi parigine, il tycoon difese a spada tratta la pugile italiana Angela Carini, ritiratasi dal ring dopo essere stata colpita dall’algerina Imane Khelif. Una presenza suggellata dalla medaglia d’oro, che aveva scatenato polemiche di genere… nonostante Khelif non sia una atleta transgender. L’ordine esecutivo porta l’offensivo nome Keeping Men Out of Women’s Sports , Equiparando, in pieno stile trumpiano, le persone transgender a uomini da tenere lontani dal mondo dello sport femminile. Gli dà manforte la rappresentante Repubblicana del South Carolina, Nancy Mace, affermando che “questo provvedimento riporta la correttezza e difende i diritti delle atlete femminili che hanno lavorato duro per tutta la loro vita per arrivare ai livelli più alti”.

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      Tennis

      Djokovic lascia la Serbia, porta il torneo ATP in Grecia e viene bollato come traditore dai media di Vucic

      Novak Djokovic ha sostenuto gli studenti che protestavano contro la corruzione dopo la tragedia di Novi Sad e per questo è stato preso di mira dai tabloid filo-Vucic. Ora si trasferisce in Grecia, iscrivendo i figli a scuola ad Atene e portandosi dietro il torneo ATP di Belgrado. Intanto c’è chi lo celebra come nuovo volto del liberalismo filo-europeo, ma le sue radici restano nazionaliste.

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        Da eroe nazionale a “traditore” della patria, il passo è stato breve. Novak Djokovic, 24 volte vincitore Slam e simbolo del tennis mondiale, ha scelto di lasciare la Serbia e trasferirsi in Grecia, portando con sé moglie, figli e perfino il torneo ATP di Belgrado, di proprietà della sua famiglia. Una decisione che ha il sapore della rottura definitiva con il presidente Aleksandar Vucic e con i media che ne sostengono il governo.

        Il peccato originale? Aver preso posizione. Dopo il crollo della pensilina ferroviaria di Novi Sad, che a dicembre ha provocato 16 morti e acceso la protesta degli studenti contro la corruzione, Djokovic si è schierato apertamente con i ragazzi. Prima con un post sui social: «Credo profondamente nel potere dei giovani e nella loro voglia di futuro. Le loro voci vanno ascoltate». Poi con gesti simbolici: la dedica di una vittoria agli Australian Open a uno studente ferito, la felpa con la scritta “Gli studenti sono campioni”, le immagini condivise delle piazze in rivolta.

        Apriti cielo. I tabloid filogovernativi lo hanno definito “falso patriota”, accusandolo di sostenere la “rivoluzione colorata”. Un affronto per un Paese che fino a ieri voleva dedicargli addirittura un museo a Belgrado in vista dell’Expo 2027.

        Le contraddizioni sono tutte lì. Lo stesso Djokovic che nel 2023 aveva scritto sulla telecamera del Roland Garros «Il Kosovo è il cuore della Serbia», lo stesso che si è fatto fotografare accanto a nazionalisti compromessi con il genocidio di Srebrenica, oggi si ritrova al fianco di studenti che denunciano corruzione e appalti truccati. Un fervente nazionalista che si scontra col presidente nazionalista.

        Intanto la famiglia ha già messo radici ad Atene: i figli sono stati iscritti a una scuola privata e Nole sembra pronto a una nuova vita, lontano da Belgrado. Sullo sfondo, il futuro in politica: c’è chi lo immagina come un nuovo leader populista, chi lo vede come volto del liberalismo filo-UE.

        Giuliano Ferrara, su X, lo ha già celebrato come il “GOAT del liberalismo europeo”. Ma la verità è che Djokovic resta un uomo diviso, complesso, figlio di un Paese che porta ancora addosso le cicatrici delle guerre balcaniche. Per ora ha messo la racchetta tra sé e il potere serbo. Domani, chissà, potrebbe usarla come clava in politica.

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          Tennis

          Anna Kalinskaya, l’ex di Sinner e Kyrgios spara a zero: “Rune mi ha scritto dieci volte, i tennisti sono egoisti”

          La russa, oggi numero 24 al mondo, racconta a First&Red il lato oscuro del circuito: colleghi fissati solo sui risultati, vita privata impossibile e un Holger Rune che “ci prova con tutte”.

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            Non solo dritti e rovesci. Anna Kalinskaya, 25 anni, talento russo e volto noto anche per i gossip sentimentali che l’hanno legata prima a Nick Kyrgios e poi a Jannik Sinner, ha deciso di parlare senza filtri. Lo ha fatto in un’intervista a First&Red, che sta facendo il giro del circuito non tanto per i suoi colpi da fondo campo quanto per le stoccate fuori dal campo.

            La prima frecciata è per Holger Rune, enfant terrible del tennis scandinavo: «Mi ha scritto dieci volte – racconta Kalinskaya – ma mi dicono che scrive a tutte. Ha una considerazione troppo alta di sé. Non è l’unico a comportarsi così». Un attacco diretto che conferma la fama di dongiovanni del danese e mette pepe in uno spogliatoio che già non brilla per armonia.

            Poi arriva il giudizio generale, ancora più tagliente: «Frequentare colleghi tennisti? Ti causa depressione. Sono fissati sui risultati, vivono solo per quello. Se falliscono un obiettivo per loro è la fine del mondo. Tra i primi dieci al mondo, il programma è rigidissimo e diventa impossibile costruire una vita privata. I giocatori di tennis sono un po’ egoisti. Non ti diranno mai le cose in faccia».

            Parole che pesano come macigni in un ambiente dove spesso le relazioni nascono e muoiono nei corridoi dei tornei. Kalinskaya, oggi numero 24 al mondo, conosce bene le dinamiche di chi vive con la valigia in mano e con la classifica come ossessione quotidiana. Con Sinner la storia è durata qualche mese, chiusa nel silenzio. Con Kyrgios, invece, i riflettori erano sempre accesi. Ora, senza più legami dichiarati, sceglie la sincerità e mette a nudo il lato tossico di un tennis che raramente lascia spazio a fragilità e sentimenti.

            Un racconto che divide: c’è chi la accusa di puntare più sui titoli dei giornali che sui titoli in campo, e chi invece vede nelle sue parole un’istantanea fedele del tour. Di certo, nel circuito WTA e ATP, l’intervista ha già fatto rumore. E probabilmente continuerà a rimbalzare negli spogliatoi ancora a lungo, tra un torneo e l’altro.

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              Calcio

              Icardi cancella Wanda Nara dalla pelle: al posto del volto della ex moglie spunta un lupo

              Il bomber del Galatasaray dice addio anche ai tatuaggi dedicati all’ex compagna. Dove c’era il volto di Wanda ora compare un lupo, e la data del matrimonio diventa un viale alberato.

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                Mauro Icardi ha voltato pagina. Definitivamente. Non solo sul piano sentimentale, ma anche su quello più personale, inciso finora sulla sua pelle. L’attaccante del Galatasaray ha infatti coperto i tatuaggi dedicati a Wanda Nara, la donna che per anni è stata al centro della sua vita privata e professionale.

                Il cambiamento è netto. Dove prima campeggiava il volto dell’ex moglie, oggi spicca il muso di un lupo. Un simbolo che sa di rinascita, forza e indipendenza. E non è l’unico ritocco: anche la data dell’anniversario di matrimonio è sparita, sostituita da un nuovo disegno, un viale alberato. L’opera porta la firma del tatuatore argentino Arturo Mendez Perez, tra i più richiesti in patria e amico personale del calciatore.

                Icardi ha condiviso il risultato sui social, accompagnando le immagini con un laconico «Work in progress…». Una frase che dice molto: non si tratta solo di un aggiornamento estetico, ma di un vero percorso di riscrittura della propria identità. Una pelle nuova per una nuova fase della vita.

                Il legame con Wanda Nara, a lungo vissuto sotto i riflettori tra passione e scandali, è ormai archiviato. Prima la separazione, poi le voci su nuove relazioni, e adesso l’eliminazione dei tatuaggi: il filo che li teneva uniti è stato reciso anche visivamente.

                Il gesto, inevitabilmente, ha fatto discutere. I fan si dividono tra chi lo considera un atto di liberazione e chi lo legge come un colpo di spugna troppo drastico su un passato che, nel bene e nel male, ha segnato la carriera e la vita del calciatore. Ma Icardi sembra convinto: il capitolo Wanda è chiuso e a raccontarlo è il suo stesso corpo.

                Un lupo al posto di un volto, un viale alberato che sostituisce una data. È così che Mauro Icardi ha scelto di ridisegnarsi: meno legato al passato, più proiettato su ciò che verrà.

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