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Sport

Totti in svendita: quattro rubli e una carriera gettata alle ortiche

Dall’eroe giallorosso al testimonial senza scrupoli: la parabola discendente di Francesco Totti tra figuracce internazionali e scivoloni d’immagine.

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    Francesco Totti, il “capitano eterno”, oggi sembra più il “capitano venduto”. La sua trasferta a Mosca, in pieno isolamento internazionale della Russia, non solo ha fatto storcere il naso a mezza Italia, ma gli è anche valsa un esposto in procura. A firmarlo è Igor Boni di Europa Radicale, che chiede alla magistratura di fare luce su quella che ormai sembra più una svendita personale che una missione di “valori sportivi”.

    Il viaggio nella “Terza Roma” – come la propaganda russa ha ribattezzato Mosca per l’occasione – ha visto Totti accolto da gigantografie degne di un nuovo zar. Ma più che l’orgoglio sportivo, a pesare sembrano essere stati i rubli, pardon, gli euro: secondo il ceo di Bookmaker Ratings, l’ex campione avrebbe incassato una cifra a sei zeri per presenziare all’evento RB International Award. Mentre il mondo civile alza barriere contro Mosca, Totti si fa testimonial di un portale di scommesse russe, tra palazzoni dorati e premi discutibili.

    L’esposto depositato a Roma solleva il sospetto che il pagamento possa violare l’embargo internazionale. Se così fosse, Totti non avrebbe solo dato uno schiaffo all’immagine dello sport italiano, ma anche alla legalità. In attesa che la magistratura faccia il suo corso, il danno d’immagine è già enorme. E, francamente, irreparabile.

    Di fronte alla bufera, la risposta dell’ex giallorosso è sembrata più patetica che convincente: “Non sono un politico né un diplomatico, sono solo un uomo di sport”. Una scusa buona per tutto, a quanto pare. Peccato che persino i bambini sanno che certe presenze, in certi luoghi, valgono molto più di un autografo o di un selfie: sono endorsement pesanti, pieni di implicazioni.

    La figura, insomma, è quella di chi baratta decenni di gloria sportiva per un assegno facile. Un eroe che, in cambio di un cachet principesco, si presta a promuovere un evento in uno Stato sotto sanzioni. Un tempo il nome di Totti era sinonimo di lealtà, oggi rischia di diventare sinonimo di leggerezza, avidità, miopia.

    “Vista la concomitanza pasquale, Totti troverà questo esposto come sorpresa nel suo uovo”, ha commentato con sarcasmo Boni. E come dargli torto? Quando un campione tradisce i suoi stessi valori per un po’ di notorietà extra, non si salva nemmeno con dieci testimonial “imperiali” e venti viaggi a Mosca.

    Il problema non è solo giuridico: è etico, è simbolico. Se la leggenda della Roma si riduce a prestarsi come cartellone pubblicitario a chiunque paghi bene, allora la parola “bandiera” perde ogni senso. E con essa tutto quello che Totti avrebbe potuto rappresentare per sempre. Per un uomo che ha fatto innamorare milioni di tifosi con il suo talento e la sua fedeltà, è un finale triste

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      Calcio

      Noemi Bocchi brilla alla serata per Amaro Montenegro con Totti e Spalletti: look da copertina e una Birkin Hermès da sogno

      Alla presentazione dello spot che riunisce Francesco Totti e Luciano Spalletti, Noemi Bocchi attira i riflettori con un accessorio iconico.

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        Quando Francesco Totti e Luciano Spalletti si ritrovano nello stesso spot, la scena è già servita. Ma alla presentazione della nuova campagna Amaro Montenegro, c’è stato spazio anche per un’altra protagonista: Noemi Bocchi, che ha accompagnato l’ex capitano della Roma regalando ai fotografi un look impeccabile e un dettaglio capace di accendere l’attenzione del fashion radar

        La Birkin che parla chiaro
        Sotto i flash, la compagna di Totti ha sfoggiato una Hermès Birkin. Parliamo di una delle borse più iconiche e desiderate al mondo: i modelli base partono da circa 9-12 mila euro, ma a seconda della pelle, della dimensione e delle finiture si sale rapidamente. Le versioni più ambite, tra pelli esotiche, colori rari e metalli preziosi, volano oltre i 20-30 mila euro. Per i pezzi da collezione, il prezzo può tranquillamente superare quota 40 mila e arrivare anche nell’olimpo delle sei cifre. Una dichiarazione di stile, più che un accessorio.

        Un evento simbolico, tra calcio e pubblicità
        L’occasione era già di quelle che fanno notizia. Lo spot di Amaro Montenegro ha riportato fianco a fianco Totti e Spalletti, dopo anni di chiacchiere, nostalgie romaniste e qualche inevitabile stoccata sportiva. Atmosfera distesa, sorrisi, brindisi e quel tono da romanzo calcistico che solo certi incroci possono regalare. Bocchi, elegante e discreta, ha scelto un ruolo silenzioso ma impossibile da ignorare.

        Stile, equilibri e scenografie romane
        Tra outfit studiati e accessori di livello, la serata ha mostrato ancora una volta come la coppia Totti-Bocchi si muova con naturalezza nel nuovo equilibrio post-favola Totti-Blasi. Un percorso fatto di scatti, presenze misurate e un racconto pubblico che cresce evento dopo evento. La Birkin diventa così un simbolo, un cenno a un’estetica esclusiva che flirta con l’alta società e con le dinamiche del jet-set romano. Senza parole in più, senza bisogno di dichiarazioni: a volte basta un gesto, un accessorio, una comparsa ben calibrata per ribadire il proprio posto nella scena.

        A fine serata, tra applausi e calici alzati, la narrazione è chiara: mentre Totti torna al centro dell’immaginario sportivo con un sorriso disteso accanto a Spalletti, Noemi continua a ritagliarsi un ruolo definito. Silenziosa, elegante, e perfettamente consapevole che — in certi contesti — un dettaglio di pelle e fibbie vale quanto un’intervista.

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          Calcio

          Amici, amori e corna nel pallone: lo striscione contro Zalewski e il triangolo che infiamma Roma

          Un triangolo amoroso, un ex, una influencer e uno striscione appeso nella città eterna. Tutto per un bacio “proibito” che ha distrutto un’amicizia. Zalewski, Emily Pallini e Ludwig protagonisti del gossip calcistico più infuocato dell’autunno.

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            Dove finisce il calcio e inizia la telenovela? A Roma, spesso, le due cose coincidono. Lo sanno bene Nicola Zalewski e Ludwig, rapper e producer con un debole per i riflettori. La loro amicizia, un tempo fraterna, si è dissolta tra like, storie Instagram e un cuore tradito. Tutto per una donna: Emily Pallini, influencer da milioni di follower, protagonista del nuovo scandalo da curva… ma sentimentale.

            C’era una volta un’amicizia solida, fatta di partite viste insieme, vacanze e confidenze. Ludwig, amico dei calciatori, anche troppo vicino alle loro vicende, non immaginava che il suo “fratello” Zalewski potesse finire tra le braccia della sua fidanzata. E invece è successo. Un copione perfetto per un film di Stranamore ambientato tra Appia e Parioli.

            Lo striscione comparso a Roma dice tutto: “Che fossi uno spione lo sapevamo già, tradire un amico si chiama infamità”. Linguaggio da curva, ma sentimento da commedia all’italiana. Nessuna indagine Digos, solo un manuale di gossip urbano.

            Zalewski, ex Roma oggi all’Atalanta dopo una parentesi all’Inter, non lascia ricordi epici in campo ma riesce comunque a infiammare la città. Il suo passato sentimentale è già un intreccio da serie TV: prima Nicol Luzardi, figlia di un ex calciatore della Lazio e in precedenza legata a Luca Pellegrini, altro ex giallorosso ora biancoceleste. Insomma, un derby anche del cuore.

            Poi la svolta: fine della storia con Nicol, inizio di quella con Emily Pallini. Peccato che Emily fosse, fino a ieri, la compagna di Ludwig. Il rapper, lo stesso coinvolto nell’inchiesta scommesse come possibile tramite tra Fagioli e Zaniolo, stavolta si ritrova nel ruolo del tradito.

            A Roma il gossip corre più veloce del pallone, e lo striscione è solo il finale di un copione che unisce calcio, social e passioni complicate. Una regola non scritta dell’amicizia dice: “Mai la fidanzata del tuo migliore amico”.

            Zalewski l’ha ignorata. E ora, più che un fallo da rigore, si parla di un colpo basso.

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              Calcio

              Tudor fuori dalla Juve dopo otto partite senza vittorie: tocca a Brambilla. E per il futuro spuntano Spalletti e Palladino

              Otto gare senza successi, tre ko consecutivi e uno spogliatoio in confusione: Igor Tudor saluta la panchina bianconera. Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen, guiderà la squadra con l’Udinese. Spalletti e Palladino tra i candidati alla successione.

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                La panchina di Igor Tudor alla Juventus non ha retto all’ennesima caduta. Dopo la sconfitta contro la Lazio e otto partite di fila senza vittorie, il tecnico croato è stato esonerato. L’ufficialità arriverà a ore, ma la decisione è già stata comunicata all’allenatore e allo staff. La Juventus, sempre più lontana dalle prime posizioni, ha deciso di voltare pagina.

                Tudor paga una serie di risultati deludenti e un clima interno diventato insostenibile. L’ultima vittoria risale a oltre un mese fa, poi il tracollo: Como, Real Madrid e infine Lazio, tre sconfitte consecutive che hanno spento anche le ultime difese di chi lo considerava l’uomo giusto per il dopo-Allegri.

                Il club ha scelto per ora la via della soluzione interna: sarà Massimo Brambilla, tecnico della Next Gen bianconera, a guidare la squadra nella prossima partita contro l’Udinese. Un traghettatore in attesa di tempi (e nomi) migliori.

                E i nomi, inevitabilmente, già circolano. In pole restano Luciano Spalletti, che però difficilmente lascerà la Nazionale in pieno cammino verso il Mondiale, e Raffaele Palladino, reduce da un buon percorso con il Monza e considerato profilo moderno e ambizioso.

                Dietro l’esonero di Tudor non c’è solo la crisi tecnica, ma anche una gestione dirigenziale che continua a dividere i tifosi. Dal post-Marotta in poi, la sequenza delle figure apicali bianconere è diventata quasi un mantra di disastri: Paratici peggio di Marotta, Arrivabene peggio di Paratici, Giuntoli peggio di Arrivabene, Comolli peggio di Giuntoli. Una sintesi impietosa che fotografa la confusione di una società in cerca d’identità.

                Il croato lascia Torino con un bilancio amaro e la sensazione di un progetto mai decollato. La squadra, svuotata di certezze, dovrà ora trovare compattezza e orgoglio sotto la guida di Brambilla. Ma all’ombra della Continassa il pensiero corre già al futuro: la Juventus deve decidere se puntare su un nuovo ciclo o se continuare a rincorrere un equilibrio che, da anni, sembra sfuggirle.

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