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BREAKING NEWS: Addio a Oliviero Toscani, innovativo provocatore della comunicazione visiva
Aveva annunciato la sua malattia l’anno scorso, ben sapendo che il tempo che gli rimaneva era segnato. Il suo sodalizio con il brand Benetton ha segnato un’epoca.
Una carriera lunga 60 anni, durante la quale è riuscito con i suoi scatti a parlare di religione, sesso, razzismo, pera di morte, guerra, violenza, anoressia… sempre in maniera sorprendente. Fotografie in grado di trasformarsi in potenti armi di denuncia, più forti di qualsiasi slogan verbale. E poi tanti scatti per il mondo della moda, come il celebre primo piano del sedere di Donna Jordan con la scritta «Chi mi ama mi segua» per la campagna di Jesus Jeans del 1973, un lavoro che gli fece conquistare il primo grande scandalo ma anche la fama a livello internazionale.
Il lungo sodalizio che segna la sua carriera
Scompare a 82 anni per una rara malattia annunciata lo scorso anno, dopo aver firmato campagne in grado di suscitare dibattiti e critiche per crudezza e anticonformismo. Apparse su testate famosissime come Vogue, L’uomo, Harper’s Bazaar, negli anni ’80 strinse un sodalizio che ha segnato per sempre la sua carriera, quella con il brand Benetton, collaborandovi attivamente dal 1982 al 2000 e poi dal 2018 all’inizio del 2020.
Quella prima campagna per Benetton
L’immagine mostra un gruppo di ragazzi e ragazze di etnie diverse, tutti sorridenti, su uno sfondo completamente bianco. Campeggia lo slogan recita: «Tutti i colori del mondo». E’ la prima campagna Benetton firmata dal fotografo Oliviero Toscani, in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria francese Eldorado, che guadagna numerosi premi in tutto il mondo, oltre a ricevere qualche critica, «segno che la strada percorsa è quella giusta», diranno poi Toscani e Luciano Benetton.
Contrasti per far riflettere
I suoi lavori successivi hanno sempre mantenuto quella caratteristica di grande impatto e di marchio di fabbrica sempre riconoscibilissimo, marchio inconfondibile della comunicazione United Colors of Benetton: un bambino russo e una bambina americana che si abbracciano, un ragazzo palestinese e un ragazzo arabo che reggono insieme un mappamondo, una nativa americana e un giovane punk con capigliature molto simili, diversità e provocazione, contrasto e globalizzazione. Oggi le parole di Luciano Benetton sono semplici ma ricche di significato: “Addio Oliviero, continua a sognare”.
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Carla Bruni, il sorriso dopo la paura: «Ho detto addio al cancro, la terapia ormonale è dura ma ti salva la vita. Fate prevenzione»
Carla Bruni torna a parlare apertamente del tumore al seno che le era stato diagnosticato nel 2019. Oggi il capitolo è chiuso, ma la cantante e modella non dimentica il peso delle cure e il valore enorme della prevenzione: «La terapia ormonale è pesante, ma efficace. Fate screening annuali, se potete». Un messaggio forte, umano e necessario.
Carla Bruni sorride. E quel sorriso, oggi, vale molto più di qualsiasi passerella, foto di copertina o apparizione glamour. A distanza di anni dalla diagnosi di tumore al seno ricevuta nel 2019, l’ex Première Dame di Francia può finalmente dire una parola che sa di liberazione: fine. Il percorso medico è concluso, ma il racconto resta, insieme al desiderio di trasformare un’esperienza personale in un messaggio pubblico.

«La terapia è pesante, ma ti salva la vita»
Con la sincerità che l’ha sempre caratterizzata, Carla Bruni non edulcora la realtà: la terapia ormonale, parte fondamentale del suo percorso, è stata impegnativa, «abbastanza pesante», come l’ha definita lei stessa. Ma allo stesso tempo ribadisce quanto sia stata decisiva. La medicina, la costanza dei controlli, la forza psicologica. Tre pilastri che, insieme, le hanno permesso di arrivare a questo nuovo traguardo.
Il valore della prevenzione
La sua voce, oggi, non è soltanto quella di una star internazionale, ma quella di una donna che ha attraversato la fragilità e ne è uscita più consapevole. «Non esitate a fare screening annualmente, se è possibile», ha detto rivolgendosi soprattutto alle altre donne. Un invito semplice, concreto, diretto: la prevenzione non è un dettaglio, è uno strumento fondamentale per salvare vite.
Dal dolore alla condivisione: la forza di raccontarsi
Negli ultimi anni Carla Bruni non ha nascosto il suo percorso, scegliendo più volte di parlarne pubblicamente. Non per spettacolarizzare la malattia, ma per normalizzarla, per ridurre quella paura che spesso spinge a rimandare controlli e visite. Oggi, come allora, il suo messaggio è chiaro: informarsi, ascoltare il proprio corpo, affidarsi ai medici.
Quel sorriso, oggi, racconta una rinascita. E anche se il cammino non è stato semplice, Carla Bruni dimostra ancora una volta che la bellezza più potente è quella che nasce dalla vita vera, dalla forza e dalla consapevolezza.
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Trump oltre ogni limite: l’attacco a Rob Reiner anche davanti alla morte scandalizza persino i repubblicani
La morte di Rob Reiner e della moglie Michele, uccisi dal figlio a Los Angeles, è cronaca. A far esplodere il caso politico è però il messaggio di Donald Trump: un finto cordoglio trasformato in un attacco feroce, pieno di insulti e ossessioni personali. Un’uscita che non solo indigna i democratici, ma viene giudicata inaccettabile anche da esponenti repubblicani, costretti a prendere le distanze da un presidente incapace di fermarsi nemmeno davanti alla morte.
La tragedia è chiara, verificata, raccontata. Rob Reiner e la moglie Michele sono stati uccisi dal figlio nella loro casa di Los Angeles. Una vicenda drammatica, che avrebbe richiesto silenzio, rispetto, misura. Donald Trump ha scelto invece un’altra strada: usare la morte come palcoscenico personale.
Il “cordoglio” che diventa insulto
Sul suo social Truth, il presidente americano ha pubblicato un messaggio che formalmente si apre con una frase di circostanza, ma che in poche righe si trasforma in un attacco violento. Reiner viene definito “paranoico”, “ossessionato”, affetto da una presunta “sindrome da squilibrio di Trump”, arrivando a suggerire che la sua morte sia collegata alla rabbia che avrebbe “provocato negli altri”.
Un linguaggio che non ha nulla di istituzionale e che scavalca anche i precedenti eccessi trumpiani: non è più polemica politica, è accanimento postumo.
La morte come pretesto narrativo
Il punto non è lo scontro ideologico tra Trump e Reiner, noto da anni. Il regista è stato una delle voci più critiche del trumpismo culturale e politico. Ma qui il bersaglio non è un avversario vivo, in grado di rispondere: è un morto. E la tragedia familiare diventa un pretesto per ribadire la centralità del presidente, la sua ossessione per chi lo ha contrastato, la necessità di riscrivere ogni evento in funzione di sé.
Un meccanismo che molti osservatori, anche conservatori, hanno definito “indegno del ruolo presidenziale”.
Il gelo dei repubblicani e le prese di distanza
Ed è qui che il caso esplode davvero. Perché questa volta non sono solo i democratici a reagire. Diversi esponenti repubblicani, parlamentari e commentatori vicini al partito, hanno parlato apertamente di “parole inaccettabili”, “uscita vergognosa”, “mancanza totale di umanità”. C’è chi ha ricordato che la libertà di critica politica non può mai giustificare l’assenza di rispetto davanti a una morte violenta, soprattutto quando arriva da un presidente in carica.
Non una difesa compatta, quindi, ma imbarazzo, silenzi pesanti e prese di distanza che segnano una frattura evidente.
Un precedente che resta
Trump non ha colpito solo la memoria di Rob Reiner. Ha colpito l’idea stessa di limite. Ha dimostrato che, nel suo racconto del mondo, non esiste un momento in cui fermarsi, nemmeno davanti a un lutto, nemmeno davanti a un omicidio.
Ed è forse per questo che, per una volta, anche una parte del suo stesso campo ha scelto di dire basta.
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Fabio Fazio annuncia una serata speciale di Che Tempo che Fa tutta per Ornella: evento dedicato dal 18 gennaio
Fabio Fazio rivela che il 18 gennaio Che Tempo che Fa tornerà con una serata completamente dedicata a Ornella. Un appuntamento speciale, preparato durante le vacanze, che il conduttore definisce “per noi molto significativo” e che punta a trasformarsi in un vero evento televisivo.
Fabio Fazio accende l’attesa con un annuncio che ha subito fatto rumore tra pubblico e addetti ai lavori. Il 18 gennaio Che Tempo che Fa tornerà in onda con una serata interamente dedicata a Ornella. Non una semplice ospitata, ma un vero evento costruito con largo anticipo e con un lavoro che, come ha spiegato lo stesso conduttore, proseguirà anche durante le vacanze. Una dichiarazione che trasforma il ritorno del programma in un appuntamento già carico di aspettative.
L’annuncio in diretta che spiazza tutti
«Vi voglio dire che stiamo immaginando una serata di Che Tempo che Fa totalmente dedicata a Ornella. Il 18 gennaio, quando ricominceremo con il programma. Lavoreremo durante le vacanze per costruire questo piccolo evento, per noi molto significativo». Le parole di Fabio Fazio hanno il tono di chi non parla di una semplice puntata, ma di un progetto pensato, curato e vissuto come qualcosa di speciale. Un annuncio che ha subito dato il via al tam tam sui social.
Una serata evento costruita durante le vacanze
Colpisce soprattutto un dettaglio: la decisione di lavorare durante le vacanze per preparare l’appuntamento. Un’indicazione chiara di quanto la puntata sia considerata centrale nella ripartenza del programma. Non un riempitivo di stagione, ma una dichiarazione d’intenti sul tipo di racconto che Che Tempo che Fa vuole portare in onda nel nuovo ciclo. Un tributo costruito con calma, senza fretta, con l’idea di rendere quella serata diversa dalle altre.
Il ritorno del programma e l’effetto attesa
Il 18 gennaio segnerà quindi non solo la ripartenza di Che Tempo che Fa, ma anche l’ingresso diretto in una dimensione speciale, emotiva, simbolica. Ornella diventa il fulcro della serata, il centro di un racconto che promette di andare oltre la classica intervista. Il pubblico, intanto, è già in modalità conto alla rovescia.
Tra aspettative, curiosità e voglia di rivedere il programma in una versione più “evento”, la mossa di Fazio centra l’obiettivo: trasformare una data di palinsesto in un appuntamento da cerchiare in rosso. Il 18 gennaio non è più solo un ritorno in onda. È già diventato una serata speciale.
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